The reason to live again.

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  1. nakashima.
     
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    Autore: nakashima
    Titolo: the reason to live again.
    Capitoli: 1/1
    Fandom: supernatural
    Pairing: Dean/Castiel
    Rating: verde
    Genere: sentimentale, triste
    Avvertimenti: one-shot, slash, ooc,
    Contesto: settima stagione post morte di Castiel.
    Trama: Il viaggio è duro, la meta indefinita. Ma lui non ha più niente per cui lottare, perché provare a continuare? Ma fino alla fine, Dean Winchester non si arrende, lui va avanti, anche se Castiel non c'è. O forse no.
    N/A: perdonate eventuali errori di battitura o di distrazione ma non ho una beta ed avendo perso gli occhiali ho la vista di un pipistrello, immaginate. Spero vi piaccia!


    The reason to live again.



    Voltare le spalle e procedere lungo una strada solitaria, una strada che non ti condurrà da nessuna parte. Lo sai che vivrai una vita di completa solitudine, di dolore, di rimorsi e dubbi; sai che ciò che farai non lo vedrà nessun altro che te, e quando avrai bisogno di calore per il freddo dell'indifferenza, ti abbraccerai goffamente, con le tue corte braccia che non circonderanno mai le tue spalle. E non piangerai, non ti volterai, non farai caso al silenzio intorno a te, perché lo crederai normale, ti ci sarai abituato tanto che il minimo rumore ti renderà sospettoso e insicuro. Non vorrai più vedere nessuno, le altre persone saranno solo ricordi lontani nella tua mente, ricordi racchiusi in una scatola, un pacchetto gettato nell'armadio del passato, e che barricherai nella tua mente per sempre.
    Voltare le spalle e andarsene. Lo sai che è quello che vorresti fare. Lo sai che è quello che vorresti dare al Dio che non ti ha aiutato quando ne avevi davvero bisogno e che ti ha fatto perdere tutto, al padre che non ti ha mai apprezzato per le volte che avresti dato la vita per lui, a tuo fratello a cui tieni di più al mondo, una parte di te che ti ha tradito più di quante volte potessi in realtà sopportare; sai che la tua libertà più grande sarebbe voltarti e proseguire per una strada vivendo una vita normale, una vita per te. Con una donna al fianco, con i piccoli piaceri che possano scaturire dall'abitudinarietà, dalla routine. E non è vero che non ne saresti felice, in un'altra vita vorresti che fosse proprio quella la tua esistenza, una normale e tranquilla esistenza da essere dannato umano.
    Ma un'altra vita non ti sarà concessa. E neppure una possibilità per riscattarti, quindi si, non volterai le spalle a nessuno, perché nessuno sarà così pazzo da inseguirti, e ci rimarresti troppo male. Ed eviti di ferirti, eviti di farti ancor più male di quanto già non senti, e resti nel mondo che altri hanno costruito per te, bevendo e scopando, cacciando con quel fratello che nonostante i tradimenti, ami più di ogni altra cosa al mondo, perché è sempre parte di te. In quel mondo dove la tua auto, la tua musica, l'alcol, e la morte, sono la sovrastruttura che occultano una base di dolore, e di rimpianti, e di tristezza. Ma non lo dirai mai. Perché sarai sempre lo stesso cacciatore agli occhi degli altri, lascerai che provino a guardarti dentro, ma chiuderai a chiave tutte le stanze segrete della tua anima che potrebbero rivelare chi sei, e fingerai. E va bene così, perché ti sta bene nasconderti e prenderti la colpa per tutto, perché sentirti responsabile non è un peso che ti affibbi per vittimismo, in realtà lo fai per sentirti ancora vivo. Il peso delle persone morte a causa tua sono solo una scusa per sentirti ancora un essere umano, ancora capace di commettere errori. E non sentirti un'entità divisa tra terra e cielo, in un purgatorio parallelo dove a regnare sarebbero i leviatani creati dalle tue paure, e i mostri modellati dal tuo dolore.
    Ecco perché sei seduto sulle sponde dell'ennesimo fiume, all'ombra della luna, mentre con una birra tra le mani ti nascondi dal mondo; perché quel piccolo ed insignificante gesto ti rende libero di pensare a te, e alla tua vita.
