Trash - Spazzatura

fanta storia ecologico/spirituale

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    Io sono una cercatrice del mistero e del paranormale, viaggio nel cuore della notte e caccio i vostri incubi..Vivo tra le tenebre e una nuova alba

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    Eccomi qui Sahany ^_^ Perdonami per l'abissale e imperdonabile ritardo, ma sono stati giorni difficili, complice il fatto che sono stata anche un pò giù di morale. Allora che dirti? Come al solito non ti smentisci mai, capitolo molto ma molto bello e ricco di avvenimenti, tenera la scena all'interno della famiglia Aloisi con i tre figli che sono curiosi e posso ben capire la preoccupazione di Stefano per quello che potrebbe accadere alla Terra, comprensibile la reazione di una voce femminile che urla nella conferenza che vorrebbe partire per il pianeta di Heron (), ma comunque a parte questo, la conferenza ha fornito diversi spunti interessanti, come ad esempio l'ipotesi di una guerra santa. Davvero bravissima, i miei complimenti

    Incredibile ma vero, ho messo una nuova puntata di Stairway to Purgatory...Sono ritornata ^_^ Mi scuso per l'attesa ^_^
     
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    Beatrice

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    Ciao! Scusami davvero tanto per l'enorme ritardo!
    Ho approfittato della calma a lavoro per commentare, il periodo full non è ancora finito.
    Bel capitolo, scritto bene! La storia continua a prendermi, mi stavo leggermente preoccupando alla quasi rissa. Fortuna che i tipi che volevano scatenarla sono state calmate.
    Non vedo l'ora di leggere il continuo e sapere come prosegue questa storia originale ^_^
    Complimenti! E scusami ancora per il ritardo!
     
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  3. sahany09
     
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    CITAZIONE (BeaBea92 @ 25/10/2014, 08:22) 
    Ciao! Scusami davvero tanto per l'enorme ritardo!
    Ho approfittato della calma a lavoro per commentare, il periodo full non è ancora finito.
    Bel capitolo, scritto bene! La storia continua a prendermi, mi stavo leggermente preoccupando alla quasi rissa. Fortuna che i tipi che volevano scatenarla sono state calmate.
    Non vedo l'ora di leggere il continuo e sapere come prosegue questa storia originale ^_^
    Complimenti! E scusami ancora per il ritardo!

    CITAZIONE
    Gabrielle
    Eccomi qui Sahany ^_^ Perdonami per l'abissale e imperdonabile ritardo, ma sono stati giorni difficili, complice il fatto che sono stata anche un pò giù di morale. Allora che dirti? Come al solito non ti smentisci mai, capitolo molto ma molto bello e ricco di avvenimenti, tenera la scena all'interno della famiglia Aloisi con i tre figli che sono curiosi e posso ben capire la preoccupazione di Stefano per quello che potrebbe accadere alla Terra, comprensibile la reazione di una voce femminile che urla nella conferenza che vorrebbe partire per il pianeta di Heron (), ma comunque a parte questo, la conferenza ha fornito diversi spunti interessanti, come ad esempio l'ipotesi di una guerra santa. Davvero bravissima, i miei complimenti

    Gabrielle:
    Incredibile ma vero, ho messo una nuova puntata di Stairway to Purgatory...Sono ritornata ^_^ Mi scuso per l'attesa ^_^


    Non metto in dubbio che prima o poi ci saresti riuscita. Vado a leggere.



    Ben tornate ragazze !! :) Niente paura per il ritardo delle vostre risposte. Anch'io sono stata lontana diversi giorni da questo forum per vari motivi, quindi, non avete perso molto. Grazie sempre per il vostro apprezzamento della mia folle fiction ed ecco a voi un'altra incredibile puntata con sorpresa finale.


    TRASH - SPAZZATURA



    18 ) IL GRANDE FRATELLO....NON GUARDA


    Volo di ricognizione

    "Tom, dove stai andando? - domandò Edwards, preoccupato, notando che il collega aveva spinto il velivolo a velocità piuttosto elevata - Dove intendi andare?".
    Qualche ora dopo lo indovinò. Da lontano, in mezzo alla vegetazione, faceva capolino una costruzione dalla struttura inconfondibile, che ne rivelava la natura e la funzione: la cupola di un osservatorio astronomico, stranamente chiusa.
    "Il telescopio di Monte Palomar è stato ritirato" borbottò Hardings abbassando la quota di volo dell'aereo e puntando più a sud.
    Dopo circa un'ora furono sopra al grande telescopio, incassato nel verde, di Arecibo. Ed anch'esso era circondato da detriti di ogni genere.
    Edwards vide Hardings girarsi verso di lui e fissarlo, stralunato.
    I più grandi telescopi del mondo, quelli che, per capirsi, erano in grado di sondare l'universo fino agli angoli più remoti, erano stati bloccati e messi fuori uso, il che spiegava il non aver intercettato gli invasori impedendo che questi depositassero la loro spazzatura sul suolo terrestre.
    Perché?
    E da chi?



    Terra, Area 51

    Sicuri ormai che i prigionieri non sarebbero scappati in alcun modo, e da nessuna parte, Forrest e soci avevano deciso di slegarli dalle sedie mantenendo comunque una stretta sorveglianza.
    Ma uno degli scaricatori di immondizia manifestò educatamente la necessità di andare al bagno. Cinque uomini della sorveglianza gli puntarono le loro armi contro e, senza abbassarle, lo scortarono fino alle toilettes. L'uomo aveva finito col non farci più molto caso ed accettava di spostarsi ovunque all'interno di quello strano posto, costantemente accompagnato dalle bocche di quei "cannoni" sempre carichi, pronti a far fuoco ad ogni sua mossa interpretata come errata.
    Atteggiamento differente e più infastidito, quello mostrato invece dagli esponenti della "malavita spaziale", più insofferenti a quel tipo di costrizione. Ma tant'era. Il capo di quel luogo aveva deciso così e non sembrava esibire intenzioni di cambiamento di idee. Avevano dovuto accontentarsi di non essere più legati alle sedie e considerare quella concessione come una generosa prova di fiducia che non doveva assolutamente essere delusa, pena: il tornare ad essere legati per l'eternità.
    Gli uomini partiti per la ricognizione aerea non erano ancora rientrati alla base e ciò stava lievitando un certo nervosismo all'interno degli ambienti.
    Con le armi sempre puntate addosso, i prigionieri seguirono il capo e compagni recarsi in fondo all'ampia sala, entrare, smanettare con i macchinari e parlottare.



    A bordo dell'aereo

    La radio di bordo emise un fischio lacerante che per poco non mise fuori uso i timpani di Hardings ed Edwards, poi gracchiò e spernacchiò poco finemente, per introdurre, alla fine dei vari rumori, una voce anch'essa non molto limpida, ma familiare.
    "Si può sapere dove accidenti siete? - sbraitò la voce - Avevo detto un volo di ricognizione non uno turistico! Siete andati alle Hawaii a fare surf?".
    "Capo, - replicò Hardings, eccitato - Non sa cosa abbiamo scoperto!".
    "No, - protestò vispamente Forrest - e mi auguro per voi che sia interessante, altrimenti non rispondo delle conseguenze. Quando vi decidete a tornare?".
    "Stiamo tornando, capo. - lo assicurò Hardings - Fra non molto arriviamo".


    Poche ore dopo, Hardings ed Edwards fecero il loro ingresso nell'ampia stanza accolti dal loro capo, fra il contento di rivederli o lo stizzito di rivederli così tardi. Tuttavia, alcuni minuti dopo, in seguito al rapporto abbastanza dettagliato dei due piloti, gli animi di Forrest e degli altri uomini della base si calmarono ma furono anche pervasi da una spiacevole sensazione di inquietudine e a farne le spese furono, ancora una volta, i prigionieri che si videro puntare le armi dai sorveglianti, col tiro alzato e più minaccioso di prima.
    "Ne sapete niente?" squillò Forrest, torvo.
    I cinque prigionieri si passarono in rassegna, stupiti e in imbarazzo.
    "No" rispose uno degli scaricatori.
    "Capo, - lo interpellò un altro uomo della base, un tipo giovanile, alto, magro biondo ed occhialuto, esprimendosi in un tono di voce professionale, da esperto di cospirazioni - è evidente che qualcuno ha creato questa situazione per esercitare un comando occulto".
    "Un comando occulto?" ripeté Forrest, poco persuaso.
    "Si. - ribadì l'occhialuto - Da qualche parte dev'essere nata un'organizzazione oligarchica, formata da un esiguo gruppo di persone le quali hanno fatto in modo che i sopravvissuti agli eventi di un secolo fa si siano divisi in comunità separate, indipendenti, specie di città-stato di stampo greco, indifferenti all'esistenza degli altri. Dividi et impera, usava dire l'antico popolo romano".
    "Perché? - chiese e si chiese Forrest, accigliato - E chi può esser stato a volere questo?".
    "Non saprei" rispose l'occhialuto, esibendo la sua cultura, ma anche la sua sincera perplessità.
    "Un popolo alieno?" azzardò un altro esponente dello staff della base.
    Forrest si grattò prima la testa poi, il mento.
    "Beh, - fece, assumendo un atteggiamento più deciso - dobbiamo scoprirlo - e rivolgendosi, cupo ai prigionieri - Voi ci aiuterete, vero?". L'ulteriore innalzamento del tiro delle armi in mano ai sorveglianti, non lasciò molte chances ai cinque prigionieri i quali non avrebbero saputo da che parte cominciare, ma accettarono l'incarico senza recriminare troppo.



