Two Lives

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  1. WilliamHalliwell
     
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    - Titolo Fan Fiction: Two Lives
    - Nome/Nick autore: William
    - Fandom: è una storia originale
    - Timeline: 2013, con qualche flashback nel passato, e specificherò le date nella storia stessa.
    - Sommario: racconta le avventure di cinque comuni individui, di nazionalità americana che, dopo aver assistito al passaggio misterioso e inspiegabile della cometa di Halley, iniziano ad avere strani sogni e ricordi, riguardanti le loro vite passate.
    - Disclaimer: posso dirlo con fierezza.. I personaggi della storia mi appartengono in tutto e per tutto, ed avendo partecipato ad un concorso di sceneggiatura, ho dovuto persino confermare i copyright :lol:
    Note: allora, mi sono allontanato dalla sezione, in quanto lo scorso anno è stato il mio quinto anno di superiori, il mio anno della maturità. In più, ho partecipato ad un concorso di sceneggiatura, come dicevo, e quindi sono stato impegnato a scrivere Two Lives, in quanto avevo dei termini. Ho dovuto quindi tralasciare sia Rewitched che Secrets, ma questo non vuol dire che non le aggiornerò. Tempo al tempo! Questa storia invece è originalissima, e mi ha fatto persino classificare. Alla fine sono arrivato terzo al concorso, ed è inutile dire che è stato bellissimo veder premiare una propria sceneggiatura. Inoltre ho ricevuto vari complimenti, e un regista mi ha detto che se fossi stato in America la storia poteva essere persino riprodotta, in quanto nel nostro Bel Paese non c'è spazio (e budget) per le storie fantasy.
    Comunque ultima precisazione. Non vi posterò la versione originale della storia, in quanto inizia a e finisce in un determinato (e anche scarso) numero di pagine. Ma sto scrivendo la vera e propria serie della storia originale. Ovvero, è tutto uguale, tranne per il fatto che essendo a capitoli ho avuto modo di aggiungere più discorsi, e più dettagli che in quella originale non potevo mettere perché dovevo limitarmi a un numero di caratteri esatti.

    Non vi annoio più! Buona lettura!


    1x01 – PILOT



    Torrance, Stati Uniti
    Era sera. Due bambini giocavano a rincorrersi nel prato.
    - Si vogliono così bene - disse una donna che li stava osservando.
    - Molto - rispose sorridente l’altra donna - Ma ora devo proprio andare, è tardi - asserì Rachel.
    - Capisco, grazie per essere venuta - la ringraziò Meredith.
    - Grazie a te, la cena è stata deliziosa - Rachel abbracciò la donna, e poi le due raggiunsero i bambini.
    Rachel e suo figlio salirono in macchina, pronti a tornare a casa. Rachel era una bella donna, aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri.
    Intanto a casa Morgan, un ragazzo, Chris stava parlando al cellulare. Chris non era diverso da molti ragazzi della sua età, o meglio, non apparentemente. Il ragazzo era alto e snello, aveva gli occhi di un marrone molto intenso, mentre i capelli erano di colore biondo, ma scuro.
    - Non ho avuto tempo di andare in palestra, sai ho dovuto studiare - dichiarò Chris - Cosa? Steven era lì? E anche Kayla? - domandò il ragazzo, acquistando un tono più interessato - Credo che non verrò più in quella palestra - il ragazzo si buttò sul letto, scoraggiato - No, Tyler, non ho paura di lui ma già è difficile per me vederli flirtare a scuola, figurati mentre faccio flessioni e alzo pesi -spiegò il giovane.
    Ma nel mentre un altro ragazzo, munito di fotocamera professionale era fuori il terrazzo, e scattava foto al cielo blu, e stellato. Dopo pochi secondi venne raggiunto da una donna – Justin, la cena è pronta – gli disse la donna.
    - Arrivò tra poco, mamma, ho delle ultime foto da scattare - rispose Justin. Sua madre sbuffò e rientrò. Justin aveva ventitre anni e amava la fotografia, era la sua passione. Aveva addirittura studiato in una scuola professionale, ma purtroppo non era ancora riuscito a trovare lavoro.
    Ma non tutti amano il silenzio. Alyssa Lewis, quindicenne bruna e avvenente, si stava scatenando a ballare nella sua camera. Ma il suo divertimento durò poco. Sua sorella gemella, Jasmine, entrò nella camera e andò a spegnere lo stereo - Sto studiando - le gridò contro.
    - E quindi? Non posso mai sentire la musica in pace, tu studi sempre - ribattè Alyssa, altrettanto spazientita.
    - No, tu non puoi sentire mai la musica perché non passi la giornata a casa, e quando torni la sera pretendi persino di poter fare baldoria - la interruppe Jasmine. Le due ragazze erano gemelle, ma erano molto diverse. Alyssa stava per rispondere alle insinuazioni della sorella quando notò qualcosa, fuori dalla finestra e incuriosita si avvicinò. La sorella, stranita, la seguì a ruota.
    Una cometa solcò il cielo, ma non in modo fulmineo come erano soliti fare i corpi celesti, ma bensì molto più lentamente, quasi come se volesse essere osservata.
    - Mike, guarda lì - disse Rachel che notò la stella mentre stava guidando, ma il bambino continuò a tenere lo sguardo fisso sul videogioco. Rachel non fu la sola a notarla, anche Chris che era ancora al cellulare ne rimase incantato - Tyler guarda fuori, guarda fuori! - disse all’amico.
    Le sorelle Lewis si guardarono, silenziose. Justin, invece, dopo pochi secondi di ammirazione riprese a fare delle foto. Non avrebbe potuto non fotografare un evento del genere.

    Qualche giorno dopo
    Rachel accompagnò il suo bambino a scuola. Il fanciullo le diede un bacio, e poi scese dalla macchina - Mike, stai attento! – le raccomandò la madre. La donna poi rimise in marcia la sua auto e si diresse al lavoro. Rachel lavorava in un’imponente agenzia di trasporti della città: la TQ (Travels Quiet – Viaggia tranquillo).

    - Buondì Rachel – la salutò qualche collega. E la bionda ricambiò con dei sorrisi, poi arrivata nel suo ufficio si sedette al computer e iniziò a lavorare.
    - Ci sono gli orari degli autobus diretti a Los Angeles da stilare, controllare e ricontrollare, svelta biondina – ironizzò Niall, il suo capo: un uomo alto e possente, dai capelli biondi e dagli occhi azzurri.
    - Farò quel che posso, biondino – ribatté lei, divertita.
    La donna accese il computer, e poi aprì il browser per navigare in rete. Nella homepage figuravano vari articoli di giornale legati a fatti di cronaca avvenuti nel Paese e altrove. Un articolo attirò l’attenzione di Rachel, che senza esitare cliccò sopra il link e iniziò a leggere l’articolo.
    - La cometa di Halley, eh? – disse la donna tra se e se.
    - Cosa leggi, Rachel? – chiese una delle sue colleghe passando di lì e lasciandole una tazza di caffè sulla scrivania.
    - Mm, stavo leggendo un articolo sul passaggio della cometa di Halley, di qualche notte fa – ribattè Rachel, che intanto continuava a leggere.
    - L’ultima cometa che ho visto è quella di Natale – rispose la collega – Mentre facevo guardare un film su Gesù a mio nipote di cinque anni – aggiunse, ridendo. Rachel sorrise, divertita.
    - Io invece ho assistito al passaggio di questa cometa – asserì Rachel – Ed era bellissima – dichiarò, con aria sorpresa – E magnetica – aggiunse – Davvero magnetica -.
    - Hai espresso un desiderio? – le chiese la compagna di lavoro – Di solito, lo fanno tutti – aggiunse, scettica.
    La donna sorrise, ma non rispose. Poi si rimise al lavoro. Gli orari degli autobus non si sarebbero stilati da soli.

    Intanto sempre nella tranquilla Torrance, Chris Morgan e il suo amico Tyler stavano percorrendo i corridoi del loro liceo.
    - La lezione di matematica è stata più noiosa del solito – disse Chris.
    - Fai come me, non frequentarle – ribattè l’amico. Chris scoppiò a ridere.
    - Ty, tu frequenti solo le lezioni di italiano perché c’è Roxie che ti piace, e poi giochi a football, a tennis, a calcio e ogni tanto vai alle lezioni di canto – ironizzò l’amico – Direi che non posso proprio emularti, compagno! – Tyler lo spinse, amichevolmente.
    Dopo poco Chris notò Kayla, la ragazza che gli piaceva. La ragazza aveva un viso più che angelico, e lunghi capelli marroni. Anche Kayla notò Chris, e tra i due ci fu un evidente gioco di sguardi.
    - Quant’è bella – esclamò Chris, sospirando.
    - Ed è mia! – esclamò un ragazzo parandosi avanti a Chris.
    - Origli sempre quello che diciamo? – lo provocò Tyler.
    - Solo quando nei paraggi c’è la mia ragazza – rispose Steven.
    - Provarci con una non vuol dire starci insieme – asserì Chris – Cresci, teppista!
    Chris non si faceva intimidire dagli atteggiamenti di Steven. Quest’ultimo gli sorrise, in modo provocatorio - Ora vado a dire a Kayla se oggi può aiutarmi a studiare storia, a casa sua – sottolineò Steven, e Chris stava per spingerlo, ma l’amico lo fermò.
    - Non ne vale la pena, fratello! Non ne vale proprio la pena! - gli disse l’amico, mettendosi tra lui e Steven.