    Eviti di pensare alla vita, alla morte, ai fottuti leviatani che stanno tappezzando il mondo di merdosa melma oscura, eviti di pensare a quello che per tanti troppi anni è stato un secondo padre per te, e che è morto, senza che tu potessi fare niente per impedirlo; tu, la persona che lui ha sempre protetto prima di sé stesso, la prima persona da cui sei andato quando sei tornato dall'inferno, la prima persona da chiamare quando eri in pericolo e Sam, il tuo adorato fratellino non voleva ascoltarti, voltandoti la faccia e lasciandoti indietro. E alla fine, giri e rigiri le idee nella tua testa, le tieni nella mente giocandoci e facendole scorrere a rilento, per tenerti occupato, perché sai che se cominciassi ad acquietare tutti i brutti pensieri con cui giochi disperatamente, ti verrebbe in mente solo un nome, e solo un volto. Solo un'idea.
    Castiel.
    Di lui non vuoi parlare, perché sai di avere la colpa per ciò che è successo, sai di essere ciò che lo ha lasciato cadere, e non come angelo, ma come uomo. Hai fatto in modo che non potesse chiederti aiuto e che i vizi e il decadimento dell'animo umano intaccassero la cosa più pura su cui i tuoi occhi avessero mai posato lo sguardo. E non riesci a perdonarti, per quanto tutti vogliano ripeterti fino allo sfinimento che non è colpa tua tu non puoi crederci, non riesci a pensare di non essere stato cieco per tutto il tempo, non riesci a perdonarti per aver tenuto una benda ad oscurarti la vista e a non aver notato la confusione, il dolore, le difficoltà che stava vivendo il tuo angelo. Quello che ti ha salvato il culo, quello che ha tracciato un segno indelebile sul tuo corpo e nella tua anima.
    E come potresti non sentire di essere la persona peggiore del mondo? L'anima più impura dell'inferno e meno meritevole del paradiso, quando persino dopo un atto che avrebbe dovuto valere più di qualsiasi altra cosa al mondo e nell'universo, ovvero riportarti alla vita, tu non sei stato capace di essere neppure uno schifo di confidente, per un angelo che avendo rinunciato a tutto pur di seguirti, aveva bisogno di te.
    E ti viene da ridere. Lui aveva bisogno di te, e tu non c'eri. Ti viene da ridere e da piangere, e da essere pazzo perché non ammetti, dinanzi agli altri non vuoi ammettere cosa senti, non vuoi parlare del bruciore al cuore, delle fiamme che inglobano la tua essenza, del dolore al cervello perché ti senti vuoto. Non parli di quell'impronta sulla pelle che sembra scomparire giorno dopo giorno, da quando lui non c'è più, come a volersi affievolire tanto da farti dimenticare che lui è esistito nella tua vita. Ma come potresti dimenticarlo? Come potresti dimenticare il vuoto che ha lasciato in te quando l'hai visto per l'ultima volta in quel lago? Come potresti dimenticare i suoi occhi, le sue espressioni, la sua voce? Come potresti dimenticare i grazie che avresti dovuto urlargli tante di quelle volte da non riuscire nemmeno a contarle, ma che non sei riuscito neppure a sussurrare. Come potresti, Dean Winchester? Ti chiedi.
    E poi come ogni volta, vorresti fare la pazzia di rivolgerti a Lui. Al Padre in cui il tuo angelo ha creduto così ciecamente fino alla fine, e che ha servito fino a morirne più volte, vorresti pregare e chiedergli di riportarlo, di riportarlo da te. Ma non ne hai il coraggio, perché sei sempre il solito testardo, e perché non vuoi ammettere che un uomo ti manchi più di ogni altra cosa al mondo; hai paura, terrore di poter essere diverso, discostarti da quello che per così tanti anni sei stato, e che continui ad essere per non perderti, perché le tue certezze, la tua figura, costruita meticolosamente pezzo per pezzo, è tutto quello che hai retto come colonna portante di quello che sei, e senti che se un solo tassello al posto sbagliato la facesse crollare, tu crolleresti con lei, e non saresti più niente, non saresti più Dean. Ma qualcosa di sbagliato, qualcosa di innaturale, qualcosa di cui niente potrebbe salvarsi, dove tutto marcirebbe per il male che ne ha corroso l'esistenza. Male che sai non è uscito solo dalla merda che hai visto, ma anche da quella che hai prodotto con le tue azioni.
    E sei spaventato, perché Dean ormai è sull'orlo di una crisi, e sai che è perché perdendo lui ha perso tutto ciò in cui aveva deciso di riporre la sua fede; una fede che aveva celato per anni, da quando sua madre era scomparsa, da quando per la prima volta aveva tenuto tra le mani una rivoltella. E così come quell'angelo impertinente aveva strappato la fede a Dean, così gliel'aveva tolta, decidendo di morire. E tu non puoi perdonarglielo.
