Never gonna be alone

by bloodyjane

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  1. bloodyjane
     
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    Titolo Fan Fiction: Never gonna be alone
    Nome/Nick autore: bloodyjane
    Fandom: Supernatural
    Timeline: 2009-2014
    Sommario : cosa sarebbe successo a Joan e Cass, se le cose fossero andate come aveva visto Dean nel 2014?
    Spoiler: 5x04 The End
    Disclaimer: i personaggi delle serie Supernatural non mi appartengono (che peccato xD), l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
    Note: ho letto svariate ff ambientate nel 2014 su EFP, e (dopo aver visto l'episodio in italiano) mi è venuta in mente questa storia, spero che vi piaccia.
    P.S.: un grazie particolare a mary, che mi ha aiutato a scrivere questa one-shot e ha corretto i miei errori. Grazie :rolleyes:
    P.P.S.: il titolo è una canzone dei Nickelback, e la frase ricorrerà spesso anche se in una diversa traduzione

    “Fantastico” esclamò Dean, e Joan lo fissò.
    “Scusa, esattamente cosa è ′fantastico′?” chiese, guardandolo con espressione scocciata. Erano mesi che cercavano di fermare Lucifer, e ancora non c’erano riusciti… e non erano neanche riusciti a trovare Sam, se era per questo: dopo quello che era successo con il Cavalier Guerra, loro due si erano separati e non si erano più sentiti. Neanche con lei, Sam si era più fatto vivo, come se avesse paura di qualcosa.
    Dean rise, e indicò la stanza in cui si trovavano con un movimento del braccio. “Ma ci hai visti?” disse. “Un cacciatore sulla sedia a rotelle, un altro senza speranza, un angelo caduto e un mezzo demone. E noi dovremmo fermare Lucifer?”
    “Ehi, ragazzo” esclamò Bobby, avanzando con la sedia. “Sarò anche su una sedia a rotelle, ma posso sempre prenderti a calci nel culo, se voglio”.
    “Dean, ricordati perché siamo qui a Detroit” intervenì Cass, accanto a Joan.
    “Già. Perché Joan ha sentito delle voci fra i suoi fratelli” fece lui. “Pensi davvero che Lucifer sia qui?”
    “Sì” disse lei, guardando la mappa aperta sul tavolo nella stanza. “Ma non so dove”.
    “Beh, allora… cerchiamolo” affermò Bobby.
    “Vado a prendere qualcosa da bere” fece Joan, e si avviò alla cucina. Prese due bottiglie (lei e Cass non bevevano) e tornò indietro… ma qualcosa la bloccò.
    Un forte rumore, un fischio nel cervello così forte che dovette comprimersi le tempie e le birre le caddero di mano, frantumandosi in mille pezzi. “Fatelo smettere” urlò, e finì con le ginocchia per terra. Cass le corse accanto e la tenne per le spalle: stava per chiederle cos’avesse, quando una luce di un bianco accecante invase la città e i palazzi tremarono.
    “Porca puttana, ma cosa…” iniziò Dean.
    “Ha detto sì” gli rispose Cass. “Sam ha detto sì a Lucifer”. Dean sgranò gli occhi, così come Bobby, mentre le crepe nei muri s’ingrandivano sempre di più. “Dean, dobbiamo andare via di qui” fece, prendendo fra le braccia una Joan tremante. “ORA”.
    “Ok” fece Dean, e i quattro uscirono dal palazzo: lo spettacolo che gli si presentò davanti era apocalittico. I palazzi stavano crollando uno dopo l’altro, la gente correva in strada in cerca di un riparo e molti cadevano nelle crepe del cemento o morivano sotto gli edifici che cadevano.
    “Che mi venga un colpo” sussurrò Bobby, guardandosi attorno. Joan continuava a tremare, e Cass non sapeva cosa fare.
    “Tesoro, calmati” le disse, mentre entravano nella macchina di Bobby (l’Impala era rimasta a Sioux Falls) e si sedevano sui sedili posteriori. Le passò una mano sul viso, e vide che Joan provava a dire qualcosa: si avvicinò alle sue labbra, e cercò di capire cosa diceva.
    “Sam… Lucifer… chiama” stava bisbigliando, fra i tremiti. Il cuore di Cass perse vari battiti, e la strinse a sé, baciandole la fronte: non aveva mai visto Joan così terrorizzata da qualcosa, mai, neanche quando si erano ritrovati contro Zachariah.
    “Andrà tutto bene, amore” le sussurrò all’orecchio. “Io non ti lascerò mai da sola”.

