Secrets

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. WilliamHalliwell
     
    .

    User deleted



    PARTE 13



    Gabriel e Shaun erano nella loro camera. Gabriel stava rovistando nell’armadio mentre Shaun era seduto sul letto.
    - Cosa stai cercando? – chiese, cercando di capire cosa stesse facendo il fratello.
    - Qui da qualche parte dovrei avere i regali delle mie ex, volevo prendere ispirazione per il regalo a Jasmine – rispose Gabriel. Shaun si alzò velocemente e chiuse l’armadio.
    - Lei mi sta dicendo che – Shaun fece sedere Gabriel – Vorresti scegliere il regalo per il tuo ‘epic love’ basandoti sui regali delle tue ex? – domandò il ragazzo, piuttosto inorridito.
    - E che non sono bravo coi regali, lo sai – si difese Gabriel.
    - Lo so. Ma si tratta della ragazza che ami. E per la quale hai dovuto patire, e non poco – spiegò Shaun – Qualcosa ti dovrà pure venire in mente – esclamò, poi.
    - Avevo visto una bella maglia da ‘Fuego’. Ma volevo farle qualcosa di più particolare. –
    - Potresti iniziare con la maglia e aggiungere, poi, qualcosa di particolare – cercò di aiutarlo Shaun.
    - Del tipo? Provati a mettere tu, nei panni di una ragazza – domandò Gabriel.
    - Se fossi una ragazza beh, a me piacerebbe una sorpresa. Una di quelle che ricorderei per sempre. – rispose Shaun guardando in aria con occhi sognanti – Una stanza d’hotel, tutta addobbata con palloncini a forma di cuore, e un bel sottofondo musicale e –
    - Shaun? Penso che tu ti sia troppo calato nel ruolo. Ma bell’idea. – asserì Gabriel. Shaun annuì, imbarazzato. Dopo pochi secondi la signora Hale bussò alla porta, e quando i ragazzi assentirono, questa entrò.
    - Hei, c’è qualcuno che venuto a trovarvi e pensando che vi piacesse piacere l’ho fatto salire – dichiarò la donna.
    - Chi? – chiese Gabriel.
    - Io – rispose Liam, entrando nella camera.

    - Sei venuto a portare l’ascia di pace? – chiese Shaun.
    - In un certo senso si – rispose Liam – Voi siete i miei amici e –
    - E non hai potuto più resistere, vero? – lo interruppe Gabriel – E’ normale, e noi volevamo chiederti scusa per aver giudicato tuo padre, frettolosamente – disse Gabriel guardando Shaun che annuiva, confermando le idee del fratello.
    - Ed è proprio di questo che volevo parlarvi. C’è stato un istante nel quale anche io ho dubito di mio padre, ma lui mi ha spiegato la situazione. Aveva rubacchiato qualcosa da mangiare per me e Nicholas, al centro commerciale, e Den dopo averlo visto, aveva iniziato a minacciarlo. Da lì la reazione di mio padre. – spiegò Liam, molto chiaramente – E credo anche alla signora Hall, e la cosa che al momento mi spaventa di più è la sua paura – aggiunse.
    - Ci dispiace di aver dubitato di tuo padre, vista la situazione. Mi sento uno schifo – ribattè Gabriel.
    - No, lasciamoci il litigio e i sensi di colpa alle spalle. Dobbiamo preoccuparci di altro, ora – disse Liam, alzandosi in piedi – Se la donna più meschina di questa terra ha paura di qualcuno, quel qualcuno è davvero più perfido del diavolo – ironizzò il ragazzo – E forse dovremmo iniziare a mettere insieme i pezzi del mosaico, e iniziare a guardarci intorno, con più attenzione. –
    - Ma lo facciamo da quando ci perseguita – asserì Shaun.
    - No, Liam ha ragione. Dobbiamo iniziare a farlo, seriamente. Innanzitutto se conosce il segreto di Selena, la domanda è lecita. Ci spia da più tempo di quanto crediamo? – si chiese Gabriel.
    - E perché quella notte ha ucciso, proprio Den? Solamente perché era il più coraggioso? No, non ci credo. Den aveva scoperto qualcosa di troppo. – ribattè Liam.
    - E poi, Molly Hall è la sola che ha contattato per aiutarlo? – continuò Gabriel – Alla festa di Mike qualcuno era vestito da Den, e qualcuno da Batman. Erano la stessa persona? Impossibile – aggiunse.
    - E poi, non ha certo riposto le maschere nello scatolo. Sono quasi sicuro che fosse l’innominato, travestito da Den, a spiarmi qualche giorno fa – affermò Liam. Un suono deconcentrò i tre dal discorso teorico.
    - Proviene dal mio pc – disse Shaun, mentre andava a controllare il computer – E’ una e-mail – Shaun sospirò – Anonima. –
    - Cosa dice? – chiesero Gabriel e Liam, in coro.
    - Questa notte furtivamente, in punta di piedi verrò a spiare nei vostri sogni. Sono curioso di sapere cosa c'è dentro. L’innominato.
    I tre ragazzi si guardarono, piuttosto irritati. Poi Shaun, eliminò la mail e spense il computer.

