The Gravestone Diaries

La "caccia" secondo William Gravestone by Alessandra Paoloni

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  1. elly822
     
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    Ciao Bet, visto che sei collegata ci tenevo a dirti che ho letto i diari e anche le stagioni e sono tutti molto belli. Hai una grande immaginazione e un modo di scrivere fantastico, del resto sei una scrittrice! Bella, bella.
    Non vedo l'ora di continuare un po' delle tue opere che mi mancano molto
     
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  2. Bet Grave
     
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    E' da un po' che non pubblico...ma i capitoletti sono brevi e basta andare nelle risposte precedenti per trovarli. :)


    Info:
    Titolo originale: "The Gravestone Diaries- 16 Settembre 1983, pieno giorno"
    Data messa in onda: 12/09/2011
    Scritto da: Alessandra Paoloni
    Prodotto da: Supernatural Legend
    (tutti i diritti riservati)



    16 settembre, pieno giorno.

    Non fu difficile per Padre Breas ottenere informazioni dal parroco della città; sembrò anzi che l'uomo lo stesse aspettando, come se si fossero dati appuntamento a mia insaputa. Non entrai nella canonica io; restai ad aspettarlo a bordo della mia macchina a guardare le persone passare davanti e vicino alla mia Pontiac, a fissare le vetture che sfrecciavano sulla strada. Quanti di loro sapevano la mia stessa verità? Quanti di loro erano a conoscenza dei demoni e di tutte quelle boiate infernali? A occhio e croce giudicai nessuno. Si vedeva lontano un miglio che erano tutti indaffarati nelle proprie occupazioni, assorbiti dalla loro quotidianità; proprio come lo ero stato io solo fino a pochi giorni prima. Dio! Perché questa sorte è toccata a me e non a un altro tizio qualunque? Per quanto potevano ancora durare i miei nervi? Neppure il ritorno di Padre Breas riuscì a strapparmi da quei pensieri. Lui se ne accorse ma una volta tanto non aprì bocca. Non se ne uscì con le sue solite frasi dissennate da folle uomo di Fede. Non cercò di rendermi il boccone meno amaro. Mi mostrò piuttosto un indirizzo.
    659, Engle Road.
    - E' qui che troveremo questa Tobia..
    - Tobia Marshall.- finì per me Padre Breas.- A quanto pare accadono fatti strani attorno alla sua figura. Il mio caro collega, Padre George, ha fatto visita alla ragazzina più di una volta...
    Tacque proprio quando stava per giungere al nocciolo della questione.
    - E allora?- lo invitai a finire io.
    Padre Breas scoppiò nella sua solita irritante odiosa risata.
    - Non voglio levarti tutta la sorpresa.
    Notò la mia espressione contrariata a quelle parole e prima che potessi rispondergli a tono si fece serio e mi bloccò.
    - A volte quando si intraprende una caccia non si hanno tutti gli elementi a disposizione per sapere a cosa si va incontro. A volte si va alla cieca e si spera solo di fare la cosa giusta. Purtroppo il Male, come il Bene, è imprevedibile e non si può solo mirare sparare e fare colpo. Nella caccia a volte non si è i cacciatori ma le prede. Ricorda: scoviamo il Male ma in realtà è lui che ci chiama. Il compito del cacciatore è resistergli, non solo quello di combatterlo. Resistigli e avrai salva la vita, anche se ti spezzerai un braccio o perderai l'uso di un occhio. Cedigli e sarai perso per sempre. Tutto chiaro?
    Tutto chiaro? No, cazzo! Come poteva essere tutto chiaro? Feci un profondo respiro per non mettermi a urlare e sotto il comando di Padre Breas misi in moto. Avevamo un indirizzo. Avevamo una pista da seguire. Io inoltre solo tanti e irrisolvibili dubbi.
    La casa che raggiungemmo sembrava immacolata con le sue pareti celesti, la sedia a dondolo nel portico e l'erba del prato falciata alla perfezione. Nulla faceva presagire che all'interno in realtà vi fosse l'inferno. Feci per scendere dalla macchina ma Padre Breas mi bloccò per un braccio.
    - Tu aspettami qui.- mi disse.