    19) IL COMANDANTE HERON



    Grindewald, il giorno dopo


    La festa di fine mese si era conclusa per il meglio.
    La conferenza si era rivelata un successo, imprimendo vivacità, ulteriori maggior interesse e partecipazione ai festeggiamenti da parte della cittadinanza che ora era consapevole della novità piovuta sul loro sonnacchioso nucleo urbano. Nella sua educata discrezione, il bel comandante alieno Al Heron aveva ovviamente scatenato la curiosità degli abitanti i quali avrebbero volentieri venduto i propri familiari, o parte di essi, per sapere di più su di lui ma che dovettero ben presto accontentarsi di apprendere notizie vaghe da Annamaria e dallo staff medico precipitatosi a riformare il cordone protettivo attorno a lui, per lasciarlo riposare e ultimare le cure per la sua ripresa fisica definitiva, nonché compiere ennesimi tentativi di rimettere in sesto almeno qualche altro componente scassato del suo equipaggio.
    Pur ricevendo impressione positiva, Stefano non aveva potuto fare a meno di notare lo sguardo intenso che l'uomo aveva di tanto in tanto riservato alla sua dolce consorte ed ora osservava Annamaria, apparentemente con altri occhi. Ma Annamaria non aveva fatto una piega e fissava il marito con sguardo scanzonato.
    "Stefano Aloisi, - lo apostrofò quella sera, soli nella loro camera da letto - che fai, mi fai il geloso?".
    Stefano si schiarì la voce cercando nel contempo di darsi un contegno distaccato.
    "Ammetterai che non gli sei antipatica" osservò.
    "E chi lo nega? - riconobbe lei, senza scomporsi - Ma ti assicuro che non si va oltre la simpatia. - Annamaria smise di parlare, si avvicinò al marito e gli accarezzò le braccia regalandogli uno sguardo accorato - Il cuore e la mente di quell'uomo sono per la donna che è ancora in coma sotto la tenda ad ossigeno e che noi stiamo cercando di salvare. Per lui, io sono colei che forse la salverà. Deve salvarla!"
    "La salverete?" chiese Stefano, stavolta, parlando seriamente.
    "Non morirà. - rispose Annamaria, triste - Ma non sappiamo ancora se si alzerà e tornerà a camminare". Stefano chiuse gli occhi, sinceramente costernato per la notizia, quindi si avvicinò ad Annamaria e la baciò senza altri indugi. Il resto della sera e della notte furono spesi dai due nella conferma che il cuore di Annamaria Di Gennaro era, e sarebbe stato sempre solo per Stefano Aloisi.



    La mattina dopo


    La mattina dopo, al suo arrivo in ospedale, un'infermiera corse verso di lei annunciandole che Heron era entrato nella stanza della donna ricoverata ancora al reparto terapia intensiva. Corsa sul posto, Annamaria trovò l'uomo sbirciare la paziente attraverso la sottile breccia aperta da lui scostando i lembi della tenda che la chiudeva nell'ambiente iperbarico. Al suo ingresso, Heron chiuse la tenda e si voltò verso Annamaria. Lo sguardo dell'uomo provocò nella donna un autentico moto di compassione. Gli occhi blu erano lucidi di lacrime. Avrebbe voluto farli vedere a suo marito, ma Heron si ricompose velocemente e si mosse verso di lei, avvicinandosi e stringendole le braccia.
    "Guarirà, comandante. - le venne spontaneo rincuorarlo - Ce la faremo".
    "Non c'è rimasto niente della nostra astronave, vero?" chiese Heron, sorprendendola della domanda.
    "Purtroppo no. - rispose Annamaria, avvilita, confermando la richiesta dell'uomo - Almeno così mi è stato riferito".
    Heron assunse un'espressione pensierosa e concentrata.
    "Devo trovare un modo per recuperare un contatto con il mio pianeta. - annunciò poi, con aria vagamente persa - Cosa posso usare? Cos'avete qui sul vostro?".
    Annamaria si sentì completamente spiazzata. Se nel suo campo medico era considerata, e lei stessa si considerava qualcuno, in astronomia si reputava una nullità totale. Tuttavia, nel suo disordinato archivio della memoria, ripescò il ricordo di aver incontrato, nel corso dei suoi studi, la notizia dell'esistenza di telescopi da qualche parte sulla Terra. Al momento non era sicura che fosse la soluzione ideale, ma ritenne giusto di doverlo menzionare al povero disperato Heron che invece, a quell'informazione, si riaccese come una torcia a cui fossero state appena cambiate le batterie.
    "Telescopi?" ripeté il comandante in un sussurro.
    "Telescopi" confermò Annamaria, felice di vederlo cambiar colore di pelle al viso.
    "Certo! - mormorò Heron, effettivamente risollevato - Telescopi. Va benissimo. Li abbiamo anche noi su Ariel. Servono a sondare l'universo. Con quelli abbiamo trovato la Terra. Dove sono?".
    In quel preciso momento, Annamaria non lo ricordava con esattezza, ma gli promise di trovarli prima possibile e chiamò subito Stefano per girargli la richiesta.


    Nel suo ufficio, Stefano provò a cercarli sul computer e fortunatamente li trovò.
    Forse non facevano parte del pacchetto di cose appartenenti al passato del pianeta, da cancellare, o già cancellate.
    "Non sono qui, - tenne a puntualizzare Annamaria dopo aver avuto da Stefano la risposta desiderata - ma in un altro continente, però...."
    "Si possono raggiungere con un veicolo aereo" finì Heron, ora con il morale decisamente più alto.
    Al contrario, Annamaria entrò nel panico. Heron aveva già difficoltà di respirazione a 2300 metri di altitudine, figurarsi a decine di migliaia. Era vero che lui viaggiava nello spazio, ma in altre condizioni e glielo fece presente. Da parte sua, Heron volle subito tranquillizzarla garantendole che si sarebbe portato dietro la maschera ad ossigeno vista accanto al letto.
    Tutto risolto. Ora andava solo trovato chi lo avrebbe accompagnato fino a destinazione.
    E qui, la sera, quando tornò a casa, Annamaria ebbe la seconda sconvolgente sorpresa: sarebbe stato Stefano stesso a portarlo alla meta. Perché Stefano sapeva pilotare un aereo e si offrì di buon grado a fargli da "autista".


    Piaciuta? ;) Dalle prossime puntate, comincia una grande avventura !!
    A presto, spero.
    Tranquille ! Leggete pure con calma, quando potete.
    Anch'io tornerò quando posso.
     
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    Stavolta non sono tanto in ritardo e approfitto del turno di notte per leggere e commentare. Ho già detto che questa storia mi sta prendendo sempre di più? E' davvero originale e tu sei così brava nella descrizione dei particolari, che riesco ad immaginarmi tutto, come se fossi li.
    Stefano deve stare tranquillo, Annamaria pensa solo a lui e non a Heron. Vuole solo aiutare il bel comandante (e chi non lo vorrebbe? xd)
    Sono curiosa del continuo e di cos'altro si scoprirà!
    Intanto ti faccio i miei complimenti!
     
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  5. sahany09
     
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    Ciao Bea.
    Grazie dell'apprezzamento. :)

    Eh si! Stefano si era inutilmente preoccupato dell'interesse che Heron sembrava aver mostrato verso Annamaria ma sai com'è....Gli uomini !! ;)

    Comunque le prossime puntate saranno incentrate prevalentemente sul viaggio che Stefano ed Heron compiranno sull'aereo per cercare, trovare e riattivare i telescopi, vivere altre avventure, e anche finalmente, scoprire qualcosa di più sul passato del nostro pianeta. Insomma, ci sarà ciccia sul fuoco, quindi resta sintonizzata. Aspettiamo Gabrielle la quale, se Dio vuole, è riuscita a sfornarci un'altra bella puntata della sua ff.

    A presto, con i nostri eroi.
     
