Precius time

Oneshot by PioggiaDiStelle

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  1. PioggiaDiStelle
     
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    ANGOLINO DELL'AUTRICE

    Dunque!
    Dunque!
    Dunque!
    E ancora...dunque!

    Eccomi di nuovo a voi carissime e carissimi lettori di fanfiction, con la oneshot sequel di "Rebirth"...a dire il vero, questa fanfiction l'ho scritta diverso tempo fa, ma purtroppo quest'ultimo non è stato un gran bel periodo e quindi ho esitato (e rimandato) a lungo prima di postarla qui sul forum.

    Come al solito vi lascio le solite piccole premesse (copiata e incollate dal topic dedicato a "Rebirth") in modo tale che i nuovi lettori, leggendole vengano messi in guardia in anticipo ed evitare così possibile fraintendimenti e diatribe di varia natural e genere.

    Buona lettura.
    Un bacione grandissimo =*
    By PioggiaDiStelle.

    Premesse:

    1) Ellen Page (x-men, juno, inception) e Scott Clifton (Lian Spencer in beautiful) non compaino in NESSUNA STAGIONE o EPISODIO di Supernatural. Questi attori hanno il solo scopo di dare un "volto" ai personaggi di Susan e Thomas rispettivamente fratello e sorella nati dalla mia fantasia. Le foto messe in spoiler, permetteranno a voi lettori, di farvi un'idea di come io ho immaginato fisicamente questi due personaggi ^___^



    2) Chiedo scusa con laaaaaargo anticipo a tutte le fan di Sam Winchester, per aver reso il loro beniamino OC. Vi posso assicurare che tutte le volte che devo scrivere una oneshot con protagonista un o l'altro fratello guardo un sacco di puntate per cercare di riportare al meglio sulla carta il suo atteggiamento o modo di comportarsi. Faccio tutto il possibile, io ho sempre paura di rendere OC i personaggi del telefilm, quindi domando scusa a voi tutte.

    3) Il mio modo di scrivere non prende spunto da NESSUNISSIMO SCRITTORE ne tanto meno da NESSUNISSIMO ROMANZO FAMOSO. Lo stile di scrittura è MIO PERSONALE, anche perchè copiare lo stile d'altri è qualcosa, secondo me di molto molto meschino. Non è nel mio stile.

    4) Se la storia che vi apprestate a leggere non vi piace o il mio modo di scrivere vi annoia, potete farmelo sapere tranquillamente con un post non dimenticando in primo luogo l'educazione. Le critiche costruittive aiutano a migliorarsi, se fatte nella maniera giusta ovviamente.

    5) I dialoghi scritti in corsivo (i) stanno ad indicare un flashback, quindi un qualcosa che è avvenuto nel passato; e il testo della canzone corrisponde alla canzone "When you say nothing" di Ronan Keating. Nello spoiler sottostante troverete il video con la canzone e il testo tradotto ^___^.




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    - Titolo Fan Fiction: Precius time.
    - Nome/Nick autore: PioggiaDiStelle
    - Fandom : Supernatural
    - Timeline : Gli eventi narrati nella fanfiction, fanno riferimento al episodio n° 18 della 6° stagione dal titolo " Frontierland ".
    - Sommario : "Il tempo. Per un cacciatore di demoni, il tempo è “qualcosa” che scorre tanto, anzi troppo velocemente. Siamo come tante falene, che volteggiano leggiadre nella notte, librandoci in volo fino a quando le nostre forze ce lo consentono.Come le falene, la cui durata della vita è assai breve, anche noi cacciatori viviamo ogni singolo giorno, come fosse l'ultimo passato in questo strambo, incasinato ma allo stesso tempo meraviglioso mondo."
    - Spoiler: SI SPOILER (per chi ancora non avesse ancora visto la 6° stagione e l'episodio da cui è tratta questa oneshot consiglio di non leggere onde evitare di rovinarsi la sorpresa)
    - Disclaimer: Sam Winchester, Dean Winchester, Lucifero (solo nominato), Bobby Singer, Castiel non mi appartengono l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
    - Note: Sam Winchester/Nuovo personaggio


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    Il tempo.
    Per molti è qualcosa contro cui è difficile (anzi quasi impossibile) combattere, un po' come la morte, di cui il tempo (almeno, stando a quello che narrano le antiche leggende) ne è il fratello.
    Il tempo è il padrone incontrastato della nostra vita.
    Decide lui quando è il momento, per ogni essere umano, animale o vegetale di nascere, crescere ed infine morire.

    Il tempo.
    A volte è nostro alleato.
    Altre volte è nostro nemico.
    Per i buddisti il tempo è un qualcosa che va di pari passo con la pazienza e la perseveranza; mentre per le civiltà inca o maya è sempre stato sinonimo di sventura o peggio ancora di catastrofe.

    Viaggi nel tempo.
    Se ne parla abbastanza spesso, alla televisione (con documentari e film) , leggendo riviste di scienza o su internet; in molti sostengono di aver viaggiato nel tempo grazie ad una serie di misteriose coordinate spazio-temporale o addirittura..con l'aiuto degli extraterrestri.
    Verità o menzogna?
    Chi può dirlo.

    Gli scienziati invece, sono convinti che un giorno l'uomo sarà in grado di “curvare” la linea del tempo a suo piacimento, magari costruendo sul serio una macchina del tempo, con cui potersi spostare da un'epoca all'altra; e scoprire cosa è accaduto nel passato o vedere come sarà il futuro dell'umanità.
    La macchina del tempo.
    Una leggenda metropolitana come tante?
    Forse si o forse no!

    Sospiro.
    Io non ho mai considerato il tempo amico o nemico, ma più semplicemente una parte di me in quanto semplice essere umano pensante.
    Non l'ho mai “combattuto”, anzi ho sempre accettato ciò che il destino aveva in serbo per me, senza oppormi; il Buddah voleva mettermi alla prova e per raggiungere l'armonia e la pace, dovevo sopportare senza riserva alcuna la sofferenza che mi veniva inferta.

    Così ho fatto.
    La dialisi.
    La scelta di mio fratello Thomas, di donarmi uno dei suoi reni.
    Il trapianto.
    La morte di mia madre.
    I miei poteri demoniaci.
    La reclusione forzata nel monastero.
    La morte di mio padre.
    E...la morte di Thomas.

    In quei momenti a dir poco terribili della mia vita, ripetevo a me stessa, che il tempo avrebbe messo a posto le cose prima o poi; io non dovevo fare altro, che avere pazienza, aspettare e sperare.
    Così ho fatto.
    Ho pazientato.
    Aspettato.
    Sperato.
    E' servito a qualcosa?
    Forse.

    Il tempo.
    Per un cacciatore di demoni, il tempo è “qualcosa” che scorre tanto, anzi troppo velocemente.
    Siamo come tante falene, che volteggiano leggiadre nella notte, librandoci in volo fino a quando le nostre forze ce lo consentono.
    Come le falene, la cui durata della vita è assai breve, anche noi cacciatori viviamo ogni singolo giorno, come fosse l'ultimo passato in questo strambo, incasinato ma allo stesso tempo meraviglioso mondo.

    Il tempo è molto prezioso per noi.
    Molti di noi discendono da famiglie, che hanno dato i natali a generazioni e generazioni di cacciatori; tutti morti con onore, nel tentativo di proteggere la “gente normale” da creature orribili e pericolose quali vampiri, demoni o zombie.
    Come me e Thomas, mio fratello.
    Perché gli Spencer e gli Yashimoto sono due delle famiglie di cacciatori più antiche (dopo i Campbell) esistenti al mondo; quando un membro di una di queste due famiglie viene al mondo, il suo destino è già praticamente segnato.
    Diventerà un cacciatore.
    A prescindere che il neonato sia un maschio oppure una femmina.

    Altri invece decidono di abbandonare la loro meravigliosa “vita normale” per diventare cacciatori di demoni. Tutto perché un demone, un vampiro o licantropo, ha strappato loro una persona cara e quindi l'unico modo per cercare di alleviare il dolore che dilaniava i loro cuori era vendicarsi.
    Come i Winchester.
    John Winchester è diventato un cacciatore perché un demone dagli occhi gialli, aveva ucciso sua moglie; il desiderio di ritrovare quell'essere immondo e ucciderlo, era tale che non ha esitato a “trascinare” anche i suoi figli (allora poco più che bambini), in un mondo di cui fino a quel momento avevano ignorato l'esistenza.

    Il nostro “lavoro” non conosce la parola fine.
    Non una pausa
    Non una vacanza.
    Niente di tutto questo.

    La vita di un cacciatore di demoni è una vita dura e per certi versi orribile, fatta di sacrifici e tante (anzi tantissime) rinunce.
    Non si ha una vera casa, ma ci si sposta in continuazione da un luogo all'altro.
    Spesso e volentieri siamo costretti a mentire sulla nostra vera identità, al solo scopo di carpire informazioni alla “gente comune”, che ignari del pericolo continuavano a condurre la loro vita come se niente fosse.
    Truffiamo.
    Mentiamo.
    Rubiamo.

    Nonostante questa nostra vita sia piena di rinunce, alcuni di noi riescono a ritagliarsi dei “piccoli momenti di normalità” come fidanzarsi, sposarsi e (se il tempo naturalmente lo consente), avere dei figli.
    Piccoli frammenti di felicità, in una vita dove spesso e volentieri, la solitudine è l'unica compagna.

    Già, il tempo.
    Ho visto centinaia (se non migliaia) di donne cacciatrici di demoni, cospargere i corpi dei loro mariti o peggio ancora dei loro figli con del sale e poi bruciarli; e con altrettanta frequenza ho visto eseguire lo stesso doloroso rituale da cacciatori uomini.
    Tanta disperazione.
    Tante lacrime.
    E nessun corpo da onorare o una lapide su cui portare dei fiori.