    No. Era davvero troppo. Mi aveva coinvolto in quel viaggio e pretendeva ora che me ne stessi seduto nella mia macchina ad aspettare? Ad aspettare cosa poi? Strinsi forte il volante fino a che le dita mi divennero bianche e il sangue smisi di scorrervi. La mia frustrazione era tale che avrei messo le mani addosso a quel prete se non si fosse allontanato velocemente dalla mia vista. Cosa che Padre Breas fece subito. Scese dalla macchina senza portare con sé il suo borsone. Andasse al diavolo, lui e le sue stronzate! Lo seguii con lo sguardo respirando a fondo per non perdere definitivamente la calma. Lo vidi risalire il vialetto e bussare alla porta. Lo vidi attendere qualche istante prima che qualcuno gli aprisse, e infine lo vidi parlottare con la persona che lo aveva accolto. Poi la casa lo risucchiò e scomparve alla mia vista.
    Quello era il momento adatto. Dovevo solo riaccendere il motore e sfrecciare via, dopo aver gettato fuori del finestrino quelle “armi” maledette che quel pazzo si scarrozzava dietro da una parte all'altra.
    Ed ero già con le dita sulle chiavi quando i miei occhi incrociarono i suoi. Lei se ne stava dall'altra parte della strada e sembrava fissare proprio il numero 659, la casa di Tobia Marshall. Solo un istante li distolse, e lo fece per guardare me ne ero più che convinto. Ne sono sempre stato convinto. La ragazza, non appena s'accorse che a mia volta la stavo fissando, indietreggiò di qualche passo fece dietro front e s'allontanò a piedi, di fretta, quasi si fosse ricordata di un impegno molto urgente. Quasi scappasse da me. Iniziavo ad avere le allucinazioni forse..
    Tuttavia dimenticai presto l'accaduto nell'istante in cui alle mie orecchie arrivò prima un grido, poi un tonfo. Scattai con la testa nella direzione di quel rumore e il sangue mi si gelò nelle vene. Cos'era quel groviglio di vesti bianche sul prato della casa nella quale Padre Breas era entrato da più di un quarto d'ora oramai? Senza sapere cosa stessi facendo, scesi lentamente dalla macchina. Aprii lo sportello con estrema flemma, e se avessi sospettato fin da subito che quello fosse un corpo umano forse mi sarei dato una mossa. Il groviglio di vesti parve muoversi e lamentarsi. Non c'era sangue. O almeno così mi parve all'inizio. M'avvicinai con cautela, guardandomi attorno alla ricerca di aiuto. Ma dove cazzo era Padre Breas, perché non usciva fuori?
    Si mosse e lamentò di nuovo quella “cosa” a terra; un lamento di bambina. Dio! Una bambina! Quel pensiero mi bastò a scattare in avanti e correre verso quel corpo. Non ricordo con esattezza cosa avvenne o cosa udii per primo, se le urla di una donna, o Padre Breas che gridava “non toccarla” oppure io che mi fiondavo sulla bambina. Fatto sta che la ragazzina si era gettata dalla finestra del primo piano cadendo di peso sul prato perfettamente falciato, fratturandosi un braccio e procurandosi un taglio sulla fronte che andava quasi da un orecchio all'altro. Ma era viva. Padre Breas mi levò di lato e si accucciò su quel corpicino. Disse sottovoce qualche parola in una lingua che non capii, e invitò la donna che era uscita assieme a lui a smettere di gridare e a chiamare un'ambulanza. Ma fui io ad ubbidire a quel comando. M'intrufolai in una casa sconosciuta alla ricerca di un maledetto telefono. Quando composi il numero del pronto intervento e mi chiesero l'indirizzo dell'abitazione, risposi in tono sicuro:
    - 659, Engle Road. Casa di Tobia Marshall.
    Non potei giurarlo, ma dall'altra parte del ricevitore mi parve di udire un'esclamazione di sgomento e terrore.
    Quando poi riagganciai e mi voltai, vidi ritta sulle scale che portavano al piano superiore una bambina.
    - Mi avete chiamata signore?- mi chiese.
    Sgranai gli occhi. Non risposi. Lei mi sorrise e io da quel momento credetti di impazzire e conobbi un terrore nuovo, un terrore che non mi avrebbe abbandonato per molti anni. Una paura che dovevo debellare se, come mi disse Padre Breas in un tempo che mi sembrava oramai lontano, non volevo perdere me stesso per sempre.