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    Eccomi qui Sahany ^_^ Cadetto a rapporto ^_^ Allora capitolo davvero molto interessante e ho trovato suggestivo l'inizio, con l'immagine di questi telescopi potentissimi, capaci di sondare l'universo in ogni suo anfratto, ma che non hanno saputo individuare gli alieni e impedire loro di considerare la Terra al pari di una pattumiera. La situazione tra terrestri e alieni è sul filo del rasoio, nessuno si fida di nessuno e l'atmosfera di sospetto è davvero molto forte, da appassionata di storia antica, mi ha colpito il riferimento alle antiche città-stato greche e mi ha incuriosito il fatto dell'organizzazione oligarchica. La gelosia di Stefano nei confronti di AnnaMaria dimostra che a lei ci tiene, ma non ha nulla da temere, se si ama una persona, la si ama anche se abbiamo una persona bellissima e lei lo rassicura, dicendogli che è solo la sua salvatrice e che il suo cuore appartiene a lui.
    Adesso sono curiosa di scoprire il continuo ^_^
    Good job ^_^
    Bravissima, i miei complimenti ^_^

    Non so se ho fatto una bella puntata Sahany, ma ci ho provato, ci provo sempre, consapevole che posso e devo migliorarmi ogni giorno di più..Ormai ho preso una nuova consapevolezza nello scrivere, presto più attenzione ai particolari, e nell'insieme cerco di dare una visione chiara ed esaustiva al lettore e di non deluderlo, paura che credo non passerà mai :-P...La puntata che ho postato pochi giorni fa è una puntata molto importante, una puntata ricca di flashback sulla vita di Christine, di Sheeira e di Violet, una puntata in cui alcuni dubbi verranno chiariti, una puntata che unisce il tragico a sprazzi inaspettati di comicità...Mi auguro davvero che quando la leggerai, bè ti possa piacere e sarò curiosa di scoprire che cosa pensi.
    Posso solo dirti che è stato un capitolo molto sofferto, l'ho scritto e l'ho riscritto più volte, pensando che non avevo fatto un buon risultato, di avere avuto un calo delle mie prestazioni da scrittrice...Ma per quante volte si cambia la struttura di un capitolo, aggiungendo o togliendo delle parti, non si è mai totalmente sicuri del risultato.
    O parafrasando il caro Manzoni: "Ai lettori, l'ardua sentenza"
    Nel frattempo aspetterò con pazienza un nuovo capitolo della tua storia ^_^
    Ancora tanti complimenti ^_^
     
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  7. sahany09
     
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    CITAZIONE (GabrielleWinchester @ 30/10/2014, 15:07) 
    Eccomi qui Sahany ^_^ Cadetto a rapporto ^_^ Allora capitolo davvero molto interessante e ho trovato suggestivo l'inizio, con l'immagine di questi telescopi potentissimi, capaci di sondare l'universo in ogni suo anfratto, ma che non hanno saputo individuare gli alieni e impedire loro di considerare la Terra al pari di una pattumiera. La situazione tra terrestri e alieni è sul filo del rasoio, nessuno si fida di nessuno e l'atmosfera di sospetto è davvero molto forte, da appassionata di storia antica, mi ha colpito il riferimento alle antiche città-stato greche e mi ha incuriosito il fatto dell'organizzazione oligarchica. La gelosia di Stefano nei confronti di AnnaMaria dimostra che a lei ci tiene, ma non ha nulla da temere, se si ama una persona, la si ama anche se abbiamo una persona bellissima e lei lo rassicura, dicendogli che è solo la sua salvatrice e che il suo cuore appartiene a lui.
    Adesso sono curiosa di scoprire il continuo ^_^
    Good job ^_^
    Bravissima, i miei complimenti ^_^

    Non so se ho fatto una bella puntata Sahany, ma ci ho provato, ci provo sempre, consapevole che posso e devo migliorarmi ogni giorno di più..Ormai ho preso una nuova consapevolezza nello scrivere, presto più attenzione ai particolari, e nell'insieme cerco di dare una visione chiara ed esaustiva al lettore e di non deluderlo, paura che credo non passerà mai :-P...La puntata che ho postato pochi giorni fa è una puntata molto importante, una puntata ricca di flashback sulla vita di Christine, di Sheeira e di Violet, una puntata in cui alcuni dubbi verranno chiariti, una puntata che unisce il tragico a sprazzi inaspettati di comicità...Mi auguro davvero che quando la leggerai, bè ti possa piacere e sarò curiosa di scoprire che cosa pensi.
    Posso solo dirti che è stato un capitolo molto sofferto, l'ho scritto e l'ho riscritto più volte, pensando che non avevo fatto un buon risultato, di avere avuto un calo delle mie prestazioni da scrittrice...Ma per quante volte si cambia la struttura di un capitolo, aggiungendo o togliendo delle parti, non si è mai totalmente sicuri del risultato.
    O parafrasando il caro Manzoni: "Ai lettori, l'ardua sentenza"
    Nel frattempo aspetterò con pazienza un nuovo capitolo della tua storia ^_^
    Ancora tanti complimenti ^_^

    Grazie cara. :)

    Letta la tua nuova puntata e commentata. :). Come ti capisco !!!


    Ok, allora, via con una nuova puntata di Trash.
    In questa puntata, Stefano e Heron partono alla volta di uno dei telescopi, il primo a disposizione immediata. Nel frattempo nell'Area 51......


    TRASH - SPAZZATURA



    20) SITUAZIONE GENERALE

    Area 51

    "Stando a ciò che avete visto e detto, in parole povere, sulla Terra non sono spariti tutti" asserì Forrest a fine rapporto dei due piloti appena tornati dal volo perlustrativo.
    "Esatto, signore. - confermò Hardings, sembrando fiero della scoperta e di esserne stato l'autore assieme al collega Edwards - Non siamo rimasti in molti, ma qualcuno ancora c'è. Solo che....".
    "Quel che è rimasto della popolazione terrestre si è riunito in vasti agglomerati urbani, sparsi per il mondo e non comunicanti fra loro. - continuò Arnold Weaver, il giovane occhialuto - L'ultimo particolare è davvero strano. C'è da chiedersi perché fra le popolazioni non ci sia desiderio di sapere che altrove, sul pianeta ci sono altri esseri umani, a parte un eventuale piano di separazione volontaria voluta da qualcuno collocato nelle alte sfere dell'amministrazione di una di queste città stato".
    "Dove pensa che sia, Weaver?" chiese Forrest.
    "Non saprei. - rispose Weaver sinceramente perplesso - Per quel che ne so, può essere dovunque. Se davvero c'è".
    "Qui, in America?" domandò ancora Forrest.
    Weaver aprì le braccia.
    "Dovunque. - rispose serafico - Anche in un posto dove potremmo non immaginare che siano".
    Arnold Weaver, 38 anni, alto, slanciato, aria giovanile da eterno studente universitario, vantava in effetti due lauree: psicologia comportamentale e sociologia, ma anche lui, in quel momento, tracciando con un dito passato sul vetro di un grosso schermo incastonato in un vasto ripiano, un grande cerchio ideale sulla zona dell' Europa mediterranea, manifestava dubbi sulla singolare situazione che era venuta a crearsi sul globo terrestre,
    "Se non fosse così?" insistette Forrest.
    "Allora dobbiamo pensare che gli eventi accaduti in passato sono stati così sconvolgenti da togliere agli abitanti la voglia e la curiosità di sapere dell'esistenza degli altri e di comunicare la propria, nonché di cercare semplicemente contatti" rispose Weaver.
    "Che diavolo può essere successo?" sbottò Forrest al quale questo mistero dava quasi fastidio fisico.
    "Per ora non ne ho idea. - rispose Weaver, con contenuta desolazione - Il guaio è, - proseguì - stando sempre al rapporto dei nostri amici, - e nel dirlo, indicò i due piloti - che i mezzi di comunicazione sono fuori uso e nessuno ha pensato a ripristinarli, elemento questo che avvalora ulteriormente l'ipotesi di una volontà a non comunicare".
    "Bel mistero!"borbottò Forrest, contrariato, avvicinandosi poi, di colpo ad uno dei prigionieri il quale arretrò, lievemente intimorito dall'espressione severa del viso e degli occhi dell'uomo.
    "Oltre a scaricare le vostre schifezze qui sul nostro pianeta, - lo apostrofò, duro - quale altro motivo vi ha portato qui? E ti conviene dirlo subito se non vuoi assaggiare i nostri sistemi di persuasione a parlare. Sono piuttosto pesanti e convincenti". I soldati puntarono le loro armi cariche a tutta la superficie della testa dell'individuo, che non mosse un dito.
    "Nessuno, si...signore" balbettò.
    "Sicuro? - incalzò Forrest - Parla" lo minacciò poi.
    "Lo giuro. - si affrettò ad assicurare il poveretto - Abbiamo visto il vostro pianeta deserto. Che motivo avremmo avuto di attaccare, muovere guerra, occupare o conquistare un pianeta deserto e disabitato?".
    "E' questo che avete visto? - chiese Forrest ridimensionando il tono minaccioso - Non avete visto anima viva sul nostro pianeta?".
    "I nostri strumenti non hanno registrato tracce biologiche. - rispose l'alieno più tranquillizzato nel vedere Forrest meno nervoso - Non quando hanno individuato il vostro mondo".
    "Quanto tempo fa è successo? - chiese Forrest, a questo punto quasi più incuriosito che seccato - Ricordi?".
    L'alieno guardò verso il soffitto come se da esso volesse trarre ispirazione per ricordare.
    "Una decina di anni fa. - rispose poi ricordando senza trarre ulteriori ispirazioni dal soffitto - Forse".
    "Da dieci anni andate avanti e indietro dal vostro pianeta a qui per scaricare la vostra immondizia?".
    "S....s....si, signore. - rispose l'alieno tornando a balbettare - Abbiamo occupato i satelliti. Non avevamo più spazio e non sapevamo più dove depositarla".
    "E avete trovato la Terra" seguitò Forrest recuperando l'aggressività in seguito alla sua risposta.
    "L'hanno trovata i nostri strumenti. - rispose l'uomo - Gliel' ho detto. Sembrava deserto e disabitato".
    "Signori... - richiamò l'attenzione un altro dei prigionieri appartenente al gruppo dei malavitosi - se volete, pensiamo noi a sgombrare e ripulire tutto.... - fece una pausa studiata, ridacchiando sarcasticamente - Il servizio però...." non riuscì a finire la frase. Forrest gli si avvicinò fulmineo e gli assestò un violento manrovescio su una guancia facendo compiere alla testa un giro di 90 gradi. L'uomo protestò vivacemente per il colpo.
    "Ne approfitteremo subito, stronzo! - digrignò poi Forrest ponendo il volto a pochissimi centimetri dalla faccia dell'alieno e inchiodandolo con sguardo freddo - Ma non tireremo fuori un centesimo. Servizio ripulitura completamente gratis, hai capito, testa di cavolo?".
    "Guarda che non siamo stati noi a sporcare! - ribatté l'alieno malvivente - Anzi! Noi abbiamo cercato di impedire a loro di sbarcare qui".
    "Certo! - strillò il Betano - A suon di mazzette! Se vuoi portare fin qui la spazzatura, basta versarci cinquantamila dollari universali!".
    "Facevamo del bene!" cercò di giustificarsi il malvivente.
    "Basta! - urlò Forrest, infuriato. - Sgombrerete tutto completamente gratis".
    "Ma dove portiamo quella roba? - si lamentò il Betano angustiato - Noi non abbiamo più posto".
    "Non ho detto che dobbiate portarla in un altro posto" replicò Forrest cambiando atteggiamento e piegandolo verso un tono soddisfatto, pensando che già da tempo aveva trovato un valido impiego per tutto il materiale raccolto intorno all'Area 51.
    I prigionieri si scambiarono occhiate perplesse e preoccupate.