    Dean era sparito da giorni, e nessuno riusciva a trovarlo, né sapevano dove cercarlo in effetti… non era da Bobby a Sioux Falls e, anzi, lo stesso cacciatore si era sorpreso non poco: non era da Dean lasciare i suoi amici e le persone che contavano su di lui in quel modo, senza dare sue notizie per così tanto tempo.
    Si erano accampati in una zona fuori Kansas City, all’inizio solamente loro tre, poi doveva essersi sparsa la voce che Dean Winchester e il suo amico angelo erano lì e così ne erano arrivati altri. E ognuno di loro portava notizie, chi più fresche chi meno, alcuni (forse per datarle esattamente) anche i giornali, dato che le radio e le televisioni, insieme alla maggior parte delle apparecchiature tecnologiche, erano fuori uso da quel maledetto giorno a Detroit.
    Quel giorno, era arrivato un gruppo di persone, almeno una quindicina, e fra tutti Joan aveva riconosciuto uno degli avventori della Roadhouse. “Ciao, Pete” lo salutò. All’inizio, il cacciatore non la riconobbe, poi capì chi era e la salutò.
    “Ciao, Joan. Non sapevo che fossi qui anche tu”.
    “Sono con Cass” spiegò, e lui annuì.
    “L’angelo”.
    “Già”. Pete non disse nulla, ma continuava a fissarla. “Come sta tuo cugino Derek?” gli chiese.
    Il cacciatore fece una smorfia, e si allontanò di qualche passo. “È morto” rispose.
    “Oh. Mi… mi dispiace. Come… quando è successo?”
    “Qualche giorno fa” disse. “E non è stato il solo”.
    “Chi altro è…”
    “Ellen e Jo” esclamò, prima che lei finisse la domanda. “Eravamo a Topeka, quando… beh, quando è accaduto”.
    “Ch-chi è… chi è stato?” domandò, cercando di reggersi in piedi. Ellen è stata come una madre, per lei, quando ancora non ricordava nulla… e, dopo aver ricordato, l’aveva considerata tale molto più di quella vera.
    Jo… Jo era come una sorella, era stata la prima a sapere di lei e Caleb, e anche di Cass: l’aveva chiamata quando avevano cominciato a ′fare sul serio′, ma lei non aveva risposto. Beh, era comprensibile dopo che aveva scoperto chi era. ‘Non le ho più viste da allora’ pensò lei. ‘Non le vedo da due anni. Non sono riuscita ad aiutarle’.
    In quel momento, si sentì sola… tutte le persone che aveva conosciuto e che l’avevano aiutata quando era tornata sulla Terra, erano morte.
    “Non ci crederesti mai. Sam” rispose, e andò a scaricare i suoi bagagli, per poi dirigersi verso una baracca costruita da poco, lasciandola lì da sola, e Cass dovette portarla via quasi di peso.
    Adesso era sera, e lei si ritrovava seduta sugli scalini della sua baracca, a ripensare a quella conversazione per quella che doveva essere la milionesima volta, stretta fra le braccia di Cass: l’angelo aveva abbandonato gli abiti che erano appartenuti a Jimmy, e indossava una semplice camicia e dei jeans. “Mi dispiace” le disse, per la centesima volta. Joan non sapeva neanche ′perché′ si stesse scusando. Per non aver impedito che Sam dicesse di sì? Per non aver fermato la morte di Ellen e Jo, e di altre decine, se non centinaia, di persone? O perché il virus Croaton era di nuovo in giro?
    “Per cosa?” fece lei, con la voce arrochita dalle lacrime.
    “Perché non so come consolarti” disse, guardandola e asciugandole una lacrima.
    “Mi basta che tu ci sia” rispose lei, scostandosi e baciandolo. “Mi basta sapere che non mi lascerai mai da sola”.
    “Non lo farei mai” la rassicurò Cass, accarezzandole i capelli.
    “Fantastico, almeno qualcosa di buono questa Apocalisse l’ha portata” sentirono dire da una voce: si voltarono, e videro Dean, appoggiato alle scale che portavano alla loro casa (se così si poteva chiamare), completamente ubriaco e con una barba di almeno una settimana.
    “Dean, cosa…” iniziò Cass, ma lui non lo fece finire.
    “I tuoi fratelli” fece, salendo uno scalino e rischiando di scivolare, “sono dei grandissimi stronzi. Soprattutto” e fece un altro passo, ma cadde rovinosamente tornando al punto di partenza, “soprattutto quel Michael”. Cass si era alzato per aiutarlo a rimettersi in piedi, ma il cacciatore lo mandò via di malo modo. “Ho urlato come un pazzo, dicendo di ′sì′, ma lui non si è fatto vedere. Che razza di angeli sono, se mi lasciano da solo a comandare tutto questo macello, eh?”
    “Non sei da solo, Dean” fece Joan, rimasta seduta al suo posto. “Ci siamo noi”.