     
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  3. John7776
     
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    alee finalmente sei ritornata ho letto la storia in men che si dica complimentissimi!!
     
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  4. Bet Grave
     
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    Ma grazie :wub: Presto altri capitoli ;)
     
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  5. Bet Grave
     
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    E la scoperta dell'esistenza del Male da parte di William Gravestone continua... :)


    Info
    Titolo originale: "The Gravestone Diaries- 16 Settembre 1983, notte tarda"
    Data messa in onda: 15/09/2011
    Scritto da: Alessandra Paoloni
    Prodotto da: Supernatural Legend
    (tutti i diritti riservati)

    16 Settembre, notte tarda.

    Eviterò di raccontarvi tutto quello che accadde dall'istante in cui Tobia Marshall entrò a far parte della mia vita. Eventi che mi portarono a capire che davvero io ero nulla davanti a potenze delle quali non sospettavo nemmeno l'esistenza. Poco più piccolo di un atomo, quasi invisibile. Una pulce, una formica che il Male poteva schiacciare e il Bene sollevare. Mentre la Morte non poteva far altro che soffiarmi via a suo piacimento. In tutto quel marasma di potere soprannaturale io non potevo far altro che evitare di impazzire o nel peggiore dei casi, cercare il suicidio. In seguito Padre Breas mi narrò di alcuni cacciatori che, esausti da quell'esistenza, si erano tolti la vita. Avevano ceduto. Ma quelle informazioni sulla caccia erano ancora lontane anni luce da me. In quel momento avevo altro a cui pensare. Dovevo capire come una bambina di soli nove anni, coi capelli biondi e riccioluti e le gote rosse, potesse senza nemmeno alzare un dito costringere la sua sorellina poco più piccola a gettarsi dal primo piano della loro abitazione.
    Era un quesito senza soluzione, irrazionale. Innaturale.
    - Cancella tutte le leggi fisiche, naturali o spirituali che hai appreso fino ad ora.- mi disse Padre Breas- Fai tabula rasa. Le cose saranno più facili da comprendere.
    Eravamo nel corridoio del reparto del pronto soccorso di Lovelock quando lui mi disse quelle parole. E quando ci ripenso, risento ancora nelle narici l'odore di alcol e spirito che appestava quel posto. Padre Breas pretendeva troppo da me perché sapeva bene avrei dovuto cancellare ben altro che nozioni di catechismo e false morali. La mia vita intera; ecco cosa dovevo annullare. E in cuor mio sapevo di averlo già fatto...
    - Andiamo al sodo per una volta, e dimmi cosa è successo in quella casa.- risposi io seccato.
    Più mi avvicinavo alla verità e più ne volevo fuggire. Ma restare incollato al saio di Padre Breas era l'unica cosa che forse mi conveniva fare per il mio bene sia mentale che fisico.
    - Padre George ha chiesto il mio aiuto per risolvere questa faccenda. Sembra che in città ci siano altri casi di manifestazione demoniaca e da solo non saprebbe dove mettere le mani. Ci sono un gruppo di cacciatori che gli dà una mano, ma dei cacciatori autodidatti non mi fido granché. Alla fine tutti saremmo in grado di prendere una pistola e sparare per salvarci la vita se messi alle strette. Ma non è questo l'obiettivo della caccia, tienilo sempre a mente...
    Lo bloccai con un gesto della mano. Si, belle parole le sue..senza alcun senso per me ma davvero rincuoranti.
    - Andiamo al sodo...- lo incitai- Lasciamo i discorsi commoventi a un altro momento. Questa Tobia Marshall..chi è?
    Padre Breas annuì con la testa e mi diede una pacca amichevole sulla spalla. Potevamo sembrare davvero una coppia di vecchi amici che parlavano del più e del meno lì in ospedale, magari dopo aver fatto visita a un conoscente comune.