    21) IN GIRO PER IL MONDO

    Grindewald


    Stefano Aloisi e Al Heron partirono una mattina di buon ora, poco dopo il sorgere del Sole.
    Ripresosi ormai quasi completamente nel fisico,il comandante Arieliano fu quasi felice di uscire finalmente all' aperto nonostante l'aria leggera dell'altitudine elevata e seguì Stefano fino al velivolo, sorridendo, senza però abbandonare del tutto quel velo malinconico che lasciava trasparire la sua costante preoccupazione per i membri del suo equipaggio, specie per la donna del suo cuore.
    "Si riprenderà, Heron. - lo incoraggiò Stefano - Vedrà che quando torneremo, lei starà meglio. Mia moglie sa il fatto suo". In realtà, Stefano non era così sicuro ma, in cuor suo, sentiva che comunque una soluzione sarebbe stata trovata per tirarla fuori da quella maledetta tenda ad ossigeno.
    Annamaria era più dubbiosa e, in aggiunta, seguendo con lo sguardo marito e alieno allontanarsi verso l'aereo, avvertì un insidioso presentimento poco positivo, ma lo tenne per sé non volendo turbare alcuno , forse neppure se stessa. Baciò Stefano e diede ai due una sorta di benedizione per il viaggio.
    "Cercate di tornare tutti interi" si raccomandò con la sua solita celata vena ironica.
    "Non stiamo andando in guerra. - rispose Stefano in tono meno scherzoso - E' solo un volo ricognitivo. Speriamo solo di tornare con qualche buona notizia. O soltanto con qualche notizia".
    "Giusto. - riconobbe Annamaria riacquistando una tranquilla saggezza - Basterebbe anche soltanto questo". E nel dir così, abbracciò Flavia che aveva voluto andare con la mamma a salutare il padre che partiva. Heron lanciò ad Annamaria uno sguardo che trafisse il suo sensibile cuore femminile. Era uno sguardo pieno di riconoscenza e di letizia nel vedere l'amore fra lei, Stefano e la figlia, ma anche di immenso dolore per la stessa ragione. Per non poter avere ciò che loro avevano. Poi si voltò e cominciò ad allontanarsi affiancando Stefano verso l'aereo. Annamaria provò per lui una pena infinita. Quell'uomo stava soffrendo in modo indicibile.
    Guardando i due,vicini, spalla a spalla, Annamaria si rese conto della statura di Heron non di molto inferiore a quella di Stefano, apparentemente accentuata dalla tuta scura da pilota che, oltre tutto, metteva in risalto la figura slanciata dell'alieno.
    La pista di decollo era appena fuori città, ricavata nel poco spazio fra l'abitato e i monti, ma la tecnologia, che non aveva fatto passi da gigante nella comunicazione però nella meccanica sì, aveva prodotto aerei che erano quasi in grado di decollare verticalmente dopo una breve corsa di rullaggio. Il velivolo si staccò presto da terra, si alzò di alcuni metri, ripartì orizzontale e scomparve presto oltre le creste dure e arrossate dal Sole delle montagne che circondavano la cittadina. Le due donne rimasero ancora qualche minuto a pensare, poi si decisero a rientrare nel centro abitato.
    "Torneranno presto?" chiese Flavia, in macchina, a sua madre.
    Annamaria sorrise.
    "Non credo stasera per cena. - rispose - Non ce la fanno".
    Anche Flavia sorrise alla battuta materna.
    Annamaria calcolò rapidamente che, nonostante la velocità del mezzo, il viaggio dei suoi uomini sarebbe durato almeno una settimana dei cui primi giorni non avrebbe potuto avere molte informazioni fino a che i due non avessero trovato il modo di ripristinare uno straccio di comunicazione con l'esterno.


    Oltrepassata la grande barriera delle Alpi che si estendeva per molti chilometri verso ovest, scintillante al Sole di fine luglio, Stefano puntò ancora verso occidente, direzione Oceano Atlantico e quindi continente Americano dove aveva scoperto che si trovavano i due più grossi, potenti ed importanti telescopi del mondo: quello di Monte Palomar, in California, e quello di Arecibo nell'isola di Portorico.
    Volando velocissimi ad alta quota, Stefano aveva avuto premura a pressurizzare al massimo la cabina di pilotaggio tuttavia, per molti chilometri, Heron mantenne la maschera ad ossigeno sul volto. Volare su un aereo non era la stessa cosa che viaggiare su un'astronave ma giunti ad un certo punto del viaggio, il comandante alieno provò a levarsela, scoprendo presto e con piacere che riusciva a respirare anche senza, grazie alla grande quantità di ossigeno che entrava nell'abitacolo.
    I due si sorrisero ma Heron tornò serio e sgranò gli occhi non appena in lontananza cominciò ad intravedere la grande distesa liquida dell'oceano.
    "Oddio!" esclamò con la voce strozzata dall'emozione.
    Stefano restò molto sorpreso per quella esclamazione.
    "Oddio?" ripeté infatti, meravigliato girandosi verso di lui.
    "Si, - confermò Heron - Perché?".
    "Heron.... " lo interpellò Stefano in tono deciso e vagamente solenne.
    "Si?" fece Heron lievemente stupito.
    "Cosa sa precisamente di Dio?".
    "So che c'era. - rispose Heron quasi con una punta di tristezza - Che è esistito. Poi è scomparso e non si è più parlato di lui. Credo di aver capito che anche qui sulla Terra c'era un dio. C'è stato e anche qui è sparito".
    Ecco un bell'argomento di cui parlare durante quel volo!
    "Già. - confermò Stefano - Sembra proprio che sia così. Strano, vero?".
    Heron abbozzò un sorriso mesto.
    "In effetti. - ammise - Ma un vecchio amico della nostra famiglia mi disse che i nostri avi credevano in lui e stavano bene. Poi, un giorno qualcuno dichiarò che era tutto falso, che ci erano state raccontate solo bugie, che eravamo stati ingannati e dovevamo credere solo in noi stessi....."
    Heron si fermò e si rimise la maschera per recuperare il respiro, allarmando un poco Stefano che si preoccupò subito per quella pausa.
    "Tutto bene?" chiese infatti.
    Il comandante inspirò ed espirò cinque, sei volte, quindi, si tolse di nuovo la maschera e rassicurò Stefano, sorridendo e alzando un pollice come aveva visto fare a un paio di pazienti all'ospedale.
    Stefano si accorse di come l'uomo guardasse avidamente il mare che brillava sotto di loro inondato dal Sole dell'anticiclone delle Azzorre.
    "Non c'è il mare nel suo pianeta, Heron?" non poté fare a meno di chiedere.
    "Si, c'è. - rispose il comandante - ma non così vasto".
    Stefano tornò all'attacco.
    "Heron, - ricominciò - lei allora ricorda qualcosa di quel che è successo. Cosa è successo esattamente?".
    Heron scosse la testa, avvilito. I ricordi non erano molti ed erano confusi.
    "Ricordo solo grandi incendi. - rispose lasciandosi trasportare dall'emozione legata ad immagini che si sovrapponevano senza un ordine preciso - Bruciava tutto e noi dovemmo scappare dal nostro pianeta per rifugiarci dove siamo ora, in un pianeta più piccolo e lontano dal nostro sole. Un pianeta più freddo dove occorre molta energia per riscaldarlo e riscaldarci. Ecco perché abbiamo bisogno di uranio".
    "Ma non è pericoloso?" obiettò Stefano che aveva sentito parlare di inquietanti incidenti alle centrali nucleari.
    "No, se usato correttamente" rispose Heron, calmo.
    Vedendo sotto di loro le isole caraibiche, Stefano smise di parlare concentrandosi sull'immediata e delicata fase di abbassamento quota, nonché quella successiva di atterraggio che però si presentava non facile. La mappa elettronica sul quadro dei comandi rilevava infatti scarsità di zone su cui poter scendere seppur verticalmente. Avvertì Heron di rimettersi la maschera dovendo forse abbassare anche il livello di pressurizzazione nella cabina. Senza discutere, Heron provvide subito a rindossare il dispositivo e senza aggiungere altro, ma promettendosi di tornare nell'argomento Dio, Stefano si dedicò alle manovre da compiere.