    Spesso e volentieri siamo proprio noi donne, le prime a morire sul “campo di battaglia”, forse perché in quanto mogli e madri siamo le più “vulnerabili” dal punto di vista emotivo e quindi facili bersagli dei demoni o di altre creature immonde.
    Lasciamo i nostro figli con la consapevolezza che non li vedremo mai crescere e diventare uomini o donne; mentre ai nostri padri, fratelli, fidanzati e mariti non rimane altro da fare, se non andare avanti (nonostante il dolore) e continuare a cacciare, nella speranza di riuscire a sopravvivere molto più di noi.

    Molte di noi non arrivano a compiere i trent'anni di età.
    Perché un demone ci ha possedute, un vampiro ci ha azzannato fino a dissanguarci oppure perché un licantropo ha fatto a brandelli le nostre budella, portandosi via il nostro cuore.
    Io ho ventitré anni.
    Sono una cacciatrice di demoni.
    E sono ancora viva.
    Un vero miracolo, no?

    Il tempo.
    Io personalmente non gli ho mai dato grande importanza, ne tanto meno l'ho mai considerato un alleato o peggio ancora, un nemico da temere.
    Almeno...fino a ieri.
    In ventitré anni di vita, ho visto e sopportato cose, che la “gente comune” neanche immagina; e anche nel caso in cui potessero immaginarlo, probabilmente rabbrividirebbero di terrore o mi rivolgerebbero occhiate cariche di tristezza o pietà.

    La dialisi.
    Ore ed ore collegata ad uno stramaledettissimo macchinario, con due o tre flebo conficcati nel mio minuscolo braccio di bambina, (in molti hanno ancora il coraggio di chiedermi, perché quando vedo un ago incomincio tremare); attorniata da una decina di medici in camice bianco che parlottando tra loro si chiedevano quante possibilità avevo di sopravvivere in quelle condizioni.

    Un grande sacrificio.
    Mio fratello Thomas, che per porre fine al mio tormento, decise di donarmi uno dei suoi reni (nonostante avesse solo sei anni); fregandosene altamente del fatto, che da quel momento in avanti avrebbe vissuto con un rene solo e quindi tante cose gli sarebbero state precluse.

    Il primo lutto.
    Ho dovuto seppellire mia madre, Yukiko Yashimoto, una donna giapponese di grande bellezza e dai modi gentili; uccisa da un servitore di “Occhi gialli” perché interferiva continuamente con i piani che il demone aveva in serbo per me e mio fratello.

    Una maledizione.
    La scoperta dei poteri demoniaci di Thomas e miei, al inizio spaventosi e del tutto fuori controllo; che portarono mio padre alla sofferta decisione di “segregare” prima mio fratello e poi me in un monastero buddista, nella speranza (grazie agli insegnamenti di un Sensei) di imparare a controllare i nostri terribili poteri.

    Avevo sangue demoniaco nelle vene.
    Tutto ciò che disegnavo su carta o altri materiali conduttori , prendeva vita.
    Mio fratello ne è stato (involontariamente) la causa, quando decise di donarmi uno dei suoi reni, trasmettendomi parte dei poteri dello Yed.
    Una volta uscita dal monastero, ritornai a cacciare insieme a mio padre e Thomas; e da quel momento in poi tra i cacciatori divenni nota come “Sketch” per via del mio potere.

    Il secondo lutto.
    Ho dovuto seppellire anche mio padre, Arthur Spencer, un uomo dalla corporatura possente ma dal cuore grande.
    Sua moglie era la sua delizia.
    Thomas il suo grande campione.
    Io, la sua principessa.
    Nel tentativo di vendicare la morte di mia madre, è stato a sua volta ucciso da un branco di demoni, figli di Occhi Gialli.

    Il terzo lutto.
    La morte di mio fratello Thomas.
    Eravamo “prigionieri” nel villaggio dei prescelti insieme ad altri ragazzi e ragazze come “noi” e mio fratello non ha esitato un solo istante a sacrificare la propria vita al solo scopo di proteggermi, nascondendomi agli occhi dello Yed e salvando Sam Winchester dal primo tentativo di Jake Talley di ucciderlo ponendosi fra Sam e il coltello.
    Un colpo al cuore.
    E' morto sul colpo, non ha sofferto.
    Come il più coraggioso e leale dei guerrieri samurai.

    Ho visto un sacco di volte, la morte in faccia.
    Ho sofferto.
    Ho pianto.
    Ho seppellito entrambi i miei genitori.
    Mio fratello.
    E ho visto...l'uomo che amo, lanciarsi dentro ad una voragine infernale, al solo scopo di fermare la l'arrivo dell'Apocalisse sulla terra; lasciando me con un dolore nel cuore, che neanche il famoso “tempo che guarisce ogni ferita” è stato in grado di attenuare in qualche modo.

    Sobbalzo.
    Mi guardo intorno con circospezione, stringendo nella mano sinistra il mio coltello da cacciatrice e con la speranza di essere (ancora) completamente sola nel salotto di Bobby Singer, sdraiata sul suo divano a godermi un po' di pace e soprattutto di silenzio.
    Non c'è nessuno.
    Sono sola.
    Anche perché se fosse arrivato qualcuno (in particolar modo, mio fratello), avrei dovuto spiegare il motivo per cui ero arrossita come un pomodoro messo sulla graticola ad abbrustolire.
    Stavo di nuovo pensando a lui.

    Dopo essermi accertata della “silenziosa desolazione” in cui l'intera stanza è avvolta, intingo nuovamente lo stilo di bambù nella boccetta di inchiostro nero e riprendo a scrivere nel mio diario (di cacciatrice) nel modo più ordinato e preciso possibile, utilizzando i caratteri della scrittura kanjii.
    Il diario di mia madre.
    Lei lo ricevette in dono da sua madre (ovvero mia nonna) il giorno del suo decimo compleanno, che poi a sua volta lo ha consegnato a me, ed un giorno (forse) anche io lo regalerò a mia figlia, in modo tale che questa tradizione della famiglia Yashimoto non vada perduta.
    Sa mai avrò (e potrò) avere dei figli, è ovvio.

    Il diario di mia nonna.
    Il diario di mia madre.
    Il mio diario.
    I diari di tre cacciatrici.
    I diari di tre donne.

    Sorrido.
    Vado indietro con le pagine, fino ad arrivare a quella che preferisco di più in assoluto, in quanto è stata scritta da mia madre pochi giorni dopo il suo matrimonio con mio padre.
    In questa pagina ai cui margini mia madre, aveva disegnato dei fiori di loto intrecciati con dell'edera; si parlava di come trovare e uccidere un demone-gatto che in Giappone, si cibava delle anime di giovani donne in età da marito.

    Ma non è il racconto in se, a fare di questa pagina la mia preferita.
    Con un sorriso, sollevo la fotografia che vi è adagiata sopra e guardo raggiante i miei genitori; felici come non mai, nel giorno del loro matrimonio celebrato alle pendici del monte Fuji in un tempio buddista.
    Mia madre è bellissima con addosso un kimono di seta rosa chiaro ed i capelli neri come la notte, adornati con lunghi fili d'oro e perle bianche.
    Era già incinta di mio fratello.
    Lo intuisco dal suo ventre, non molto pronunciato ma ugualmente visibile, attraverso la stoffa aderente del kimono.

    Sospiro.
    I miei genitori, nonostante i loro mondi fossero così diversi l'uno dal altro, si sono innamorati e insieme sono stati anche molto felici.
    Hanno dedicato tutta la loro vita alla caccia, ma anche (e soprattutto) a me e Thomas, cercando di farci vivere una vita il più possibile normale.
    Una vita piena d'amore.
    Una vita serena.
    Una vita gioiosa.

    Chi lo sa, se anche io...potrò essere felice con Sam?
    Mio padre si innamorò di mia madre al primo sguardo e non ha perso tempo a dichiararle il suo amore; nonostante lei fosse stata “promessa” ad un altro uomo (ovviamente un giapponese) molto più bello ricco e intelligente di lui.

    Sarò ancora in tempo per dire a Sam quello che provo per lui?
    In fin dei conti, se mi avesse in qualche modo “rimpiazzata” lo capirei benissimo, visto il modo a dir poco stupido, in cui mi sono comportata otto giorni fa.

    Che stupida, sono stata!
    Rimetto la fotografia dei miei genitori al suo posto, intingo di nuovo la punta dello stilo di bambù nell' inchiostro, volto le pagine in avanti fino a raggiungere quella a cui mi stavo dedicando fino a qualche minuto prima e ricomincio a scrivere.

    Denver – Colorado.
    Andare laggiù per aiutare dei cacciatori amici di nostro padre, oltre che per fare chiarezza dentro di me non era servito a niente; in quanto avevo già capito prima ancora di arrivare in città, quali fossero i miei sentimenti per Sam.
    Lo amavo.
    Con tutto il cuore.
    Con tutta me stessa.
    Con tutta l'anima.

    Tante volte durante il viaggio di andata, ero stata tentata di chiedere a mio fratello (volente o nolente) di fare marcia indietro e di ritornare a Sioux Falls da Sam.
    Ma non l'ho fatto.
    Perché nonostante avessi finalmente capito di essere innamorata di Sam, avevo anche fatto una promessa a Bobby e Dean; ovvero scoprire, mentre ero a Denver qualcosa in più su “Eva” la Madre di tutte le cose.
    Colei che aveva dato vita al mondo del sopranaturale, creando il primo vampiro, il primo licantropo e la prima di una lunga (anzi lunghissima) serie di creature mostruose.
    Ma soprattutto...trovare un modo per annientarla, prima che fosse troppo tardi.