    Nel mentre, Justin Foster stava guardando, e sistemando le sue fotografie. Apparentemente erano molto belle, raffiguravano paesaggi di ogni tinta. Al ragazzo piaceva proprio fare quel lavoro. Dopo pochi secondi venne raggiunto da sua madre.
    - Che fai? – chiese, curiosa.
    - Stavo decidendo quali foto mandare a quell’agenzia di fotografia – rispose lui, fiero. La madre gli sorrise.
    - Justin io credo molto in te, ma sei sicuro di volerlo fare? Di nuovo? – domandò la donna.
    - Si, mamma. Io penso che prima o poi troverò qualcuno a cui piaceranno le mie foto, ne sono sicuro – rispose Justin serenamente.
    - Altrimenti potresti sempre iscriverti a quella facoltà di legge che -
    - No! – Justin bloccò la madre – Pensavo che almeno tu mi capissi, è questa la mia passione – gli gridò contro Justin, abbandonando la stanza.

    Alyssa Lewis camminava fiera tra i corridoi della scuola. I ragazzi, ma anche le ragazze, si giravano ad ammirare la sua bellezza e il suo charme che la rendevano una delle ragazze più popolari della scuola. Poco prima che lei potesse entrare in aula, un ragazzo la chiamò e lei si voltò. Il giovane si mise in ginocchio e le porse un fiore. Lei sorrise e stava per prendere il fiore, quando un altro ragazzo le corse incontro e le porse una rosa. Lei li prese entrambi, e scappò in aula. Sul banco trovò una scatola di cioccolatini, con un biglietto, da parte di un certo Trevor.
    - Quanti regali – le disse la sorella gemella, Jasmine.
    - Questi ragazzi sono così teneri! Mi ricordano tanto quei nostri cuginetti spagnoli! – asserì Alyssa.
    Jasmine le sorrise – Ma quelli sono dei bambini, questi ragazzi ti vengono dietro, dovrai dargli una risposta prima o poi – le spiegò, saggiamente.
    - Perché? Non mi pare sia scritto da qualche parte. E comunque non mi piace nessuno dei tre, ma mi piacciono i loro regali – continuò Alyssa. Jasmine le lanciò un’occhiataccia.
    - Alyssa, prima che inizi la lezione puoi dirmi se vuoi uscire con me? – le chiese sfacciatamente uno degli aspiranti corteggiatori.
    Alyssa sospirò – Rob tu sei gentile, ma – il ragazzo la interruppe – Sono Mike – la corresse. Alyssa sorrise ironicamente – Si, è la stessa cosa. In ogni caso, sei gentile ma no, non voglio uscire con te e dillo anche a Rob, a Trevor, a tuo fratello e a tuo zio – asserì più sincera che mai. Il ragazzo abbassò il capo, dispiaciuto. Alyssa guardò la sorella – Ma sai una cosa? Mia sorella è libera e può uscire con te, coi tuoi amici, con tutta la tua famiglia. Non è bella quanto me, non è popolare e neanche capo delle cheerleader però è il capo del club della chimica – spiegò divertita al ragazzo, ma lui andò a sedersi al suo posto, abbattuto.
    Le due sorelle si lanciarono, a vicenda, delle occhiatacce. Poi dovettero sedersi, la lezione stava per iniziare.

    Rachel mandò in stampa i file che aveva già ultimato. Poi notò che il suo capo, Niall, la stava osservando. Lei gli sorrise, e l’uomo ricambiò. La sua collega, accortasi dello scambio di sguardi, scoppiò a ridere.
    - Cosa c’è? – chiese Rachel, facendo la finta tonta.
    - Vi mangiate con gli occhi, è palese – ribattè quella, prendendola in giro.
    - Samara – la riprese Niall – Gli orari che Rachel ha appena stampato devono essere plastificati – aggiunse l’uomo – Perché non inizi? –
    - Va bene, capo – rispose la donna, con tono ironico – Vado subito – disse, alzandosi e lasciando l’ufficio.
    - Samara scherza – sostenne Rachel – E’ una pazza – disse, ridendo.
    - Ci divertiremo in viaggio – asserì Niall, felice.
    - Si, poi la Grecia è un bel posto – disse Rachel.
    - Sicura di non poter venire? – chiese Niall – Ci saranno tutti i colleghi, sarai la sola a mancare – la informò.
    - Mi piacerebbe tanto – rispose Rachel – Ma ho Mike, e non saprei dove lasciarlo – sostenne – E non potrei portarlo con noi, in quanto perderebbe troppi giorni di scuola – spiegò, piuttosto amareggiata.
    Niall annuì, senza rispondere. Era evidente che ci fosse rimasto male.
    - Ora se non ti dispiace, torno al lavoro – disse la donna.
    - Oh, certo certo – rispose Niall tornando a sedersi al suo computer, nel suo ufficio.
    Rachel aprì il browser, e notò che le era arrivata una nuova mail, così l’aprì.
    Il mittente era Niall, e il messaggio aveva come allegato una panoramica molto suggestiva della città di Atene. In più, sotto la foto, figurava il messaggio: “Ti prego, pensaci”.
    Rachel rise, poi ammirò la foto. I suoi occhi si persero, nel cielo blu e limpido della capitale greca.

    776 a. C., Olimpia (Grecia)
    Una donna di bianco vestita e dai lunghi capelli biondi attraversava un corridoio, impassibile e a testa alta. La donna, poi, entrò in un vano dove si trovavano due signore e un bambino.
    - Madre – il bambino le corse incontro e l’abbracciò – Pensavo non saresti tornata più! – esclamò il ragazzino, malinconico. La donna lo strinse a sè.
    - Hermas come hai potuto pensare questo? Non ti avrei mai lasciato – lo consolò la donna. Il suo nome era Ariadne, ed era identica a Rachel Turner.
    - Ma mamma, ora? I cattivi continueranno a cercarti? – domandò Hermas.
    - Si, e dobbiamo fuggire, il mio incantesimo non li terrà fermi per molto – spiegò Ariadne – Madre zia vi sono debitrice, avete badato a mio figlio mentre ero prigioniera, un giorno vi ripagherò. Io ve lo prometto! – asserì Ariadne con un tono di voce abbattuto, ma sentimentale. Il bambino, poi, salutò le due signore.
    - E’ l’ora! – Ariadne prese il figlio e lo tirò con sè.

    - E’ l’ora! Pausa caffè! – esclamò una segretaria.
    - Arrivo – rispose Rachel, stordita. La donna continuava a guardarsi intorno. Quello che aveva visto era stato un sogno ad occhi aperti? Rachel deglutì, sembrava sempre più confusa.

    - La Russia è uno dei Paesi Brics - spiegò il professore Dallas – Ma chi mi sa dire quali sono gli altri quattro? – chiese, sperando che qualcuno dei suoi studenti, alzasse la mano.
    Sia Chris che Kayla si proposero, ma quando si accorsero di essersi offerti entrambi, abbassarono la mano.
    - Allora, li avete dimenticati? – gli chiese il professore, stranito. Il resto della classe scoppiò a ridere.
    - Io vorrei dirli, ma non so chi si è offerto prima – asserì Chris – Quindi, vai tu – disse rivolgendosi alla ragazza.
    - No, non preoccuparti, vai tu – ribattè Kayla, sorridendogli.
    - Prima che si faccia notte – intervenne Tyler, ridendo. Chris e Kayla si guardarono.
    - Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – risposero in coro.
    - Bene, molto bene – si congratulò l’insegnante – Credo che dovrei iscrivervi ai corsi pomeridiani, di consolidamento – aggiunse andandosi a sedere alla cattedra.
    Chris e Kayla continuarono a sorridersi, annuendo. Steven, da dietro, li stava osservando. Aveva un’aria alquanto irritata.

    Justin e i suoi genitori stavano pranzando.
    - Allora, hai mandato le foto? – chiese la signora Foster, Laila.
    - Sì – rispose lui – Stamattina – aggiunse, disinteressato.
    - Sono stupende, vedrai che gli piaceranno – sostenne Laila, cercando di attirare l’attenzione del marito.
    - Ne sono sicuro anche io – disse Drew, il padre del ragazzo. Anche l’uomo era abbastanza freddo, a riguardo.
    Justin si alzò, di scatto, e si diresse in camera.
    - Cosa ti prende? – gli chiese la mamma.
    - Torna a tavola, incivile – urlò suo padre.
    Il ragazzo tornò in salotto, ma non per finire la sua cena.
    - Ho 23 anni, e ho diritto di poter rimanere a tavola quanto mi pare e piace, non credi? – sostenne Justin sfidando il padre, muso a muso. L’uomo, senza esitare, gli lanciò uno schiaffo.
    Laila sgranò gli occhi, così come suo figlio. Drew deglutì, poi si scusò. Nella stanza calò il silenzio, per una manciata di secondi. Una lacrima rigò il viso di Justin, che poi, se ne ritorno in camera.
    - Cosa ti è preso, Drew? – gli domandò sua moglie.
    L’uomo non rispose, ma abbassò il capo.