    Intanto, qualcuno con dei guanti rossi, spense il suo, di computer, prese un fascicolo, e iniziò a sfogliarlo. In una pagina figuravano due colonne, ognuna delle quali aveva un titolo, scritto a mano, entrambi di colore rosso. L’intestazione della prima colonna era ‘In gioco’ mentre della seconda ‘Eliminati’. L’individuo dapprima prese delle foto, poi iniziò a collocarle. Sistemò quella di Selena e di Den nella seconda colonna. Poi mise quella di Shaun in quella denominata ‘In gioco’. Dopo aver tenuto in mano, per pochi secondi, quelle di Liam e di Gabriel le dispose sotto la foto di Shaun, nella prima colonna. Dopo poco voltò la pagina, e qui figurava una terza colonna con nessun titolo, e lì, sistemo velocemente le foto di Sharon e Jasmine. Prese poi un pennarello, questa volta di colore rosa, e scrisse con una bellissima calligrafia, la parola ‘Donne’.

    Jasmine e Sharon stavano percorrendo i corridoi della scuola con dei libri in mano.
    - Sono così contenta che oggi potremmo riparlare con Liam – disse Sharon, entusiasta. E Jasmine annuì, sorridente.
    - Senti, prima che me ne dimentichi, prima il padre di Selena ti cercava – la informò Sharon.
    - Cosa?! – chiese Jasmine, piuttosto sorpresa.
    - L’ho incrociato alla prima ora nei corridoi, e mi ha chiesto se sapevo dov’eri – rispose la ragazza.
    - Vuole parlarmi sicuramente dei diari di Selena – disse Jasmine avvicinandosi all’armadietto, e aprendolo per depositare i libri – E mi cerca da più di due giorni. Ha persino chiamato a casa – disse la bruna, con tono spazientito.
    - Beh, mi sembra lecito che lo faccia. I diari sono spariti – ribattè Sharon mentre anch’essa riponeva i libri nell’armadietto.
    - Li ha rubati l’innominato per esattezza ed è questo il problema. Secondo il signor Matthews io ero l’unica a saperlo, e vorrà delle spiegazioni. E sinceramente? Non saprei che dirgli. – si sfogò Jasmine mettendosi le mani tra i capelli.
    - In ogni caso non potrai evitarlo per sempre – disse Sharon – Paul è stato molto dolce a informarti che erano destinati a noi, e non merita di essere ignorato. -
    - E cosa dovrei dirgli? – si chiese Jasmine.
    - Inventeremo qualcosa – pensò Sharon – E se ti fa sentire meglio, potrei accompagnarti da lui, casomai decidessi di andare a parlargli – aggiunse, cercando di dare conforto all’amica. Jasmine le sorrise, armoniosamente.
    Le due ragazze vennero, poi, raggiunte da Liam, Shaun e Gabriel.
    - Chi si rivede – esclamò Sharon, felicissima, mentre corse ad abbracciare Liam.
    - Hei, vuoi farmi cadere? – ironizzò Liam, ridendo, visto che l’amica gli era saltata addosso – E per la cronaca, mi hai mandato il cellulare e il computer in fumo – la prese in giro. Gli altri ragazzi risero. Liam, poi, guardò Jasmine la quale alzò la mano come cenno di saluto.