    “Avremmo dovuto montare il letto” ridacchiò Cass, mentre Joan si stringeva a lui.
    “Già, ′avremmo′ dovuto” ammise lei. “Ma anche così… non mi pare tanto male, no?” fece, baciandolo.
    “No, direi di no” disse l’angelo, dandole un bacio sulla fronte. Joan si strinse ancora di più a Cass, posando la testa sul suo petto e sentendo il battito accelerato del suo cuore. “Anche se dovremmo davvero montarlo, domani”.
    “Perché? Non possiamo passare un’altra notte solo con un materasso e un lenzuolo?”
    “Tesoro, io con te passerei le notti anche sul pavimento, ma non credo che quando quest’inverno nevicherà sarà molto… appropriato, dormire per terra”.
    Joan lo guardò, aggrottando la fronte, e fissò degli stracci vecchi, che presero fuoco. “Non credo che ci siano problemi, per quello” fece lei, tranquillamente.
    Cass, al contrario, si alzò e li spense immediatamente. “Sei impazzita? Non… non puoi farlo”. Joan si mise seduta, coprendosi con il lenzuolo.
    “Perché no? Guarda che non ci vede nessuno” indicando le finestre, ad almeno due metri dal suolo.
    “Sì, ma… evita di farlo. Usare i tuoi poteri, ok?” Cass la fissò ancora, poi tornò a sedersi accanto a lei. Joan capì cosa intendeva: non era solo per la sua sicurezza (nessuno, a parte lui, Dean e Chuck, sapevano che lei era una mezzo demone) ma anche perché lui non aveva più nessun potere. Quando i suoi fratelli avevano abbandonato quel pianeta, si erano portati via anche i suoi poteri… e l’anima di Jimmy, facendolo sentire ancora più solo.
    Joan si avvicinò, abbracciandolo. “Sai che non ti lascerò mai, vero?”
    “Lo so”.