    Jasmine era in camera sua, e stava copiando degli appunti. La ragazza aveva una bellissima calligrafia.
    - Che fai? – la interruppe la sorella, Alyssa.
    - Penso sia piuttosto evidente – rispose Jasmine – Compiti, ne hai mai sentito parlare? – le chiese, ironizzando.
    - Li facevo anche io – ribattè Alyssa – Fino in quinta elementare – aggiunse, sedendosi vicino a lei.
    - In quarta – disse Jasmine – Li facevi fino in quarta perché ricordo che in quinta ti prendesti una cotta per quel Ryan, e non facevi altro che disegnare cuori dalla mattina alla sera, sul tuo quaderno di Barbie – sostenne la ragazza, continuando a copiare i suoi appunti.
    - Che bello tornare a casa, e trovare entrambi le mie bambine – esordì Byron, il padre delle ragazze, posando delle buste della spesa sul tavolo.
    - Veramente io stavo per uscire – ribattè Alyssa alzandosi e salutando la sorella e il padre. Byron le sorrise.
    - Allora, questa sera ceneremo solo io e te – disse il signor Lewis guardando Jasmine.
    - Tanto per cambiare – affermò Jasmine, con aria annoiata.

    - Ecco a te – Niall porse una tazza di caffè caldo, a Rachel, invitandola a sedere ad uno dei tavolini del bar.
    - Sei gentile – ringraziò lei – A cosa devo tutte queste carinerie? – lo provocò Rachel. L’uomo non rispose. Era da tempo che Niall aveva dichiarato di essere attratto dalla donna, ma quest’ultima aveva gentilmente declinato la proposta per una questione di professionalità, d'altronde Niall era il suo datore di lavoro.
    - Senti, io non vorrei essere insistente ma ti vorrei conoscere più a fondo Rachel, e non ci vedo nulla di male in questo – asserì Niall, serio – Tu fai il tuo lavoro e lo fai in modo ottimale mentre io faccio il mio, quindi non ci sarebbe nessuna mancanza di serietà – l’uomo illustrò il suo pensiero.
    Rachel non sapeva cosa dire. Niall l’attraeva, ma non si sentiva pronta per una relazione. Poi pensò alla visione avuta pochi istanti prima, a quel ricordo nitidissimo avuto mentre lavorava: quella donna era identica a lei, e le era sembrata così forte e così potente.
    - Si – esclamò convinta – Voglio conoscerti, va bene Niall – la donna gli sorrise. Niall scoppiò a ridere: era felice.

    1636, Mosca (Russia)
    Un ragazzo lanciò un coltello contro un albero riuscendo a colpire il punto mirato. Dopo, poi, corse a riprenderlo – Il coltello, la mia arma preferita – asserì un giovane ragazzo dalle stesse sembianze di Chris Morgan.
    - Stai diventando sempre più bravo, Nikola – si congratulò Yan, il suo amico. Quest’altro giovane ragazzo era identico a Tyler.
    - Un vero Romanov deve saper usare le armi, specialmente se sarà il prossimo zar – replicò Nikola - Su, andiamo al castello – e il Romanov e Yan iniziarono a camminare.
    - Sei ancora convinto che il piano funzionerà? – gli chiese Yan.
    - Hai qualche dubbio, amico? – domandò Nikola – Mio padre è ancora scosso dalla guerra di Smolensk, e non ha ancora capito la dinamica del governare, sarà facile effettuare un colpo di stato - spiegò il giovane – Yan, devi fidarti di me, al compimento dei diciotto anni riuscirò a salire al trono, ed avere il potere, la ricchezza e soprattutto riuscirò ad avere Elena – continuò Nikola – E tu sarai il mio braccio destro! – Nikola gli diede una pacca sulla spalla, come segno di incoraggiamento.
    Quando i due arrivarono al castello Nikola entrò senza problemi, ma Yan venne fermato da una guardia.
    - Dentro c’è un’importante conferenza, questo pezzente non può entrare – Yan indietreggiò. Il ragazzo non era un Romanov, e apparteneva a quella che era la categoria dei plebei.
    - Cos’hai detto? Yan è un mio amico. Rimangiati subito quello che hai detto! – gli gridò contro Nikola.
    - Sua eccellenza non posso obbedire, non questa volta. Come dice suo padre lei dovrebbe scegliersi meglio gli amici della quale si circonda – lo sfidò la guardia.
    Nikola estrasse il coltello ma Yan lo fermò subito - Non ne vale la pena, fratello! Non ne vale proprio la pena! – Yan gli sorrise, e abbandonò il castello. Nikola lanciò un’occhiataccia alla guardia.

    Chris aprì gli occhi. Si trovava su un autobus.
    - Fortunatamente ti sei svegliato, devi scendere tra una fermata – lo avvisò Tyler.
    - Yan? – lo chiamò Chris.
    - Cosa? – gli chiese Tyler, che non aveva udito bene.
    - Nulla, nulla – rispose Chris, ancora confuso e perplesso a causa del sogno che aveva fatto.

    776 a. C., Olimpia (Grecia)
    Era giunta l’oscura notte, e Ariadne e il piccolo Hermas si erano accampati nel bosco. Non molto lontano dalla tenda, i due erano seduti intorno al fuoco.
    - Mamma quanto ancora dovremmo fuggire? – domandò Hermas, abbastanza triste.
    - Dobbiamo solo raggiungere Atene e non ci sarà più bisogno di fuggire, lì riceveremo accoglienza da mia sorella e saremo più che protetti – spiegò Ariadne.
    - Mi sei mancata molto quando eri prigioniera dei cattivi – disse il dolce bambino.
    - Non succederà più, è capitato solo perché mi hanno colta all’improvviso – rispose la donna – La magia non ci tradirà mai!
    Ariadne era una strega abbastanza forte, ma il sovrano di Olimpia e i suoi scagnozzi avevano iniziato a cercarla quando nove anni fa, suo marito l’aveva abbandonata spifferando il suo segreto. Da allora la strega fuggiva cercando di proteggere se stessa, suo figlio, e la sua magia dai “cattivi”. Ma ora non voleva più scappare, bensì raggiungere sua sorella ad Atene.
    - Ho tanto sonno – esclamò Hermas.
    - Andiamo a dormire, su – Ariadne guardò il fuoco e con un gesto della mano riuscì a spegnerlo.

    -Mamma, mamma… – Mike chiamava sua madre.
    Rachel che si era addormentata sul divano, aprì gli occhi – Mike è successo qualcosa? – chiese, preoccupata.
    - No, ma tu non ti svegliavi, stai bene? – domandò il piccolo. La donna non rispose, aveva ancora visto quella donna e il figlio, identici a lei e il suo bambino, ma questa volta sognandoli.
    - Si, scusami, sono scossa, ho fatto un brutto sogno – rispose Rachel cercando di rassicurare il ragazzino.
    - E’ che avevo sonno, e avevi promesso che avrei potuto dormire nel lettone con te – piagnucolò, dolcemente, Mike.
    - Andiamo a dormire, su – Rachel guardò la stufa, si alzò e premendo il pulsante apposito la spense.

    Un tuono squarciò il silenzio, in una notturna e tranquilla Torrance. Poi, tutto d’un tratto, iniziò a piovere.
    Una ragazza, in un pub, sistemò un cd in uno stereo. Dopo pochi secondi, cominciò una canzone.

    Justin chiuse tutti le luci, si sedette alla sua scrivania, e aprì la sua casella postale. Non aveva ricevuto nessuna risposta dall’agenzia a cui aveva mandato le sue fotografie. Il ragazzo, sconsolato, spense il laptop portatile, e si adagiò con la testa sulla scrivania.
    Sua madre, nel corridoio, stava per bussare, ma poi decise di non disturbarlo.

    Rachel era nel letto, che si voltava e rivoltava. Non riusciva a non pensare ai sogni e alle visioni avute durante la giornata. Poi guardò Mike, che dormiva come un angioletto. La donna lo strinse a se, e chiuse gli occhi.

    Jasmine si era addormentata, sul divano, mentre leggeva un libro. Alyssa, di ritorno a quell’ora, stava per dirigersi in camera sua, quando la notò. La ragazza si avvicinò, prese il libro e lo sistemò sulla panca, poi prese una coperta, dalla poltrona, e la distese su Jasmine.
    Jasmine aprì gli occhi, avendo udito dei rumori, e avendo avvertito la coperta sistemata su di lei, ma quando si voltò, Alyssa non era più lì.
    - Grazie, papà – disse a voce alta, sperando di farsi sentire.
    Alyssa che era nel corridoio, abbassò il capo, con aria malinconica.

    Chris stava leggendo un sms di Tyler.
    “Domani mi farai copiare tutto il compito di storia, okey? Ti voglio bene, scemo” – lesse il ragazzo tra se e se, sorridendo. Dopo chiuse il cellullare e lo sistemò sulla scrivania. Anche lui non faceva altro che pensare al sogno avuto nel pomeriggio.
    - Buonanotte, tesoro – urlarono i genitori dall’altra camera, in coro.
    - Buonanotte mamma e buonanotte papà – rispose Chris, stendendosi sul lettone.