    Sperando che vi sia piaciuta, alla prossima. :)
     
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    Eccomi qui Sahany ^_^ Buon inizio novembre a te ^_^ Questa volta sono puntuale ^_^ Allora ogni tua puntata è sempre più interessante e molto intrigante ^_^ Io adoro AnnaMaria, in quanto è forte, coraggiosa e anche ironica nello stesso tempo e mi ha fatto ridere quanto ha raccomandato di tornare tutti interi a Heron e Stefano ^_^ Il dialogo finale tra Stefano e Heron riguardo a Dio, al fatto di crederci o meno, della meraviglia di Heron di fronte al mare vasto mi è piaciuto tantissimo e ho intravisto una nascitura fiducia di Stefano nei confronti di Heron ^_^
    Il capitolo era bellissimo, la mia recensione un pò meno :-P
    Chiedo venia ^_^
    Bravissima Sahany, i miei complimenti
     
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  9. sahany09
     
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    La tua recensione è deliziosa, Gabry, ed inoltre hai effettivamente centrato il nocciolo della situazione. In effetti, ormai Stefano si fida di Heron e la sua fiducia aumenterà nelle prossime puntate, come aumenterà quella di Heron nei confronti di Stefano. Insomma, le basi per una probabile amicizia fra i due ci sono ma insieme dovranno affrontare momenti difficili che li metteranno a dura prova e faranno capire loro che è proprio insieme il segreto per affrontarli. Vedrete cosa accadrà.... Quanto ad Annamaria, è proprio la sua ironia a salvarla e a permetterle di ....non morire d'infarto con i "suoi" due uomini avventurosi. :) Grazie per la recensione. Aspettiamo Bea e poi si va avanti. A presto. :) :)
     
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    Ehi ciao! Oddio spero non sia colpa mia per il fatto che non hai più aggiornato la ff. Sorry per l'immenso ritardo! Avevo detto che recuperavo il capitolo al più presto, ma tra incasinamenti e pensieri vari ho sempre rimandato. Anche con la mia ff sono in alto mare, è da mesi che non la continuo!
    Ma veniamo a questo capitolo.
    Riesci a mantenere sempre l'alone di mistero, non riveli mai troppo. Ad esempio ora cosa ha in mente Forrest? Cosa intendeva con la frase: "Non ho detto che dobbiate portarla in un altro posto?"
    Ma quanta voglia che ho di abbracciare Heron! Mi si stringe il cuoricino ogni volta che descrivi il suo stato d'animo e la sua preoccupazione per la donna che ama.
    E chissà cosa scopriranno Stefano e Heron sull'isola. Me curiosa!
    Spero riprenderai presto in mano la ff!
    Complimenti per questo cap!
     
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  11. sahany09
     
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    CITAZIONE (BeaBea92 @ 24/2/2015, 16:02) 
    Ehi ciao! Oddio spero non sia colpa mia per il fatto che non hai più aggiornato la ff. Sorry per l'immenso ritardo! Avevo detto che recuperavo il capitolo al più presto, ma tra incasinamenti e pensieri vari ho sempre rimandato. Anche con la mia ff sono in alto mare, è da mesi che non la continuo!
    Ma veniamo a questo capitolo.
    Riesci a mantenere sempre l'alone di mistero, non riveli mai troppo. Ad esempio ora cosa ha in mente Forrest? Cosa intendeva con la frase: "Non ho detto che dobbiate portarla in un altro posto?"
    Ma quanta voglia che ho di abbracciare Heron! Mi si stringe il cuoricino ogni volta che descrivi il suo stato d'animo e la sua preoccupazione per la donna che ama.
    E chissà cosa scopriranno Stefano e Heron sull'isola. Me curiosa!
    Spero riprenderai presto in mano la ff!
    Complimenti per questo cap!

    Assolutamente no, cara !! Nessuna colpa. E' che anch'io ho avuto da fare e alcune traversie che mi hanno un pò avvelenato l'esistenza ma non tolto completamente l'ispirazione. E infatti, sono andata avanti con la storia ed ora posto subito un'altra puntata. Purtroppo, per questioni tecniche ed economiche, non dispongo più di Internet a domicilio ed è anche per questo motivo che non ho più aggiornato la fiction, tuttavia, provvedo subito a mettermi in pari o almeno a continuare la pubblicazione.
    Avviso anche che sto pubblicando questa fiction su EFP, ma lì sono piuttosto indietro.

    Pronte per il prosieguo?



    TRASH - SPAZZATURA





    22) TROVARE LA CURA GIUSTA


    Grindewald, ospedale

    Tornata alla sua postazione abituale, all'interno del nosocomio, Annamaria fu assalita, travolta e tempestata di domande dai pazienti - e dalle pazienti - sfaccendati sul bello straniero che quella mattina non si vedeva più aggirarsi fra i corridoi.
    "E' ripartito?" domandò un paziente.
    "E' tornato a casa?" chiese una paziente.
    "Poverino! - esclamò un'altra - Era così triste!".
    E via discorrendo.
    Annamaria si recò al reparto malattie infettive dove gli altri membri dell'equipaggio di Heron giacevano da giorni, inerti nelle loro stanze di terapia intensiva, senza apparenti segni di miglioramento ma neanche di passare a miglior vita se ci fosse stata.
    Tre di loro avevano la colonna vertebrale spezzata, mentre la donna, oggetto d'amore di Heron, aveva solo tre vertebre rotte alla base del collo, ma erano sufficienti per tenerla in coma, anche indotto e farmacologico. Se sveglia, i dolori sarebbero stati molto forti.
    Osservandola meglio sotto la tenda ad ossigeno, dietro la plastica trasparente del respiratore,Annamaria scoprì che in effetti era piuttosto bella, con il suo viso dai tratti orientaleggianti che la faceva assomigliare ad una nostra Coreana o quanto meno un'abitante dell'arcipelago indonesiano. La medicina, finalmente sdoganata dai paletti moraleggianti esistiti fino a qualche tempo prima, aveva compiuto passi enormi e registrato importanti progressi sulla genetica che avevano reso malattie incurabili. come cancro e leucemia, appena poco più gravi di una comune influenza; possibile però che non avesse ancora trovato una cura adeguata per risanare ossa rotte? Dopo il solito giro e la solita consultazione con colleghi e assistenti, non dovendo occuparsi di Heron e soci, e non avendo molto altro da fare, Annamaria pensò di recarsi in biblioteca per effettuare ricerche. Sfogliando volumi cartacei e spulciando nella memoria dei computers, la donna scoprì che forse qualcosa del passato del pianeta era stato salvato, almeno in quell'angolo remoto del globo. Molte notizie risalivano infatti all'inizio del nuovo millennio e qualcuna era datata anche più indietro, nelle quali si accennava appunto a problematiche di carattere falsamente morale.
    Ma anche ad altro.
    A mere questioni economiche che però avevano maggiormente inciso sul progresso nella ricerca medica e scientifica più in generale. Fra le tante nozioni e notizie, ne trovò una che la colpì come un macigno conferendole una certa sicurezza di aver trovato la soluzione o una possibile soluzione ai danni riportati da Heron e colleghi nel loro grave incidente. Verso la fine del ventesimo secolo, un oscuro e semisconosciuto medico russo aveva messo insieme calcio, silicio e resina di betulla, li aveva trattati per metà naturalmente con acqua e alcool e per metà chimicamente, con una sostanza che li amalgamava e li sintetizzava in una specie di schiuma la quale, iniettata attraverso un grosso ago, o una sottilissima sonda, intorno all'osso fratturato, lo "fasciava" e lo saldava in poco tempo venendo assorbito con velocità dal tessuto osseo che ricomponeva la frattura senza la necessità di ricorrere a supporti esterni in gesso per immobilizzare l'arto offeso come era stato in uso intervenire in questi casi negli ospedali del mondo intero per anni, costringendo il paziente a lunghi periodi di inutile e fastidiosa immobilità, seguiti poi da altrettanti lunghi periodi di dolorosa fisioterapia riabilitativa.
    Naturalmente, il medico era stato internato in qualche istituto per malati mentali e dimenticato con la sua scoperta che, in qualche modo, ledeva al traffico lucroso di gessi e fisioterapisti i quali, altrimenti, sarebbero rimasti disoccupati.
    Annamaria avrebbe voluto comunicare subito questa notizia a Stefano, ma la comunicazione non era stata ancora ripristinata. Avrebbe voluto urlare, ma si guardò dal farlo. Problema: dove trovare i componenti dello strano farmaco? Calcio e silicio si reperivano un pò ovunque ma la resina di betulla? Si rituffò fra volumi e computers e trovò anche quella: la maggior quantità e probabilità di reperimento si registrava in Siberia! Si sorprese a fremere di impazienza e rabbia avvertendo improvviso un consistente rallentamento del tempo. Non era mai stata un genio in fisica ma in quel momento, come non mai, comprese appieno il vero significato della teoria della relatività eisteiniana: se stai bene e sei felice, il tempo vola, ma basta che ti dolga un dente o che abbia una preoccupazione, anche piccola, e il tempo di colpo rallenta in modalità drammatica. Ecco! La seconda tipologia di situazione era diventata concreta!
    Un immaginario orologio a pendolo cominciò a scandire minuti e secondi con suono cupo e sinistro.
    Annamaria non riusciva a togliersi dalla testa l'espressione accorata di Heron che, silenzioso e discreto, le chiedeva aiuto per lui e i suoi colleghi. Doveva salvarli ed ora forse aveva la soluzione in mano per farlo. Doveva solo aspettare di poterlo fare.



