Il cammino della vita

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  1. John7776
     
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    Ciao ragazzi so che non è un racconto su Supernatural ma da tempo dicevo a Paola aka Sahany che volevo pubblicare un mio manoscritto...

    vi posto una prima parte lo dividerò in capitoli fatemi sapere cosa ne pensate, se secondo voi questo libro se si può chiamare così, è buono e se può essere accettato dalle case editrici...vorrei solo un parere da lettore...ecco

    Il cammino della vita.

    Sapeva che quello che stava facendo non era quello che voleva, ma si sentiva costretto, non aveva scelta, non aveva nessuna possibilità, non aveva i mezzi per diventare quello che aveva da sempre sognato.
    I suoi genitori non avevano afferrato la sua richiesta d'aiuto con l'accettazione di rimanere con loro nel suo paese d'origine.
    Voleva gridare al mondo il suo dolore, non ce la faceva più ora come ora vedeva lontano il suo sogno.
    Non era più una strada in discesa, ora era tutta in salita e questo lo spaventava creandogli una morsa nel petto.
    Steve Kiers era seduto sul proprio letto pensando a cosa farne della propria vita se non sprecarla.
    Ormai il mondo gli era crollato addosso lasciandogli in bocca quel gusto amarognolo, come un grumo di sangue in bocca dopo un pugno in faccia.
    I suoi occhi si riempivano di lacrime, non piangeva quasi mai, ma ormai non riusciva a controllare più il suo corpo, si disfaceva giorno per giorno, così come la speranza di una vita migliore.
    Era destinato a seguire le orme dei suoi genitori, lavorare 14 ore al giorno per guadagnarsi un misero stipendio per arrivare con stenti alla fine del mese.
    Ormai aveva 19 anni doveva pur fare qualcosa della sua vita, e il padre già da quasi due mesi gli intimava di trovare lavoro, perché non avrebbe acconsentito di mantenerlo come un fannullone.
    La madre santa donna, di idee femministe, era orgogliosa del proprio figlio, nonostante la sua volontà di fare l'attore.
    Aveva visto nelle recite scolastiche il talento del figlio ma non si era mai preoccupata di farglielo presente poiché sperava fosse diventato un avvocato con idee innovatrici e sempre al servizio del bene.
    Ma ogni giorno che passava vedeva in lui crescere quel fuoco artistico che sempre lo avvicinava al mondo dello spettacolo e lo allontanava da quello giuridico.
    Così a malincuore aveva accettato i desideri del ragazzo, promettendosi di aiutarlo in qualsiasi modo ella poteva, scongiurando di non ricadere nello stesso errore che anni addietro avevano fatto i suoi genitori, preservandola dal suo destino di giornalista e dandola come sposa al padre di Steve.
    Nonostante all'inizio lo odiasse, comprese che poi non era altro che un matrimonio organizzato dalle famiglie e che il marito si trovava nella sua stessa situazione a consumare un'unione non voluta.
    Steve sapeva che almeno la madre lo supportava, ma nonostante tutto lasciare il proprio paese per andare in un altro con maggiori possibilità non era risultato facile.
    Mentre pensava si disse che era meglio fare una passeggiata per schiarirsi e cercare di calmarsi, spense la luce della sua lampada da comodino e mettendosi una tuta e delle scarpe da tennis consumate, uscì dalla propria stanza cercando di non svegliare i suoi genitori.
    Arrivò alla porta e poggiando la mano sul pomello, gli vennero in mente quelle nottate da adolescente quando si ritirava tardi la notte e di nascosto sgattaiolava nel proprio letto cercando di coprire i rumori dei vestiti poggiati sulla sedia.
    Un sorriso nacque sul suo viso , era da mesi che non albergava più un sorriso in lui così sempre preso da questo ricordo piacevole pensò che l'idea di una camminata stava sempre portando una funzione positiva.
    Così si chiuse la porta alle spalle e scese le scale di quella piccola palazzina, della quale il suo appartamento faceva da base, in quanto fosse al primo piano.
    Uscì dal portone e si incamminò per le strade, buie e gelide, di quell'ottobre inoltrato; si ritenne fortunato di aver messo la tuta che lo manteneva caldo e vide che ormai tutto era silenzioso alle undici di sera, a differenza della stagione estiva dove gli urli e gli schiamazzi si inoltravano fino a notte fonda.
    Preso da ricordi estivi, si avvicinò sempre più a un muretto semi-distrutto, un tempo punto d'incontro delle sue uscite giovanili, si sedette sopra e osservò le case avvolte nel buio e nel silenzio, tutto questo lo nauseava e lo rendeva ancora più impotente facendogli schiacciare il cuore.
    Di certo non avrebbe vissuto in quel piccolo paesino di montagna ma non sapeva come andarsene non aveva soldi, nessuna meta, nessuna esperienza solo la voglia di andare via e fare qualcosa della propria vita.
    Incominciò a fare freddo, infatti i piedi cominciarono ad essere freddi, si strinse su se stesso e vide un barbone passeggiare in stato confusionario.
    Era Jimmy l'ubriacone del paese, Steve lo conosceva fin da quando era piccolo, gli era simpatico e ogni volta che lo vedeva non mancavano mai le battute che si scambiavano fra di loro.
    Ma quella sera era diverso, nonostante fosse criticato da tutti i compaesani, Jimmy era fiero della sua vita, gli piaceva essere un ubriacone e Steve si divertiva quando ogni volta gli raccontava come il prete del paese era così ipocrita, in quanto lo criticava ma poi lo incontrava nelle stradine a spassarsela con le prostitute.
    Ma Steve vide un altro Jimmy quella sera, malinconico per nulla felice, e soprattutto non aveva con se una bottiglia di birra.
    Steve si avvicinò a lui come se avesse il dovere di farlo e chiedergli cosa stava succedendo, perché non avesse con se una bottiglia di birra.
    Jimmy lo notò arrivare e gli fece un cenno con la mano “ Quando capirai di essere un bel ragazzo e trovarti una bella ragazza per spassartela Steve?”
    Il ragazzo sorrise “ Beh chi ti ha detto che non conosca delle ragazze Jimmy?”
    L'ubriacone rise per la risposta ma ritornò subito serio.
    Così il ragazzo chiese “ Cosa succede Jim?”
    L'uomo alzò le spalle e rispose malinconico “ Beh la vita sai com'è...un fottuto cammino dove molte volte prendi calci nel culo”
    Steve rise, ma qualcosa non lo convinceva c'era qualcos'altro.
