A Supernatural Carol

demenza natalizia

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  1. ArabellaStrange
     
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    Titolo: A Supernatural Carol
    Autore: ArabellaStrange
    Fandom: Supernatural
    Timeline: A casaccio tra 6° e 7° stagione
    Genere: Demenziale, parodia
    Rating: Verde
    Spoiler: Sì, più o meno... (6° - 7° stagione)
    Disclaimer: Nessun personaggio della serie è di mia appartenenza, scrivo non a fini di lucro e senza l'intenzione di violare alcun copyright.
    Riassunto: A Christmas Carol in versione Supernatural,
    ovvero come Castiel si è reso conto di dover liberare le anime e fare pace con i Winchester.
    AVVISO: altamente demenziale e senza un filo di logica!

    -xXx-


    Chiedo umilmente perdono per aver scritto questa boiata, e per di più in più capitoli! *Assume la posizione "scudo" per proteggersi dal lancio di ortaggi*

    -xXx-


    A Supernatural Carol

    Capitolo 1

    Castiel era stanco. Tutto il giorno a punire infedeli, senza neanche una pausa, e ora non ci vedeva più dalla stanchezza. Perché doveva essere così difficile essere Dio?

    Sembrava quasi che gli uomini volessero essere puniti! E lui doveva sprecare il suo prezioso tempo per fargli vedere chi era al comando. Per fortuna aveva le sue adorate anime. Oh, sì. Quelle erano proprio una sciccheria. Il potere che ne derivava lo inebriava completamente, come un bicchiere di buon Whiskey (non che lo avesse mai bevuto ma a quanto pare gli umani amavano particolarmente quella bevanda), come un bell’hamburger unticcio (quelli sì che li aveva provati, e lo rendevano molto felice); no, meglio di un hamburger unticcio!

    Semplicemente non poteva farne a meno, ne avrebbe assorbite sempre di più se avesse potuto. Erano il suo tesoro prezioso.

    *ding dong* Preghiera in ingresso da Dean Winchester- Lawrence, Kansas *ding dong*

    Cas guardò con astio il rilevatore di preghiere ultimo modello che si era fatto costruire da Microsoft, l’angelo della tecnologia (ovviamente dopo l’aveva ucciso. Quell’insubordinato si era dimenticato di chiamarlo “Sua Eccellenza”).

    “E adesso che altro vuole quello scocciatore?” Pensò con fastidio mentre si teletrasportava nel luogo di provenienza della preghiera.

    Si materializzò in una stanza piuttosto spoglia, arredata solo con un divano di pelle malconcio e un albero di natale sbilenco con delle luci che emettevano un rumore gracchiante ad ogni cambio di colore.

    Un cerchio di fuoco si accese attorno a lui, sul pavimento, non appena Dean gettò il fiammifero che teneva pronto in mano.

    «Dean, sul serio?» Domandò Castiel inarcando un sopracciglio, pieno di disappunto. Sollevò un braccio schioccando lentamente le dita. Il fuoco si estinse in un attimo e l’angelo fece un passo avanti, uscendo dal cerchio di olio santo carbonizzato che incrostava il pavimento.

    «Cosa c’è, Dean?» Domandò al cacciatore, incrociando le braccia con uno sbuffo.

    «Lo sai cosa c’è!» Sbraitò Dean, gettando via la scatola di fiammiferi in un gesto di frustrazione. «Le anime, le devi liberare. Ormai non servono più! Finiscila di questo giochino a fare Dio!»

    “Di nuovo.” Castiel roteò gli occhi e si lasciò cadere sul divano. Quella era un’altra delle cose che lo infastidivano in quei giorni. Perché non gli lasciavano giocare con le sue anime in pace? Se le era guadagnate, erano sue!

    Aveva fatto un patto con Crowley per averle, l’aveva ingannato e se le era tenute tutte (non avrebbe certo potuto lasciare che quel demone le avesse!), aveva ucciso Raphael come nei piani e poi semplicemente non aveva visto perché doverle rimandare in Purgatorio. Con il potere che gli davano poteva prendere il comando e sistemare le cose in Paradiso, Inferno e perfino sulla Terra! Ma quei bambocci non capivano, pensavano che stesse esagerando! “Al diavolo! – Senza offesa, Lucy –”

    Si chinò in avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia. «Dean, quante volte te lo devo dire? NO! Le anime sono mie, me le sono meritate e me le tengo! E con questo ritengo la nostra chiacchierata conclusa, mi hai già fatto perdere abbastanza tempo.» Con quest’ultima frase si alzò, accingendosi a ritornare nel suo Paradiso preferito, ormai allestito a Quartier Generale.