    Continuava a piovere a dirotto, e Chris si svegliò per via di un tuono.
    - Maledizione – imprecò, strofinandosi gli occhi.
    L’attenzione del ragazzo venne, poi, colta, quando notò che la finestra era aperta.
    - Ma cosa diavolo è successo? – disse alzandosi, per andare a chiuderla.
    Una figura, vestita di nero, era nel giardino di casa Morgan, che stava osservando il ragazzo. Chris deglutì, e chiuse la finestra in fretta. E mentre indietreggiava, stava per inciampare a causa un libro, lasciato a terra.
    - Ma da dove sbuca questo? – disse, agitato, mentre si chinava per prenderlo. Il titolo del libro era ‘La famiglia Romanov. Segreti e leggende’.
    Chris sgranò gli occhi, poi torno alla finestra. La figura misteriosa era sparita.
    FINE
     
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  2. sahany09
     
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    Eh si !! Questa storia merita un posto alto in classifica. Bravo Willy !! Ho detto io che devi fare lo sceneggiatore !! Continua così. E hai ragione a dire che, purtroppo, in Italia, le storie fantasy non sono molto apprezzate. Peccato ! Non sanno cosa si perdono !!
    'Notte. :) :zzz:

    P.S. : che rottura quando ti viene chiesto di scrivere un racconto in un determinato e limitato numero di parole !!! :( Li odio !!! :angry:
     
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  3. WilliamHalliwell
     
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    User deleted


    CITAZIONE (sahany09 @ 3/12/2013, 01:29) 
    Eh si !! Questa storia merita un posto alto in classifica. Bravo Willy !! Ho detto io che devi fare lo sceneggiatore !! Continua così. E hai ragione a dire che, purtroppo, in Italia, le storie fantasy non sono molto apprezzate. Peccato ! Non sanno cosa si perdono !!
    'Notte. :) :zzz:

    P.S. : che rottura quando ti viene chiesto di scrivere un racconto in un determinato e limitato numero di parole !!! :( Li odio !!! :angry:

    Speriamo bene per il futuro.. Qui in Italia non che ce ne sia molto!
    Si, infatti quando la scrissi per il concorso, dovetti togliere molte scene. E non fu facile.

    Grazie. Aggiornerò presto!
     
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  4. sahany09
     
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    Fa' pure con comodo. :)

    CITAZIONE
    Si, infatti quando la scrissi per il concorso, dovetti togliere molte scene. E non fu facile.

    Come si fa a togliere dei passaggi ad una storia? Se uno li ha scritti, c'è un motivo! A volte, toglierli toglie il senso di un racconto ! Non è un articolo di giornale dove occorre la sintesi. Mah! Spesso, la sensibilità di certe giurie è molto discutibile. In ogni caso, ancora complimenti.

    Ci sarà un seguito oppure ho capito male? :hum:
     
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  5. WilliamHalliwell
     
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    CITAZIONE (sahany09 @ 4/12/2013, 02:27) 
    Fa' pure con comodo. :)

    CITAZIONE
    Si, infatti quando la scrissi per il concorso, dovetti togliere molte scene. E non fu facile.

    Come si fa a togliere dei passaggi ad una storia? Se uno li ha scritti, c'è un motivo! A volte, toglierli toglie il senso di un racconto ! Non è un articolo di giornale dove occorre la sintesi. Mah! Spesso, la sensibilità di certe giurie è molto discutibile. In ogni caso, ancora complimenti.

    Ci sarà un seguito oppure ho capito male? :hum:

    Concordo con te :) Si, la versione che posterò per voi è a capitoli. ^_^
     
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  6. sahany09
     
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    CITAZIONE
    William
    Si, la versione che posterò per voi è a capitoli. ^_^

    Bella notizia, Willy! :)

    Aspettiamo.
     
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  7. WilliamHalliwell
     
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    1x02 – Il risveglio



    Rachel Turner aprì, dolcemente gli occhi. Il piccolo Mike stava ancora dormendo, così la donna, cauta, si alzò dal letto e in punta di piedi raggiunse il salotto.

    - Puoi aprire quella porta? – chiese Jasmine, bussando proprio alla porta della toilette.
    - Un secondo – esclamò Alyssa, a voce alta, cercando di farsi sentire – Devo solo stirarmi i capelli, e truccarmi – aggiunse, piuttosto calma.
    La sorella si accosciò a terra, sbuffando.

    Justin sistemò alcune fotografie in un album, che poi ripose in uno zaino.
    - Buongiorno, fai colazione con noi? – gli chiese il padre, passando davanti la camera del ragazzo.
    - No – rispose lui – Come vi avevo detto, ho degli impegni – ribattè lui, sorridente.

    Anche Chris stava preparando il suo zaino. Ma per andare a scuola.
    Il ragazzo prese tre libri, uno di storia, uno di geografia e uno di letteratura, e li sistemò, frettolosamente nello zainetto. Poi, erroneamente afferrò anche il libro che aveva trovato la notte prima: La famiglia Romanov. Segreti e leggende. Lo fissò per qualche secondo, poi, ripose anche quello nello zaino.


    Rachel era al bar della TQ, l’agenzia dove lavorava.
    - Un cappuccino, grazie – chiese alla barista, mentre prendeva il portafoglio dalla borsa.
    - Un cappuccino anche per me – aggiunse la voce maschile di Niall – E offro io – disse posando una banconota da due dollari sul bancone.
    - Ciao Niall – lo salutò educatamente Rachel – Non devi, davvero – asserì, piuttosto imbarazzata.
    - Non devo – rispose lui annuendo – Ma voglio – aggiunse, sorridendole.
    - Ecco a voi – esclamò la barista ponendo il cappuccino, a Rachel e Niall.
    I due ringraziarono, presero il bicchierone, e si avviarono verso l’ascensore che li avrebbe portati al secondo piano, dove si trovavano i loro uffici.
    - Non vorrei sembrare insistente, ma vorrei ricordarti che abbiamo ancora un appuntamento da fissare – sostenne Niall, ironico.
    - Si – rispose Rachel – Ti farò sapere al più presto – lo informò – Mike mi tiene abbastanza impegnata – aggiunse.
    - Capisco, è ovvio – ribattè Niall, sorridendole.
    I due poi entrarono nell’ascensore.

    Justin era su un autobus, seduto, ad ascoltare musica con le sue piccole, ma risonanti cuffie. Un uomo, che indossava un cappotto nero, si sedette vicino a lui. Non era più un ragazzo, ma sembrava piuttosto giovane. Una sua caratterista erano i bellissimi occhi celesti. Per il resto, era ordinariamente normale. Non tanto alto, e piuttosto snello. E aveva i capelli marroni.
    - Scusa se mi sono seduto senza chiedere, non ti volevo disturbare – asserì l’uomo, nei confronti di Justin. Ma anche se il giovane non lo sentì, capì che gli aveva detto qualcosa e si tolse le cuffie.
    - Scusi, signore, non ho capito – gli disse, imbarazzato. L’uomo rise.
    - No, nulla, ti chiedevo scusa per essermi seduto senza chiedere – ribadì il signore.
    - Oh, non si preoccupi – ribattè Justin, con tono gentile.
    - Allora, dove sei diretto giovanotto? – gli chiese l’uomo.
    - Sto andando in uno studio fotografico, in città – rispose Justin.
    - Sei un fotografo?! – domandò, sorpreso, il conoscente.
    - No, non proprio – disse il giovane – Ho frequentato una scuola di fotografia dopo il liceo, che mi ha dato una serie di certificazioni piuttosto importanti, ma sto ancora cercando lavoro – spiegò, fidandosi ciecamente dell’uomo.
    - Capisco – rispose il signore – Mi sembra un bel campo nel quale inserirsi, e anche se è difficile, ci sono un sacco di agenzie qui in California, e altrove – continuò – Vedrai che ce la farai, i tuoi occhi parlano da soli, e ricorda, la fortuna aiuta gli audaci – lo sostenne, prima di alzarsi.
    - Lo spero – rispose Justin, meravigliato da quanto l’uomo credesse in lui senza nemmeno conoscerlo.
    - Devo scendere alla prossima fermata, in bocca al lupo, Justin – lo salutò allontanandosi.
    Justin sorrise, poi abbassò il capo come se stesse riflettendo, e lo rialzò sgranando gli occhi.
    - Signore – lo chiamò – Come conosce il mio nome? – gli chiese. Ma l’uomo scese dall’autobus, facendogli un occhiolino.

    Chris e Tyler stavano discutendo davanti scuola.
    - Quindi hai sognato uno scorcio della tua vita passata? – chiese Tyler, piuttosto stranito – E io ero il tuo povero migliore amico, mentre tu eri il figlio dello zar di Russia, giusto? – aggiunse, trattenendosi dallo scoppiare a ridere.
    - Sei libero di credermi, come di non credermi – rispose Chris, stizzito – Era troppo vivido per essere un sogno – aggiunse – I sogni dovrebbero essere onirici, non credi? – ribattè.
    - Non so cosa significhi, ma credo che la tua fantasia stia vagando – rispose l’amico.
    - Significa che i sogni non sono mai chiari – asserì, alzando la voce – E comunque non è finita lì – sostenne, estraendo un libro dallo zaino. Era il libro “La famiglia Romanov. Segreti e leggende.”.
    - Cos’è? – chiese Tyler, seccato.
    - Ho sognato di essere un Romanov, e questa notte ho trovato questo libro nella mia stanza – spiegò Chris – E non è un mio libro, ne dei miei genitori. – disse passandolo a Tyler.
    - Come fai a esserne sicuro? Glielo hai chiesto? – chiese, sempre sospettoso.
    - Per l’amor di Dio, non sapevo fossi così caparbio – ribattè Chris, innervosendosi. Poi tolse il libro dalle mani dell’amico, e lo aprì – Ho letto qualche capitolo, e parla proprio di come Nikola Romanov sia diventato zar, dopo aver ucciso il padre. Proprio come quel Nikola diceva nel mio lucidissimo sogno. E quel Nikola ero io. – ribadì Chris.
    - Come fai a esserne sicuro? Ammettendo che sia qualcosa di – Tyler esitò – di paranormale – aggiunse a bassa voce, attento a non farsi sentire – Chi ti dice che sia proprio come dici tu? – gli chiese.
    - Non lo so – rispose Chris – Ma voglio scoprirlo! – esclamò. Il ragazzo poi ripose il libro nello zaino e girò le spalle all’amico, dirigendosi verso l’entrata a scuola.