    Steve sapeva che Jim era sempre restio ad aprirsi così provò a farlo parlare.
    Steve: Jim avanti non fare la timida verginella, cosa hai stasera?
    Jim sorrise alla battuta e fissò Steve: Vuoi sapere cosa ho? Ho scoperto stamattina di aver avuto un figlio illegittimo, è morto in un incidente stradale ieri notte, la madre mi ha chiamato per il funerale, pensava che era giusto che sapessi....troia!”
    Steve era visibilmente scioccato non si sarebbe mai immaginato quell'uomo davanti a lui padre e non sapeva sicuramente come consolarlo.
    Jim: Vedi non ho mai avuto dei pentimenti in vita mia...mai! Ma oggi ho capito che la mia vita è stata tutta una totale cazzata...potevo realizzare il mio sogno!
    Steve incuriosito chiese: Cosa volevi fare?
    Jim: Non ci crederesti mai ma la mia passione era la musica...volevo comporre musica, volevo vivere di musica...ma in questo piccolo paese di merda sai com'è? La gente è più cocciuta di un mulo...tutti lo erano compreso mio padre che mi mandò dritto a lavorare alla cementeria del paese.
    E io cosa ho fatto? Ho accettato....mi odio come non mai...sono stato un fottuto coglione ad aver lasciato che qualcun altro decidesse la mia vita.
    Steve appoggiò una mano sulla spalla destra di Jimmy, e gliela strinse consolandolo.
    L'ubriacone lo osservò fisso negli occhi, e si commosse, annuendo di farsi forza, Steve gli rispose con un altro accenno.
    L''ubriacone prese parola: Steve non demordere...ho sentito dire a tuo padre al bar che rimani qui e lavorerai all'acciaieria del paese con lui....Steve guardami! Finirai come me!
    Steve rimase immobile, fu come se qualcuno gli avesse dato un forte schiaffo sulla faccia facendolo rintronare, Jim aveva ragione doveva combattere non poteva essere così debole, doveva essere forte.
    Però aveva paura, non sapeva cosa fare, non sapeva qual'era il livello successivo.
    Steve sospirò: Jim sai che non è facile!
    Jim assunse un'espressione irritata: Che diamine ragazzo! Tuo fratello diceva sempre che saresti stato una persona importante....era orgoglioso di te non farlo rivoltare nella tomba!
    Steve si sentì ferito nessuno parlava mai di suo fratello, il modo in cui era morto, portava le persone a tacere e a guardarlo con compassione.
    Jim capì la gravità di ciò che disse e se ne pentì, si sfregò il mento e poi poggiò la mano sulla spalla del ragazzo fissandolo.
    Jim: Ascoltami sono stato uno stronzo ad essere così duro con te, perdonami! Ma non voglio che qualcun altro faccia il mio stesso errore....e poi vedendoti mi ricordi mio figlio! Quello che non ho mai conosciuto e che ora è morto...non devi sprecare la chance di essere ancora vivo e di sprecare la tua vita come se fosse una nocciolina. Ascoltami figliolo vai via da qui! Insegui il tuo sogno a costo della morte...credimi una vita vissuta è meglio di una perduta!
    Steve crebbe fortemente a quelle parole, si sentì confortato, solo qualcun altro gli faceva questo effetto....Saul.
    Più grande di lui di due anni, Saul era fantastico!
    Era intelligente, carismatico, amabile ma soprattutto c'era una cosa che Steve amava di suo fratello....voleva vivere!
    Non gli importava nulla se avevano dei problemi, oppure pochi soldi, lui rideva sempre.
    Ricordava sempre ciò che gli ripeteva quando era sconfortato.
    “ Ehi fratellino non essere così pessimista, se c'è un meteorite che ti sta cadendo addosso spostati solo più in là!”
    Ed ora quella frase gli calcava a pennello, si stava spostando dal meteorite quel meteorite che non era altro che la vita montagnola di quel paese.
    Ora capiva ciò che Saul solea ripetergli ogni volta, gli mancava, ancora non capiva come poteva essere morto....non era un suicidio suo fratello voleva vivere...qualcuno lo aveva ucciso ne era sicuro!
    Jimmy lo notò assorto nei suoi pensieri, lo fissò e si decise a parlare.
    Jimmy: Ehm Steve...ecco io...è difficile da dirtelo, però penso che tu l'abbia capito e penso che tu sia cosciente del fatto che non si parla mai della morte di tuo fratello...perché io ti stia sempre addosso ogni volta che esci...
    Steve non stava capendo nulla di ciò che Jimmy gli stava dicendo.
    Steve: Jimmy cosa stai farfugliando?
    Jim sospirò con gli occhi chiusi e poi si decise a parlare: Steve oggi non ho scoperto di aver avuto un figlio che è morto....lui è vivo, lo conosco vive nel paese, lui mi conosce ma non come suo padre ma come amico....lui è...
    Jim lo fissò negli occhi e respiro profondamente.
    Jim: Steve sono tuo padre!
    Steve si sentì mancare l'aria, non capì più nulla però pensò che Jim gli stesse facendo uno dei suoi soliti scherzi.
    Steve ridendo: Molto simpatico, avanti Jim penso che non sia l'ora giusta per fare questi scherzi...
    Jim lo guardava immobile senza proferire parola.
    Steve un po' si spaventò: Jim smettila non è piacevole questo gioco.
    Jim parlo quasi con le lacrime: Vent'anni fa io e tua madre abbiamo avuto una storia, lei e diciamo tuo padre non erano innamorati, lei era fidanzata con me ma i suoi genitori mi odiavano, quindi la diedero in sposa a Jack Kiers, ragazzo non proprio ricco ma almeno secondo loro un giovane a modo...
    Steve si sentì confuso, quasi le sue orecchie recepivano dei rumori assordanti, e iniziò a non reggersi in piedi.
    Jim cercò di sostenerlo ma il ragazzo lo respinse con rabbia.
    Steve: Non mi toccare!
    Jim addolorato continuò: Ti prego lasciami spiegare...io e tua madre ci continuammo a vedere di nascosto e lei rimase incinta di Saul e poi di te...tu e lui siete nostri figli...almeno Saul lo era ma ora ho la possibilità di avere un rapporto con te che ne dici Steve?
    Steve lo guardò sconvolto: Cosa? Che cazzo stai dicendo Jim? Mia madre non può aver tradito mio padre....sei solo un pazzo ubriacone....un fottuto ubriacone.
    Steve indietreggio ma cedette e cadde, Jim andò per aiutarlo ma il ragazzo lo fermo.
    Steve: Non toccarmi ! Stai lontano da me , non ti avvicinare mai più!
    Jimmy si senti male, quelle parole sembravano dei pugnali che volando dalla bocca del figlio si addentravano nel suo cuore colpendolo e uccidendolo.
    Steve si rialzò e corse via, inciampò di nuovo in un sasso ma si rialzò continuando a correre lasciando Jim disperato che lo vedeva andare via...lo aveva perso...per sempre.