    - Posso abbracciarti? – chiese la ragazza, imbarazzata.
    - Certo – rispose Liam, e la ragazza non perse tempo.
    - Scusa per tutto il casino, volevo solo aiutarti – asserì Jasmine, nel mentre stringeva l’amico.
    - Gabriel mi ha spiegato tutto, non devi preoccuparti – ribattè Liam.
    - Siamo di nuovo una squadra ora – dichiarò Shaun, entusiasta. E qualcuno batté le mani.
    - Vi siete riuniti, vedo - l’interruppe Mike.
    - Cosa vuoi, Mike? – domandò Gabriel.
    - Nulla, passavo di qui e non potevo perdermi la scena – rispose il ragazzo – Mi piacciono molto le amicizie di gruppo – aggiunse.
    - Peccato non averne mai avuto, vero? – ribattè Shaun – A proposito, dove hai lasciato i tuoi lecca piedi? -
    - Non pratico più con certa gente. Ultimamente agisco da solo – replicò Mike – Ora devo proprio andare, ma mi premeva dirvi che da quando Justin Bieber è morto, siete davvero molto uniti. Fino a qualche tempo fa vi rubavate i fidanzati a vicenda – li provocò con aria minacciosa.
    - Sparisci – gli gridò contro Gabriel mettendosi muso a muso col giovane dagli occhi azzurri.
    - Mi picchierai? Di nuovo? – ribattè Mike prima di abbassare lo sguardo, e scappare via.
    - Quel ragazzo soffre di seri problemi – asserì Liam – E potrebbe essere la persona che ci perseguita – considerò.
    - Quel che ha detto è comunque vero. L’innominato, inizialmente, ha cercato di metterci uno contro l’altro, ed era quasi riuscito a dividerci, ma se c’è qualcosa che non può rompere è proprio la nostra amicizia – spiegò Shaun, con tono saggio.

    Qualche anno fa
    Mike stava riponendo un pupazzo nel suo armadietto, quando qualcuno glielo rubò di mano.
    - Ridammelo – esclamò lui a ripetizione, cercando di prenderlo, inutilmente.
    - Chi te lo ha regalato? – lo prese in giro, Den.
    - L’ho comprato io per il mio cuginetto – rispose lui, tutto rosso.
    - Che dolce che sei quattr’occhi – disse Den mettendosi l’orsetto di peluche sotto i piedi. Mike a quel punto con aria imbronciata incominciò a piangere.
    - Non ne hai il diritto – gli gridò contro, disperato. Gabriel che passava da lì si avvicinò.
    - Cosa fai, Den? Non fare lo stronzo, dai – asserì notando il povero Mike, in lacrime.
    - Picchialo – esclamò Den, sorridendo.
    - Cosa? – chiese Gabriel.
    - Picchialo o sei fuori dal team – ribadì il ragazzo dai voluminosi capelli biondi. Gabriel deglutì non sapendo cosa fare. E Den alzò gli occhi al cielo.
    - Ricordi quel tuo piccolo segreto? Quello delle medicine che hai dovuto prendere perché sei nato pazzo? – sussurrò Den, nell’orecchio dell’amico – O lo picchi o lo saprà tutta la scuola –.
    Gabriel, allora si voltò e guardò Mike, poi una lacrima gli rigò il viso – Mi dispiace – disse, avvicinandosi, prima di lanciargli un pugno diretto sulla guancia.