    Joan fissava quel demone, pronta a sparare con il suo fucile… se fosse stata da sola con Dean o Cass, l’avrebbe già ucciso, ma era in un gruppo di caccia con almeno altre dieci persone (tra cui una certa Risa, arrivata da meno di una settimana) e non poteva usare i suoi poteri. Fece fuoco, e il demone si accasciò al suolo: Joan abbassò il fucile, e tirò un sospiro di sollievo. “Tieni sempre la guardia alta, ricordi che te lo diceva sempre Azazel?” le bisbigliò all’orecchio una voce familiare.
    “Meg” ringhiò, voltandosi, pronta a farla fuori ma sua sorella la prese per la gola e, un attimo dopo, si ritrovarono in un piccolo giardino, letteralmente straripante di fiori di ogni specie.
    “Grazie, Meg. Ora puoi andare” esclamò una voce, al cui suono Joan spalancò gli occhi: Sam. Meg se ne andò, con un gran sorriso sulla faccia, lasciandola improvvisamente libera e facendola cadere a terra. “Attenta ai fiori, nipotina” continuò, e alzò il viso: Sam era in piedi, di fronte a lei, con un completo bianco, un fiore in mano e un’espressione tra il curioso e il paterno sul volto.
    “Non sei Sam” affermò lei, alzandosi.
    “Ottima osservazione” sorrise Sam, avvicinandosi e sfiorandogli una guancia: Joan si ritrasse, facendo un passo indietro, ma lui la afferrò per un braccio e la tirò a sé. “Non vai da nessuna parte” esclamò Sam.
    “Che cosa vuoi da me?”
    “Parlare” fece con voce calma, ma la presa sul suo braccio non accennava a diminuire. “Di te. Di cosa desideri”. Joan gli rise in faccia: davvero voleva parlare di quello? “Cosa ci trovi di così… divertente, piccola Joan?”
    “Vuoi sapere cosa desidero? Voglio…”
    “Che io muoia. Ma, se muoio io, muore anche Sammy” affermò, sorridendo come solo Sam riusciva a fare. “Ma, a parte questo ′ovvio′ desiderio, non c’è nient’altro che vuoi?” e la fissò, piantando gli occhi nei suoi.
    “N-no. Nient’altro?”
    “Sei sicura? Perché, casualmente, ho saputo che mio fratello Castiel non sta tanto bene”.
    “NON AZZARDARTI A FARGLI MALE” urlò, con tutto il fiato che aveva in gola, prima di accorgersi che non stava parlando con Sam: lui lasciò la presa sul suo braccio solo per spostarla al collo e iniziare a stringere sempre di più.
    “Non provarci mai più, chiaro, demone umana?” sibilò Sam, mentre lei annaspava per respirare e scalciava provando a colpirlo. “Ora, io ti lascio andare e tu… tu fai la brava bambina, d’accordo?” disse, tornando a un tono di voce più paterno: Joan annuì, e la lasciò andare. Lei si portò le mani alla gola, mentre Sam la osservava. “Adesso, dove eravamo rimasti? Ah già… mio fratello. Non sta molto bene, ho saputo che un demone l’ha quasi ucciso. Dunque, io ti propongo un affare”.
    “Non farò mai affari con te”.
    “Aspetta a dirlo: allora, la mia proposta è questa, dimmi se può andare bene” fece, camminando attorno a lei. “Io, farò in modo che né demoni né crote gli facciamo del male” a quelle parole, gli occhi di Joan s’illuminarono e il suo cuore prese a battere più forte: Cass al sicuro! Ma poi pensò che la controfferta non sarebbe stata leggera.
    “Che cosa vuoi in cambio?”
    “Uhm, niente di così strano, piccola Joan: solo… la tua protezione. Vorrei che tu mi proteggessi, sai” e fece una smorfia, indicando tutto ciò che lo circondava “non mi fido dei demoni. Tu, al contrario” e la indicò, “tu non mi tradiresti mai”.
    “Davvero?” disse lei, con una risata sarcastica.
    Sam si avvicinò nuovamente, prendendole il volto tra le mani fredde. “Posso uccidere Castiel in ogni momento” affermò, con una semplicità disarmante, e Joan spalancò gli occhi per il terrore. “Alla prossima caccia, lui sarà il bersaglio numero uno, mia piccola… dolce… nipotina”. Rimasero così per qualche minuto, fissandosi: nella mente di Joan c’era una guerra, da una parte avrebbe voluto piantare nel suo stomaco la lama angelica che era appartenuta a Cass, dall’altra… dall’altra, avrebbe detto di sì seduta stante. Alla fine di tutto, qualsiasi cosa avesse fatto, Cass non l’avrebbe mai perdonata… ma, se avesse detto sì, sarebbe stato vivo.
    Sospirò. “O-ok” bisbigliò. “D’accordo, va bene, ti... ti proteggerò. E tu manterrai la tua promessa?”
    Sam sorrise, spostando la testa di lato. “Sono famoso per mantenere le mie promesse” rispose, e avvicinò il suo viso a quello di Joan. “Tu devi solo mantenere la tua” sussurrò, a pochi millimetri dalle sue labbra.
    “Lo farò” rispose, proprio mentre le labbra di Sam si posavano sulle sue e le schiudevano dolcemente. Dell’aria fredda entrò nei polmoni di Joan, e nella sua mente s’insinuò l’idea di approfondire quel bacio: si avvicinò ancora di più a Sam, e ricambiò quel bacio. Sentì Sam sorridere e la lasciò andare.
    “Il patto è concluso” fece, sempre col sorriso sulle labbra. “Ora” e avvicinò due dita alla fronte di Joan “è meglio se vai dal tuo angelo senza ali. Non vorrai lasciarlo solo, vero?” disse, e la mandò via. Sempre con un sorriso, si passò una mano sulle labbra, come per pulirle. “E questa è andata” esclamò.