    - La ragazzina si porta dietro uno stuolo di demoni senza nemmeno saperlo.- spiegò lui senza curarsi di abbassare il tono della voce, incurante se qualcuno ci avesse sentito- Le stanno addosso, ma non “dentro” bada bene. C'è una notevole differenza. Un esorcismo con lei non basterebbe, serve qualcosa che la liberi, che liberi lei e tutti quelli che le stanno attorno, parenti amici conoscenti...tutti inconsapevoli vittime. L'hanno giudicata pazza all'inizio, come ovvio che sia. Viene da una famiglia cattolica e praticante. Ma dove il Bene è più manifesto, allora il Male arriva a seminare discordia. Se leggessi la vita dei Santi ti accorgeresti come essi siano stati vessati di continuo dal demonio. Come ti ho sempre ripetuto fino ad ora è il Male che ci cerca e mai il contrario. Chi lo fa, chi invoca demoni anche solo per gioco o per curiosità, è un folle che non ha capito mai un cazzo della vita.
    Le sue ultime parole mi strapparono un sorriso teso. Discorsi di quel tipo ne sarebbero arrivati a frotte, frasi di quel genere mi sarebbero risuonate nelle orecchie anche durante le veglie notturne in attesa di un sonno tranquillo che non sarebbe mai più arrivato.
    - Il nostro compito qui è scoprire perché la ragazzina è assediata dai demoni che le fanno commettere a sua insaputa gesti insani come quello di spingere sua sorella, di sua spontanea volontà, a gettarsi dalla finestra. E' un miracolo che non sia morta, povera piccola...Ci occuperemo noi di questo caso, Padre George è impegnato a fare altre cose. Cose che è meglio tu non sappia ora. Una passo alla volta, William Gravestone. Non avere mai fretta di conoscere la verità, soprattutto se si tratta di questa merda. Padre George ci ha procurato una stanza in un motel. Non preoccuparti delle spese; siamo coperti fino alla prossima settimana. Poi spero tu abbia qualcosa nel portafogli.
    Iniziò così il mio girovagare per gli States alla ricerca di demoni e creature della notte da scovare.
    Vi sorprenderete poi nel sapere di quante persone cedano ai vizi così facilmente come una puttana si offrirebbe al primo passante. Si svendono, e svendono così le loro anime. Immolano la vita su altari fittizi e in questo modo la perdono.
    Il male esiste.
    Ho sentito la sua voce.
    Ed è un profondo abisso di orrore putrefazione desolazione e morte.
    - Da dove iniziamo?- mi ritrovai a chiedere.
    - Dalla sua famiglia.- mi rispose Padre Breas- E credo anche di aver capito da chi.
    Padre Breas si era intrattenuto con i genitori di Tobia Marshall solo per una ventina di minuti, ma si era fatto già un quadro della situazione.
    Quella notte pregai Dio perché mi desse al più presto quella sua perspicacia, e quella lucidità nell'affrontare cose e questioni che mi avrebbero tolto presto sonno e appetito.
    Ed ero appena all'inizio...

     
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  6. Vivaldi4love
     
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    come scrivi bene
    Complimenti Alessandra...
     
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  7. Bet Grave
     
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    Il segreto sta nel divertirsi credimi :P E anche tu sei brava poi -_-
    :)
     
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  8. Vivaldi4love
     
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    :wub: troppo gentile..
     
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  9. John7776
     
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    fantastico capitolo ;)
     
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  10. Bet Grave
     
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    Grazie mille John!!!
    E il diario continua al 17 settembre dello stesso anno...

    gravestonesdiaries
    Locandina di Elisabetta Baldan, la "mia grafica"



    Info
    Titolo originale: "The Gravestone Diaries- 17 Settembre 1983"
    Data messa in onda: 20/09/2011
    Scritto da: Alessandra Paoloni
    Prodotto da: Supernatural Legend
    (tutti i diritti riservati)


    17 settembre 1983.