    Oggi
    Gabriel era nell’aula di scienze, seduto, da solo, a riflettere. Sharon che passò davanti alla classe notò da fuori l’amico, e entrò.
    - Gab, cosa fai? – chiese, curiosa.
    - Nulla, riflettevo – rispose lui. La ragazza lo raggiunse e si sedette vicino a lui.
    - Nell’aula di scienze? Brutto posto per pensare – dichiarò Sharon guardandosi attorno.
    Gabriel sorrise, malinconicamente.
    - Oh, Dio, sei depresso e non poco. Cosa c’è? – insistette la ragazza.
    - Ho semplicemente ripensato ad un episodio. – rispose il ragazzo – Una volta, Den mi costrinse a fare il bullo con Mike, e mi porto dietro il senso di colpa da anni – spiegò, sempre più abbattuto.
    - Parli di sensi di colpa con la persona sbagliata – ribattè Sharon – Ma ti capisco, e lo sai. Mi sono sentita come te quando quella notte ho fatto quello che ho fatto – espose la ragazza – E mi sono sentita così quando Den mi ha obbligato a tappezzare la scuola delle foto, con te e Jasmine, e probabilmente, nonostante cercasse di nasconderlo, si sarà sentito così anche Den. E vogliamo parlare di Jasmine? O di Liam? Tutti noi abbiamo fatto qualcosa di sbagliato, ne abbiamo pagato le conseguenze e ci portiamo dietro i sensi di colpa – continuò – Ma se siamo ancora capaci di amare, se siamo ancora capaci di volerci bene, e di rispettarci, e di piangere, di ridere, di emozionarci, e di andare avanti, forse allora non siamo così cattivi. Se Dio esiste, non saremo nella cerchia del Paradiso, ma non ci meritiamo nemmeno l’inferno – concluse, piuttosto giudiziosa.
    Gabriel che era rimasto in silenzio a osservare l’amica, sorrise – Non ti aspettavo così saggia – le disse.
    - Noi rosse ramate nascondiamo molte qualità – sostenne Sharon – Ma ora, se non ti dispiace devo proprio scappare a casa. Trasmettono la replica di The Vampire Diaries, e non posso assolutamente perderla. – disse la ragazza mentre lasciava l’aula.
    - Non farmi cambiare idea, eh – le urlò Gabriel, ridendo.

    Jasmine stava camminando a passo spedito, e nel mentre stava parlando al cellulare con Shaun.
    - Stavo mettendo insieme i vari messaggi e le varie mail che ‘chi sai tu’ mi ha mandato, tanto per fare qualcosa – disse Shaun mentre apriva il desktop del suo pc.
    - Bell’idea – si complimentò l’amica – Anche se io ne ho cancellati la metà – aggiunse.
    - Si – confermò Shaun – Anche io spesso, preso dall’ira, ne ho cancellato qualcuno – spiegò – Ma ne ho comunque una buona parte. E cercherò di metterli insieme a quelli di Gabriel. E magari potrei farmi inoltrare quelli di Liam e Sharon, che ne diresti di aiutarmi? – le chiese, piuttosto chiaro.
    - Certo ma prima devo andare dal signor Matthews, e chiarire la storia dei diari – ribattè Jasmine.
    - Ok – rispose il ragazzo – Non doveva accompagnarti Sharon? – domandò, poi.
    - Si, ma voleva andarci dopo The Vampire Diaries e io non potevo aspettare – asserì Jasmine, ridendo – Comunque ci incontreremo in un bar quindi stai tranquillo, e l’incontrò non durerà molto, quindi aspettami pure a casa mia. Ci sarà sicuramente mia madre. –
    - Va bene – dichiarò Shaun – Ti aspetterò lì, a dopo. –
    Jasmine salutò e chiuse la chiamata, e poi arrivata al ‘Mec’, il bar più famoso della città vi entrò, senza esitazioni. La ragazza cercava, con lo guardo, Paul, ma notò qualcun altro. La persona con la maschera veneziana, e abbigliato come Den la stava osservando da lontano, e quando notò che la ragazza se ne accorse, velocemente, entrò nella toilette degli uomini. Ma Jasmine non esitò e raggiunse la toilette, ed entrò. L’individuo era lì, che le dava le spalle. Lei si avvicinò, cautamente, passo dopo passo ma quando era a pochi centimetri dal misterioso individuo, questo si voltò di scatto facendo sobbalzare la giovane. Poi, violentemente, spinse la ragazza a terra. Jasmine, istintivamente gridò, e l’individuo fuggì. Un uomo, probabilmente dopo aver udito l’urlo, entrò nel bagno e si apprestò a soccorrere la ragazza.
    - Jasmine? Ma cosa ci fai qui? Stai bene? – domandò, a raffica, Paul Matthews mentre aiutava la ragazza a sollevarsi da terra.