    Sospiro.
    I cacciatori di Denver riservarono a me e mio fratello una calorosa accoglienza (nonostante di li a poco avremmo dato la caccia ad un branco di vampiri assetati di sangue); e mentre mio fratello veniva “preso di mira” da una ragazza di nome Melany, io facevo amicizia con Antony e la sua dolcissima sorellina Alexandra.
    Antony era un ragazzo molto gentile, allegro e sempre disponibile, infatti, non appena gli chiesi informazioni sulla “Madre di tutte le cose”, mi ha fornito tutta la documentazione che lui e gli altri cacciatori avevano raccolto sull'argomento.
    Purtroppo niente di ciò che io, Thomas, Bobby, Dean e Sam non sapessimo già; ovvero che Eva poteva essere riportata in vita sacrificando una ragazza vergine, gettandola all'interno di un vulcano situato chissà dove negli Stati Uniti.

    Continuavo a pensare a Sam.
    Io e Thomas siamo rimasti sei giorni a Denver, con quei cacciatori e non sono pazza, se dico che il tempo sembrava non passare mai.
    Volevo salire sul camper e partire a tutta birra alla volta di Sioux Falls per raggiungere Sam e dirgli che lo amavo e che andare via era stata la cosa più stupida che avessi mai fatto in tutta la mia vita.

    Mi mancava ogni cosa di lui.
    Il suo sorriso.
    La sua voce.
    Il modo in cui mi abbracciava, facendomi sentire ogni volta protetta ed al sicuro.
    Potevo percepire le sue emozioni, anche a chilometri di distanza, grazia al legame mentale che ci univa.

    Ma non mi bastava.
    Io avevo bisogno di lui, avevo bisogno del uomo che amavo.
    Avevo bisogno di Sam.

    Sospiro.
    Di nuovo.
    Alcuni giorni dopo la mia partenza per Denver, iniziai a soffrire di fortissimi e dolorosissimi male di testa; Thomas avrebbe voluto portarmi al più vicino ospedale di Denver, ma io opposi una ferrea resistenza in quanto odio gli ospedali, ne ho un vero e proprio terrore visto quello che ho dovuto subire (e patire) quando ero piccola.
    C'era qualcosa che non andava nel legame mentale che univa me e Sam, in quanto più di una volta mi sono ritrovata in testa “brandelli” di pensieri e ricordi che non appartenevano a me, ma a lui.

    Senza perdere altro tempo gli telefonai, e dopo il primo momento di gioia nel saperlo in buona salute; appresi con orrore che Sam era collassato alla fine di una caccia con suo fratello Dean e durante quel breve periodo di incoscienza, aveva ricordato frammenti del suo periodo trascorso nella gabbia infernale con Lucifero e Michele.
    Il suo corpo bruciava.
    La sua anima era avvolta dalle fiamme.
    Era stato come, se gli avessero strappato la pelle dal corpo.

    Lo rassicurai per quanto possibile, dicendogli che alla prossima “ondata di ricordi”, avrebbe dovuto cercare (o anche solo tentare)di mantenere il controllo, senza lasciarsi sopraffare dalla paura o peggio ancora, dalla disperazione.
    Doveva farlo.
    Se non voleva che “il muro” eretto da Morte nella sua mente crollasse.

    Sorrido.
    Da quel momento in avanti io e Sam, ci siamo sempre tenuti i contatto scrivendoci email o inviandoci sms con il cellulare; Sam mi raccontava del anno che aveva trascorso (e ricordato) senza la sua anima, di tutte le persone che aveva fatto soffrire o peggio ancora ucciso.
    Io che altro potevo fare, se non cercare di tranquillizzarlo e ricordargli sempre (quasi fosse una preghiera), che il solo fatto di essersi pentito per tutto il male commesso era già un grande passo in avanti verso la sua personale redenzione?

    Durante questi nostri “contatti telematici”, non accennai mai a Sam nulla che avesse a che fare con i miei sentimenti per lui...o per il “quasi bacio” che ci saremmo senz'altro scambiati, se Thomas non fosse venuto proprio in quel momento a cercarmi.
    Non ne avevo il coraggio.
    O meglio...preferivo affrontare “l'argomento” di persona, piuttosto che nascondermi dietro al monitor di un notebook o il display di un telefono cellulare di ultima generazione.
    Ero pur sempre una Spencer, che diamine!

    Mi sembrava di impazzire.
    Le giornate a Denver sembravano non passare mai, io continuavo a pensare a Sam; mentre mio fratello si divertiva come un matto a decapitare vampiri.
    Credevo che saremmo rimasti in quella città per sempre, ma proprio quando il mio timore stava per tramutarsi in una certezza; Sam decise di accorrere in mio aiuto...con una telefonata.


    “ - Allora dimmi, la testa come va? Ti fa ancora male? Per caso, hai ricordato qualcosa di nuovo su l'inferno? - Chiedo a Sam con una certa preoccupazione nella voce mentre, getto nel bidone della spazzatura i resti della cena mia e di Alexandra, ovvero due pizze. -

    - No, è tutto a posto e nessun'altra crepa nel muro che Morte mi ha infilato nella testa prima di restituirmi l'anima. Tu piuttosto, come procede li a Denver? Hai scoperto qualcosa di nuovo su “Eva”? - Risponde Sam con velata ironia ed un sorrisetto (che io dal altro capo del telefono non potevo certo vedere), ben sapendo quanto odiassi quella città-

    - Nulla che già non sapessimo. Questo viaggio è stato inutile Sam, sono stanca di essere attorniata da cacciatori che non sanno fare altro che bere birra e ingozzarsi di stufato di montone. - Esclamo io con un sospiro al colmo dell'esasperazione, mentre un brivido di disgusto mi attraversa la schiena -

    - Aspetta un momento...stufato di montone? Ma non è un piatto tradizionale della Scozia? - Domanda Sam alquanto stupito da quella “insolita” rivelazione, come se solo in Scozia si divertissero a uccidere dei poveri animali per farne spezzatino -

    - A quanto pare non solo della Scozia. Chi mi preoccupa di più è Thomas, sembra che vivere qui gli piaccia da impazzire e credo voglia stabilircisi.- Affermo io con sempre maggiore preoccupazione nella voce, camminando avanti e indietro per la stanza di motel in cui io e Alexandra alloggiamo fino al ritorno dei cacciatori -

    - E se io vi fornissi una motivazione per andarvene da Denver e ritornare a Sioux Falls?

    - Tutto pur di lasciare questa città Sam, anche infilare la testa dentro le fauci affilate e puzzolenti di un Cerbero!

    - Io, Dean e Bobby vogliamo andare a dare un'occhiata alla biblioteca della famiglia Campbell, nel capanno che Samuel usava come suo quartier generale. Magari laggiù riusciamo a trovare qualcosa, che ci dica come annientare la Madre. Tu e tuo fratello, siete dei nostri? - Chiede Sam sedendosi sul bordo della scrivania di Bobby stracolma come al solito di ogni genere di libro che riguardava le creature appartenenti al mondo del sopranaturale ed aspettando una risposta -

    - Sono dei vostri anche senza mio fratello, questo è poco ma sicuro! Appena torna dalla caccia ai vampiri ,lo costringono a prendere tutte le nostre cose e andarcene. Se partiamo questo sera e viaggiamo per tutta la notte, domani in mattinata dovremmo essere a Sioux Falls e... - Esclamo al culmine della felicità, stringendo il mio cellulare talmente forte che questo scricchiola in modo assai pericoloso -

    - Sorellona! Vieni a giocare con me, alle signore che bevono il thè? Per favoreeeee...- Chiede Alexandra con tono supplichevole, afferrandomi la mano sinistra e cominciando a tirarmi visto che erano già un paio di minuti che la ignoravo per poter parlare al telefono -

    - Signore che bevono il thè?

    - Già, è il tipico gioco che fanno tutte le bambine a partire dai tre anni in poi...è divertente, le prime quattro volte. Ora però è meglio che vada, Alexandra mi sta aspettando, grazie Sam, tu mi hai salvato nel vero senso della parola.

    - Figurati! Ah, Susan...- Esclama Sam con una certa esitazione nella voce, quasi temesse che il solo pronunciare il mio nome avrebbe richiamato Lucifero sulla terra per scatenare il caos-

    - Si. Che cosa c'è? - Chiedo io, stringendo il cellulare con entrambe le mani mentre sento il mio cuore cominciare a battermi nel petto quasi volesse schizzare via -

    - Torna presto. Mi manchi. - Mormora Sam in un sussurro a malapena udibile, facendomi sussultare ed arrossire come un pomodoro messo a bruciare sulla griglia -

    - Anche tu. - Rispondo anche io sussurrando quelle due semplici ed allo stesso tempo veritiere parole, premendo subito dopo il tasto rosso sul display del mio cellulare e ponendo fine (purtroppo) alla conversazione - "


    Sorrido.
    Porto la mano destra all'altezza del cuore, sentendolo palpitare con forza dentro al mio petto; il ricordo di Sam, che con un filo di voce, poco più che un sussurro disse di sentire la mia mancanza servì a restituirmi un filo di speranza.
    Forse anche lui, provava qualcosa per me.

    Non appena mio fratello fece ritorno dalla “battuta di caccia” ai vampiri (io avevo preferito rimanere con Alexandra nella stanza di motel dove il gruppo aveva deciso di alloggiare per tutta la durata della caccia); io avevo già raccolto tutto le nostre cose, salutato Alexandra, costretto (nel vero senso della parola) mio fratello a salire sul camper e partire come un razzo alla volta di Sioux Falls in quanto avevamo del lavoro da fare altrove.