    «Ma è Natale!» Insistette Dean, afferrando l’angelo per una manica. «A Natale sono tutti più buoni, lo dice perfino la pubblicità del panettone. Dannazione, Cas!»

    «Non so bene cosa tu voglia dire con il termine “pubblicità” ma in ogni caso non mi interessa.» Rispose Castiel scrollandosi la mano di Dean di dosso. «A Natale diventate tutti più peccaminosi e io devo lavorare il doppio. Odio il Natale!»

    «Ma… almeno ridai l’anima a Sam!»

    «Mi hai chiamato, Dean?» Chiese il fratello minore facendo il suo ingresso nella stanza con calzoncini corti e maglietta a mezze maniche. In mano aveva una lattina di birra.

    «Oh, ciao Cas.» Salutò l’angelo con indifferenza, poi rivolse lo sguardo di nuovo verso Dean. «Allora, che c’è?»

    «Come che c’è?» Sibilò Dean al fratello, mentre le vene che irroravano il suo viso minacciavano sempre di più di esplodere. «Non vedi che Cas è qui? Dobbiamo convincerlo a liberare le anime e ridarti la tua. È quasi Natale, non puoi passarlo senz’anima, Sammy!»

    Sam scrollò le spalle. «Veramente sto bene. Non voglio la mia anima. Che se la tenga pure. E poi il Natale è una festa commerciale, non mi piace. Ora scusate ma devo andare a uccidere un gruppo di ciccioni che si sono messi a cantare canzoni natalizie sul pianerottolo. Sospetto siano demoni che vogliono distrarci con questo patetico espediente.» Mandò giù un’altra sorsata di birra, ruttò, gettò la bottiglia vuota sul divano e si diresse verso il retro sfilando un fucile dall’armadio a muro.

    Dean si affrettò a corrergli dietro. «No, aspetta! Ma che fai, sono qui per Spirito Natalizio, non puoi…» la voce si spense in lontananza mentre il ragazzo si allontanava.

    Castiel scosse il capo e tornò nel suo Paradiso. Quella era decisamente l’ultima volta che rispondeva alle preghiere di quel perditempo.

    Stava giusto per accendere il suo GPS per localizzare i peccatori da punire quando sentì un *puff* e una nuvola di fumo nero gli annebbiò la vista.

    “Che c’è ora!?” Pensò mentre sbracciava come un polipo con le convulsioni per dissipare la cortina di fumo.

    «Ciao, dolcezza.» Disse una voce con un sogghigno.

    «Crowley? Che ci fai qui? Non eri morto?» Domandò Cas, confuso dall’improvvisa apparizione.

    «Sì e no. Ma non è per questo che sono qui, vecchia canaglia.» Rispose il demone afferrando un pezzo d’aria che si tramutò in una sedia mentre vi si sedeva sopra. «Te le tieni sempre strette strette quelle anime, eh?» Gli rivolse un sorrisino sghembo.

    «Se sei venuto qui per dirmi di rilasciarle perché è Natale te ne puoi anche andare.» Lo rimbeccò Castiel con un mezzo grugnito, incrociando le braccia.

    «Cas, Cas.» Mormorò Crowley scuotendo il capo. «Testardo come un mulo. Comunque non sono qui per farti entrare un po’ di sale in quella zucca vuota a parole,» continuò alzandosi dalla sedia che scomparve nel momento in cui lo fece, «ma per avvertirti che riceverai tre visite oggi. Quindi cancella ogni impegno dalla tua angelica agenda e datti una sistemata per gli ospiti.»

    Scosse il capo squadrandolo dalla testa ai piedi. «Tutto quel potere e ancora zero senso dell’abbigliamento.» Aggiunse con disapprovazione.

    «Ad ogni modo, è l’ora dei saluti. Non sei l’unico ad avere cose da fare, sai? Addio!» Scomparve in un’altra nuvola di fumo nero, senza lasciare a Castiel nemmeno il tempo di formulare una risposta.

    “Stupidaggini! Di sicuro sarà un suo piano per prendersi le mie anime. Meglio raddoppiare la guardia per un po’ di tempo.”

    E così Castiel spense il Sole e se ne andò a dormire.


    Capitolo 2
    Capitolo 3
    Capitolo 4

    Edited by ArabellaStrange - 10/4/2012, 19:44
     
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  2. sahany09
     
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    Simpaticissima !!!!! :D :D :D
    E poi io amo il demenziale !!!!
    Aspetto il prossimo capitolo che spero sia ancora più demenziale di questo !!!!
     
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  3. ArabellaStrange
     
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    Grazie!
    Non temere, sarà un'escalation di demenza!
     