    Sorridi di nuovo.
    Si, sorridi perché vorresti dare vita a tutte le idee che ti sei fatto di questo momento, quando alla fine dei conti decidi di pregare; e sei così inesperto, ti senti così stupido...
    «Ciao Dio» tenti di esordire senza sembrare più patetico di quanto non sia già «è da un po' che non ci parliamo, forse l'intera vita, ma sai ultimamente mi sono sentito un po' in difficoltà» sai di essere ridicolo, è tutto ridicolo. Lui non ti sta ascoltando, lui non ti ascolta mai. «però non so bene perché io sia qui a parlare con te, forse perché l'alcol è finito e sono talmente disperato per questo da mostrarmi come un demente.» guardi la bottiglia di birra vuota. E ti vengono le lacrime agli occhi, ma sai che non è per la birra; sai che è perché la consapevolezza che lui sia scomparso come quel liquido, ti fa stare così male. «Magari potresti moltiplicare un po' di bottiglie, o forse mi sto confondendo con Gesù? Non sono molto ferrato in religione, sai non sono proprio un ottimo devoto.» E? Come puoi continuare Dean? Te lo stai chiedendo, ma non trovi un solo motivo valido per chiedere a Dio di ascoltarti. «Sai Dio, non so perché sto parlando con te, forse sono impertinente, ma non mi interessa. Voglio solo chiederti perché Dio, perché non gli hai impedito di compiere la sua ultima follia, perché non sei tornato in paradiso a calmare tu stesso le acque che avevi agitato con la tua scomparsa? Perché Dio? Perché gli hai permesso di uccidersi? E perché continui a mettermi alla prova senza darmi nessun segno? Vuoi che vada avanti? Che uccida altri mostri, fino alla fine dei miei giorni? Non credi di aver giocato un po' troppo con me?» sei irritato, e ti senti usato, ti immedesimi nei panni di tutte quelle puttane che ti porti a letto per dimenticare, a come devono sentirsi quando tu te ne vai. Dopo aver ottenuto ciò che volevi. «Sei soddisfatto Dio? Davvero, ti compiace tutto questo?»
    Ma chi è che in realtà dovrebbe compiacere? Dio non c'entra niente, e tu te la prendi con lui, perché si sa è più facile prendersela con gli altri, piuttosto che con te stesso. Ma non è nemmeno questo il motivo, perché tu non fai differenza, Lui o tu non te ne importa. Tu vuoi solo prendertela con l'intero creato, perché è solo la rabbia, è solo l'irrazionalità che ti danno un minimo piacere, riempiendoti per pochissimo tempo il petto da cui il tuo angelo ha rimosso tutto, quando la sua essenza gli è stata estirpata.
    E per te va bene così, ti accontenti di un barlume di piacere, anche se flebile e momentaneo; è l'unica cosa che ti fa andare avanti.
    Ti alzi a fatica, barcollando leggermente, mentre osservi non una, ma almeno cinque bottiglie di birra sparse accanto a te, e a rilento realizzi di essere ubriaco. Non tanto da non avere sensi, ma quanto basta perché le tue emozioni si amplifichino, rendendoti uno schiavo nelle loro mani, e facendoti provare ancor più dolore di quanti non ne provi quotidianamente.
    «Riportamelo.» sussurri. E ti senti come un bambino stupido al quale il papà ha tolto un giocattolino nuovo, come il bambino che non sei mai stato. «Riportalo in vita. Non gli volterò più le spalle, lo ascolterò, e lo aiuterò se avrà bisogno di me. E' stata colpa mia, gli ho fatto assaggiare la nostra vita, l'ho corrotto. Lui non sapeva che fare, ed ha sbagliato. Riportalo in vita. Riportalo. E non sbaglierà più, lo spronerò ad essere il Tuo figlio perfetto.»
    Speri in un cambiamento, con la testa che gira e le sensazioni alterate, con il vento che ti scompiglia i capelli ed entra al di sotto del tuo giubbotto, della tua camicia, che ti arpiona la pelle e ti fa tremare, e la luna che sembra deriderti, e le stelle che le danno corda, loro tutte opere di un Dio, che si sta solo divertendo mentre ti abbassi a chiedergli qualcosa di cui non puoi più fare a meno. Sperando che nonostante il tuo cervello ti stia dicendo di lasciar perdere perché sei solo patetico, Dio sia misericordioso e capisca quello che tu stai provando dentro.