    Steve correva e correva senza mai fermarsi, adesso tutto gli era chiaro, in tutti i suoi anni di vita non si era mai sentito vicino a suo padre, neanche suo fratello andava d'accordo con lui, forse era normale proprio perché non avevano lo stesso dna e ora che ci rifletteva bene lui e suo fratello erano gli unici ad andare d'accordo con l'ubriacone del paese.
    Tutto quelle riflessioni gli riempivano la mente, la offuscavano rendendolo incapace di capire dove si stava dirigendo, solo dopo comprese che in un modo o nell'altro si trovava di fronte casa sua.
    Vide quella porta d'ingresso di colore rosso, alcuni ricordi d'infanzia assalirono ripetutamente ormai quello che rimaneva della sua testa, ormai sembrava essere uscito di senno, sembrava di vivere un incubo così vivido così vero che stentava a credere che stesse sognando.
    Comprese che tutto quello che era successo era vero, capì che ora doveva andare, doveva fare la propria strada, non voleva vivere la sua vita piena di rimpianti.
    Come si era scoperto che la sua vita era una bugia, non voleva viverla più, era deciso a inseguire un percorso vero, che potesse renderlo felice.
    Apri la porta, salì le scale quatto quatto, e inoltrandosi al primo piano entrò in casa sua, tenendo con la mano sinistra le scarpe da ginnastica per evitare qualsiasi rumore di passi, e si diresse subito verso la propria stanza.
    Quando entrò video che la sua sveglia segnava le cinque del mattino, a meno di due ore doveva presentarsi alla fabbrica con il padre, no ora era James questo era il suo nome e dopo quello che era successo era meglio chiamarlo così.
    Preso da una rabbia improvvisa, prese un zaino grande e mise dentro tutti i vestiti che poteva, prendendo anche un piccolo pezzo di stoffa azzurro con delle incisioni sopra, le iniziali del fratello S.K.
    Lo guardò, lo accarezzo e sorrise, Saul era con lui non lo avrebbe mai lasciato solo ad affrontare tutto questo.
    Prese alcuni soldi dal suo vecchio salvadanaio a forma di mucca e poi si mise un paio di scarpe più pesanti.
    Chiuse lo zaino e si fermò, rimanendo a contemplare quel silenzio che lo aveva accompagnato in quei lunghi tre anni dalla morte del fratello.
    Sospirò, una lacrima stava facendo capolino dai suoi occhi ma la rimise giù, doveva essere più forte
    se voleva affrontare quella nuova avventura.
    Il suo obiettivo era quello di realizzare il suo sogno e quindi avrebbe attinto dal suo dolore tutta la forza possibile per riuscirci.
    Uscì dalla stanza senza sentire che nella cucina c'era qualcuno, attraversò lo stretto corridoio che separava le stanze da letto e si ritrovò nel soggiorno, che era collegato da un piccolo arco alla cucina.
    Fissò per l'ultima volta quella stanza e cercò di catturare più ricordi possibili, ma non sentì che una persona lo fissava.
    Era la madre, Donna Tamer Kiers, una donna di modeste origini, con una propria cultura e soprattutto una madre amorevole e pragmatica.
    Ella fissò il figlio, con indosso uno zaino, e capì tutto così presa dallo sconforto si lasciò cadere in una sedia vicina al tavolo.
    Steve andò da lei, non la odiava per avergli mentito, dopotutto era stata costretta a vivere un matrimonio che non voleva, sapeva che lei avrebbe di tutto per lui, non si era dimenticato dopo per nulla tutti quei sacrifici che la madre aveva fatto per lui.
    Steve iniziò a piangere: Mamma Jim mi ha detto tutto, io....io non so come accettare tutto questo mi sento confuso!
    Donna lo guardò e gli accarezzò una guancia: Steve ti prego perdonami, non so il male che ti ho fatto in questi anni.
    Steve chiuse gli occhi e sospirò ponendo la sua mano sopra quella della madre e la cercò di viverla come meglio poteva.
    Steve: Mamma non posso perdonarti...
    Donna fu sul punto di morire ma il ragazzo continuò la frase.
    Steve: Non posso perdonarti perché non mi hai mai fatto nulla, mi hai voluto proteggere tutto qui...però ora che so che non appartengo a tutto quello che ha programmato papà...forse dovrei chiamarlo per nome..
    Donna iniziò a piangere.
    Steve l'abbracciò e le sussurrò: Mamma lasciami andare....lasciami inseguire il mio sogno ti prego.
    Donna si distaccò e osservò il figlio e a malincuore annuì.
    Donna: Ok ti lascerò andare però promettimi che ritornerai!
    Steve annuì sorridendo: Mamma non potrò mai dimenticarmi di te.
    Donna prese dei soldi in una delle tasche del suo giubbotto appeso e li porse al figlio.
    Steve: Mamma non ti preoccupare mi inventerò qualcosa non voglio che ti rovini per me, non voglio che litighi con Paul per me!