    - Sei sicura di stare bene? – domandò Paul, mentre porse un bicchiere d’acqua alla ragazza. I due avevano preso un tavolo al bar.
    La ragazza annuì sorseggiando l’acqua.
    - Vuoi che ne parli ai tuoi? Chi era quell’individuo? – domandò il signor Matthews, apprensivo.
    - No – esclamò Jasmine – Voglio dire, lei è molto gentile ma le assicuro che non è niente. E mi deve promettere che non dirà niente ai miei – asserì la ragazza, guardando negli occhi l’uomo.
    E l’uomo acconsentì.
    - Ma ti prego, se ci fosse qualcosa di cui hai paura, di cui tu e i tuoi amici avete paura – si corresse – Sapete dove trovarmi - aggiunse, sorridendole.
    - Certo, signor Matthews – disse Jasmine.
    - Ora passiamo ai diari – asserì Paul – Sei sicura di non averlo detto a nessuno? – le domandò.
    - Si, l’ho solo detto ai miei amici, il giorno dopo che lei me lo aveva comunicato e i diari sono stati rubati quello stesso giorno – spiegò Jasmine – E so che sarebbe potuto sfiorarle il pensiero che sia stata io a prenderli, ma deve credermi. Non li ho preso io. –
    - No, non devi preoccuparti – rispose l’uomo – So che non li hai presi tu, ma sono molto sospettoso e preoccupato – le comunicò – Io sono tornato per indagare meglio sulla morte di mia figlia, e i suoi diari spariscono? Per non parlare dell’omicidio di Den, che era parte del vostro gruppetto. Jasmine, io so fare due più due. C’è qualcuno che vi perseguita, forse? – le chiese, con tono comprensivo.
    Jasmine deglutì, poi sospirò e mosse le labbra ma non riuscì a rispondere.
    - Allora? – insistette l’uomo.
    - Sessanta minuti – esclamò Ilaria Spencer, inserendosi violentemente nella discussione – All’ora? Sessanta minuti. – asserì, sorridendo a trecentosessanta denti.
    - Spiritosa – commentò Jasmine, voltandosi dall’altro lato.
    - Ciao – la salutò Paul, lanciandogli un’occhiataccia.
    - Ciao, signor Matthews. Che bello rivederla in città – disse la ragazza sedendosi al tavolo.
    - Sei cresciuta - dichiarò Paul – Molto – ribadì.
    - Beh, la vita universitaria a New York mi ha trasformato in una donna – dichiarò Ilaria mordendosi le labbra.
    Paul le lanciò una seconda occhiataccia.
    - Allora, quanto resterai in città? – le domandò Jasmine.
    - I miei genitori si stanno trasferendo alla velocità della luce, perché rimanere qui e passare davanti la camera di Den, o davanti la sua scuola, o davanti i posti che frequentava, è un dolore che ora come ora non riescono a sopportare – spiegò la donna – Ma il caso è ancora aperto, e vogliamo scoprire chi ha ucciso Den, quindi siccome ho un periodo libero da esami, resterò io qui, per loro. – affermò rispondendo a Jasmine.
    - Lodevole – le disse Paul. E Ilaria annuì. Poi un cellulare trillò.
    - E’ il mio – disse Jasmine prendendolo in mano e controllando – E’ Shaun – esclamò – E devo proprio andare – disse mentre si alzò dal tavolo.
    - Di già? – domandò Ilaria. E Jasmine asserì guardando Paul che capì subito, e la salutò porgendole la mano. La ragazza ricambiò, e salutando, lasciò il bar.