    Abbiamo guidato per tutta la notte, ogni due ore davo il cambio a Thomas in modo tale che lui potesse riposare, mangiare qualcosa ed “espletare i suoi bisogni fisiologici primari”.
    La cosa che più mi sorprese fu la reazione di mio fratello, quando con un certo timore, gli rivelai che il vero motivo per cui stavamo andando a Sioux Falls, era per aiutare Dean, Sam e Bobby a cercare “qualcosa” che potesse annientare la Madre, nella biblioteca della famiglia Campbell.

    Non si arrabbiò.
    Nessuna scenata di “gelosia fraterna”.
    O lamentela.
    Niente di niente.

    Erano le quattro di notte quando glielo dissi e lui si limitò a posarmi un bacio sulla fronte, raccomandandomi di prendere tutte le medicine per il rene e poi andò a coricarsi nel suo letto, lasciando guidare me per le prossime due ore.

    Mentre continuavo a pensare alla “strana accondiscendenza” di Thomas, sul fatto di lavorare di nuovo con i Winchester (visto gli ultimi – non tanto piacevoli avvenimenti); io guidavo ed ascoltavo (con le cuffie nelle orecchie naturalmente) una delle mie canzoni preferite in assoluto ovvero “When you say nothing” di Ronan Keating perché mi ricordava tutti i bei momenti passati con Sam.

    Anche lui, n'ero certa (anzi quasi sicura) l'ascoltava ogni tanto; poiché un giorno per puro caso (non era mia intenzione origliare), avevo sentito Dean lamentarsi con suo fratello, a causa di una canzone “estremamente sdolcinata” che quest'ultimo ascoltava spesso e volentieri causandogli il voltastomaco.

    Tante volte, durante quella lunga ed interminabile notte passata alla guida del camper, sono stata sul punto di telefonare a Sam; anche solo per sentire la sua voce e rassicurarlo che il viaggio di ritorno a Sioux Falls stava andando bene.
    Non l'ho fatto.
    Semplicemente perché, che a quell'ora della notte ( erano precisamente le quattro e trentacinque) lui e (soprattutto) Dean stavano senz'altro dormendo e...telefonare in piena notte (a meno che non si trattasse di lavoro), al solo scopo di sentire la voce della persona amata, era tutto tranne che una mossa intelligente.
    Specialmente con Dean Winchester nelle immediate vicinanze.

    Purtroppo però il viaggio di ritorno a Sioux Falls per riunirci a Bobby, Sam e Dean dovette subire un rallentamento ( a pochissimi chilometri dalla meta); a causa di mio fratello, che tanto aveva insistito per fermarsi ad una stazione di servizio, allo scopo di da fare benzina e magari, anche una colazione decente, visto che il frigorifero nel nostro camper assomigliava ad una landa desolata.

    Così, mentre mio fratello si rimpinzava di caffè e frittelle con sciroppo d'acero (io mi limitavo a “tormentare” con le bacchette i miei pancake riducendoli a brandelli), io lo guardavo con impazienza e pregandolo ogni cinque minuti di sbrigarsi.
    Nella mia lunga (per l'età che ho, è davvero un gran traguardo) carriera di cacciatrice di demoni, ho visto e sentito cose tra le più assurde; ma le parole che uscirono dalla bocca di Thomas, dopo l'ennesimo invito da parte mia, a farla finita una volta per tutte con quelle stramaledette frittelle mi lasciarono a dir poco esterrefatta se non addirittura senza fiato.

    “ - Fratellone, dimmi la verità ti prego...sei ubriaco per caso? -Chiedo io con una certa preoccupazione nella voce, infilzando con una bacchetta un pancake ancora miracolosamente intatto -

    - Non sono ubriaco Susie, quante volte te lo devo ripetere?! Solo perché ti ho detto che non ostacolerò più il tuo rapporto con Sam Winchester, questo non fa di me un alcolizzato.- Afferma mio fratello al colmo dell'esasperazione, alzando gli occhi al cielo prima di ritornare a concentrarsi sulle sue frittelle, ricoprendole interamente di sciroppo d'acero -

    - Thomas, tu odi Sam. L'ultima volta che vi siete ritrovati faccia a faccia, tu gli ha puntato contro la pistola di nostro padre. Come mai, improvvisamente hai cambiato idea? Domando inarcando un sopracciglio sospettosa, mentre osservo disgustata le frittelle di mio fratello ormai ridotte ad un ammasso informe di pastella e liquido ambrato -

    - Perché non sei più una bambina Susie, ormai sei una donna...e se davvero Winchester Junior è la persona giusta per te, non sarò certo io ad ostacolare una vostra futura relazione. Tu lo ami Susie e non mi servono i miei poteri mentali per capirlo. - Dichiara mio fratello esibendo uno dei suoi rari sorrisi, poggiando la forchetta alla sua sinistra per prendermi entrambe le mani e stringerle forte tra le sue -

    - Si è vero, io lo amo ma...a volte ripenso alle parole di quel demone, quello che aveva posseduto l'amico di Sam te lo ricordi? Mi disse che io per Sam ero e sarei stata sempre un “ripiego”.- Mormoro, ancora rossa in viso per aver detto a mio fratello quali fossero i miei sentimenti per Sam, abbassando però lo sguardo al ricordo delle parole che quel demone mi aveva rivolto, poco prima di essere ucciso da Sam stesso -

    - I demoni mentono! - Esclama mio fratello in un grugnito risentito, lasciando le mie mani per poi ritornare ad ingozzarsi, in quanto non voleva darmela vinta un'altra volta, visto che stavo precipitando in un altro attacco di paranoia -.

    - E se invece, avesse ragione Thomas? Se io per Sam fossi davvero, una seconda scelta perché lui in realtà è ancora innamorato di Jessica?! - Domando con un filo di voce, guardando mio fratello nella speranza di ricevere un consiglio da parte sua, visto la mia totale inesperienza per quanto riguardava le questioni amorose-

    - Tu per lui, non sarai mai un ripiego Susie, perché sei il suo presente e...magari se usciamo vivi, da tutta questa storia di Eva, anche il suo futuro. - Afferma mio fratello sorridendo nel vedermi così “impacciata” quando si trattava di sentimenti; ricambio il suo sorriso, mentre lui con affetto mi accarezza il braccio destro -

    - Non è che per caso, hai utilizzato i tuoi poteri per leggere i pensieri di Sam? Ti prego, dimmi che non lo hai fatto...- Mormoro con una certa preoccupazione nel tono di voce, mentre osservo Thomas sperando con tutta me stessa che non abbia fatto ciò che temo -

    - Lo sai, che non farei mai una cosa del genere sorellina. Però se davvero si lascia scappare una persona meravigliosa quale sei tu, è veramente un idiota senza cervello.

    - Grazie Thomas, sei il fratello maggiore migliore del mondo! Ti voglio bene – Affermo io al colmo della felicità, alzandomi dal tavolo per sedermi sulle ginocchia di mio fratello e baciarlo affettuosamente su una guancia- .

    - Questo ed altro per la mia sorellina preferita. Però mettiamo subito in chiaro una cosa Susie: io non mi intrometterò più tra te e Winchester Junior ma ad una condizione. - Risponde mio fratello scompigliandomi teneramente i capelli ed infischiandosene altamente degli sguardi curiosi delle persone presenti all'interno del locale -

    - E quale sarebbe?

    - Se vengo a sapere che per una qualsiasi ragione Winchester Junior ti ha fatta soffrire, tu mi permetterai di andarlo a cercare e spaccargli la faccia! - Afferma mio fratello con convinzione, stringendo la mano sinistra a pugno ed agitandola fingendo di essere (la brutta copia) di Conan il barbaro -

    - Sai che non te lo permetterei mai, vero? - Sospiro alzando gli occhi al cielo rassegnata, al fatto che certe qualità in mio fratello non cambieranno mai, neppure tre un milione di anni -

    - Lo so. Per questo te l'ho chiesto. “


    Sbadiglio.
    Poso lo stilo di bambù accanto alla boccetta di inchiostro nero, mi distendo più comodamente sul divano ed infine chiudo gli occhi appisolandomi.
    La stanchezza delle ultime ore, comincia a farsi sentire o forse è tutta colpa del nuovo dosaggio dei farmaci immuno sopressori a darmi sonnolenza.
    Chi lo sa.

    Ancora adesso, nonostante siano trascorsi (quasi) due giorni, mi riesce davvero molto difficile credere (o anche solo pensare), che mio fratello abbia messo da parte la sua “personalissima” avversione contro Sam e Dean (SOPRATTUTTO nei riguardi di Dean) al solo scopo di vedermi felice insieme al uomo che amo.
    La vita è davvero “bizzarra” certe volte.

    Ogni tanto però, le parole di quel demone continuavano a riecheggiare nella mia testa; insinuando dentro di me il dubbio, che “forse” per Sam (nel caso in cui mi fossi decisa a rivelargli i miei sentimenti) ero davvero una “seconda scelta”; un rimpiazzo per colmare il vuoto che la morte di Jessica aveva lasciato nel suo cuore.

    Povera ragazza.
    Occhi Gialli l'aveva uccisa (o fatta uccidere) nello stesso identico modo atroce, in cui era morta Mary Winchester, la moglie di John Winchester e la madre di Sam e Dean.
    Il motivo?
    Quella ragazza stava “rammollendo” Sam, almeno stando a quello che Brady o meglio il demone che possedeva il suo corpo aveva confessato; ed io avrei dato libero sfogo alla furia dai miei poteri, se non fosse che quel bastardo si serviva per trovare Pestilenza, uno dei quattro cavalieri.
    Chissà se...Jessica, vorrebbe vedere Sam di nuovo felice.
    Me lo domando spesso.

    Ad ogni modo, una volta che io e Thomas finimmo di fare colazione e riportato a livelli decenti le nostre riserve di carburante; ripartimmo alla volta di Sioux Falls, dove Sam, Dean e Bobby ci stavano aspettando a casa di quest'ultimo per poi andare tutti insieme al nascondiglio di Samuel Campbell e scoprire dove fosse questa sua “fantomatica” biblioteca segreta.

