Il senza nome -John Doe.

Risvegliatosi in un ospedale , non ricordava chi fosse i medici lo hanno così battezzato John Doe.

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  1. John7776
     
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    Ok prima parte di questo mio racconto non so se continuerò quindi prendete il tutto con le pinze ;)!

    - Titolo Fan Fiction: Il senza nome -John Doe.
    - Nome/Nick autore: John7776
    - Fandom : nessuno
    - Timeline : 2012
    - Sommario: Risvegliatosi in un ospedale , non ricordava chi fosse i medici lo hanno così battezzato John Doe.
    - Spoiler:nessuno.
    - Disclaimer:I personaggi e la storia appartengono all'autore , quest'ultimo scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
    Note:



    Le strade erano buie e silenziose, camminava con un'andatura lenta riparandosi dal freddo nel suo giaccone, il gelo lo disturbava e lo sfiancava portandolo ogni qualvolta che arrivava un soffio di vento a sfregarsi le mani per avere un po di calore.
    Era qualcosa di insostenibile,non poteva continuare così, portò una mano alla tasca destra del suo consunto jeans e tirò fuori un portafoglio logorato semi-distrutto, unico effetto personale rimastogli, e prese all'interno una banconota di cinquanta dollari ultima paga dell'ultimo lavoro tenuto poche ore prima e da cui si era licenziato lo stesso giorno.
    Contento per la possibilità di passare la notte in una stanza di motel anziché nelle panchine dei parchi pubblici, quindi alzò lo sguardo alla ricerca di una qualche insegna luminosa , che appunto indicasse l'ubicazione del motel.
    Con grande gioia ne trovò uno, anche se già proprio le condizioni dell'insegna con illuminate solo alcune lettere M-E-L che scoppiettano e irradiano alcune scariche elettriche lasciano a desiderare, ma era l'unica alternativa che aveva così si addentrò nel parcheggio che precedeva la struttura.
    Quando entrò nella Hall una nube di fumo, polvere e qualcos'altro difficile da distinguere lo invase dandogli un così dire caloroso benvenuto, che fece storcere molto il proprio naso e influenzò molto il suo umore.
    Al centro si stanziava una scrivania quadrangolare cinta da un piccolo muretto di cartongesso, dove era forse nascosto il proprietario.
    Questi era la caricatura di se stesso, un uomo di mezza età, stempiato, fuori forma, viso imbruttito da dispiacere della vita e un'espressione del viso che poco mostrava ma sicuramente non la voglia di vivere.
    Si avvicinò quasi furtivamente e aspettò che il vecchio uomo gli rivolgesse attenzione, ma questa tardò ad arrivare.
    Infatti l'uomo chino su una rivista intento a sfogliarla non presto caso alla presenza del giovane, solo quando quest'ultimo suonò il campanello alzò il viso quasi meccanicamente e con una nota di fastidio.
    Biascicò le seguenti parole: "Cosa vuole"?, il ragazzo rispose : " Vorrei prendere una stanza, ho solo cinquanta dollari quanti giorni potrei restare?".
    L'uomo senza espressione rispose: "Beh con la tariffa giornaliera puoi permetterti due giorni!", rispondeva secco e lapidario alle domande senza intrattenere una conversazione come se non gli interessava se il cliente prendeva o non la camera.
    Piuttosto turbato dallo strano comportamento annuì porgendo la banconota: " Ok la prendo".
    Il vecchio proprietario prese la banconota fissando con sospetto il ragazzo, poi rivolse la sua attenzione al foglio di carta rettangolare e lo pose sotto un fascio di luce proveniente dalla lampada adiacente per verificarne l'autenticità.
    Il ragazzo nel frattempo volse lo sguardo lungo la stanza e ispezionò i mobili, essi erano pieni di posa ceneri sicuramente utili al titolare che alla clientela e poi noto la carta da parati composta da giochi floreali di diverso genere e colori, possibilmente in stile anni cinquanta.
    Quindi quel motel doveva essere stato tramandato da generazione in generazione fino a decadere con quella corrente vissuta da quella specie di essere umano che tanto uomo non pareva.
    Venne distolto dai suoi pensieri proprio da quest'ultimo che gli porse un foglio dove doveva segnarsi e firmare, portandolo al panico.