    - Signora Combs, è sicura che posso rimanere? Non vorrei dare fastidi – asserì Shaun mentre seguiva la signora Combs.
    - Non preoccuparti, tesoro, Jasmine sarà a momenti a casa e io devo proprio scappare quindi siediti comodo, e guarda pure la tv – rispose Rose nel mentre indossava una pelliccia bianca – Fai come se fossi a casa tua, e salutami Jasmi quando torna – aggiunse la signora, oramai davanti l’uscio della porta.
    - Grazie mille, signora Combs – gridò Shaun cercando di farsi sentire dalla donna. Il ragazzo poi si guardò intorno, curioso, e il suo sguardo venne colto da qualcosa che si trovava in un cassetto a pochi metri dall’entrata. Il ragazzo allora, furtivamente ma veloce, aprì il tiretto, e sgranò gli occhi quando vi trovò dei guanti rossi.

    Liam portò dei biscotti a tavola, dove ad attenderlo c’era Stacy.
    - Che carino, li hai fatti tu? – domandò la ragazza.
    - Si, stamattina – rispose lui – Perciò non ero a scuola – svelò.
    - Cioè, sei mancato a scuola perché dovevi fare i biscotti? – domandò la ragazza ridendo.
    - Mm, in un certo senso si – rispose Liam diretto – Sono mancato perché dovevo fare dei biscotti per la ragazza che sarebbe venuta a studiare da me, nel pomeriggio – aggiunse, abbassando il capo.
    - Sei il ragazzo più dolce di questo mondo – dichiarò Stacy, con aria sognante.
    - Grazie – rispose lui, tutto imbarazzato.
    - Allora, studiamo? – domandò Stacy.
    - Prima ci sarebbe qualcosa che vorrei mostrarti – ribattè Liam – Se non ti dispiace. –
    - Ovvio che no. Spara pure – esclamò la ragazza, curiosa.
    - Siccome ci stiamo conoscendo vorrei che tu venissi a conoscenza di una cosa che mi ha segnato molto – spiegò il giovane Morris – Allora, vieni? – domandò, poi, porgendole la mano. E la ragazza ricambiò il gesto, annuendo.