    E così, quello era il Paradiso… il ′suo′ Paradiso… il campo in cui ha passato gli ultimi cinque anni della sua vita. Cass scosse la testa: pensò che Dio avrebbe potuto anche ricompensarlo meglio. Cinque, fottutissimi anni della sua vita passati a combattere per liberare il mondo da Lucifer, a imbottirsi di droga e a farsi ogni donna disponibile… beh, le ultime due cose, in realtà, solo negli ultimi quattro. Da quando Joan se n’era andata, anzi: da quando lui e Dean l’avevano cacciata.
    Cazzo, lei aveva fatto un patto con Lucifer… l’aveva capito subito, aveva sentito l’odore di suo fratello addosso a lei nel momento in cui era ricomparsa nella loro baracca. “Ci si rivede, Cass” esclamò una voce, e lui si alzò dai gradini su cui era seduto: Joan era poggiata con una spalla contro lo stipite della porta, sorridente.
    “Cosa cazzo ci fai qui? Mi vuoi rompere le palle anche da morto?” sputò fuori, poi ci pensò: Joan non poteva essere lì a meno che…
    “Sono morta” affermò lei, facendo un passo verso di lui. “Ho ucciso te, e Meg ha ucciso me: l’ho chiesto io”.
    “Tu… cosa?” chiese lui, confuso.
    Joan scosse la testa, e appoggiò i palmi sulla staccionata di legno. “Cass, Cass, Cass. Hai passato così tanto tempo con Dean, che hai finito col ragionare come lui” disse, poi lo guardò. “Non ho fatto quel patto perché volevo farlo”.
    “No, certo che no. Volevi solo sapere com’era accordarsi con il Diavolo”.
    “Volevo che tu fossi al sicuro. Non volevo che i demoni o i crote ti facessero del male”.
    “Davvero? Beh, vallo a dire al demone che mi ha fracassato il piede un anno fa”.
    “Oh credimi… se n’è pentito molto amaramente” fece lei.
    “Mi stai dicendo” iniziò l’ex angelo “che avresti fatto un patto con Lucifer… per me?” finì, sussurrando le ultime parole, con un’espressione scioccata sul volto.
    “Saresti morto” affermò lei. “Se avessi detto di no, saresti morto nella caccia successiva”.
    “Beh, meglio morire allora piuttosto che passare quattro anni di schifo come…”
    “Come quelli che hai passato tu?” continuò lei, incrociando le braccia. “E quello che ho passato io? Ho ucciso, Cass: ho ucciso persone innocenti solo perché dovevo mostrare la mia fedeltà a Lucifer”.
    Lui la guardò, e sentì la sua rabbia scemare: erano morti entrambi, e (a quel che pareva) condividevano lo stesso Paradiso. “Non può essere stato tanto terribile quanto i miei quattro anni senza di te” affermò, sorridendo, e andandole vicino. “Quello che ho fatto… ogni cosa… ogni volta… tu c’eri. C’eri sempre e solo tu”.
    “Pensi che non lo sappia, idiota?” rise lei, dandogli un piccolo pugno sulla spalla. “Ricordi la nostra promessa?” fece, più seria, fissandolo.
    “Non avremmo mai lasciato l’altro da solo” annuì. “Io non l’ho mai fatto”.
    “Nemmeno io” ammise lei, avvicinandosi a lui e baciandolo teneramente. “Mi sei mancato, Castiel”.
    “Anche tu, Joan” ripeté l’ex angelo, prendendole il viso tra le mani e baciandola con passione.
    Erano lì. Erano insieme… nessuno dei due avrebbe lasciato l’altro da solo.
     