    Anche Alyssa e Jasmine erano a scuola. Stavano riponendo dei libri nei loro armadietti. Era incredibile percepire quanto fossero diverse le due gemelle. Bastava guardarle.
    Alyssa era più appariscente. Capelli lunghi, vestitini alla moda, make-up, e borsette. Quello era il suo mondo. Jasmine invece portava sempre i capelli raccolti, e il suo abbigliamento era semplice: magliette, maglioncini e jeans.
    E casualmente, Alyssa si stava proprio sistemando il trucco.
    - Devi andare ad una sfilata di moda? – la prese in giro la sorella.
    - La scuola è una sfilata di moda – rispose Alyssa, sorridendo – E poi devo sempre essere al top – aggiunse.
    - Dimenticato, è vero – ribattè Jasmine – Tu sei la diva della scuola. – disse, con tono stizzito.
    - Sono solo al secondo anno, quindi non potrei proprio essere la diva “number one”, ma tra qualche anno sarò io a governare la scuola – disse con occhi sognanti – Sarò io la reginetta – aggiunse, sospirando.



    1656, Belfort, Francia
    - Non sarò mai la regina – disse Angélie Chevalier, una bellissima ragazza identica, alle gemelle Lewis. Identica a Jasmine, visto che portava i capelli raccolti.
    - E invece sì, tu sei più adatta per governare – ribattè l’altra sorella, Amélie. Anch’essa con le stesse sembianze delle Lewis. Di Alyssa, in particolare.
    - Ma non capisci? – sostenne Angélie avvicinandosi e prendendo le mani della sorella – Dio ci ha fatto nascere insieme. Noi governeremo insieme, perché noi non siamo sorelle. – disse, calma.
    - E cosa siamo? – chiese Amélie.
    - Noi siamo gemelle! – rispose Angélie. E le due gemelle, si abbracciarono.

    - Mi farebbe piacere se almeno una delle due mi rispondesse – urlò una donna, riferendosi alle Lewis, paralizzate, nel corridoio scolastico.
    - Parli con me? – chiese Alyssa, confusa.
    - Innanzitutto gradirei che mi dessi del lei, sono la tua professoressa di storia, ricordi? – ribattè la donna, con tono acido.
    - Sono tutti entrati in classe? – si chiese Jasmine, guardandosi attorno.
    - E’ davvero perspicace – le rispose la professoressa – Siete state paralizzate per cinque minuti, senza rispondere, e senza muovervi. E’ qualcosa che succede alle gemelle, oppure siete solo voi due ad essere pazze? – domandò, retoricamente, la prof..
    Le due sorelle si guardarono, sempre più confuse.
    - Prof., entri pure, noi vi raggiungiamo a breve – le comunicò Alyssa, sorridendo. La donna le lanciò un’occhiataccia, e rientrò in classe.
    Alyssa si voltò, preoccupata.
    - Hai visto quello che ho visto io? – chiese alla sorella più pacata.
    - Gemelle francesi e medievali identiche a noi? – rispose Jasmine, abbassando il capo – Sì! – esclamò, annuendo.
    Le due ragazze si guardarono. Erano sorprese e preoccupate.
    - Andiamo in classe, su – disse Jasmine. E Alyssa annuì.

    Justin camminava per le strade di Los Angeles, con una mappa tra le mani. Nessuna delle agenzie al quale aveva mandato le sue foto, gli aveva risposto.
    - Ma se la montagna non va a Maometto, è Maometto che va alla montagna – disse il giovane uomo tra se e se – E che bella montagna – disse alzando gli occhi. Era davanti alla sede della Cosmos, una delle più importanti agenzie fotografiche degli Stati Uniti.

    Agenzia TQ (Travels Quiet – Viaggia tranquillo)
    Rachel e la sua collega, Samara, stavano lavorando al computer.
    - Allora, tu e il boss avete fissato l’appuntamento? – le chiese l’amica.
    - No, ancora no – ribattè Rachel.
    - Aspetterete i tuoi quarant’anni forse? Rachel sei una mamma single, non mi aspettavo fossi così verginella – la prese in giro Samara. Rachel rise.
    - E’ proprio quello, credimi – spiegò la donna – L’uomo che amavo mi ha messo incinta, ed è sparito – sostenne – E’ difficile riuscire a fidarsi nuovamente di un uomo – ribadì, con aria malinconica.
    - Tesoro, è vero – rispose Samara – Ma Niall mi sembra un uomo apposto – disse, guardandolo – E poi è solo un appuntamento, quindi vai e fissalo – la incitò – E se hai problemi col piccolo, baderò io a lui. – aggiunse la donna, facendolo un occhiolino. Le due colleghe nonché amiche, si guardarono. Poi scoppiarono a ridere.

    Chris era seduto nel cortile della scuola, a leggere il suo nuovo libro “La famiglia Romanov. Segreti e leggende.”.
    - Cosa leggi? – gli chiese la bellissima Kayla, sedendosi vicino a lui.
    Chris, che non l’aveva vista arrivare, appena la vide sgranò gli occhi, e indietreggiando lasciò cadere il libro.
    - Non è un bel libro, immagino – ironizzò la ragazza, raccogliendoglielo.
    No, è che ero concentrato e mi hai colto di sorpresa, e quando mi colgono di sorpresa, mi cadono le cose di mano e quando mi cadono le cose di mano non mi abbasso nemmeno a raccoglierle e – Chris venne interrotto dall’amico, Tyler.
    - E straparla – disse, sedendosi anche lui vicino a loro. Chris gli lanciò un ghigno malefico, che venne ricambiato.
    - Volevo solo darti questo – disse Kayla ponendogli un volantino, con degli orari – Sono gli orari dei corsi del professor Dallas – gli chiarì le idee.
    - Grazie, che gentile – rispose Chris, prendendo il volantino.
    - Ora vi lascio soli – disse Kayla – Ciao, ragazzi – li salutò, sorridente.
    Mentre andava via, Tyler la seguì con lo sguardo.
    - Cosa stai guardando? – gli chiese Chris, insospettito.
    - Mm, nulla – rispose lui – Sarà anche figa, ma no, le principesse Disney non sono il mio tipo – aggiunse, ridendo – E’ tutta tua! –
    - Anche Nikola era innamorato di una ragazza – disse Chris – Voleva diventare zar per il trono, la ricchezza, il potere e una certa Elena – aggiunse, con aria stupita.
    - Questo Nikola non era del tutto.. Un mostro! – considerò l’altro ragazzo. Chris annuì.

    1636, Mosca (Russia)
    - Non sono un mostro – esclamò Nikola, mentre camminava per i corridoi del castello Romanov.
    - Nessuno ha detto questo, giovane principe – rispose una delle guardie che lo stavano scortando.
    - Infatti – rispose il nobile ragazzo – Anche perché in quel caso questo nessuno, non sarebbe vivo, vecchia guardia - lo punzecchiò il piccolo Romanov.
    - Cosa possiamo fare per lei? – chiese l’altra guardia.
    - Ora potete sparire, proseguirò da solo – disse, senza peli sulla lingua. E le guardia abbassarono il capo, e lo lasciarono solo.
    Nikola si guardò attorno, con aria sospetta. Quando constatò di essere solo al 100%, si diresse velocemente verso l’uscita del castello. Fuori dal castello, dietro un albero, il suo migliore amico lo stava aspettando.
    - Sapevo che saresti venuto – disse Nikola abbracciandolo.
    - Mi manchi, fratello – ribattè Yan.
    - Da quando abbiamo avuto quel piccolo diverbio con quella guardia, mio padre mi fa scortare anche quando devo andare a fare pipì – sostenne Nikola, schifato – E non è un modo di dire – aggiunse. Yan rise.
    - Quando eravamo bambini, i tuoi mi lasciavano venire al castello – pensò Yan.
    - E’ proprio perché eri un bambino – chiarì il Romanov – Allora, i miei erano più clementi, e non avevano problemi che fossi amico di un popolano – continuò – Ma dopo la guerra di Smolensk, sono sempre sospettosi, e mio padre vuole diventare un vero e proprio tiranno – lo informò.
    - Nikola, tuo padre è stato sempre un tiranno – ribattè Yan – In Russia, esistono due classi sociali – rifletté – I Romanov e il popolo, meglio conosciuti, come schiavi della terra – disse, abbassando il capo.
    - Oh, Yan – lo consolò Nikola – Il destino ha voluto che io e mio padre, Alessandro III di Russia, non avessimo il rapporto più esclusivo del reame – ironizzò il giovane – Tra poco meno di un mese compirò 18 anni, ucciderò quel figlio di puttana, con tutto rispetto per mia nonna, e diventerò lo zar più amato di Russia – aggiunse, sorridente – E il popolo sarà libero, o almeno quello che mi riconoscerà come zar, e tu, piccolo Yan, sarai al mio fianco in tutto questo – disse dandogli una pacca amichevole sulla spalla.
    - Ma siamo sicuri che il piano funzionerà? – chiese Yan.
    - Funzionerà! – esclamò Nikola – Non c’è bisogno che stia a ripeterlo, sai cosa voglio – asserì, con tono desiderante – Su, ora vai, non voglio che ti scoprano – disse, abbracciandolo nuovamente.
    Yan annuì e corse, veloce, nel bosco.
    Nikola guardò il castello. Sarebbe andata come avrebbe voluto?