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  4. Vivaldi4love
     
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    ma è adorabile, bravissima :lol:, davvero originale!
     
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    Beatrice

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    Molto simpatica questa ff, brava ary! Nn vedo l'ora di leggere il prox cap :)
     
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  6. ArabellaStrange
     
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    Grazie!
    Il povero Dickens si starà rivoltando nella tomba ma penso che domani riuscirò a mettere il secondo capitolo!
     
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  7. sahany09
     
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    Ti aspetto trepidante e fiduciosa, pronta ad un'overdose di demenzialità che fa bene al cuore.
    Charles Dickens che si rivolta nella tomba? No. Da notizie indiscrete, pare che, nonostante i suoi racconti tristi, lui fosse dotato di humor, quindi non credo che se la prenderà molto. Tranquilla.
     
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  8. ArabellaStrange
     
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    Sì, è vero. Ogni tanto ci vuole un po' di demenza, altrimenti si finisce col prendere le cose troppo sul serio! :)
    Beh, per ora il suo fantasma (di Dickens) non è ancora venuto a tormentarmi, quindi forse mi salverò...
     
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  9. >milly<
     
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    hahaha al massimo Dickens si rivolterà dalle risate, cosa che ho fatto anch'io! bellissimo questo primo capitolo!!!!
    CITAZIONE
    «Ma è Natale!» Insistette Dean, afferrando l’angelo per una manica. «A Natale sono tutti più buoni, lo dice perfino la pubblicità del panettone. Dannazione, Cas!»

    haha oddio che dolce questa parte!!!
    e Sammy che vuole uccidre i tizi che cantano!! hahaha che qualcuno lo fermi!!!
    davvero adorabile e divertente! complimenti Arabella!!! attendo con ansia il seguito!!!
     
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  10. ArabellaStrange
     
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    Grazie per i complimenti!
    Comunque, ecco a voi il secondo (delirante) capitolo:

    Capitolo 2

    Castiel stava sognando. Si trovava in una chiesa diroccata in un paesino del Nord della Francia. Il suo GPS aveva rilevato la presenza di alcuni satanisti che celebravano rituali dalla dubbia moralità nei sotterranei dell’antica chiesa sconsacrata.

    Raggiunse le catacombe con un fruscio del suo trenchcoat e vide una porta socchiusa da cui filtrava una luce tremolante. Candele. Sembrava proprio che avesse trovato il posto giusto.

    Solo che… qualcosa non andava, si rese conto mentre faceva passi sempre più incerti verso l’uscio. Cos’era quel rumore? Musica? Ma non era quello il fatto insolito, molte sette usavano ascoltare musica durante le loro sedute ma certo non… blues?

    Aprì la porta quel tanto che bastava per sbirciare all’interno. Una palla catarifrangente appesa al soffitto sparpagliava la luce in raggi soffusi per tutta la stanza; sete e broccati ricoprivano ogni superficie e al centro vide il lato di un enorme letto a baldacchino da una parte e un pianoforte a coda dall’altra; ovunque per terra c’erano vestiti appallottolati. Strano rumori venivano dal letto, si stava forse consumando un delitto?

    Spalancò la porta di colpo, facendo irruzione nella stanza. «Fermatevi subito, il vostro nuovo Dio ve lo ordina!»

    Sul letto un’assemblamento di corpi nudi, braccia e capelli si agitava come un budino colpito da un cucchiaio. Dopo qualche minuto, quando più di una testa si era girata verso di lui, riconobbe una faccia familiare.

    «Balthazar?» Esclamò, incredulo.

    «Oh, Cas! Ce ne hai messo ad arrivare. Ti inviterei ad unirti a noi ma temo che non abbiamo tempo per… lo svago.» Disse mentre si sollevava dalla montagna di cuscini e braccia che lo avvolgevano, bevendo un sorso di champagne da un calice sul comodino accanto al letto.

    «Scusate, mes chères.» Disse alle ragazze, posando una carezza sul volto di una. «Sembra che dobbiamo lasciarci. Ma non temete, tornerò presto.» Schioccò le dita.

    Erano di nuovo del Paradiso preferito di Castiel, con il ragazzo autistico che faceva fluttuare il suo aquilone in lontananza.

    «Che ci fai anche tu qui?» Si arrabbiò Castiel.

    «Oh, anch’io sono contento di rivederti fratellino.» Rispose l’angelo biondo con sarcasmo. «Sei così teso ultimamente, perché non ti fai fare un massaggio? C’è un villaggio in Indocina dove una cara ragazza…»

    «Sei venuto qui per parlarmi dell’Indocina?»