    Jasmine entrò in casa, e sembrava piuttosto pensierosa.
    - Finalmente – esclamò Shaun che la stava aspettando giusto nel corridoio d’entrata.
    - Shaun?! – sbraitò lei, indietreggiando – Sei matto o cosa? Mi hai spaventato. –
    - Saltiamo la parte dove ti chiedo com’è andata e arriviamo a – Shaun le mostrò dei guanti rossi – Cosa ci fanno qui? Sono l’unica cosa che ricordo dell’innominato. Le aveva alle mani, quella notte – aggiunse Shaun piuttosto confuso.
    - Non ne ho idea – ribattè Jasmine avvicinandosi e scrutandoli – Ma saranno di mia madre – si difese.
    - Non credo proprio – dichiarò il ragazzo – C’è qualcosa che devo sapere? –
    - Volevo dirti che Paul mi crede, e che ne sono sollevata ma ho paura che scopra che qualcuno ci minacci visto che è piuttosto perspicace. E poi, sì, ho incontrato l’innominato e mi ha letteralmente travolta, ma non ti spiegherò niente visti i modi con i quali ti stai porgendo – rispose Jasmine, a tono.
    Shaun non rispose, ma voltò il capo, come segno d’offesa.
    - Oh, non fare l’offeso, ora - affermò Jasmine – Sono io che dovrei offendermi – aggiunse, voltando anche lei il capo.
    - Ok – smorzò l’aria Shaun – La mia era una tattica per vedere la tua reazione – disse ridendo, e porgendole i guanti – Ma qualcuno ha comunque sistemato quei guanti a casa tua – la informò.
    Jasmine lanciò un respiro di sollievo per poi prendere i guanti – Prima i diari rubati, poi questi, è palese che i piani iniziali dell’innominato erano quelli di far cadere i sospetti su di me – ragionò, saggiamente.
    - E’ inquietante pensare che sia entrato in casa tua per sistemare quei cosi – asserì Shaun, guardando i guanti.
    - Davvero – rispose la ragazza, pensierosa.
    Un rumore, poi, colse l’attenzione dei due ragazzi che, sospetti, raggiunsero la cucina, dove trovarono un biglietto. Jasmine non esitò e andò a leggerlo.
    - Che dice?! – domandò Shaun.
    - Se non posso incastrarti non mi resta altra scelta che eliminarti, troietta. Cordiali saluti. L’innominato – lesse la giovane tutto d’un fiato.
    - Quel mobile è stato sempre lì? – domandò Shaun, guardando il mobile in questione.
    - Hai sentito cosa mi ha scritto? Ti sembra il momento di parlarmi di mobili? – ribattè Jasmine, spazientita voltandosi anch’essa – Anche se ora che ci penso quel mobile non è mai stato lì – ragionò. Shaun poi sgranò gli occhi quando si accorse che qualcuno dietro l’armadio stava per spingerlo proprio addosso all’amica.
    - Attentaaa – gridò il ragazzo lanciandosi su Jasmine, spingendola a terra. Il mobile, però, cadde a terra e si frantumò in mille pezzi causando un grande frastuono. L’individuo che lo aveva spinto fuggì in meno di pochi secondi.
    - Stai bene? – domandò Shaun all’amica, stringendola a se, e notando quanto fosse scossa.

    Liam ripose un fiore bianco sulla tomba di Lea Benson, amata moglie, madre e sorella.
    - Tutto bene? – gli chiese Stacy, prendendolo per mano. E Liam annuì.
    - E’ qui che volevo portarti – ribattè Liam – La morte di mia madre è la cosa che più mi ha segnato. Non era solo una mamma – spiegò il ragazzo – Era una donna forte, sensibile, dolce, diretta. Era un idolo – continuò – Il mio idolo – aggiunse, con aria malinconica.
    - E’ la cosa più dolce che un ragazzo possa fare – Stacy gli accarezzò le guancie – Portarmi qui, da tua mamma, che è così importante per te, è un passo importante e.. –
    - E voglio farlo perché mia madre mi aveva insegnato anche questo. Mi aveva insegnato che la cosa più bella a questo mondo è l’amore, e anche se è presto, io sento di poterlo provare con te, un giorno – disse Liam appoggiando le sue mani su quelle di Stacy.
    Stacy deglutì, poi abbassò il capo.
    - Sei imbarazzata? – gli chiese Liam.
    - Nessun ragazzo mi aveva mai parlato così – rispose lei voltandosi.
    - Non credo a quello che sto per fare – l’avviso Liam prima di chiudere gli occhi e baciarla.
    La ragazza non respinse Liam, ma chiuse gli occhi e si lasciò baciare, arrossendo più che mai.