    Chris era ancora seduto nel cortile della sua scuola. Stava fissando il vuoto.
    - Chris, stai bene, o devo chiamare un’ambulanza? – gli chiese Tyler. Chris non rispose.
    - Forse se gli do un pugno, torna in se – pensò ad alta voce l’amico.
    - Forse posso darglielo io – intervenne Steven, guardando Chris, immobile come una statua.
    Dopo pochi secondi Chris spasimò, facendo spaventare i due ragazzi.
    - Stai bene? – chiese Tyler.
    - Cosa cazzo si fuma? – si domandò Steven, stupito.
    - Yan? – chiese Chris.
    - Roba forte ! – esclamò Steven, sempre più sorpreso.
    - Chris cosa è successo? – gli chiese il migliore amico.
    - Nulla, nulla – ribattè lui, calmandosi e tornando in se.
    - Andiamo a casa, dai – sostenne Tyler, cedendogli la mano. Chris gliela strinse, e Tyler lo aiutò a sollevarsi.
    - Vi lascio soli, piccioncini – li prese in giro Steven, andando via, e ridendo.
    - Ho visto altro, Tyler – asserì Chris – E non stavo dormendo, quindi escludo che sia stato un sogno – aggiunse. L’amico annuì. Nemmeno lui sapeva cosa dire.

    1656, Belfort, Francia
    - Queste sono le mie bellissime figlie, Amélie e Angélie – disse un uomo, un nobile, presentando due giovani ragazze ad un altro evidente signorotto di corte.
    - Ha già deciso a quale delle due lascerà la sua eredità? – rispose e domandò, allo stesso tempo, l’altro nobile.
    - No, ma deciderò – rispose l’uomo.
    Le due ragazze si guardarono. Sarebbero state uguali, se non fosse stato per due cose. La prima erano i capelli. Amélie portava i capelli sciolti, mentre Angélie li aveva raccolti. La seconda cosa che le rendeva diverse era il loro lungo vestito principesco. Quello di Amélie era roseo mentre quello di Angélie era azzurro.
    Poche ore dopo le giovani donne raggiunsero il padre, rimasto oramai solo, seduto su una sorta di trono.
    - Padre sta bene? – chiese Amélie.
    - No, figliole. Direi di no, sono molto triste – rispose l’uomo.
    - E qual è la causa di codesta tristezza? – domandò Angélie.
    - Non m’importa a chi lascerò i soldi, o il mio castello perché so che rimarrete unite e condividerete tutto, ma il mio titolo. Solo una di voi potrà ambire al re Luigi – spiegò lui.
    - Non importa. Non è nemmeno bello questo Luigi – esclamò Amélie. La sorella le lanciò un’occhiataccia. Il padre scoppiò a ridere.
    - Sei sempre la solita – le disse.
    - Non vorrei essere scortese padre, ma come ha già detto Amélie, anche io credo che il re sia l’ultima delle nostre preoccupazioni. Noi rimarremo unite, in ogni caso. – asserì Angélie.
    - Sono così fiero di voi – disse il padre, con gli occhi lucidi – Quando sarò morto, perché morirò e a breve – spiegò – Sappiate che io e vostra madre veglieremo sempre su di voi – continuò, sempre più dolce. Anche le giovani si commossero, e abbracciarono il padre.
    - Vi voglio bene, padre – disse Angélie.
    - Anche io ve ne voglio, papà! – esclamò Amélie.

    A mensa
    - Stai bene? Alyssa stai bene? – domandò un’amica all’evidente sconvolta Alyssa.
    - Penso di si – rispose lei. Poi prese la sua borsa e rientrò a scuola. Attraversò dei corridoi, poi salì delle scale, correndo più veloce che poteva. Quando vide sua sorella, che anch’essa confusa le si avvicinò.
    - Ti stavo cercando! – esclamò Alyssa.
    - Che strano, stavo pensando se cercarti anche io – rispose Jasmine.
    - E’ successo di nuovo. Ho avuto un altro flashback alla Lost. Forse è una di quelle cose che succedono alle gemelle, o forse quando ieri sera ero ubriaca ho letto una formula e sono diventa come Phoebe Halliwell. Dimmi che è capitato di nuovo anche a te – le domandò.
    Jasmine annuì, spaventata.
    - Cosa diavolo era? Sembrava di essere finita in uno di quei noiosi libri di storia! – disse Alyssa.
    - Sarebbe già stato strano sognare una cosa così dettagliata, ma vederla tutte e due, mentre siamo sveglie, lo è di più, e il collegamento delle gemelle non ha mai funzionato tra noi. Quando mi sono rotta la gamba, tu eri più felice che mai di restare da sola a casa e guardare i tuoi amati telefilm – disse Jasmine. Alyssa assentì.
    - Le gemelle Lewis? – un uomo le chiamò e le ragazze si voltarono – Stavo cercando proprio voi, sono il nuovo professore di francese, e vi sto aspettando in classe da quindici minuti – disse spazientito.
    - Una cosa è certa – pensò Alyssa.
    - Cosa? – domandò Jasmine, incuriosita.
    - Un altro ritardo, e ci sospendono – rispose, con tono serio. Jasmine rise, annuendo.

    1955, Italia, Milano
    Una donna dai capelli biondi entrò in un bar intenta a cercare qualcuno tra la folla, e quando lo vide gli si avvicinò.
    - Ciao, fotografo – lo salutò con un sorriso ammiccante.
    - Chi si vede? Ma ciao, bellezza – rispose lui, un giovanotto elegante. E anche se i suoi baffi folti lo contraddistinguevano, i suoi occhi azzurri, e il suo viso, erano gli stessi di Justin Foster.
    - Andiamo in un posto più tranquillo – asserì la donna, guardandosi intorno. E il ragazzo annuendo, prese la mano della donna e la portò fuori dal bar, in un vicolo più che nascosto.
    - Cosa c’è, tesoro? – domandò lui. E lei lo baciò, intensamente. Dopo pochi secondi una lacrima rigò il viso dell’angelica donna.
    - Mi hanno obbligata Ugo, non ho avuto altra scelta – la donna poi scoppiò a piangere. L’uomo si voltò, e davanti a lui trovò un uomo, il quale cacciò un distintivo.
    - Amelia perché? – chiese lui, dispiaciuto e sull’orlo della disperazione.
    - Ugo Giustizieri, la sua donna ha confessato. So che non è solo un semplice fotografo, ho perquisito già la sua bella villa – esclamò il poliziotto.
    - Hai ragione, si, ma ti prego di non arrestarmi. – ribattè Ugo – Ho venduto della droga, ma non sono un criminale. – continuò l’uomo.
    - Non ci sono scuse che possono salvarlo. Lei è in arresto! – il poliziotto si avvicinò a Ugo, ma lui estrasse una pistola della giacca.
    - Ho detto che non sono un criminale – Ugo puntò la pistola verso l’agente di polizia, e premette il grilletto. Nell’aria riecheggiarono un rumore ed un suono: lo sparo, e l’urlo di Amelia.

    Justin aprì gli occhi. Si era addormentato nella sala d’attesa della Cosmos, l’agenzia per fotografi.
    - Signor Foster, come le avevo detto, il capo non ha accettato di vederla. Se ha mandato le sue foto, e non ha ricevuto risposte, è perché evidentemente non sono piaciute al nostro team di valutatori. – lo informò una segretaria.
    - E’ quello il punto, perché non sono piaciute? Sono venuto qui per mostrargliele di persona – ribattè Justin, alzandosi.
    - Signor Foster, capisco quanto ci tenga, ma è così che funzionano le cose. Se non ha ricevuto risposta, è perché non sono piaciute. Non ha bisogno di motivazioni. Riprovi a rimandarle quando riapriremo il bando, o le mandi ad un’altra agenzia. O le posti su Instagram. O su Facebook. Dove vuole, ma non venga qui a pretendere le cose. Riceviamo milioni di foto al giorno da centinaia di ragazzi come lei. Non sia presuntuoso. – ribattè la donna, tagliente.
    - Cosa succede? – chiese una ragazza, avvicinandosi a Justin e alla segretaria. Una bellissima ragazza dai capelli biondi. Era uguale ad Amelia, la ragazza che Justin aveva sognato pochi minuti fa.
    Il ragazzo, infatti, sgranò gli occhi non appena la vide.
    - Cos’è? Non ha mai visto una bionda? – scherzò la donna, sentendosi in imbarazzo.
    - No, solo che hai un viso familiare – si giustificò Justin, anch’esso imbarazzato.
    - Allora, cosa ci fai qui? – chiese la donna.
    - Era venuta a mostrare le sue foto al capo. – rispose la rigida segretaria – Foto che aveva già mandato per e-mail, e che erano state già valutate – aggiunse, fiera di se.
    - Sei di L.A.? – chiese la bionda.
    - Di Torrance – rispose Justin.
    - E sei venuto fin qui, per mostrare le tue foto a qualcuno che le aveva già scartate – asserì la ragazza, schietta. Justin annuì, arrossendo.
    - Credo che sia lodevole – disse la donna.
    - Cosa?! – chiesero Justin e la segretaria in coro.
    - Ultimamente i giovani tendono sempre ad arrendersi specie in campi quali la fotografia, l’arte e così via, mentre lui, nonostante tutto ha intrapreso un viaggio perché sicuro del suo talento. – spiegò la giovane donna. Justin annuì, sorridendo.
    - Hai portato le tue foto in cartaceo, vero? – gli chiese, poi, sempre più gentile.
    - Ho portato un fascicolo con tutte le mie foto, e le fotocopie di alcune certificazioni che ho ottenuto nel corso degli anni. E in più c’è un piccolo dvd, dove c’è una presentazione di quelle che credo siano le foto più belle. Più suggestive. – rispose Justin.
    - Fantastico, dammelo – disse la donna – Lo farò vedere a mio padre. –
    - Suo padre è un fotografo? – chiese Justin, interessato.
    - Io sono Aria McGuire, e mio padre è Ron McGuire, che sarebbe il capo di questa agenzia. Dammi pure il fascicolo e lo farò ricontrollare sia a mio padre, che al suo team di valutatori. – disse Aria, lasciando a bocca aperta sia il ragazzo che la segretaria.
    - E’ fantastico, è semplicemente fantastico. Grazie! – disse Justin, con enfasi, passando il fascicolo alla donna.
    - Non ringraziarmi fin quando mio padre e la sua banda, non vedranno le foto – rispose Aria – Comunque ti lascio un biglietto da visita con tutte le info e i vari contatti – aggiunse passandogli un bigliettino.
    - Ti ringrazio perché quella che mi stai dando è già una grande opportunità – rispose Justin, felice. Poi lanciò un’occhiataccia alla segretaria. Aria se ne rese conto, e scoppiò a ridere.