    «Oh, no.» Replicò Balthazar riscuotendosi dal ricordo e bevendo un altro sorso dello champagne che si era portato con sé. «Devo mostrarti delle cose, Cas. Qualcosa che forse potrebbe aiutarti.» Si gettò il bicchiere alle spalle (ovviamente non raggiunse mai il suolo) e assunse un’aria seria.

    «Andiamo?» Domandò con un sorriso.

    «Ho forse una scelta?» Domandò Castiel, ironico e rassegnato.

    «Giusto.» L’angelo fece un sorrisino e afferrò Castiel per il polso.

    Lo scenario davanti a loro cambiò. Erano su una spiaggia, dove in lontananza un gruppo di persone si agitava attorno a una tavola enorme, imbandita a festa.

    «E questo che significa?» Domandò Castiel senza staccare gli occhi dal gruppo di persone. Non sapeva perché ma sentiva un senso come di familiarità in quella scena.

    «Osserva.» Disse pacatamente Balthazar e improvvisamente si ritrovarono molto più vicini a quel gruppo di persone.

    “Oh, capisco.” Pensò Castiel mentre osservava la versione più giovane di sé stesso giocare a riva, con la sabbia.

    Era un Natale di tantissimi anni prima, era così giovane – non più di tremila anni d’età –, in cui lui e la sua famiglia celeste avevano deciso di festeggiare in quel particolare Paradiso, l’eterna vigilia di Natale di un surfista australiano che si era unito a loro nei festeggiamenti.

    Qualcosa tra la sabbia e i sassolini levigati aveva attirato l’attenzione del giovane Castiel. L’angioletto si gurdò furtivamente intorno per controllare di essere inosservato e cominciò a darsi lo slancio con le braccia, piegando anche le gambe, per saltare.

    «Non saltare su quel pesce, Castiel!» L’urlo del fratello maggiore lo colse alla sprovvista, facendolo sbilanciare e cadere in acqua. Il piccolo sollevò lo sguardo e le braccia, in segno di innocenza. «Nonhofattonientegiuro!»

    «Quante volte ti ho detto che i pesci li devi dare a Uriel per farli alla brace? Non ci devi giocare!» Lo rimproverò una versione più giovane di Balthazar – avrà avuto appena dodicimila anni – dandogli uno schiaffetto sulla nuca.

    Il più grande mantenne uno sguardo severo, ma il tremolio agli angoli della bocca tradiva l’intenerimento che la faccia contrita del fratellino gli stava suscitando. Alla fine cedette.

    «Dai non fa niente. Vieni,» gli disse allungandogli una mano, «andiamo da Gabriel a farci dare qualcuna delle sue caramelle!»

    La costernazione svanì all’improvviso dal viso di Castiel, che cominciò a correre sul bagnasciuga seguito da Balthazar, lasciandosi alle spalle sbuffi di sabbia dorata.

    Era passato così tanto tempo. Gli esseri umani nemmeno esistevano allora, c’erano solo loro nel Regno di loro Padre. Ogni Natale era una festa grandiosa, tutti gli angeli si riunivano, ogni anno in un Paradiso diverso, per festeggiare la ricorrenza speciale. Ricordava quei momenti con gioia, quanto erano uniti allora…

    Ma adesso era diverso e il passato restava passato. Che senso aveva riportare alla luce vecchi ricordi polverosi?

    Si accorse che Balthazar lo guardava con un sorriso di chi la sa lunga, lo conosceva troppo bene per non aver letto ogni suo pensiero nelle sue espressioni. Questo gli diede fastidio.

    «Abbiamo finito qui, o forse hai organizzato una bella rimpatriata in onore dei vecchi tempi?» Chiese acidamente.

    Balthazar sospirò, con un mezzo sorriso. «C’è un ultima cosa che devi vedere.»

    Adesso erano in una casa dalle pareti di legno, c’era un camino alla sua destra e di fronte una scrivania. Al centro della stanza un albero di Natale alto quasi fino al soffitto e straripante di palline colorate e luci intermittenti illuminava l’ambiente con un soffuso arcobaleno di colori.

    Conosceva quella casa, era la dimora di Bobby Singer.

    Sentì il rumore di una chiave nella toppa, la porta d’ingresso che si apriva e delle voci che si avvicinavano dall’ingresso. La porta della sala si aprì.

    «Per l’ennesima volta, Dean, non ho intenzione di fare l’angelo in cima all’albero. Non sono un addobbo.» Castiel era visibilmente irritato mentre esponeva il suo disappunto a Dean, avvicinando come sempre troppo il viso a quello del cacciatore.