    Donna un po' irritata: Quello è tuo padre, con o senza DNA lo è, accetta questi soldi.
    Il ragazzo sorrise e accettò i soldi dando un bacio sulla guancia alla madre.
    Poi si guardarono negli occhi e annuirono insieme...era il momento di andare.
    Steve si diresse alla porta e la aprì, si rigirò e guardò la madre.
    Donna: E' la cosa giusta da fare tesoro!
    Steve in preda alla sconforto cercò di farsi forza e di trattenere le lacrime, avanzò e chiuse dietro di sé la porta, scendendo le scale e uscendo fuori dal palazzo, gettandosi nella strada semibuia e vuota.
    La madre osservava al porta chiusa, il so bambino non c'era più, ora doveva cavarsela da solo, pregò Dio affinché lo aiutasse a inseguire la propria strada e farcela, poi guardò l'orologio ….era ora di prepararsi per andare a lavorare e dire al marito che il proprio figlio era andato via.
    Il suo sguardo poi si volse a destra sulla finestra che dava sui boschi sottostanti al palazzo, una luce flebile le accarezzò le guance, l'alba era alle porte.
    Steve camminava imperterrito verso la stazione avrebbe il primo treno, la destinazione l'avrebbe scelta una volta arrivato lì.
    I suoi piedi cominciarono a sentire la pesantezza di quel viaggio mentre il suo cuore palpitava fortemente ad ogni passo che compieva.
    Dopo solo pochi secondi cominciò ad intravedere il cartello della stazione, e in lontananza sentiva la voce registrata degli annunci sulle partenze e gli arrivi, così iniziò a pensare alla meta del suo viaggio.
    Era molto difficile scegliere, aveva preso la decisione di andare via in poco tempo e non aveva pensato a un piano ben preciso.
    Sicuramente doveva dirigersi ad occidente, ma non sapeva dove doveva fermarsi così decise che per il momento avrebbe scelto l'Europa, la Francia per l'esattezza.
    Mentre si avvicinava sempre più alla stazione comprese che sapeva ben poco della lingua francese ma aveva una discreta conoscenza della lingua inglese, così fece cambio di programma e decise che era meglio fermarsi in Inghilterra.
    Sicuramente avrebbe dovuto affrontare più di due giorni di viaggio ma almeno avrebbe avuto il tempo di riordinare le idee e riflettere su ciò che doveva fare del suo futuro.
    Arrivò a destinazione e si fece spazio fra la gente, c'era troppa confusione per l'orario del mattino.
    Poi si ricordò che era la settimana prima del natale e che molti iniziavano a partire per raggiungere le mete delle vacanze o le case dei parenti.
    Il suo treno doveva ancora essere preparato e il tempo che necessitava era di una mezz'oretta piena, così vide un posto libero in una panchina.
    Su di essa era seduta anche una giovane ragazza non bellissima ma piuttosto affascinante intenta a leggere un libro.
    Steve si sedette e con un'innocente curiosità vide il titolo del libro, era l'alchimista di Paolo Coelho, ne aveva sentito parlare ma non l'aveva mai letto.
    Si sedette accanto alla ragazza senza guardarla e pensieroso aspettava il suo treno, non era il solito ragazzo che sbavava per ogni ragazza, ma quella seduta accanto a lui emanava un certo fascino che molte volte portò Steve a rivolgere lo sguardo verso di lei creando sempre delle situazioni imbarazzanti.
    Dopo varie occhiate fugaci si decise a parlare con la donna.
    Steve: Ciao il mio nome è Steve!
    Dopo che si presentò le porse la mano destra.
    La ragazza sorrise e gliela strinse: Il mio nome è Amanda piacere di conoscerti.
    Steve: Sei una turista vero?
    Amanda: Come fai a saperlo?
    Steve: Beh anche se parli molto bene il polacco sento che hai uno strano accento.
    La ragazza rise.
    Amanda: Hai ragione vengo dall'Inghilterra precisamente da Londra adesso sto per ritornare e tu?
    Steve fu colto di sorpresa, forse era un segno del destino stringere amicizia con quella ragazza o forse no, ma pensò che qualcosa fra loro sarebbe accaduta.
    Steve si alienò dalla situazione andando in sovrappensiero ma fu riportato indietro dalla ragazza.
    Amanda con un sorriso disse: Sei qui con me?
    Steve scrollò la testa: Ehm si scusa ...ecco io invece sono polacco e sto andando a Londra in cerca di fortuna..vorrei realizzare il mio sogno!
    Amanda: Davvero? Cosa vorresti fare?
    Steve quasi timido disse: Ecco vorrei essere un attore!
    Amanda strabuzzò gli occhi: Anche io...diciamo che io ho fatto alcuni piccoli ruoli...ma si è anche il mio sogno...tu credi al destino?
    Steve fece un cenno negativo poco convinto.
    Amanda gli rispose quasi sentenziosa: Invece credo proprio che il destino ci ha fatto incontrare.