    Jasmine era a casa sua, accovacciata, vicino al camino.
    - Papà dorme? – chiese Alyssa.
    - Come un ghiro – rispose la sorella.
    - Io sto per uscire, vuoi venire? – chiese Alyssa.
    - Da quando mi inviti ad uscire con te ei tuoi amici? – ribatté Jasmine, stranita – Comunque grazie, ma passo. Sono stanca! – disse, sorridendole.
    - Va bene – assentì la sorella più estroversa – Divertiti! – esclamò, prima di uscire.
    - Anche tu – ricambiò Jasmine.
    Poi tornò a guardare il camino. Il fuoco ardeva.

    E il fuoco ardeva anche a casa di Rachel, che prese il cellullare, e digitò un numero.
    - Niall, sono io, Rachel. Volevo dirti che sabato sono libera, se vuoi. Mi farebbe piacere passare una serata insieme. – disse la donna registrando un messaggio vocale.
    - Chi è Niall? – chiese il piccolo Mike.
    - E’ il mio capo – rispose Rachel.
    - Non ci passi tutto il giorno? Perché vuoi stare con il capo anche la sera? I capi sono sempre cattivi. – rispose Mike, curioso.
    Rachel rise, e corse a prenderlo in braccio.
    - Diciamo che questo potrebbe essere un capo diverso dagli altri. Un capo buono! – disse, contenta, al figlioletto.
    Il bambino la strinse a se.
    - La mia mamma ha un capo di lavoro, buono! Che bello! – esclamò, gioioso.

    Era notte, e Justin era su un autobus. Stava tornando a Torrance. Il suo cellullare vibrò: era un messaggio. Il ragazzo lo prese, e lo lesse. Era da parte di Aria.
    “Papà ha visto le foto, e dice che vuole riproporle al suo team. Speriamo bene!”. Così recitava il messaggino della gentil ragazza. Justin sorrise, e poi esultò. Poi si guardò attorno, e si rese conto che delle persone lo avevano fissato.
    - Scusate, scusate – disse, ridendo.

    Tyler e Chris erano seduti sul letto della camera di quest’ultimo.
    - Seppur continuo a credere che questa storia sia assurda, mi preoccupo – disse Tyler – Perché non lo dici ai tuoi genitori? -.
    - Sei serio? – ribattè Chris – I miei genitori credono che anche vincere alla lotteria sia paranormale. Sono del team “Viva la razionalità” – spiegò il ragazzo, ironizzando.
    - Per quanto riguarda la lotteria non hanno tutti i torti, ma sei sicuro di non essere pazzo? Insomma, hai ricordi di cose che non ti sono successe. Forse sei bipolare. – sostenne Tyler – O un futuro psicopatico – aggiunse. Chris rise.
    - Anche nel passato eravamo tanto uniti – disse Chris – Nonostante tu fossi un popolano e io uno psicotico nobile, eravamo come – Tyler lo interruppe.
    - Fratelli? – chiese l’amico.
    - Fratelli! – assentì Chris. I due si sorrisero.

    L’uomo dagli occhi azzurri, che aveva incontrato la mattina Justin, sull’autobus prese un cellullare e digitò un numero. Poi avvicinò l’apparecchio all’orecchio destro.
    - Si sono svegliati. Si sono svegliati tutti e cinque. – disse, facendo un ghigno malefico.
    FINE

    Edited by WilliamHalliwell - 7/12/2013, 20:59
     
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  8. sahany09
     
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    Moooooooolto interessante e intrigante, Willy !!! Ottimo.

    Solo una cosa:
    CITAZIONE
    1946, Belfort, Francia
    - Queste sono le mie bellissime figlie, Amélie e Angélie – disse un uomo, un nobile, presentando due giovani ragazze ad un altro evidente signorotto di corte.
    - Ha già deciso a quale delle due lascerà la sua eredità? – rispose e domandò, allo stesso tempo, l’altro nobile.
    - No, ma deciderò – rispose l’uomo.
    Le due ragazze si guardarono. Sarebbero state uguali, se non fosse stato per due cose. La prima erano i capelli. Amélie portava i capelli sciolti, mentre Angélie li aveva raccolti. La seconda cosa che le rendeva diverse era il loro lungo vestito principesco. Quello di Amélie era roseo mentre quello di Angélie era azzurro.
    Poche ore dopo le giovani donne raggiunsero il padre, rimasto oramai solo, seduto su una sorta di trono.
    - Padre sta bene? – chiese Amélie.
    - No, figliole. Direi di no, sono molto triste – rispose l’uomo.
    - E qual è la causa di codesta tristezza? – domandò Angélie.
    - Non m’importa a chi lascerò i soldi, o il mio castello perché so che rimarrete unite e condividerete tutto, ma il mio titolo. Solo una di voi potrà ambire al re Luigi – spiegò lui.
    - Non importa. Non è nemmeno bello questo Luigi – esclamò Amélie. La sorella le lanciò un’occhiataccia. Il padre scoppiò a ridere.
    - Sei sempre la solita – le disse.
    - Non vorrei essere scortese padre, ma come ha già detto Amélie, anche io credo che il re sia l’ultima delle nostre preoccupazioni. Noi rimarremo unite, in ogni caso. – asserì Angélie.
    - Sono così fiero di voi – disse il padre, con gli occhi lucidi – Quando sarò morto, perché morirò e a breve – spiegò – Sappiate che io e vostra madre veglieremo sempre su di voi – continuò, sempre più dolce. Anche le giovani si commossero, e abbracciarono il padre.
    - Vi voglio bene, padre – disse Angélie.
    - Anche io ve ne voglio, papà! – esclamò Amélie.

    Se stai parlando della Francia come regno, al tempo di un Luigi, la data non è corretta, a meno che tu non stia intendendo il tempo di un'altra dimensione. Nel 1946, la Francia era già una repubblica da un pezzo
    Comunque, vedo che anche a te piace inserire pezzi di storia nelle tue ff. Per caso, ti ho ispirato? ;) Scherzo ! :) Ma mischiare storia reale e fantasia è un geniale escamotage narrativo. Bravo. Continua così.
     
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  9. WilliamHalliwell
     
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    CITAZIONE (sahany09 @ 6/12/2013, 01:18) 
    Moooooooolto interessante e intrigante, Willy !!! Ottimo.

    Solo una cosa:
    CITAZIONE
    1946, Belfort, Francia
    - Queste sono le mie bellissime figlie, Amélie e Angélie – disse un uomo, un nobile, presentando due giovani ragazze ad un altro evidente signorotto di corte.
    - Ha già deciso a quale delle due lascerà la sua eredità? – rispose e domandò, allo stesso tempo, l’altro nobile.
    - No, ma deciderò – rispose l’uomo.
    Le due ragazze si guardarono. Sarebbero state uguali, se non fosse stato per due cose. La prima erano i capelli. Amélie portava i capelli sciolti, mentre Angélie li aveva raccolti. La seconda cosa che le rendeva diverse era il loro lungo vestito principesco. Quello di Amélie era roseo mentre quello di Angélie era azzurro.
    Poche ore dopo le giovani donne raggiunsero il padre, rimasto oramai solo, seduto su una sorta di trono.
    - Padre sta bene? – chiese Amélie.
    - No, figliole. Direi di no, sono molto triste – rispose l’uomo.
    - E qual è la causa di codesta tristezza? – domandò Angélie.
    - Non m’importa a chi lascerò i soldi, o il mio castello perché so che rimarrete unite e condividerete tutto, ma il mio titolo. Solo una di voi potrà ambire al re Luigi – spiegò lui.
    - Non importa. Non è nemmeno bello questo Luigi – esclamò Amélie. La sorella le lanciò un’occhiataccia. Il padre scoppiò a ridere.
    - Sei sempre la solita – le disse.
    - Non vorrei essere scortese padre, ma come ha già detto Amélie, anche io credo che il re sia l’ultima delle nostre preoccupazioni. Noi rimarremo unite, in ogni caso. – asserì Angélie.
    - Sono così fiero di voi – disse il padre, con gli occhi lucidi – Quando sarò morto, perché morirò e a breve – spiegò – Sappiate che io e vostra madre veglieremo sempre su di voi – continuò, sempre più dolce. Anche le giovani si commossero, e abbracciarono il padre.
    - Vi voglio bene, padre – disse Angélie.
    - Anche io ve ne voglio, papà! – esclamò Amélie.