    Inutile dire che non appena vidi Sam, sentii come se il mio cuore cominciasse a martellare con sempre maggiore forze dentro al mio petto; mentre la mia voce era scomparsa, nascosta in chissà quale angolo recondito del mio corpo.
    Avrei voluto salutarlo.
    Corrergli incontro.
    Abbracciarlo.
    Baciarlo e dirgli quanto lo amavo e che ero stata una stupida ad andarmene in quel modo.

    Purtroppo però il commento “velatamente ironico” di Dean riguardato il mio abbigliamento, ovvero uno spolverino di stoffa bianco latte, con annessa giacchetta di pizzo, calze nere e stivali in pelle marrone; che tanto mi facevano sembrare (a detta sua) la classica ragazza sfigata “imbucata al matrimonio” mi fecero desistere da ogni mio proposito.
    Durante il mio soggiorno a Denver, avevo avuto il tempo di fare tutto...tranne che il bucato, di conseguenza ho indossato l'ultimo capo di abbigliamento “decente” che ero riuscita a trovare nel mio angusto armadio.

    Inoltre Dean sembrava non aspettare altro, che io o suo fratello ci abbandonassimo a qualche gesto “estremamente sdolcinato”; per poterci prendere in giro fino alla fine dei nostri giorni...magari rivolgendomi una serie di battutine a sfondo sessuale, che non avrebbero fatto altro che mettermi ancor più in imbarazzo di fronte a Sam.

    Senza perdere altro tempo, abbiamo raggiunto quello che per molto tempo era stato il rifugio della famiglia Campbell; ovvero un vecchio stabilimento in disuso da tempo e dall'aspetto tutt'altro che rassicurante, anzi direi quasi spettrale.
    La biblioteca di Samuel Campbell si trovava sotto il pavimento, di quello che un tempo era stato un ufficio (appartenuto forse, a colui che era stato a capo dello stabilimento); a Sam era bastato spostare un po' la scrivania con l'aiuto di Bobby e smuovere un chiodo nascosto in un punto preciso del pavimento, per scoprire una botola sotterranea con tanto di scaletta per accedervi.

    Inutile dire che la biblioteca della famiglia Campbell (sicuramente una delle tante), era qualcosa di stupefacente per quanto riguardava il numero dei libri presenti in ogni singolo scaffale.
    La cosa che più di tutte aveva attirato la mia attenzione però, erano state una serie infinita di fotografie appese ad un parete della botola; in alcune di esse mi parve di riconoscere alcuni onorevoli membri della famiglia Yashimoto, la famiglia di mia madre.
    Chissà se anche nel Giappone del 19° secolo esistevano già i cacciatori di demoni?

    Purtroppo riuscire a trovare un modo per uccidere “ la Madre” si rivelò più difficile del previsto; molti dei libri che io, Thomas, Bobby, Dean e Sam avevamo consultato dicevano poco se non addirittura niente.
    In più come se non bastasse, la sola vicinanza di Sam anche solo per scambiarci dei libri, era in qualche modo “dolorosa”; mi bastava guardarlo pochissimi istanti negli occhi per arrossire, oppure quando le nostre mani si sfioravano (sempre nell'atto di scambiarci un libro) entrambi borbottavamo un “scusami” dietro ad un sorriso imbarazzato prima di fare ritorno al tavolo e riprendere a “lavorare “ alle nostre ricerche su Eva.

    Stavamo per perdere ogni speranza.
    Almeno fino a quando Bobby non riuscì a trovare una traccia, su di un antico libro in cui si diceva, che solamente le ceneri di una fenice (l'uccello leggendario che rinasce dalle proprie ceneri, una volta morto) erano in grado di annientare la Madre di tutte le cose.
    Il problema era che nessuno di noi sapeva dove trovarne una, visto che la Fenice era da sempre considerato un mito, o meglio una leggenda.

    Tutto sembrava (nuovamente) perduto, finché Dean rovistando al interno di uno scaffale non riuscì a trovare il diario del famoso Samuel Colt; ovvero colui che aveva costruito la Colt, una pistola in grado di uccidere qualsiasi creatura appartenente al mondo del sopranaturale.
    Nel suo diario di cacciatore aveva scritto che il 5 marzo 1861 a Sunrise nel Wyoming la Colt aveva ucciso una fenice e che di lei, non era rimasto nient'altro se non un cumulo di ceneri fumanti.

    In men che non si dica Dean, aveva già elaborato un piano (senza chiedere un mio parere, in quanto sapeva che mi sarei opposta), ovvero ritornare indietro nel tempo con Sam, trovare la Colt, uccidere la fenice e fare ritorno nella nostra epoca con le ceneri.
    Semplicissimo!
    Una passeggiata!
    Secondo lui...

    Avevo paura, che qualcosa andasse storto.
    Un bruttissimo presentimento cominciò a farsi strada dentro di me.
    Sam percepì questo mio “disagio”, grazie legame mentale che ci univa (e nel mentre Dean veniva insultato da Rachel un angelo femmina mandato da Castiel per aiutarci) e per infondermi un po' di coraggio, mi strinse una mano sotto il tavolo; io per nulla tranquilla ricambiai il suo sguardo e gli “stritolai” la mano nel vero senso della parola.

    I viaggi nel tempo.
    A casa di Bobby (una volta tornati indietro), non ho fatto altro che cercare su internet, notizie sui rischi che un'impresa di questo tipo comportava.
    Purtroppo c'erano dei rischi, e tutti molto elevati.
    Gli stessi che Castiel aveva elencato a Sam, ovvero che più indietro nel tempo lui li mandava e più difficile sarebbe stato (per lui) riportarli “a casa”; quindi ecco perché il tempo a loro disposizione era di sole ventiquattro ore.
    Questo per me significava una cosa soltanto, ovvero, che se qualcosa non fosse andata per il verso sbagliato; io non solo, non avrei mai più rivisto Dean e Sam (in quanto bloccati per sempre in una sorta di limbo spazio-temporale) ma...non avrei mai potuto dire a Sam che lo amavo.

    Così mentre Sam inveiva contro suo fratello, per il fatto di essere stato costretto a indossare (a causa della passione di Dean per tutti i film sul selvaggio West) una camicia bianca con delle rose gialle ricamate all'altezza della spalle, che a detta sua lo facevamo sembrare un'idiota, io mi struggevo di preoccupazione.

    Arrivata al limite della sopportazione (non avevo neanche la forza per dire a mio fratello e Dean di smetterla di insultarsi a vicenda) chiesi a Sam di poter parlare da sola con lui ed una volta che lui acconsentì, ci “rifugiammo” nella cucina di Bobby dove sapevamo nessuno (almeno, con i nostri fratelli impegnati a suonarsele di santa ragione) ci avrebbe disturbato.

    “ - Sam ho paura, possibile che non ci sia un altro modo per procurarci le ceneri di una fenice? Tu e Dean potreste rimanere intrappolati nel passato per sempre, se Castiel non ritorna qui in tempo a riprendervi. - Affermo con la voce incrinata dalla preoccupazione, mentre incrocio le braccia sotto il seno, e guardo Sam negli occhi per fargli intendere quanto sia grande la paura che sento -

    - No purtroppo questo è l'unico modo Susan, e poi Dean è già stato mandato una volta nel passato ed è tornato a casa sano e salvo. - Replica Sam con tono calmo e dolce allo stesso tempo, posandomi entrambe le mani sulla spalle nel vano tentativo di rassicurarmi un poco.-

    - Si certo peccato che in quell'occasione Dean era da solo, ora invece siete in due! Sam ho un bruttissimo presentimento, e se Castiel si dimenticasse di venire qui tra ventiquattro ore? - Domando con sempre maggiore apprensione, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro con sempre maggiore nervosismo -

    - Stai tranquilla Susan, Castiel è un nostro amico e tu dovresti avere più fiducia in lui.- Risponde Sam perfettamente tranquillo (a differenza mia) prendendomi il viso con entrambe le mani e abbassandosi un poco, in modo da potermi guardare negli occhi -

    - Ti ho già perso una volta Sam e il solo pensiero che possa succedere ancora...

    - Andrà tutto bene. Ti fidi di me?

    - Sempre. Prendi almeno questo ciondolo portafortuna, te ne prego. - Dico, mettendo nella mano destra di Sam un ciondolo, appeso a una cordicella nera, che ho ricavato intagliando un pezzo di noce di cocco e sulla cui superficie ho dipinto un piccolo Tao, che rappresenta il perfetto equilibrio tra le forze del male e quelle del bene -

    - L'hai fatto tu? - Chiede Sam esterrefatto, osservando il ciondolo da una parte all'altra con minuziosa attenzione, forse non aspettandosi una simile bravura da parte mia nell'intagliare il legno.

    - Si, secondo l'antica tradizione giapponese il Tao dovrebbe attirare la buona sorte. - Affermo arrossendo leggermente, distogliendo per un momento lo sguardo da Sam e fissando le punte dei miei stivali marroni con un certo interesse -

    - Grazie, penso che dove andremo io e Dean ne avremmo proprio bisogno. - Esclama Sam con un sorriso, cercando di tranquillizzarmi (per quanto possibile) mentre infila il ciondolo che gli ho regalato in una delle tasche della giacca beige che ha deciso di tenere per nascondere l'orribile camicia che è stato costretto a indossare -

    - Sam! Promettimi che quando ritornerai, tu ed io finalmente parleremo...di noi due.

    - Te lo prometto Susan.