    Steve un po' imbarazzato rise seguito dalla ragazza.
    Poi notò il libro che teneva in mano Amanda e incuriosito le chiese: E' l'alchimista di Coelho giusto?
    Amanda annuì con un sorriso.
    Amanda: Lo hai letto?
    Steve: No però avrei voluto farlo mi ha sempre incuriosito.
    Amanda: Beh ho quasi finito e poi credo che in questi due giorni di viaggio se vuoi puoi sederti con me e leggerlo.
    Steve annuì contento poi senti chiamare ad alta voce il suo treno.
    Steve deciso: Beh credo che sia il nostro treno è meglio andarci a sedere.
    Amanda sorrise prese con se la sua borse e si indirizzò assieme al nostro protagonista verso il treno.
    Entrando esibirono i biglietto al controllore e si sedettero nuovamente su due poltrone adiacenti poco comode.
    Amanda: Beh prima di accorgermi di viaggiare con un serial killer perché non mi racconti di te?
    Steve si rabbuiò per la domanda, non era semplice per lui dopo quelle ore frenetiche riordinare le idee e raccontare tutte quelle storie che completavano la sua vita.
    La ragazza notò il cambiamento d'umore e cercò di salvare il discorso.
    Amanda: Beh sei piuttosto riservato allora inizierò io....Che dire...ho ventidue anni, sono figlia unica, mio padre e mia madre sono divorziati, ho preso un Master in arte ad Oxford....si lo so sono la solita viziata di papà, ma questo viaggio mi è servito per dimostrare che so cavarmela da sola e che non ho bisogno di un lima per le unghie ogni cinque minuti per le mie fintissime unghie!
    Steve sorrise.
    Amanda sorpresa: Oh vedo che qualcuno sa ridere ancora..beh dicevo ho preso il Master e ora sto cercando di girare il mondo ricercando la mia strada verso il teatro e il cinema...ora sei pronto a parlare?
    Steve la guardò, quella ragazza dov'è era spuntata? Era veramente un bel tipo e soprattutto con un cervello, sicuramente quell'incontro gli avrebbe soltanto fatto del bene.
    *Steve rispose: Ecco è un po' complicato, la mia famiglia è complicata...ho da poco scoperto che mio padre non è veramente mio padre e che mio padre è un mio amico...avevo un fratello ora è morto, non abbiamo mai trovato il corpo...ma la polizia ha trovato delle prove che indichino l'ipotesi di un suicidio infatti hanno trovato le sue ultime tracce nel ponte del mio paese....nel fiume c'erano il suo capello e i suoi occhiali.
    Amanda fu un po' scossa dalle parole del ragazzo, però per educazione non lo diede a vedere anche se Steve percepì qualcosa dal suo comportamento.
    Steve: Ecco ora crederai che sia strambo o un serial killer...
    Amanda: No! Solo che hai avuto delle sfortune e che ora stai cercando rimedio!
    La ragazza gli sorrise e con quel sorriso gli riscaldò il cuore.
    Steve: Come fai ad essere così?
    Amanda un po' confusa: Così come?
    Steve: Si dai...così buona, così comprensiva ….se avessi avuto un'amica come te non avrei mai avuto problemi...
    Amanda: Beh adesso ce l'hai una e direi di non fartela scappare.
    Amanda rise seguita dal ragazzo.
    Poi fisso il suo orologio, vide l'orario e subito prese una borsa termica la aprì e uscì fuori una siringa, la sventolo un po' e poi se la punto al braccio senza nemmeno esitazioni.
    Steve allarmatosi si gettò sulla ragazza ma lei subito lo tranquillizzò.
    Amanda: Scusami non te l'ho detto sono diabetica, devo quindi farmi delle punture di insulina ogni giorno!
    Steve quasi convinto si risedette e la fissò.
    Amanda: Steve è tutto ok...è una normale routine quotidiana di un diabetico....pensavi veramente che volessi uccidermi?
    Steve calmandosi la guardò un po' intimidito: Dopo il suicidio di mio fratello, ogni volta che vedo qualcuno farsi del male, voglio salvarlo per cercare in qualche modo di riparare all'errore commesso con Saul, non so è qualcosa di istintivo.
    Amanda sorrise, quel ragazzo era così rotto dentro, era un vero artista.
    Amanda: Steve io non conoscevo tuo fratello, ma conosco un po' te, non sei una persona egoista, non puoi rimproverarti la morte di Saul, non potevi sapere che lui stesse così male da togliersi la vita.
    Steve la guardò negli occhi: Amanda, io penso che mio fratello non si sia suicidato, era pieno di vita non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
    Amanda lo guardò con compassione, capì che ancora quel periodo di negazione che si ha con la morte dei propri cari non era finito per Steve e cercò allora di assecondarlo.
    Amanda: Perché pensi questo?
    Steve: Perché prima di morire, era strano...sapevo che aveva un problema, era irrequieto, sempre nervoso, sembrava che qualcuno lo stesse cercando...penso che lo abbiano ucciso. E non passano giorni dove maledico me stesso per non aver parlato con lui per capire quei suoi strani comportamenti e magari confortarlo.