    23) FINALMENTE, D I NUOVO IN "ONDA"

    Portorico, Caraibi

    A causa del territorio circostante, piuttosto ondulato, con pochissimo spazio pianeggiante e a dispetto della possibilità dell'aereo di atterrare in verticale, Stefano dovette compiere vari giri e un bel numero di manovre per poter scendere sicuro nei pressi del telescopio di Arecibo ma, alla fine, la sua abilità lo premiò con atterraggio perfetto ed applauso del suo compagno di volo.
    "Sarebbe ottimo anche come pilota di un'astronave!" esclamò Heron soddisfatto.
    "Non si allarghi, comandante!" si schernì Stefano ricordando una buffa espressione romanesca: 'nt'allargà!, rivolta a chi si dava arie o s'illudeva su qualcosa che avrebbe voluto accadesse.
    Il gigantesco padellone del telescopio era incassato fra morbide onde del terreno, e sormontato da una complicata struttura in metallo che doveva essere l'antenna, la quale, ora, penzolava sopra, inerte, dondolando pigramente mossa dal vento ed arrugginita dal tempo atmosferico e cronologico, dando al tutto un aspetto desolante, di abbandono e colpevole incuria.
    Scesi entrambi dall'aereo, Stefano ed Heron si scambiarono occhiate afflitte.
    "Dubito molto che questo arnese funzionerà. - commentò amaramente Stefano - Chissà da quanto è in queste condizioni".
    Heron non rispose limitandosi a fissare l'oggetto, senza particolari espressioni del viso.
    Guardandosi poi intorno, scoprirono a qualche centinaio di metri, in fondo ad un viale, sopra ad un'altura, un piccolo edificio bianco che, con la sua torretta, sembrava un faro in mezzo ad un mare verde di alberi. Forse doveva esser stato un centro ricerche o, semplicemente la residenza di qualche scienziato o astronomo che aveva usato, o usava spesso il telescopio.
    I due lasciarono l'antenna e si diressero verso l'edificio ma, ivi giunti, lo trovarono chiuso, addirittura con il lucchetto alla porta. Stefano vide Heron compiere una mossa di stizza. Dal canto suo, Heron si sorprese seccato per non aver con sé neppure un'arma, persa probabilmente nell'incidente insieme con tutte le altre. Stefano, invece l'aveva. Di solito era caricata a salve per intimidire e riportare certi soggetti della città alla calma, ma quel giorno, sapendo di dover andare in giro, avventurandosi oltre confine, in territori sconosciuti, l'aveva caricata a dovere, con proiettili veri e ne usò uno sparando al lucchetto che si aprì, docile, senza discutere. La porta di legno, forse gonfia per le innumerevoli copiose piogge tropicali del luogo, cigolò impietosamente e sinistramente introducendoli verso l'interno dell'edificio che però si rivelò davvero fantascientifico, con mastodontiche apparecchiature di acciaio non intaccato dal tempo, luccicanti nella penombra appena ferita da sottili frecce di luce provenienti da strette finestre poste in alto nelle pareti. Guidati da quella debole fonte luminosa, i due riuscirono a trovare la strada per giungere alla "sala comandi", quella, per intenderci, da cui si poteva manovrare il telescopio. E qui, Stefano lasciò il campo libero ad Heron che dimostrò presto di trovarsi come a casa sua.
    L'operazione che rubò loro più tempo fu quella di recuperare l'energia elettrica per far ripartire i macchinari, per la quale dovettero in alcuni punti buttar giù parti di parete al fine di ripescare cavi funzionanti, tuttavia, riscosso successo in quel versante, il resto fu abbastanza agevole e i macchinari furono accesi e riavviati.


    Area 51

    Un silenzio di piombo era calato sulla vasta sala del sotterraneo, in cui, in quel momento, ognuno era occupato in compiti diversi: Forrest sembrava meditare; Hardings ed Edwards si guardavano in cerca di ispirazione per idee nuove su come passare il tempo; Arnold Weaver era sempre impegnato ad elaborare teorie sul perché la gente non comunicava e i soldati avevano ormai le braccia bloccate, con le armi puntate fisse sulle facce dei prigionieri, rassegnati ad andare in bagno con la scorta perennemente armata.
    Quando ecco compiersi il miracolo!
    Gli schermi si riempirono con l'immagine del mare, della vastità blu dell'oceano e di una realtà lontana dall'area 51.
    "Qualcuno ha riattivato il telescopio!" esclamò Weaver con la sua voce educata ma piena di meraviglia. I soldati armati si girarono e, in contemporanea, puntarono le armi verso i monitors.
    Solo un urlo potente ed agghiacciante di Forrest evitò il disastro.
    "IDIOTI !!!!! - sbraitò l'uomo, infuriato - Giù quel cazzo di armi! Riposo !! I prigionieri hanno capito! - Finalmente i soldati abbassarono braccia ed armi e, ad uno ad uno caddero a terra, svenuti -Era ora!" concluse Forrest che aveva appena sudato freddo per il terribile pericolo scampato di vedere gli schermi distrutti dai fucili. Alcuni minuti dopo la panoramica del mare blu e di un mare verde di lussureggiante vegetazione tropicale, due volti apparvero sui televisori: uno barbuto ed uno chiarissimo dai bei lineamenti eleganti.
    "Salve. - salutò il barbuto, allegro e sorridente - Se da qualche parte nel mondo qualcuno ci sta vedendo, io sono Stefano e lui è Heron. Siamo qui a Portorico, in pace, e vogliamo sapere se qualcun altro vuole comunicare con noi".
    Forrest, Hardings, Edwards, Weaver e i prigionieri sgranarono gli occhi e fissarono esterrefatti i volti comparsi sugli schermi. Poi, Forrest si ricompose e parlò, presentandosi e presentando gli altri.
    "Vorremmo sapere com'è....ehm... - si fermò per schiarirsi la voce - la situazione e....".
    "Se avete visto per caso qualche città - stato. - s'intromise Weaver - Qualche agglomerato urbano in giro. Voi da dove venite?".
    "Dalla Svizzera. - rispose Stefano soddisfatto - In Europa".
    "Interessante. - commentò il giovane sociologo - Ci sono città - stato da voi?".
    Stefano rimase un pò perplesso dalla definizione ma intuì e rispose. Solo che, all'inizio del volo, dirigendosi subito verso l'America, non aveva visto molti centri urbani durante il viaggio.
    "C'è il nostro. - disse - Quello da cui proveniamo" E citò il nome della città dove abitavano.
    Weaver la cercò subito sul computer e la trovò, ma non era segnata come polis. Evidentemente, le cartine non erano aggiornate. Weaver sorrise, composto.
    "Beh, - fece poi - Ben trovati".
    Stefano e Heron sorrisero compiaciuti.
    "Voi dove siete ora?"domandò Forrest.
    "Arecibo... - rispose, prontamente Stefano - Credo".
    "Il famoso telescopio di Arecibo. - osservò Weaver, compunto - A Portorico. Il più grande del mondo" e snocciolò subito dopo i dati dello strumento.
    "Potreste venire. - propose Forrest, accennando poi un mezzo sorriso - Non siete molto lontani da noi".
    "Dove siete voi?" chiese Stefano.
    "Area 51. - rispose Forrest, soddisfatto - Dovreste conoscerla".
    Stefano ci rifletté sopra. L'aveva sentita nominare, ma non ricordava esattamente dove fosse e chiese lumi.
    "Nevada. - rispose ancora Forrest. - Immagino che stiate viaggiando in aereo. Se il vostro mezzo è potente e veloce, in un'ora siete qui. Magari ci beviamo una birra insieme".
    Stefano giudicò la proposta simpatica ma volle consultarsi con Heron che stava smanettando a tutto spiano sulla grande tastiera dei comandi sul ripiano sotto lo schermo. Il comandante annuì, tuttavia, pregò Stefano di lasciargli finire il lavoro. Quel che l'uomo desiderava in quel momento più di ogni altra cosa era tentare un contatto con il suo pianeta. Stefano capì che l'alieno aveva una qualche priorità e credette opportuno dargliela.
    "Magari fra un pò" ritenne giusto avvisare i suoi interlocutori al di là dello schermo.
    Forrest alzò il pollice in segno di accordo. Heron ripeté il gesto a Stefano. Evidentemente gli piaceva, pensò Stefano e lo lasciò lavorare.