    - Ti prego, ti prego, ti prego fai attenzione Sam...non voglio perderti, non di nuovo. - Esclamo, cercando di reprimere con tutte le mie forze le lacrime che da un momento all'altro minacciano di uscirmi dagli occhi. Abbraccio Sam cingendogli i fianchi con entrambe le braccia e poggiando la fronte all'altezza del suo stomaco, ripetendo quei “ti prego” quasi fossero una preghiera -

    - Non ti preoccupare Susan, andrà tutto bene. Fidati di me. - Afferma Sam la cui voce si è ridotta a poco meno che un sussurro, mentre con delicatezza mi “obbliga” ad alzare la testa ed infine posa la sua fronte contro la mia in un gesto molto tenero e dolce. -

    - Sempre. - Mormoro a mia volta in un sussurro, guardando Sam negli occhi e sorridendo ben sapendo quanto a lui dispiacerebbe dovermi lasciare, sapendomi in qualche modo triste; la mia fronte sempre premuta contro la sua.” -


    Inarco un sopracciglio.
    Mugugno nel sonno, mentre “avverto” qualcosa di morbido e allo stesso tempo ruvido, scivolarmi lungo tutto il corpo e sfiorarmi l'orecchio destro facendomi rabbrividire.
    Forse una coperta.

    Ricordo che mentre abbracciavo (ricambiata) Sam, nella cucina di Bobby, ero stata sul punto di dirgli che lo amavo; purtroppo però Dean (inconsapevolmente) me lo impedì, chiamando a gran voce suo fratello, dicendogli di sbrigarsi, in quanto era giunto il momento di partire alla volta del “selvaggio west”.

    A Castiel bastò toccare Dean e Sam sulla fronte, per farli sparire dal salotto di Bobby e catapultarli nel passato, al tempo in cui Colt aveva ucciso la fenice con la pistola che portava il suo stesso cognome; Bobby aveva regolato un timer digitale, in modo da tenere sempre sotto controllo il passare del tempo e sapere quanto tempo rimaneva a Dean e Sam, prima di fare “ritorno a casa”.
    Castiel era tornato in Paradiso a guidare il suo personale esercito, chiedendo a me, Thomas e Bobby di pregare per lui, affinché tra ventiquattro ore, lui tornasse sano e salvo per riportare i due fratelli nel nostro tempo, ovvero nel 2011.

    Era cominciata l'attesa.
    Una lunga, estenuante e dolorosa attesa, nella quale tutti e tre ci chiedevamo (senza esprimere il nostro timore a voce alta), se avremmo mai più rivisto Dean e Sam.
    Io non facevo altro che alternare lo sguardo dal timer digitale di Bobby, al monitor del mio notebook, alla ricerca febbrile di informazioni riguardanti i viaggi nel tempo; nella (ovviamente vana) speranza, che riuscissero in qualche modo a tranquillizzarmi.

    Nessuna buona notizia.
    Anzi le peggiori in assoluto.
    Su alcuni siti internet dedicati al mondo della fantascienza, avevo letto di persone rimaste intrappolate per sempre, in una sorta di limbo spazio-temporale dopo aver tentato (fallendo) di alternare la così detta “curva del tempo”.
    Se la stessa cosa, fosse capitata a Sam e Dean?
    Non li avremo mai più rivisti.
    E io...avrei perduto Sam, un'altra volta.

    Mentre non facevo altro che struggermi per l'ansia e la disperazione, continuavo a pensare a Sam, al modo in cui mi aveva abbracciato poche ore prima nella cucina, a come mi aveva guardato negli occhi, chiedendomi di avere fiducia in lui; abbassandosi verso di me, quel tanto che bastava per appoggiare la sua fronte contro la mia, in un tenero ma allo stesso tempo affettuoso gesto.
    Se qualcosa non fosse andato per il verso giusto, io non avrei mai più rivisto Sam ed anche se il nostro legame mentale era ancora presente io lo percepivo molto debole, quasi inesistente.
    Il solo pensiero rischiava di portarmi verso l'oscuro baratro della follia.

    Thomas.
    Mio fratello (probabilmente) stanco di vedermi struggere di preoccupazione, mi strappo di mano il notebook e nascose qualsiasi orologio, sveglia, timer e computer che segnassero il passare del tempo. Mi ordinò (nel vero senso della parola) di fare qualcosa per tenere il corpo (ma soprattutto) la mente occupata; a detta sua, Sam sarebbe tornato “a casa” allo scadere delle ventiquattro ore, come stabilito e che io dovevo avere fiducia in lui”.

    L'ho fatto.
    Strano ma vero.
    Ho fatto le pulizie dentro e fuori il camper.
    Ho rifatto il mio letto e quello di mio fratello.
    Ho fatto il bucato.
    Ho steso il bucato.
    E ho stirato la biancheria “arretrata”.

    Una volta terminate tutte le faccende domestiche, decisi di farmi una lunga doccia per aiutare i miei nervi a distendersi; prima di asciugare i capelli con l'asciugacapelli, passai su tutte le lunghezze e le punte un generoso strato di olio di cocco, che a detta di Ami aveva proprietà nutrienti, idratanti (ma soprattutto) districanti per i capelli.
    Mi sono cambiata i vestiti, al posto dello spolverino bianco da “imbucata” al matrimonio, avevo scelto qualcosa di più comodo ed allo stesso tempo pratico; ovvero un paio di jeans azzurri, un maglione bianco con il collo alto, collant nere e un paio di ballerine bianche.

    Sono andata a fare la spesa.
    Ed era ormai scesa la sera, quando decisi di preparare qualcosa da mangiare per me, Thomas e Bobby; perché come diceva sempre mia madre, una buona moglie, madre, figlia o sorella si prende sempre cura dei propri uomini, sia nei momenti belli, ma anche e soprattutto in quelli più brutti.

    Così cucinai, come primo piatto della nabeyaki udon, come secondo dei kobana maki e come dessert una macedonia di mele e patate dolci.
    Per tutta la durata della cena, ricordo che mangiai poco e niente, solo il necessario affinché potessi prendere i farmaci antirigetto per il rene.

    Quella notte dormii poco e male.
    Continuavo a girare e rigirarmi nel letto, e quando non riuscivo a dormire, pregavo stringendo tra le mani il rosario juzu che un tempo era appartenuto a mia madre.
    Ad uno dei centootto grani (ogni grano rappresenta un desiderio, che i comuni mortali devono sconfiggere), affidai una preghiera al Buddha per Sam e Dean affinchè ritornassero “a casa” sani e salvi il giorno dopo; alla seconda invece, chiesi (sempre al Buddha) di proteggere Sam, l'uomo che amavo, in modo tale, che non gli accadesse nulla, ovunque fosse in quel momento.

    Avevamo superato tante difficoltà, insieme.
    Ce l'avremmo fatta anche questa volta.
    Almeno, così credevo.

    Il mattino seguente, mentre mancavano solamente tre minuti e cinque secondi allo scoccare delle ventiquattro ore previste per il “ritorno a casa” di Dean e Sam; Bobby stava seduto alla sua “personalissima” scrivania, e consultava uno dei suoi tanti libri riguardanti il mondo del sopranaturale alla ricerca di chissà cosa.
    Thomas tentava di aggiustare il nostro (ormai) vecchio frullatore ed io ricamavo, seduta sul divano l'immagine di un albero di ciliegio in fiore; quando all'improvviso Castiel, era piombato (o meglio si era teletrasportato) con un tonfo sordo nella cucina di Bobby ferito in maniera piuttosto grave al fianco sinistro.

    Thomase e Bobby lo avevano sollevato e fatto distendere sul divano, ed io, nonostante la diffidenza che da sempre nutrivo nei riguardi di quell'angelo, ho dovuto soccorrerlo e cercare di arrestare in ogni modo possibile la fuoriuscita di sangue, prima che il suo “tramite” morisse dissanguato.

    A cinquantanove minuti e cinquantanove secondi, Castiel si decise finalmente a raccontarci, cosa gli era capitato; il suo “adorabile” luogotenente Rachel (l'angelo femmina, che aveva insultato Dean), gli si era rivoltata contro, perché corrotta da Raffaele (un altro angelo), c'era stato uno scontro tra i due, dove Castiel era rimasto ferito e l'angelo femmina invece, era morta.
    Ma non era certo questa, la così detta “cattiva notizia”.
    Quanto mai la fortuna, gira dalla parte di noi cacciatori?
    Praticamente mai.

    Sconfiggere quell'angelo di sesso femminile, aveva prosciugato Castiel di tutte le sue energie e quindi, non sarebbe stato in grado di riportare Dean e Sam “ a casa”, nel nostro tempo.
    Ricordo che in quel momento provai una rabbia senza precedenti, il mio unico desiderio era stato quello di strapparmi dal collo il rosario juzu, che mi permetteva di controllare i miei poteri e mostrare a quel “parassita”, il vero significato di “poteri demoniaci”.

    Non l'ho fatto.
    Perché altrimenti sarei andata contro tutti i principi del bushido, che mi erano stati insegnati al monastero; primo fra tutti quello dello Jin (compassione), ovvero che un samurai acquisisce un potere, che deve essere usato solo ed esclusivamente per il bene comune.
    Non potevo fare del male a quell'angelo.
    Anche se in quel momento, lo avrei fatto molto volentieri, visto che per causa sua rischiavo di non rivedere mai più l'uomo che amavo.

    L'unico modo per aiutare Castiel a “rimettersi in sesto” era di fargli toccare l'anima pura di un essere umano; una sorta di “perquisizione angelica” a scopo curativo e non di controllo.
    Io senza esitare un solo istante mi ero offerta volontaria, in quanto avrei fatto qualsiasi cosa pur di aiutare Sam e Dean a ritornare a “casa”, anche morire (come un coraggioso e leale samurai); nonostante Thomas continuasse a ripetermi, che quello che avevo in mente di fare era una follia, potevo morire e lui non voleva perdermi.