    Amanda sorrise: Steve come puoi maledirti per questo? Non potevi sapere che tuo fratello si sarebbe suicidato, il tuo senso di colpa è legittimo perché gli volevi bene ma non puoi colpevolizzarti per sempre.
    Steve la guardò: Sei brava con le parole lo sai?
    Amanda un po ironica: Si me l'hanno accennato!
    I due risero e poi si guardarono negli occhi, qualcosa scattò e un momento di imbarazzo calò fra i due che seppero evitare.
    Amanda si schiarì la gola e disse: Una volta arrivati a Londra dove andrai?
    Steve: Beh non so, penso di trovare qualche pensione o un motel.
    Amanda: Se ti dicessi che ti ospitassi in casa mia cosa risponderesti?
    Steve sorrise: Beh prima di accettare dovrò vedere durante il viaggio se sei ancora o no un serial killer, ancora i miei dubbi non si sono risolti.
    Amanda sorrise e si alzò: Io devo andare in bagno, se vuoi puoi iniziare il mio libro tanto l'ho già letto.
    Steve: Ok ti aspetterò mi raccomando non perderti.
    Amanda annuì ridendo e uscì dalla cabina e si avviò ai gabinetti.
    Steve rimase seduto a fissare il finestrino, alcuni pensieri gli vennero in mente cercò di reprimerli, cercò qualcosa vicino a lui che potesse aiutarlo a non riflettere tenendo occupata la mente, così notò il libro che Amanda gli suggerì di leggere.
    Lo prese e lesse il titolo, l'alchimista, rifletté sul significato della parola, ricordando quello che aveva imparato a scuola, ricordò solo che un'alchimista poteva essere considerato il precursore del chimico, e che talvolta si proponeva di raggiungere a delle risposte che nessun'altra disciplina riusciva ad ottenere.
    Toccando quel libro sentì una scarica di energia, non sapeva spiegare che energia fosse, ma si sentì come chiamato e scelto dal libro.
    Lo apri e lesse le prime parole e in men che si dica si fece avvolgere da quel mondo fittizio, rimanendo concentrato ad ogni parola, finendo la prefazione, si addentrò nel prologo lesse le parole con meraviglia e stupore " L'Alchimista prese un libro, portato da qualcuno della carovana. Il volume era privo di copertina, ma lui riuscì a identificarne l'autore: Oscar Wilde. Mentre sfogliava le pagine, trovò una storia su Narciso. L'Alchimista conosceva la leggenda di Narciso, un bel giovane che tutti i giorni andava a contemplare la propria bellezza in un lago. Era talmente affascinato da se stesso che un giorno scivolò e morì annegato. Nel punto in cui cadde nacque un fiore, che fu chiamato narciso. Ma non era così che Oscar Wilde concludeva la storia. Egli narrava invece che, quando Narciso morì, accorsero le Oreadi - le ninfe del bosco - e videro il lago trasformato da una pozza di acqua dolce in una brocca di lacrime salate. Perché piangi? domandarono le Oreadi. Piango per Narciso, disse il lago. Non ci stupisce che tu pianga per Narciso, soggiunsero. Infatti, mentre noi tutte lo abbiamo sempre rincorso per il bosco, tu eri l'unico ad avere la possibilità di contemplare da vicino la sua bellezza. Ma Narciso era bello? domandò il lago. Chi altri meglio di te potrebbe saperlo? risposero, sorprese, le Oreadi. In fin dei conti, era sulle tue sponde che Narciso si sporgeva tutti i giorni. Il lago rimase per un po' in silenzio. Infine disse: Io piango per Narciso, ma non mi ero mai accorto che fosse bello. Piango per Narciso perché, tutte le volte che lui si sdraiava sulle mie sponde, io potevo vedere riflessa nel fondo dei suoi occhi la mia bellezza. Che bella storia, disse l'Alchimista. " Che bella storia ripetè Steve, ripenso a ciò che disse il lago, rifletté e capì che in fondo quella frase poteva significare che a volte la bellezza di una cosa non viene vista subito e quando ce ne accorgiamo e ormai troppo tardi. Sospirò contento, nessun uomo aveva aperto la sua mente come aveva fatto lo scrittore del libro, pensò che doveva essere un uomo molto saggio e pieno di esperienza per poter scrivere un libro di questo calibro.
    Ma non volle indugiare così continuò la lettura del libro che piano piano si faceva spazio nella sua mente e nella sua anima.
    Il personaggio Santiago gli somigliava moltissimo, un ragazzo povero senza nessuna possibilità di un futuro roseo, senza mezzi se non la proprie capacità.
    Il tema del libro era il viaggio che Santiago doveva intraprendere per risolvere l'enigma del sogno ricorrente che aveva ogni notte, e per Steve quel viaggio secondo la sua situazione significava anche un modo per cercare la propria identità.