    Grindewald

    Lo schermo del computer, a sinistra di Annamaria iniziò a fare versi strani e, sotto certi aspetti, sconvenienti e poco raffinati, accompagnando in quel modo lampi di immagini, all'inizio in bianco e nero, che tentavano disperatamente di formarsi assoggettando i pixels al loro volere o, almeno provando a farlo, in un continuo e caotico susseguirsi di scatti e chiari e scuri sino a quando, finalmente, il rettangolo 16:9 si riempì prima con un panorama marino, poi terrestre e verde ed infine con i volti familiari e rassicuranti di Stefano e Heron.
    Per un pelo, nel rivederli sul monitor, Annamaria non emise un grido di gioia!
    "Ci siete riusciti?" cinguettò, felice.
    "Tu che dici?" contro rispose Stefano sorridendo sotto i radi baffi.
    Heron aveva un'espressione del viso leggermente più sollevata, distesa e speranzosa.
    Annamaria ricambiò lo sguardo con un sorriso e, avendo stupidamente paura di dimenticarlo, comunicò subito a Stefano e al comandante la sua scoperta.
    "Perfetto! - esclamò Stefano, realmente soddisfatto - Sei un fenomeno! Andremo immediatamente in Siberia. Tra l'altro, là si trova anche l'uranio, così prenderemo due piccioni con una fava".
    Heron si voltò, perplesso, verso Stefano, il quale girò l'indice della mano destra per avvisarlo che poi gli avrebbe spiegato il senso della frase. Dal canto suo, Heron annuì e fece il gesto del pollice alzato per indicargli che a lui andava bene. Annamaria sorrise, divertita. I due sembravano intendersi ed Heron stava imparando molte cose terrestri.
    La comunicazione era stata ripristinata.
    Tutto sembrava andar bene.


    E per stasera è quanto.
    Alla prossima, spero presto.
     
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    Ehi eccomi qui ^_^ No, non sono fuggita via a bordo dell'Impala insieme a Sam o sulla moto con Oliver Queen, anche se mi sarebbe piaciuto Ho avuto mille cose da fare ^_^
    Bando alle ciance, allora capitolo molto interessante, le cose sembrano andare per il verso giusto e ho sorriso quando è stato nominato il sociologo ^_^ Mi ha incuriosito la ricerca della cura giusta e la passione di AnnaMaria per il suo lavoro *-*
    La mia recensione non è granchè, scusami :sorry:
    Comunque bravissima Sahany, i miei complimenti
     
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    Ah ok, perchè mi sarei sentita davvero in colpa per aver ritardato di così tanto il tuo postaggio. Spero nessun problema grave!
    A quanto pare Annamaria ha trovato una cura fattibile per gli altri membri dell'equipaggio, ma come farà a procurarsi tutti gli elementi? Soprattutto la resina di betulla che si concentra maggiormente in Siberia? Comunque hai fatto ricerche o altro? Perchè in certi punti scendi proprio nel dettaglio o usi parole legate all'ambito scientifico e medico. Complimenti in ogni caso!
    Mmh sarà una buona idea andare nell'area 51? Non so il motivo, ma non sono del tutto tranquilla.
    E l'ultima frase non promette niente di buono... "tutto sembrava andar bene.."
    A presto!
     
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  14. sahany09
     
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    CITAZIONE (GabrielleWinchester @ 1/3/2015, 14:01) 
    Ehi eccomi qui ^_^ No, non sono fuggita via a bordo dell'Impala insieme a Sam o sulla moto con Oliver Queen, anche se mi sarebbe piaciuto Ho avuto mille cose da fare ^_^
    Bando alle ciance, allora capitolo molto interessante, le cose sembrano andare per il verso giusto e ho sorriso quando è stato nominato il sociologo ^_^ Mi ha incuriosito la ricerca della cura giusta e la passione di AnnaMaria per il suo lavoro *-*
    La mia recensione non è granchè, scusami :sorry:
    Comunque bravissima Sahany, i miei complimenti

    Non ti preoccupare assolutamente per la recensione. Va benissimo, grazie. :)

    CITAZIONE
    BeaBea92
    A quanto pare Annamaria ha trovato una cura fattibile per gli altri membri dell'equipaggio, ma come farà a procurarsi tutti gli elementi? Soprattutto la resina di betulla che si concentra maggiormente in Siberia? Comunque hai fatto ricerche o altro? Perchè in certi punti scendi proprio nel dettaglio o usi parole legate all'ambito scientifico e medico. Complimenti in ogni caso!
    Mmh sarà una buona idea andare nell'area 51? Non so il motivo, ma non sono del tutto tranquilla.

    Tranquilla. Pian piano, troverà tutto. Il motivo della mia discesa nei dettagli scientifici deriva dall'aver trovato proprio questa notizia alcuni anni fa su un giornale ed essermi ricordata dei dettagli. Per fortuna, la mia memoria mi aiuta nei casi difficili.


    Ed ora, eccovi un'altra puntata di questa incredibile storia.