    Purtroppo però Castiel mandò in frantumi ogni mio buon proposito di “martirio”, in quanto mi disse senza troppi giri di parole, che la mia anima esattamente come quella di mio fratello, non erano anime pure; in quanto erano state contaminate dal sangue dello Yed, che scorreva nelle nostre vene.
    Maledetto!
    Come se io e Thomas avessimo scelto di nostra iniziativa, di diventare “gli eredi” di Occhi gialli e di avere questi poteri.

    Ad ogni modo, quello che accadde subito dopo, fu talmente rapido e frenetico, che ancora adesso fatico a ricordarlo con esattezza; Castiel che infila la propria mano nello stomaco di Bobby (voleva troppo bene a Sam e Dean, per tirarsi indietro) per “curarsi” ed allo scadere esatto delle ventiquattro ore, Sam e Dean che appaiono nel salotto di colui che considerano come un padre, ma....a mani vuote.
    Tutto sembrava perduto.
    O forse no?

    Mentre Dean pregava (o meglio urlava) a Castiel di rimandarlo indietro, ed io e mio fratello ci assicuravamo che Bobby fosse ancora “tutto intero” dopo quella che lui definì “ironicamente” biopsia dell'anima; qualcuno suonò alla porta, proprio in quel preciso istante e Sam andò ad aprire.
    Ritornò poco dopo, con un pacco il cui mittente era niente meno che...Colt.

    Come accidenti aveva fatto una persona, che viveva nel passato a spedire della posta a qualcuno che proveniva dal futuro?
    Ancora adesso, continuo a farmi la stessa identica domanda.
    Ho trovato una risposta?
    No.

    Dentro al misterioso pacchetto, c'era una scatola di legno con della paglia, il cellulare di Sam e una bottiglia ( la stessa usata da Dean) riempita fino all'orlo, con le ceneri della fenice; questo voleva dire una cosa soltanto, ovvero, che c'era ancora una speranza di annientare la Madre di tutte le cose.

    Apro gli occhi.
    Sento chiaramente qualcosa o qualcuno, che cerca di togliermi da sotto le braccia il diario, che ho involontariamente usato come cuscino.
    Così, senza perdere altro tempo faccio scattare la lama del mio coltello da cacciatrice, puntandolo contro il “misterioso ladro di diari” con la chiara intenzione di tagliargli una mano...la punizione prevista per chi, nell'antico Giappone si macchiava di furto.

    Mi blocco all'istante, nel momento in cui i miei occhi riconoscono il “ladro misterioso” ovvero Sam, che ha avuto la prontezza di arretrare di alcuni passi da me, onde evitare di essere colpito e mutilato dalla lama del coltello.

    - Sam! Accidenti stavo quasi per tagliarti una mano, ti prego non farlo mai più! Piuttosto...mi sono addormentata vero? - Chiedo facendo scattare indietro la lama, in modo da ritrarla nella fessura presente nel manico, mettendomi poi in ginocchio sul divano e portando la mano sinistra alla bocca per soffocare uno sbadiglio -

    - Già...quando sono arrivato, tu dormivi ed io ti ho messo addosso quella coperta e ho provato a toglierti il diario da sotto le braccia per farti stare più comoda ma tu...ti sei svegliata. Stai bene? - Risponde Sam lanciando un'occhiata visibilmente sollevata, nel momento in cui mi vede infilare il coltello in una tasca dei jeans -

    - Si, sto bene non preoccuparti. Tutta colpa dei farmaci immunosoppressori e del dottor Paxon, che ha deciso di cambiarmi il dosaggio, durante l'ultimo controllo. Uno degli effetti collaterali, portati da questo “simpatico cambiamento” è la sonnolenza. Piuttosto...dove si è cacciato Thomas? - Domando con una certa curiosità, visto che un silenzio del genere in casa di Bobby è qualcosa di molto insolito, anzi direi quasi “sospetto” -

    - Beh ecco lui...è con Dean nello scantinato vicino alla Panic Room a preparare i proiettili con le ceneri della fenice. - Afferma Sam con una certa esitazione nella voce, quasi io fossi una bomba ad orologeria sul punto di esplodere, di fronte ad una simile (anzi, direi quasi sconvolgente) rivelazione -

    - Che cosa? Mio fratello e tuo fratello, che lavorano insieme allo stesso tavolo? Spero solo che non incomincino ad insultarsi o peggio, fare a botte. -Esclamo esterrefatta di fronte a una simile notizia, che ha (quasi) del miracoloso; un po' come dire che ad Agosto nevica alle Maldive -

    - Non preoccuparti Susan, c'è Bobby a tenerli d'occhio. - Risponde Sam perfettamente tranquillo, anzi direi quasi divertito nel vedermi in ginocchio sul divano, con gli occhi sbarrati per lo stupore di sapere i nostri fratelli così “collaborativi” tra loro -

    - Saperlo, mi fa stare molto più tranquilla ma dimmi una cosa...tuo fratello si è ripreso, dallo shock di aver scoperto, che vivere nel selvaggio west, era tutto fuorché grandioso?

    - Gli passerà. A proposito, ti restituisco l'amuleto. - Esclama Sam avvicinandosi a me e tirando fuori da una tasca dei jeans l'amuleto che gli aveva regalato il giorno prima -

    - No, tienilo Sam è un regalo. - Rispondo, afferrando l'amuleto che continua a penzolarmi lento davanti agli occhi per poi rimetterlo nella mano di Sam, distogliendo subito dopo lo sguardo rossa in viso-

    - Grazie. Posso sedermi? - Chiede Sam con un sorriso, indicandomi con un cenno del capo il posto vuoto accanto a me sul divano -

    - Ma...ma si, certo. - Esclamo, annuendo con il capo mentre il rossore sulle mie guance comincia lentamente a scemare, fino a scomparire del tutto -

    Sorrido.
    Faccio un po' di spazio a Sam (togliendo tutte le mie cose) sul divano, in modo tale che possa sedersi accanto a me, alla mia mia sinistra.; è un sollievo vedere, che (finalmente) si è deciso a sbarazzarsi di quella orribile camicia bianca con le rose gialle, che suo fratello lo aveva praticamente costretto a indossare.
    Spero l'abbia bruciata.

    Senza il benché minimo imbarazzo e con la coperta sulle ginocchia, mi raggomitolo contro Sam, appoggiando la testa contro la sua spalla; lui di rimando, mi circonda le spalle con il braccio sinistro ed appoggia il mento sulla mia testa, tra i miei capelli che odorano ( o per meglio dire, puzzano) di olio di cocco.

    Sospiro.
    Socchiudo gli occhi abbandonandomi completamente a questo nostro abbraccio, che per troppo tempo è stato rimandato da entrambi.
    Vorrei poter rimanere tra le sue braccia per sempre.
    Mi sento al sicuro.
    Protetta.
    Ma soprattutto...amata.

    Lo amo.
    Avverto chiaramente il respiro di Sam tra i capelli, il torace che s'alza e abbassa ad ogni suo respiro, facendomi avvertire, anche se piuttosto in lontananza i battiti regolari del suo cuore.
    E' felice di essere qui con me.
    Non mi serve certo, il nostro legame mentale per capirlo.

    Lo amo.
    Sempre di più, ogni giorno che passa.
    Nuovamente anche se per un breve (anzi brevissimo) istante, il dubbio torna ad insinuarsi nella mia mente; dovevo parlare a Sam dei sentimenti che provavo per lui, oppure era meglio lasciar perdere e continuare la mia vita, come avevo fatto sino ad ora?
    Forse Sam meritava una ragazza molto più carina, intelligente, dolce e spiritosa di me al suo fianco; ma soprattutto una ragazza “sana” dal punto di vista fisico. Un giorno Sam avrebbe desiderato senz'altro dei figli, che io (forse) non sarei mai stata in grado di dargli; perché per una donna che ha subito un trapianto d'organi, tutto è un rischio...compresa una gravidanza.

    Basta.
    Ho deciso di andare fino in fondo con l'intera faccenda, anche a costo di ricevere un rifiuto; l'unica persona che poteva dirmi, se io fossi o no “un ripiego” era proprio Sam.
    Lui e nessun altro...tanto meno un demone.

    Sospiro.
    Faccio un bel respiro profondo, giusto per darmi coraggio e d'istinto, mi rannicchio maggiormente contro Sam; devo sbrigarmi ad “agire” , altrimenti poi non avrò più il coraggio di dire a Sam quello che provo per lui.
    Adesso!
    Ora o mai più!

    - Sam io ti devo dire una cosa molto importante, tu però devi promettermi che non riderai, non mi interromperai ma soprattutto...che non mi considererai una sfigata, come quella Becky Rosen! -Esclamo io tutto d'un fiato, le guance rosse come due mele mentre tormento nervosamente un lembo della ruvida coperta, ancora adagiata sulle mie ginocchia -

    - Che cosa? Lo sai che non penserei mai una cosa del genere su di te Susan. - Risponde Sam fissandomi esterrefatto, quasi avessi detto una bestemmia o che Lucifero e Michele fossero scappati dalla prigione infernale e lo stavano cercando -

    - Dici sul serio? - Domando con appena un filo di voce, guardando Sam divorata dalla paura, che lui mi consideri come quella ragazza; ovvero una sfigata, che sfogava la sua frustrazione per non essere mai stata “importante” attraverso assurdi racconti incestuosi i cui protagonisti principali erano niente meno che Sam e Dean -

    - Ti fidi di me? - Chiede Sam, rispondendo alla mia domanda con un'altra domanda, appoggiando teneramente la sua fronte contro la mia, nella speranza di rassicurarmi intuendo come al solito, ogni mia più piccola paura.