    Nel frattempo Amanda si era allontanate un attimo ed era entrate nel bagno del treno, prese il cellulare e compose il numero.
    L'attesa durò pochissimo perché la ragazza cominciò a parlare: E' lui l'ho trovato, il piano sta procedendo benissimo secondo le sue aspettative signora.
    Dall'altra parte del telefono ci fu risposta e Amanda rispose: Non gli sarà toccato neanche un capello, non la deluderò!
    Detto questo chiuse la chiamata e uscì dal bagno dirigendosi alla cabina dove la attendeva il ragazzo.
    Prima di entrare sospirò e mise su una faccia simpatica eliminando quei lineamenti del volto ostili che tanto la caratterizzavano minuti prima.
    Entrò e Steve la accolse con un sorriso e con il libro nelle mani.
    Steve: Hai fatto veloce!
    Amanda: Dovevo solo rinfrescarmi ne avevo bisogno!
    Cambio argomento puntando il libro nelle mani del giovane: Vedo che hai ascoltato il mio consiglio!
    Steve sorrise: Oh si! Diciamo che io e il protagonisti siamo molto simili..entrambi stiamo affrontando un viaggio!
    Amanda sorrise: Beh io ti lascio leggere nel frattempo mi riposo, il viaggio sarà lunghissimo.
    La ragazza si sistemo sulla poltrona e si mise la giacca addosso come copertina.
    Steve la osservò attento, quella donna lo intrigava però c'era qualcosa che vedeva in lei da fargli sospettare qualcosa.
    Pensò magari la sua paranoia era ritornata facendogli abitare la mente di pensieri oscuri ma decise di abbandonarli essendo certo che la ragazza era un'amica ritornando a leggere il libro.