    Quel giorno la rividi. Rividi quella stessa ragazza i cui occhi incrociarono i miei lì fuori casa di Tobia Marshall, prima che la sua sorellina si gettasse nel vuoto. Avevo accompagnato di nuovo Padre Breas nella canonica di Padre George, attendendolo nella mia macchina. Lei uscì dall'edificio senza guardarsi attorno, a passo spedito, come se avesse timore che qualcuno o qualcosa potesse fermarla.
    Chi era quella ragazza? Perché per ben due volte incrociava la mia strada in momenti che avrei voluto decisamente evitare? Non mi ci volle molto a capire che forse era immischiata nelle mie stesse faccende. E quel pensiero mi rincuorò; alleviò il senso di solitudine nel quale ero sprofondato in quelle ultime ore. In qualche modo, venire a conoscenza di realtà che la maggior parte delle persone ignorava o fingeva di ignorare, mi rendeva diverso. Ed era una cosa che detestavo. Io non sarei mai stato diverso; forse condannato si, ma diverso mai.
    La ragazza svanì alla mia vista esattamente come era accaduto la prima volta. Una parte di me avrebbe voluto seguirla. L'altra invece se ne fotteva altamente. Ogni cosa a tempo debito; e non ero ancora pronto per altre scoperte, altre maledette sorprese.
    Padre Breas uscì dalla canonica dopo circa una decina di minuti. Attraversò la strada e salì subito sulla mia Pontiac.
    - Era come immaginavo.- disse- Dobbiamo dirigerci a questo l'indirizzo.
    E dicendo ciò m'infilò sotto gli occhi un fogliettino scritto a mano, strappato sui bordi. Più che l'indirizzo la mia attenzione fu catturata dal nome che svettava sulla cima: Arthur Marshall.
    - Lo zio.- mi spiegò Padre Breas prima che potessi aprire bocca- Lo zio di Tobia. Credo sia nato tutto con lui. Padre George conosce tutte le anime della città, e in maniera particolare si annota quelle che potenzialmente possono essersi votate al male. Ricordi della branchia della Chiesa della quale ti parlai giorni fa? Non posso entrare nei particolari per motivi che puoi immaginare, ma ti basti sapere che per ogni centro abitato degli States c'è uno di loro. Sorvegliano e avvisano qualora ci sia qualche grosso problema. E allora in quel caso intervengo io.
    Alzai un sopracciglio. Avevo sempre sospettato che Padre Breas soffrisse di manie di protagonismo ed eroismo. E quelle sue parole me ne diedero conferma. Degli affari della Chiesa non volevo saperne nulla. Non ero neppure mai stato un credente a dirla tutta. Conoscere quelle cose non avrebbe fatto altro che confondermi ancora di più. Un passo alla volta, William Gravestone. Presi a ripetermelo più volte nella testa.
    Prima ancora che fosse il mio bislacco compagno d'avventure a comandarmelo, misi in moto e partii. Trovare l'indirizzo non fu per nulla difficile e quando parcheggiai nuovamente la mia macchina di fronte all'abitazione di quel tale, capii che era finalmente giunto il momento di entrare nel vivo della questione. Niente morali, niente spiegazioni, niente snervanti attese in macchina. Stavolta avrei affiancato Padre Breas in quel caso. Certo che dovevamo essere ridicoli visti assieme in quella maniera! O magari la gente doveva aver pensato che io seguissi quel prete perché volevo prendere come lui i voti. Balle! Non sarei mai riuscito a separarmi dai piaceri della carne io. La maschera del prete pazzo esorcista non mi si addiceva. Quello di cacciatore di demoni invece...
    No, nemmeno quella al momento.
    Ero solo un folle al seguito di un altro folle.
    - Come esordiamo?- domandai io quando oramai eravamo a pochi passi dalla porta d'entrata- Cosa gli diciamo?
    Padre Breas mi strizzò l'occhio ma non rispose. Non ebbi tempo di protestare perché lui mi anticipò e col pugno bussò per tre volte consecutive alla porta. Non me ne accorsi nemmeno, ma a quel suono ripetuto il mio cuore iniziò a battere contro le costole pulsando troppo velocemente il sangue nelle vene così tanto da stordirmi. Cosa avremmo trovato dietro quella porta, in quella casa? Cosa c'entrava poi quell'Arthur Marshall con la bambina “demoniaca”? Mi vennero in mente fatti di cronaca orribili, e preferii mettere a tacere il mio pensiero composto da un turbinio scombinato di idee e supposizioni quasi del tutto di certo errate. Perché la realtà sarebbe stata peggiore di tutte le mie teorie.