    - Sempre. - Replico a mia volta, mostrando a Sam un sorriso (molto tirato) mentre avverto chiaramente lo stomaco, stringersi in una morsa dolorosa...visto quello che di li a poco avrei fatto, o meglio detto -

    - Allora ti ascolto.

    - Ecco io...volevo dirti Sam, che mi dispiace per il modo in cui mi sono comportata, dopo quello che è successo con Thomas prima della nostra partenza per Denver. Non sarei mai dovuta scappare in quel modo a dir poco stupido, tu non lo meritavi dopo tutto quello che stavi passando. Invece sarei dovuta rimanere con te e dirti una cosa, che già da tempo sapevo, ma ero troppo impegnata a nascondermi dietro le mie paure e fobie per capirlo. Io...io ti amo Sam. - Esclamo, tutto d'un fiato cercando di non distogliere mai lo sguardo da Sam, perché altrimenti (conoscendomi) sarei fuggita all'istante, per nascondermi nel angolo più remoto del pianeta -

    Silenzio.
    Io distolgo lo sguardo.
    Sam fa la stessa cosa (almeno credo).
    La mia fronte però continua a sfiorare la sua, dolcemente.

    Vorrei che in questo momento, una voragine si aprisse sotto i miei piedi, e mi inghiottisse trascinandomi all'inferno.
    Ho sbagliato.
    Forse non avrei dovuto essere così “diretta”.
    Probabilmente nel cuore di Sam, c'era già un'altra persona, ed io ho scambiato il suo affetto nei miei confronti , per qualcosa che in realtà, (almeno da parte sua) non esisteva.

    Stupore.
    Il filo dei miei tristi pensieri, viene interrotto proprio da Sam, che delicatamente mi pone due dita sotto il mento, alzandomi dolcemente la testa in modo tale, che i nostri occhi si incontrino; verde e marrone, si fondono insieme, fino a diventare una cosa soltanto.

    It's amazing
    How you can speak
    Right to my heart
    Without saying a word,
    You can light up the dark
    Try as I may
    I could never explain
    What I hear when
    You don't say a thing




    Trattengo il fiato.
    Il mio cuore inizia a saltare una serie infinita di battiti, mentre avverto chiaramente il respiro di Sam accarezzarmi il viso, e le sue labbra ad un soffio dalle mie.
    Vorrei dire qualcosa, ma la mia voce è come sparita...rifugiatasi chissà dove, in un angolino recondito della mia gola.

    Poi come se entrambi fossimo mossi da qualcosa di “istintivamente naturale”, Sam socchiude gli occhi avvicinandosi a me; io faccio la stessa cosa, mentre le nostre labbra si sfiorano per un breve istante, prima di unirsi definitivamente in un bacio .


    The smile on your face
    Lets me know
    That you need me
    There's a truth
    In your eyes
    Saying you'll never leave me
    The touch of your hand says
    You'll catch me
    Whenever I fall
    You say it best
    When you say
    Nothing at all.



    Sono felice.
    Felice come non lo sono mai stata, in tutta la mia vita.
    Il mio cuore comincia a palpitare con forza inaudita dentro al mio petto, nel mentre ricambio quel dolce bacio, stretta tra le braccia di Sam, l'uomo che amo.
    Non ho paura.
    E neppure provo imbarazzo.
    Perché dovrei?
    Sam mi ama per quella che sono, con tutti i miei pregi, difetti, paure, fobie ed anche (e soprattutto) per la mia scarsissima esperienza in fatto di uomini e storie d'amore.

    All day long
    I can hear people
    Talking out loud
    But when you hold me near
    You drown out the crowd
    (The crowd)
    Try as they may
    They could never define
    What's been said
    Between your
    Heart and mine



    Mentre quel lungo e dolcissimo bacio continua, Sam mi stringe maggiormente contro di se, ed io appoggio entrambe le mani (restando seduta in ginocchio) nel centro del suo torace, all'altezza del cuore; sento quest'ultimo battere forte, nonostante la stoffa della camicia che ricopre il suo petto celandolo alla vista.

    The smile on your face
    The truth in your eyes
    The touch of your hand
    Let's me know
    That you need me



    Le labbra di Sam premono dolcemente sulle mie, quasi non si trattasse di un bacio, ma di una carezza, come a volermi far intendere che potevo fidarmi di lui; in quanto, non avrebbe mai fatto nulla contro la mia volontà, a meno che non fossi stata io la prima a volerlo.

    When you say
    Nothing at all
    You say it best
    When you say
    Nothing at all
    You say it best



    Sam mi ama.
    Nel mentre questo nostro bacio continua, sento i suoi pensieri fluire dalla sua mente alla mia; “vedo” chiaramente l'amore che Sam prova per me, il suo è un sentimento d'amore vero (ma soprattutto) sincero.
    Inoltre scorgo anche il pensiero, secondo me più importante (almeno per me), ovvero che Sam non mi ha mai considerata un ripiego e mai lo avrebbe fatto.
    Paura.
    Sam ha paura, che possa succedermi qualcosa di brutto come con Jessica; il dubbio di non essere in grado di proteggermi lo tormenta, così come il terrore di perdermi.

    <i>The smile on your face
    The truth in your eyes
    The touch of your hand
    Let's me know
    That you need me.



    Anche i miei pensieri “scorrono” nella mente di Sam come un fiume che per troppo tempo è stato trattenuto dietro ad una diga, e che una volta libero, da sfogo a tutta la sua furia devastante. Faccio il possibile per far “comprendere” a Sam tutti i miei dubbi e le paure (per fortuna senza alcun fondo di verità) legate alle parole di quel demone, che aveva preso possesso del corpo del suo amico Brady riguardo al fatto di essere solo “una premio di consolazione”.
    Si è sbagliato quel bastardo e anche di grosso!
    Ma del resto...i demoni sono famosi, per le menzogne che spesso e volentieri escono dalle loro sudice e immonde bocche.

    Mentre per quanto riguardava il timore di Sam, di non essere in grado di proteggermi, lo “rassicuro” facendogli intendere chiaramente, che nelle mie vene c'è così tanto sangue demoniaco, che nessun demone con un po' di cervello, si sarebbe avvicinato a me rischiando di essere rispedito al Purgatorio.
    Sam poteva stare tranquillo.
    Non si sarebbe liberato tanto facilmente della sottoscritta.
    Questo era poco ma sicuro.

    Purtroppo come è iniziato, quel bacio meraviglioso è destinato a finire; Sam allontana con delicatezza le proprie labbra dalle mie, ed io altrettanto lentamente socchiudo gli occhi, incontrando subito il suo viso.

    Sorrido.
    Vedo Sam abbassare lo sguardo per un istante, mentre il suo corpo si “contorce” nervosamente e le spalle si incurvano per l'imbarazzo; poi però riporta subito l'attenzione su di me, accarezzandomi le guance (ovviamente paonazze), con la punta delle dita.

    You say it best
    When you say
    Nothing at all
    You say it best
    When you say
    Nothing at all



    - Ti amo anch'io...

    Di fronte a quella semplice ed allo stesso tempo meravigliosa dichiarazione d'amore, io non riesco a fare altro se non di sorridere, cingere il collo di Sam con entrambe le braccia e...stupendomi io stessa della mia “intraprendenza” , baciarlo una seconda volta, con tutto l'amore che sento di provare per lui.
    Lo amo.
    E non potrebbe essere altrimenti.

    Il tempo.
    Per noi cacciatori di demoni è qualcosa di unico e prezioso.
    Il presente è una certezza.
    Il futuro è qualcosa di molto incerto.

    Per questo motivo, infatti, desidero aggrapparmi con tutte le mie forze al presente, vivere ogni singolo giorno come se fosse l'ultimo della mia vita, se voglio che tra me e Sam non ci sia solo il presente ma...anche un futuro.

    Edited by PioggiaDiStelle - 31/5/2012, 18:38
     
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    Ehi torni a postare e non mi dici niente???
    Cmq mi sa k c siamo lette nel pensiero.. ank'io ho ripreso con la my ff :D
    Davvero complimenti, molto bella questa one shot :D Stai lavorando ad altro?? Spero di sì, xk voglio leggere altri tuoi lavori :D
     
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    CITAZIONE (BeaBea92 @ 26/5/2012, 16:34) 
    Ehi torni a postare e non mi dici niente???
    Cmq mi sa k c siamo lette nel pensiero.. ank'io ho ripreso con la my ff :D
    Davvero complimenti, molto bella questa one shot :D Stai lavorando ad altro?? Spero di sì, xk voglio leggere altri tuoi lavori :D

    Ciao ^___^
    A dire il vero la scimmia mi è presa improvvisamente, quindi ho fatto prima a postare e lasciare a te e a tutti coloro che vorranno leggere la sorpresa :D
    No, all momento non ho niente in cantiere...però ho ideato un nuovo personaggio, mooolto diverso da Susan e che dovrebbe interagire con Dean ^___^ appena ho l'ispiration scrivo.
     
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    CITAZIONE (BeaBea92 @ 26/5/2012, 16:34) 
    Ehi torni a postare e non mi dici niente???
    Cmq mi sa k c siamo lette nel pensiero.. ank'io ho ripreso con la my ff :D
    Davvero complimenti, molto bella questa one shot :D Stai lavorando ad altro?? Spero di sì, xk voglio leggere altri tuoi lavori :D

    Ciao ^___^
    A dire il vero la scimmia mi è presa improvvisamente, quindi ho fatto prima a postare e lasciare a te e a tutti coloro che vorranno leggere la sorpresa :D
    No, all momento non ho niente in cantiere...però ho ideato un nuovo personaggio, mooolto diverso da Susan e che dovrebbe interagire con Dean ^___^ appena ho l'ispiration scrivo.

    Ooook.. capito.. :D
    Cmq se ti interessa ho postato un nuovo cap della my :D
     
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