    Edited by John7776 - 13/3/2012, 12:17
     
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  2. sahany09
     
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    L'inizio mi piace molto.
    Ha un sottofondo piuttosto amaro, ma fa vibrare.
    La situazione del protagonista non sembra molto invidiabile.
    Me curiosa di sapere come continua.
    Frequenti sempre quel laboratorio di scrittura? Perché, se è così, ha funzionato alla grande, John! Nel tuo modo di scrivere sei cambiato dalla notte al giorno. Complimenti sinceri, caro !!!
     
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  3. John7776
     
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    MI rendi troppo felice Paola grazie tantissimo....il corso è finito a maggio ma penso che mi abbia aiutato molto :)
     
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  4. sahany09
     
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    Anch'io lo penso. A volte, questi corsi aiutano.
    Continua così. :) :)
     
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  5. Vivaldi4love
     
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    la penso come Paola... in tutto :)
     
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    Beatrice

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    Mmh mica male! Non vedo l'ora di leggere il seguito :)
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    “ Beh la vita sai com'è...un fottuto cammino dove molte volte prendi calci nel culo”

    Sacrosanta verità!!!!
     
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  7. John7776
     
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    sono assai fiero di avere delle lettrici così fidate ;)
     
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  8. >milly<
     
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    wow mi è piaciuto molto! mi piace l'atmosfera un po' "cupa" che si sente!!! e mi incuriosisce sapere come continua!!!
     
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    Io sono una cercatrice del mistero e del paranormale, viaggio nel cuore della notte e caccio i vostri incubi..Vivo tra le tenebre e una nuova alba

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    Molto bravo John. ^_^ Ti faccio i miei complimenti ^_^ Sai anche io scrivo altro, oltre le ff.. Ma ho paura a farli leggere :P ti auguro che una casa editrice te lo pubblichi ^_^

    Scusami ma mi sembra che dovresti mettere le linee guida delle ff..O hai già parlato con un mod?
     
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  10. John7776
     
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    Grazie milly e gabrielle :)

    ,@ gabrielle siccome è un racconto originale che non si basa su supernatural pensavo fosse diversa come cosa...:s
     
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    Facendoti i complimenti ancora John, ti consiglierei di chiedere...Io so che con le ff si devono seguire le linee guida, ma per i racconti originali non lo so...Ti faccio i miei complimenti per questo racconto emozionante ^_^
     
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  12. dani61
     
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    Un bellissimo inizio! Sei sempre più bravo, più "maturo" nello scrivere, lo studio e la pratica ti hanno migliorato tantissimo. Ci sono stati un paio di passi nel racconto che mi hanno particolarmente colpito, la prima parte e l'ultima, a mio parere, hai espresso tantissimo in poche righe, quindi sono molto curiosa di leggere il resto. Bravissimo!!
     
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  13. John7776
     
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    grazie tanto Dany :)..... comunque ogni volta che potrò aggiungerò un pezzettino di racconto al primo messaggio in modo tale da non farvi perdere il segno fatemi sapere ;)
     
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  14. >milly<
     
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    bellissimo!! e molto interessante!
    attendo il seguito ^^
     
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  15. John7776
     
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    grazie milly ;)!! siccome è molto complicata la storia la divido a pezzi perchè diciamo che è un lavoro controverso...forse rispecchia la mia personalità :s chi lo sa? xD
     
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49 replies since 6/10/2011, 17:23   481 views
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