    Padre Breas fu costretto a ripetere i colpi poiché nessuno venne ad aprirci. Tirai un sospiro di sollievo, senza volevo. L'avevo scampata ancora..o almeno era ciò che credetti all'inizio.
    - Facciamo un giro della casa.- disse Padre Breas.
    E fu impossibile per me non notare il suo mutamento. Si era fatto serioso, corrucciato, quasi agitato. Lo vidi estrarre dalla tasca interna del suo saio un crocefisso e impugnarlo saldamente nella mano. Merda. Cattivo segno. Doveva aver fiutato qualcosa che non andava e anziché scappare via, noi percorremmo tutto il perimetro dell'abitazione. Io seguivo le orme di Padre Breas sul terreno erboso senza fiatare, sempre all'erta, col timore che qualche mostro uscito dai miei peggiori incubi balzasse fuori all'improvviso provocandomi così un infarto e ponendo fine a quella balzana messinscena. Giungemmo davanti alla porta sul retro, salendo cinque gradini di legno che scricchiolarono sotto ogni nostro passo. Come a gridarci di fuggire via, come a metterci in allarme. Mi aspettai ancora di sentire i colpi di Padre Breas, ma ciò non accadde. Lui s'arrestò davanti alla porta e parve mettersi in ascolto. Di cosa non lo seppi mai. Poi mi passò il crocefisso ordinandomi di tenerlo sempre bene in vista. Lui cacciò fuori dalla tasca del saio quella che a prima vista mi sembrò una forcina, me che scoprii in seguito essere un grimaldello. Padre Breas li collezionava così come i rosari...
    Non credetti ai miei occhi. Stava scassinando quella porta. Lo sconcerto mi paralizzò e non seppi trovare la forza per fermarlo o per oppormi a quell'azione insana e pericolosa. E se qualcuno ci avesse visti? Se qualcuno fosse stato in casa e non voleva, per un motivo o per un altro, aprirci e parlare con noi? Padre Breas di serrature con quell'aggeggio doveva averne aperte molte, perché gli bastò qualche tentativo per far scattare e aprire la porta. Eravamo fottuti.
    - Mi raccomando quando entri richiuditi la porta alle spalle.- mi disse a voce bassa con assoluta noncuranza mentre entrava in quell'ambiente sconosciuto e privato. E già mi sentivo le manette ai polsi. Fino a quel momento in vita mia il reato più grave che avevo commesso era stato quello di rubare un disco dei Led Zeppelin nel negozio a pochi isolati da casa mia. E per un pelo non mi feci scoprire...
    Seguii padre Breas, facendo come vi aveva ordinato e serrando la porta molto lentamente. Il crocefisso ancora stretto nella mano.
    Dio come ricordo bene quella sensazione, eccitazione mista a paura.
    Un cocktail quasi mortale...

     
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  11. Vivaldi4love
     
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    wow tutto bellissimo per non parlare della grafica!!!
     
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    Io sono una cercatrice del mistero e del paranormale, viaggio nel cuore della notte e caccio i vostri incubi..Vivo tra le tenebre e una nuova alba

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    Molto brava ^_^ Scrivi molto bene e la grafica è bellissima ^_^ Complimenti
     
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  13. John7776
     
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    bel capitolo aleee ;)
     
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  14. Bet Grave
     
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    Grazie mille!! A presto un nuovo capitolo!! :)
     
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  15. Vivaldi4love
     
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    ok, noi lo aspettiamo!
     
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