    Se stai parlando della Francia come regno, al tempo di un Luigi, la data non è corretta, a meno che tu non stia intendendo il tempo di un'altra dimensione. Nel 1946, la Francia era già una repubblica da un pezzo
    Comunque, vedo che anche a te piace inserire pezzi di storia nelle tue ff. Per caso, ti ho ispirato? ;) Scherzo ! :) Ma mischiare storia reale e fantasia è un geniale escamotage narrativo. Bravo. Continua così.

    OMG, è vero. Devo aver sbagliato. 1846 credo sia più adatto, o no? Non ho mai amato molto la storia francese ma era indispensabile metterne anche un pezzo nella storia. ^_^

    Sì, adoro mischiare storia reale, e fantasia. Grazie :lol:
     
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  10. sahany09
     
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    CITAZIONE (WilliamHalliwell @ 6/12/2013, 10:14) 
    CITAZIONE (sahany09 @ 6/12/2013, 01:18) 
    Moooooooolto interessante e intrigante, Willy !!! Ottimo.

    Solo una cosa:
    CITAZIONE
    1946, Belfort, Francia
    - Queste sono le mie bellissime figlie, Amélie e Angélie – disse un uomo, un nobile, presentando due giovani ragazze ad un altro evidente signorotto di corte.
    - Ha già deciso a quale delle due lascerà la sua eredità? – rispose e domandò, allo stesso tempo, l’altro nobile.
    - No, ma deciderò – rispose l’uomo.
    Le due ragazze si guardarono. Sarebbero state uguali, se non fosse stato per due cose. La prima erano i capelli. Amélie portava i capelli sciolti, mentre Angélie li aveva raccolti. La seconda cosa che le rendeva diverse era il loro lungo vestito principesco. Quello di Amélie era roseo mentre quello di Angélie era azzurro.
    Poche ore dopo le giovani donne raggiunsero il padre, rimasto oramai solo, seduto su una sorta di trono.
    - Padre sta bene? – chiese Amélie.
    - No, figliole. Direi di no, sono molto triste – rispose l’uomo.
    - E qual è la causa di codesta tristezza? – domandò Angélie.
    - Non m’importa a chi lascerò i soldi, o il mio castello perché so che rimarrete unite e condividerete tutto, ma il mio titolo. Solo una di voi potrà ambire al re Luigi – spiegò lui.
    - Non importa. Non è nemmeno bello questo Luigi – esclamò Amélie. La sorella le lanciò un’occhiataccia. Il padre scoppiò a ridere.
    - Sei sempre la solita – le disse.
    - Non vorrei essere scortese padre, ma come ha già detto Amélie, anche io credo che il re sia l’ultima delle nostre preoccupazioni. Noi rimarremo unite, in ogni caso. – asserì Angélie.
    - Sono così fiero di voi – disse il padre, con gli occhi lucidi – Quando sarò morto, perché morirò e a breve – spiegò – Sappiate che io e vostra madre veglieremo sempre su di voi – continuò, sempre più dolce. Anche le giovani si commossero, e abbracciarono il padre.
    - Vi voglio bene, padre – disse Angélie.
    - Anche io ve ne voglio, papà! – esclamò Amélie.

    Se stai parlando della Francia come regno, al tempo di un Luigi, la data non è corretta, a meno che tu non stia intendendo il tempo di un'altra dimensione. Nel 1946, la Francia era già una repubblica da un pezzo
    Comunque, vedo che anche a te piace inserire pezzi di storia nelle tue ff. Per caso, ti ho ispirato? ;) Scherzo ! :) Ma mischiare storia reale e fantasia è un geniale escamotage narrativo. Bravo. Continua così.

    OMG, è vero. Devo aver sbagliato. 1846 credo sia più adatto, o no? Non ho mai amato molto la storia francese ma era indispensabile metterne anche un pezzo nella storia. ^_^

    Sì, adoro mischiare storia reale, e fantasia. Grazie :lol:

    Vai più indietro, Willy !! All'epoca di Luigi 14o, detto il Re Sole (1638 - 1715). La data potrebbe anche andar bene (1646) dal momento che Luigi 14o salì al trono alla tenera età di 5 anni, ma mi pare di aver capito che le due fanciulle sono adolescenti, quindi, direi di portare la data almeno al 1656, quando Re Luigi aveva 18 anni. :)


    Alessandro 3o Romanov di Russia visse nel 19o secolo (1845 - 1894) e aveva 2 fratelli di cui uno era Nikolaj che però morì piuttosto giovane. Non risultano fratelli che si chiamassero Yan, ma questo importa poco. Se alla narrazione serve, i parenti si possono anche inventare. Poi, si può sempre farli morire, magari in modi misteriosi, così suscitano curiosità. ;)
     
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  11. WilliamHalliwell
     
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    Grazie mille Paola.. Una statua per te, davvero :lol:
    Rettificherò la data dei flashback francesi.
    Riguardo la Russia, è solo il periodo che conta e credo vada bene, no? Mentre il resto della storia è tutta finzione, e poi avrai modo di vederlo. Insomma, qualche spunto, ma poi prenderà storia a se.
     
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  12. sahany09
     
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    CITAZIONE
    William
    1636, Mosca (Russia) - Oh, Yan – lo consolò Nikola – Il destino ha voluto che io e mio padre, Alessandro III di Russia, non avessimo il rapporto più esclusivo del reame.

    Sahany
    Alessandro 3o Romanov di Russia visse nel 19o secolo (1845 - 1894)


    Erano solo informazioni. Precisazioni. Non so se ti servono, a cosa ti servono, e come ti servono. In altre povere parole, non so dove vuoi andare a parare, :) ma mi è parso opportuno accennartelo, più che altro nel caso in cui questa tua storia venga letta da qualcuno che arriccia il naso di fronte a qualche data fuori posto. Se invece la ff resta qui su SL, non succede niente.
    Credo di aver capito le tue intenzioni, ma altri potrebbero non capirle, capito? ;)

    Tutto il resto va bene.
    Aspetto la prossima puntata. :)
     
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  13. WilliamHalliwell
     
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    CITAZIONE (sahany09 @ 8/12/2013, 01:11) 
    CITAZIONE
    William
    1636, Mosca (Russia) - Oh, Yan – lo consolò Nikola – Il destino ha voluto che io e mio padre, Alessandro III di Russia, non avessimo il rapporto più esclusivo del reame.

    Sahany
    Alessandro 3o Romanov di Russia visse nel 19o secolo (1845 - 1894)


    Erano solo informazioni. Precisazioni. Non so se ti servono, a cosa ti servono, e come ti servono. In altre povere parole, non so dove vuoi andare a parare, :) ma mi è parso opportuno accennartelo, più che altro nel caso in cui questa tua storia venga letta da qualcuno che arriccia il naso di fronte a qualche data fuori posto. Se invece la ff resta qui su SL, non succede niente.
    Credo di aver capito le tue intenzioni, ma altri potrebbero non capirle, capito? ;)

    Tutto il resto va bene.
    Aspetto la prossima puntata. :)

    Si, riguardo la Russia mi ero informato, ma siccome si svolge poco dopo la guerra di Smolenks, non potevo fare altrimenti. Purtroppo seppure real, è un fantasy. Quindi casomai dovrei proporlo preciserei che non tutte le date sono esatte e concrete.
    Per quanto ci riguarda nemmeno le doppie vite e la magia esistono, eppure io ne scrivo, quindi spero passeranno sopra le date :lol:
     
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  14. sahany09
     
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    CITAZIONE (WilliamHalliwell @ 8/12/2013, 10:09) 
    CITAZIONE (sahany09 @ 8/12/2013, 01:11) 
    CITAZIONE
    William
    1636, Mosca (Russia) - Oh, Yan – lo consolò Nikola – Il destino ha voluto che io e mio padre, Alessandro III di Russia, non avessimo il rapporto più esclusivo del reame.

    Sahany
    Alessandro 3o Romanov di Russia visse nel 19o secolo (1845 - 1894)


    Erano solo informazioni. Precisazioni. Non so se ti servono, a cosa ti servono, e come ti servono. In altre povere parole, non so dove vuoi andare a parare, :) ma mi è parso opportuno accennartelo, più che altro nel caso in cui questa tua storia venga letta da qualcuno che arriccia il naso di fronte a qualche data fuori posto. Se invece la ff resta qui su SL, non succede niente.
    Credo di aver capito le tue intenzioni, ma altri potrebbero non capirle, capito? ;)

    Tutto il resto va bene.
    Aspetto la prossima puntata. :)

    Si, riguardo la Russia mi ero informato, ma siccome si svolge poco dopo la guerra di Smolenks, non potevo fare altrimenti. Purtroppo seppure real, è un fantasy. Quindi casomai dovrei proporlo preciserei che non tutte le date sono esatte e concrete.
    Per quanto ci riguarda nemmeno le doppie vite e la magia esistono, eppure io ne scrivo, quindi spero passeranno sopra le date :lol:

    Se è per questo, anch'io scrivo storie fantastiche senza credere a molti fenomeni paranormali, pensando che, comunque, nella fantasia tutto è possibile. :)
     
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13 replies since 28/11/2013, 09:49   126 views
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