    Ma senti solo il silenzio, e la rabbia montarti dentro come un toro impazzito. Scalciando contro le pareti del tuo corpo e facendoti sentire pieno, di sensazioni disgustose, di emozioni che ti spaventano. E hai voglia di urlare, per lasciar uscire quello che sta accadendo dentro te, per regalare alla notte il dolore e il rancore che si affollano per riempirti e con l'intento di farti scoppiare. Vuoi urlare, e guardi la luna. E allora lo fai, le urli contro, immaginando che quello sia il Dio di Castiel.
    «Io non lo lascerò più peccare, lo hai salvato altre volte. Se sei giusto, se sei davvero suo Padre, il Padre che lui amava tanto, glielo devi. Devi riconoscerlo! Salvalo, salvalo, portato di nuovo indietro!» urli con quanto fiato hai in gola. Ed ansimi per la delusione e per lo schifo che senti nel petto, e per il silenzio che sembra burlarsi delle tue urla inutili.
    Tutto è fermo, e sai che ciò che stai facendo non servirà a nulla, Dio non ti sta ascoltando, non sembra esserci per te. Come non c'è mai stato. E di nuovo ti chiedi come abbia fatto Castiel per secoli ad avere una così sfacciata fiducia in lui; ma nessuna è la risposta. E ti senti di nuovo piccolo, di nuovo frustrato, di nuovo un inutile essere umano.
    Allora volti le spalle, le volti alla luna, alle stelle e alle ultime fottute speranze che ti erano rimaste ma che hai ormai lasciato andare per sempre, pensando che domani la solita merda si abbatterà di nuovo su di te, insieme ad un bel mal di testa, e tu non avrai più niente per cui arrivare alla fine della giornata, senza desiderare di morire per mano di qualsiasi essere tu stia cacciando.
    Cammini barcollando, ma raggiungerai comunque il motel dove Sam starà sicuramente aspettandoti con la solita aria accondiscendente sul viso, ma il suo sguardo ti rimprovererà e tu ti sentirai fallire anche con lui, di nuovo.
    Ma continui a camminare, perché alla fin fine non sai fare altro se non andare avanti e cacciare infondo il dolore. Sei un soldato, e sei bravo nel nascondere quel che provi, persino a te stesso. Solo a Cas non potevi nascondere nulla, perché lui ti leggeva l'anima.
    «Ma Cas non c'è più...» sussurri abbattuto.
    Un rumore di foglie attira la tua attenzione, e porti la mano alla pistola, tua unica e fedele alleata sempre. E da un cespuglio esce qualcuno, che cammina verso di te, incerto, instabile, e non riesci a vederlo perché la luce della luna è flebile ed è buio li dove quei cespugli creano ombre minacciose che potrebbero far impazzire di paura un bambino con troppa fantasia.
    Punti la pistola di fronte, sentendo l'effetto dell'alcol allontanarsi, e la lucidità ritornare impetuosa, per lasciarti difendere quella vita che fino a pochi minuti prima, saresti stato disposto a gettate in un buco, per quanto importante fosse.
    Ma la figura si avvicina. Ed avanza verso il punto in cui sei tu, il punto in cui la luce della luna irradia i confini del piccolo bosco nel quale eri fuggito.
    «Chi sei?» gridi verso la cosa. Ma questa avanza. E senti il cuore fare un salto in gola, nel momento in cui questa si bagna della luce naturale, in cui vedi la sua pelle illuminarsi di quel pallore celeste, e in cui i suoi occhi blu come un mare in tempesta si posano nei tuoi, e senti il mondo crollarti addosso, e nello stesso tempo ti senti come una fenice rinascere dalle proprie stesse ceneri. Terra e cielo non esistono, e tempo e spazio sembrano solo storie per bambini, la razionalità va a puttane, nel momento in cui ti perdoni tutto, gli perdoni tutto, nel momento in cui senti di essere vivo. E di non desiderare nient'altro che esserlo.
    Nel momento in cui, la luna che fino a poco prima odiavi, ti dona quell'unica sola ragione per cui continuerai a vivere.
    «Cas...»
     
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  2. Vivaldi4love
     
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    Che intensità di sentimenti
    Ma è stupenda... davvero, sei bravissima e molto sensibile...
     
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  3. nakashima.
     
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    Oh grazie mille per aver letto e recensito. Mi fa piacere che tu l'abbia apprezzata, grazie mille davvero ♥
     
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    Beatrice

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    Davvero intensa! complimenti!!! Spero di leggere altri tuoi lavori..
     
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