    Dean si sporse all’indietro, sollevando le mani. «Ehi, Cas. Non siamo mica sotto un rametto di vischio.» Disse all’angelo con un sogghigno. Aveva visibilmente alzato un po’ troppo il gomito.

    Ricordava anche quel Natale. Era stato non molto tempo prima, uno dei rari momenti di quiete nel bel mezzo della tempesta di eventi che allora li circondava. Lucifer, l’Apocalisse e tutto il resto… nonostante le continue insistenze di Dean perché si sedesse sull’albero, ricordava quella come una delle prime circostanze in cui si era sentito parte della famiglia.

    «La finite di comportarvi come bambini voi due?» Si intromise Sam, posando un cartone di pizza sulla scrivania che Bobby aveva appena sgombrato.

    «Balls!» Borbottò il vecchio cacciatore, «si è rovesciato il sangue di drago sul tappeto!»

    «Dean sta insultando la mia natura. Io sono un Angelo del Signore, non posso… » Castiel distolse per un attimo lo sguardo, imbarazzato, per poi rivolgersi di nuovo a Sam. «Mettermi una tunica, farmi spuntare un’aureola e dispiegare le ali cantando Jingle Bells.» Concluse imitando la voce di Dean e allargando le braccia, esasperato.

    Sam represse a stento una risata.

    «Eddai, Cas! È Natale! Se lo fai prometto che ti porterò di nuovo a incontrare Chastity.» Dean fece l’occhiolino all’angelo, sorreggendosi a Sam con un braccio sulle spalle. Sì, decisamente alticcio.

    «Dean!» Sbraitò Cas, rosso come un peperone.

    Improvvisamente tutto svanì e furono di nuovo nel Paradiso del ragazzo autistico.

    «Ok, ho afferrato il concetto.» Cominciò Castiel prima che l’altro angelo potesse aprire bocca. «Guarda com’eri felice quando eri un buon angioletto, libera le anime, fai pace con i tuoi amici Winchester e tutto tornerà magicamente come prima. Giusto?»

    Balthazar incrociò le braccia. «Suppongo di sì, levando il sarcasmo ovviamente.» Inclinò la testa di lato. «Cassie, come fai a non vedere che tutto questo è sbagliato? Tu non sei così, non lo sei mai stato. Io lo so bene.»

    Nonostante la scorza di indifferenza di cui si stava rivestendo le parole del fratello lo toccarono. Che fosse… No! La verità era che stava solo perdendo tempo. Volevano farlo ritornare lo stupido cagnolino che era prima, sempre pronto a fare ogni cosa gli dicessero. Volevano togliergli la sua libertà. Non l’avrebbe permesso!

    «Allora evidentemente non sai nulla di me. Inoltre penso che tu sia un po’ troppo loquace per essere morto. Addio, Balthazar.» Lo congedò con un gesto secco della mano e gli diede le spalle, aspettando che se ne andasse.

    «Ad ogni modo, ricordati che io ci sarò sempre, Cas.» Sussurrò l’angelo biondo prima di sparire silenziosamente.
     
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    Muahahahahaha sn piegata in due dalle risate!!!
    Nn riesco a levarmi dalla testa l'idea di cass in questa versione:
    CITAZIONE
    Mettermi una tunica, farmi spuntare un’aureola e dispiegare le ali cantando Jingle Bells

    Ahahahahahh ary davvero complimenti!
    E poi molto bello il fatto k tu abbia inserito balthy.. a dire il vero l'hai presentato proprio bn all'inizio tipico di lui
    Attendo il prox cap!!
     
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  12. ArabellaStrange
     
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    Io AMO Balthy, non potevo non inserirlo! E quando ho pensato a una possibile entrata in scena non mi ci è voluto molto per realizzare che questa era la più adatta a lui... lol
    Non so, io personalmente darei oro per vederlo così Cas...
     
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  13. >milly<
     
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    hahaha bellissimo anche questo capitolo!!! anch'io voglio l'albero di natale con Cassie sopraaaa!!!!
    l'entrata in scena di Balth, bhè che dire degna di lui :lol:
    haha che tenera la scena del piccolo Cass che cade in acqua!!! haha povero!!!
    complimenti Arabella!!! attendo il seguito!!!!!
     
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  14. ArabellaStrange
     
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    Avrei potuto scrivere pagine e pagine sul Cas piccolo ma mi sono limitata...
    Grazie per i complimenti!

     
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  15. S a m¸
     
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    E' GENIALE!!! E' il Christmas Carol più bello che abbia mai letto xD anche più dell'originale!
     
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35 replies since 21/12/2011, 19:08   320 views
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