    TRASH - SPAZZATURA





    24) VERSO LA SIBERIA

    Area 51


    L'aereo su cui Stefano ed Heron volavano era un piccolo gioiello di meccanica e tecnologia.
    Nonostante le dimensioni non certo gigantesche (apertura alare totale di appena 12 metri), era un quadrimotore, con motore principale di diecimila cavalli ed era in grado di volare nella stratosfera a quindicimila chilometri l'ora con possibilità di decollo ed atterraggio quasi in verticale, caratteristica che favoriva le due operazioni in qualsiasi tipo di territorio, anche il più accidentato.
    Giunti in effetti dopo circa un'ora di volo, a quota relativamente bassa, notando il terreno piuttosto piatto ed un accenno di pista, Stefano si concesse un atterraggio abbastanza comodo in diagonale. Toccato il suolo, una voce alla radio - quella di Forrest - lo avvertì di non scendere dal velivolo ed attendere sue istruzioni. Stefano ed Heron si limitarono a liberarsi parzialmente dei vari impedimenti che bloccavano i loro corpi durante il volo e aspettarono qualche minuto in cui, dopo uno scossone, l'aereo cominciò ad abbassarsi fino ad essere inghiottito dalla terra e terminare il suo viaggio dentro ad un immenso hangar sotto la pista. Arrestato il meccanismo di discesa e chiusosi il soffitto sopra le loro teste, la voce di Forrest comunicò a Stefano che poteva spegnere tutto e rilassarsi. I due si slacciarono tutte le cinture di sicurezza, ma Heron non abbandonò la maschera ad ossigeno, allacciandosi i legacci dietro al collo, quindi scesero dal velivolo e si avviarono verso il fondo dell' hangar la cui enorme porta si aprì automaticamente introducendo i due in un'altra grande sala dove Forrest li accolse con calore, stringendo forte le loro mani.
    Attraversarono anche quel vasto vano e la loro passeggiata finì dentro l'ultimo locale, più illuminato degli altri, pieno di macchinari e schermi, in cui ricevettero il benvenuto da Edwards, Hardings e Weaver, di tutti, in apparenza, il più felice di vederli e conoscerli, il quale si complimentò subito, con molto sussiego, per l'esito positivo del ripristino del telescopio.
    "Merito suo. - si tirò indietro Stefano - E' lui il genio dei telescopi" disse, battendo amichevolmente una mano sulla spalla di Heron che sorrise, timido e modesto. A quel punto, Forrest riapparve con le bottiglie di birra promesse per festeggiare gli ospiti e la visita.
    "Come ha fatto a restituire le immagini del pianeta?" domandò Weaver.
    "Ho trovato e intercettato un satellite funzionante" rispose Heron, pronto.
    "Perché? - intervenne Forrest - Non mi dica che ce n'è ancora qualcuno!".
    "Evidentemente si" constatò Stefano.
    "Buon Dio! - esclamò Forrest - Allora non è andato tutto a puttane!".
    "Evidentemente no" replicò Stefano.
    "Un ulteriore buon motivo per brindare" commentò Forrest, allegro, cominciando a stappare le bottiglie.
    Sugli schermi accesi si alternavano ad intervalli regolari foto in lento movimento ritraenti vari angoli della Terra e squarci dello spazio nero e profondo dentro il quale tutto ciò che c'era, a tratti pareva quasi immobile in un silenzio talmente denso da sembrare che si propagasse anche nella sala. Ma il silenzio fu presto rotto dai leggeri urti tintinnanti delle bottiglie che si scontrarono nel brindisi di buon auspicio.
    In Siberia c'è una base militare, un pò come la nostra, diretta da uno stron...... da un tipo che ha il viziaccio di sparare a chiunque scenda nelle immediate vicinanze, che non abbia un aspetto decisamente terrestre e viaggi con mezzi sospetti di essere carichi di spazzatura.......
    Sul momento non ci aveva pensato. Non ci aveva dato peso, ma ora Heron si sorprese a ritornare con la mente a quella frase pronunciata dall'uomo che aveva davanti, occupato a bere dalla bottiglia.
    E nel suo cervello, un terribile sospetto cominciò a formarsi come l'embrione di una nuova creatura.
    Ora, forse sapeva, o credette di intuire dove e com'era morto suo padre ma stabilì di non rendere partecipe il suo compagno di viaggio alla scoperta. Non voleva essere fermato nei suoi propositi.
    A Stefano però, non sfuggì l'espressione cupa che il volto dell'ormai amico alieno assunse, l'indurimento dei tratti del viso, l'abbassamento del braccio la cui mano teneva la bottiglia, e si avvicinò a lui per chiedergli se tutto andava bene.
    "Si, certo. - gli garantì Heron abbozzando un sorriso tirato - Niente paura. E' tutto a posto" e così dicendo, buttò giù qualche altra sorsata di birra. Era fresca e frizzante. Gli piaceva.
    Anche Forrest gli domandò se andasse tutto bene e Heron rassicurò anche lui.
    Finiti birra e brindisi, l'uomo raccolse le bottiglie e andò a gettarle in un contenitore di rifiuti a scomparsa semi nascosto in un punto di una delle pareti della sala, dietro all'ala destra del lungo tavolo ad "elle" sormontata da uno schermo, dopodiché chiese a Stefano e a Heron di aspettarlo, poi però, cambiò idea e li invitò a seguirlo fuori dalla sala.
    "Voglio mostrarvi una cosa" annunciò, apparentemente orgoglioso di quello che sembrava un appetitoso segreto.
    Curiosi, Stefano ed Heron lo seguirono per corridoi e sale finché giunsero ad un altro vastissimo hangar in mezzo al quale troneggiava un grosso veicolo aereo che, tuttavia, non aveva di certo l'aspetto di un normale aeroplano bensì quello di un'autentica astronave, non molto grande ma con le classiche caratteristiche di un mezzo adatto a viaggi interspaziali. E rivelò loro che quel veicolo era stato realizzato con la spazzatura raccolta tutt'intorno all'Area 51.
    "Complimenti. - si congratulò Stefano - Questo si che è un uso intelligente dell'immondizia".
    Forrest sorrise soddisfatto.
    "E adesso, pensiamo alle necessità immediate" dichiarò spegnendo la luce dell' hangar e uscendo dall'enorme locale. Ritornarono alla sala comandi dove il capo dell'area pregò i due di aspettarlo.
    Stefano e Heron lo attesero conversando amabilmente con Weaver e soci.
    "E così venite dall'Europa" esordì Weaver a cui brillavano gli occhi chiari dietro le lenti degli occhiali.
    "Si. - confermò Stefano, quasi fiero - Credo di si".
    "Ehi! - s'intrufolò Hardings, allegro, dando una leggera gomitata ad Edwards - Ci siamo stati anche noi! Dov'è che siamo stati? In quella città dove c'è quel grande palazzo con la cupola".
    "Roma" specificò Stefano sorprendendosi di saperlo.
    "Si. - strillò Edwards entusiasta - Siamo stati proprio lì, credo".
    Stefano avvertì una strana punta di nostalgia, come se i due stessero parlando di un posto da lui conosciuto e forse amato. E di colpo ricordò suo padre , o probabilmente suo nonno, che gliel'aveva nominata una volta, indicandogliela su una vecchia cartina geografica stinta, rivelandogli che la sua famiglia proveniva da quella città. Doveva aver assunto un'aria triste perché Hardings gli si accostò, preoccupato.
    "Abbiamo detto qualcosa che non dovevamo?"domandò, contrito.
    Stefano si ridestò da quella specie di sogno ad occhi aperti e tranquillizzò l'uomo sorridendo.
    "No, no. - disse - E' che...".
    "Piacerebbe anche a lei andarci?" ammiccò Hardings.
    "Dovrebbe assolutamente. - s'intromise Edwards - Ci sono molte belle donne!".
    Hardings appioppò ad Edwards una gomitata più potente, che strappò al collega un lamento ed un'imprecazione.
    "E che avrò detto mai! - protestò l'uomo - E' la verità e le hai viste anche tu".
    Roma! Stefano sentì la mente essere attraversata da improvvisi ma vividi flashes di una memoria che non gli parve nemmeno sua ma che gli riportò bocconi di frasi udite in casa sua:
    "Non riesco ancora a crederci!" un giorno aveva sospirato suo padre.
    "Già. - aveva confermato sua madre - Sembra assurdo ma siamo qui perché i nostri vecchi sono dovuti scappare dal caos totale".
    In quel momento, Forrest rientrò nella sala con una borsa blu e nera che consegnò a Stefano e che aprì davanti ai suoi occhi. La borsa conteneva un certo numero di armi di tutti i tipi, dalle dimensioni piccole ma, come tenne a specificare fiero, dal potenziale ragguardevole.
    Stefano prese in mano una piccola pistola dalla linea essenziale, tutta metallizzata e leggera.
    "Questa è veramente un portento! - illustrò Forrest, soddisfatto - Triplo uso: a pallottole, elettrica e a raggio laser" e nel dirlo, indicò a Stefano una levetta rossa nascosta sotto il calcio, istruendolo sul suo utilizzo per la verità molto semplice: bastava infatti alzare ed abbassare la levetta per variare l'uso.
    "Interessante. - commentò Stefano, laconico, ma ironico - Dove le ha trovate?".
    Forrest alzò gli occhi verso il soffitto come per cercare di ricordarlo.
    "Mmmm - fece meditabondo - Bottino di guerra?"rispose, fingendo una vaga ipotesi .
    Stefano capì, annuì e sorrise.
    "Andata" assentì, schioccando uno sguardo furbo e complice all'uomo
    Forrest ridacchiò.
    "Vi saranno molto utili. - dichiarò poi, gongolante - Ma non usatele a sproposito. Assicuratevi di adoperarle a momento ed occasione giusta". Stefano annuì di nuovo e, con Heron, alzarono il pollice destro in contemporanea, nel tipico gesto di chi aveva capito tutto.
    Allorché Stefano e Heron lasciarono la base, all'esterno stava imbrunendo e la giornata volgeva lentamente al tramonto. Il Sole stava calando arrossendo le rocce di quella zona semidesertica conferendole una magnifica colorazione rosso scuro. Ritornati all'aria aperta, riconquistata la posizione di decollo e riassicurati i loro corpi ai sedili dell'aereo con i vari legacci, Stefano riaccese i motori e ripeté per la seconda volta in quel giorno le manovre per alzarsi in volo.
    Giunti ad un certo punto del viaggio, Stefano fece per salire di quota quando, dirigendosi verso nord ovest, sotto di loro, intravide un autentico oceano di luci fittissime indicanti un gigantesco agglomerato urbano.
    "Oh, cavolo !" esclamò a mezza voce e invitò Heron a guardare. Anche Heron restò senza parole.
    "Una città-stato!" esclamò a sua volta, rammentando la definizione che Weaver aveva dato al complesso edilizio. I due si scambiarono una veloce occhiata d'intesa di sbieco.
    "Visitina? - propose Stefano strizzando l'occhio all'alieno - O ha molta fretta di raggiungere la meta?".
    Heron ci pensò su qualche secondo. In effetti, aveva una certa premura ad andare alla meta ma la curiosità di vedere un centro urbano più grande della cittadina di montagna in cui era precipitato e vissuto fino a qualche ora prima, superò la fretta di recarsi al luogo di destinazione e gli fece sollevare il pollice per l'ok.
    Stefano consultò la mappa digitale sul pannello dei comandi dell'aereo e anche grazie al ritorno in funzione del telescopio e del satellite, il display rivelò che quel mare luminoso corrispondeva a Washington. Comunicò la scoperta a Heron che, malgrado non sapesse neanche cosa fosse, approvò incondizionatamente la decisione di Stefano di scendere e fare un giro.
    Stefano avviò le procedure per chiedere permesso ad atterrare nell'area della città.


    Alla prossima.....:)
     
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    Eccomi Sahany ^_^ Scusami per l'abissale ritardo in cui recensisco questo capitolo, ma ho avuto parecchio da fare e poi dovevo riassettarmi un pò (
    Una settimana mi sono finalmente laureata ^_^
    ^_^ Allora che cosa dirti?
    Innanzitutto che ho apprezzato tantissimo un capitolo incentrato sul dialogo tra Stefano e Heron, ho visto come questi due personaggi stanno interagendo tra di loro, sei davvero molto brava a cercare i dettagli e a descriverli e la storia si sta facendo sempre più intrigante e misteriosa ^_^
    Bravissima, i miei complimenti
     
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96 replies since 14/4/2014, 18:02   624 views
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