    Non sapeva chi fosse o come si chiamasse e così si firmo con il nome di John Doe nome datogli proprio dai dottori che lo rianimarono e gli salvarono la vita in quell'ospedale in cui si svegliò, smemorato e senza conoscenza della propria persona. Quando ebbe firmato e restituì il foglio all'uomo, lo fissò con il timore che potesse buttarlo fuori in quanto si era firmato con un nome troppo finto per essere vero, ma inavvertitamente l'uomo non degnò di uno sguardo il documento e gli porse le chiavi senza congedarlo o utilizzando formalità quali "Benvenuto" o " Starà bene da noi" e ritornò alla sua precedente attività. Allora John Doe un po titubante prese le chiavi e si allontanò in direzione del corridoio che lo avrebbe condotto alle camere salutando il vecchio con un flebile arrivederci.
    Mentre camminava guardò il numero affisso alla targhetta delle chiavi, era il numero tredici, cosa che lo disturbò poiché nonostante non era superstizioso doveva ammettere che la situazione, il luogo e il tutto erano piuttosto sinistri.
    Arrivò alla porta della propri stanza e un brivido lo percosse per tutto il corpo inspiegabilmente, era proprio vero quel posto era davvero inquietante.
    Inserì le chiavi e girò la serratura aprendo la porta quando un odore disgustoso e nauseante lo investì facendolo tossire che per ripararsi si portò una mano alla bocca e con l'altra aprì tutte le finestre della stanza per far cambiare aria. Subito notò che la stanza era in pessime condizioni e che non valeva neanche un misero dollaro dei cinquanta che aveva pagato, ma pensò nuovamente che discutendo con il proprietario questi lo avrebbe potuto sbattere fuori e si sarebbe ritrovato nuovamente per strada così decise di non prestare attenzione alla melma che lo circondava.
    Così chiuse a chiave lasciando aperte le finestre e osservò la stanza, dire che era fatiscente o trasandata o mal ridotta sarebbero stati degli eufemismi, infatti non esisteva alcun aggettivo che potesse descrivere quello scempio di camera.
    Si avvicinò al letto in quanto era stanco e bisognoso di dormire e sposto le coperte, forse un po troppo veloce, in quanto liberò nell'aria piccole particelle di polvere che giocavano creando motivi geometrici.
    Schifato e sconsolato penso di darsi una sciacquata per quello che valeva, quindi andò in bagno, ma quando attraversò la soglia della porta quello che lo attese non fu di certo una sorpresa.
    Il lavandino era pieno di calcare ormai ingiallito e la doccia aveva una sudicia vecchia tendina quasi annerita dalla sporcizia.
    Nonostante ciò si bagnò il viso e poi osservò la sua immagine riflessa allo specchio quasi spaccato posto alcuni centimetri sopra il lavandino, le cameriere con cui aveva lavorato nell'ultima tavola calda gli avevano detto sfacciatamente che era un bel ragazzo, ma egli vedeva la figura di un uomo con lentiggini e occhiaie che uniti alla stanchezza aveva un viso per niente bello anzi un po aspro e accattivato.
    Dopo aver ultimato questo suo narcisistico excursus mentale decise che ora di dare ristoro alle propria ossa tramite il riposo, così fece uscendo dal bagno e sdraiandosi nel letto, che sporco e orribile com'era gli sembravo il paradiso in confronto agli umidi e tetri parchi in cui aveva passato le notti.
    Subito rise, era proprio ridicolo il fatto che ricordasse cosa significasse la parola paradiso appartenente un credo religioso non proprio basato sulla veridicità dei fatti e non sapesse nulla di se stesso che esisteva realmente.
    Decise di porre fine a qualsiasi ragionamento e dare riposo anche al cervello destinando all'indomani qualsiasi decisione o azione da intraprendere.

    Edited by John7776 - 10/8/2012, 15:58
     
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  2. sahany09
     
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    L'inizio promette bene..... Fai tu. ;)
     
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    ti ho inserito l'intro obbligatorio...compila il resto please :kissing:
     
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  4. John7776
     
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    scusa cristie ahah grazie tanto ;)
     
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3 replies since 12/7/2012, 21:16   74 views
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