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  2. fuffimary
     
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    CITAZIONE
    P.S.: un grazie particolare a mary, che mi ha aiutato a scrivere questa one-shot e ha corretto i miei errori. Grazie

    Prego Tesoro è stato un piacere ed un onore perché come ti ripeto ormai da sempre scrivi benissimo complimenti. Il mio è stato un contributo minimo ma il fatto che tu mi abbia nominato mi ha commosso
    La oneshot è stupenda i dialoghi fantastici e c'è quel pizzico d'ironia di sottofondo che non guasta mai. complimenti
     
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  3. sahany09
     
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    Strepitosa, Bloody!!!
    Questa storia, però, finisce così, vero? E' un oneshot o no?
    Comunque, fantastica!
    E la coppia Cass/Joan.... straordinaria! Quant'è tenero lui con lei !!!!
    Che coppia buffa! Però mi piacciono.
    Mi ha fatto effetto Dean, ubriaco con la barba.
    E Sam, calmo, glaciale, veramente Luciferino, mi ha messo i brividi. Hai saputo raffigurarlo molto bene. Per non parlare di Joan che scende a patti con lui per Cass. Commovente!!!
    Tanto di cappello, cara ! Complimenti.
    Una fiction vispa e vibrante com'è nel tuo stile.
    Mi piace quello che scrivi.
     
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  4. bloodyjane
     
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    @mary: e i tuoi complimenti su di me hanno quest'effetto
    @sahany: sì, è una oneshot Joan/Cass. Per Dean con la barba :shifty: ammetto, ispirazione arrivata dalle foto di Jensen. Grazie dei complimenti.
     
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  5. fuffimary
     
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    CITAZIONE
    Per Dean con la barba ammetto, ispirazione arrivata dalle foto di Jensen. Grazie dei complimenti.

    Io non ti ringrazierò mai abbastanza per questa immagine. lo sai cosa penso del Dean del 2014 figurati con la barba :inlove:
    comunque per i complimenti quando vuoi sn a disposizione :D :D
     
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  6. Vivaldi4love
     
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    bellissimo :wub:
     
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  7.  
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    Beatrice

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    K dire?? Stupenda anke questa oneshot, davvero!! Cavoli mi disp però k x ritrovarsi Joan e Cass siano dovuti morire nel futuro, ma kissà cosa succederà nella ff nel presente.. :D
    Sam/Lucy mi ha fatto venire proprio i brividi!!
    Ancora complimenti!!
     
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6 replies since 23/6/2011, 22:37   136 views
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