    Mezz’ora dopo Jasmine era seduta sul divano, e accanto a lei c’era Gabriel.
    - Sono così contenta che tu sia venuto – la ragazza prese la mano del fidanzato.
    - Non devi preoccuparti, ora ci sono io – Gabriel ricambiò il gesto, per poi baciare la ragazza.
    - Scusate l’interruzione – li interruppe Shaun – Ho pulito la cucina, e ho riposto nella cantina quel mosaico di mobile che è rimasto, diremo a tua madre che siamo stati io e Gabriel a farlo cadere mentre giocavamo con un pallone – le spiegò, con tono apprensivo.
    - E poi, per fare si che la cosa sia più credibile, le chiederemo di poterla aiutare economicamente ad acquistarne un altro – aggiunse Gabriel guardando sorridente, Jasmine.
    - Siete carini, ma quel mobile rotto non è il primo tra i miei pensieri, al momento – ribattè la ragazza, sempre più scossa – E’ evidente che c’è l’abbia con me – considerò mettendosi le mani tra i capelli. Gabriel guardò Shaun, in cerca di aiuto.
    - C’è l’ha con tutti, non è la prima volta che cerca di farci del male fisicamente. Guarda Den, o Sharon - la consolò Shaun.
    - Si, ma i precedenti attacchi erano a carattere generale, mentre quelli nei miei confronti sono più che mirati – rispose Jasmine, arrabbiandosi.
    Shaun abbassò il capo.
    - Mi dispiace – si scusò lei – E’ che sono spaventata – disse per poi abbracciare Gabriel.
    - Stai tranquilla, amore – le sussurrò all’orecchio. Shaun li guardò sorridendo, ma nei suoi occhi s’intravedeva una certa malinconia.

    - E’ sicuro di quello che fa, ragazzo? – domandò un uomo, da dietro la cassa di un negozio, evidentemente di armi.
    Un individuo, con dei guanti rossi, porse cinquanta dollari all’uomo che sorridente li prese, e li mise nella sua cassa. L’uomo poi prese qualcosa dalla mensola dietro di lui: una scatola, e la consegnò all’individuo.
    - Sei giovane per avere un porto d’armi, sicuro di avere diciotto anni? – insistette il negoziante.
    Ma l’individuo non rispose bensì aprì la scatola, e ne tirò fuori una lucidissima pistola.
     
    Top
    .
  2. sahany09
     
    .

    User deleted


    WoooooooooooooooW !!!
    Gran bella puntata !!! Bravo !!
    Il cerchio si stringe e i miei sospetti crescono......Ma non voglio ancora dire niente. Aspetto ulteriori sviluppi.
    Complimenti.

    Alla prossima. :)
     
    Top
    .
  3. WilliamHalliwell
     
    .

    User deleted


    Appaio e scompaio. Proprio come le mie Halliwell :lol:


    PARTE 14



    Sharon e Jasmine stavano passeggiando nel cortile della scuola.
    - Sono sempre più spaventata – dichiarò Jasmine – Quel pazzo è così – Jasmine si fermò.
    - Pazzo? – domandò Sharon, sorridendole.
    - Si – rispose la ragazza, annuendo.
    - Quindi è confermato che sia un uomo? – si chiese Sharon.
    - Si, ne abbiamo avuto la conferma dopo che l’ho incontrato nei bagni del Mec – ribattè Jasmine. E Sharon assentì.
    - Su, entriamo – Sharon la prese per mano, e le due entrarono a scuola.
    Belle, snelle e sensuali le due ragazze camminavano nei corridoi a testa alta. I ragazzi le ammiravano, mentre le ragazze lanciavano occhiatacce per poi avvicinarsi e sussurrarsi cose.
    - Ti ho vista Naya, risparmiati i commenti sulle mie scarpe da urlo e entra in aula perché la campanella sta per suonare, e fossi in te, non perderei la lezione di malvagità – esclamò Sharon, senza nemmeno voltarsi, nei confronti di una delle ragazze che stava spettegolando. La ragazza abbassò il capo.
    - Lezione di malvagità? – domandò Jasmine, ridendo.
    - Ero seria – rispose Sharon – E ne presi anche qualcuna, ai tempi il capo era Den – aggiunse, diretta. La campanella suonò, e le due ragazze entrarono in aula.

    Qualche anno fa
    - Benvenuti alle benevole e interessanti lezioni di malvagità – esordì Den entrano in un’aula. I ragazzi risero. Anche Sharon era seduta tra i banchi, e rideva.
    - Iniziamo, voglio imparare tutto – esclamò Naya, eccitata. E Den la guardò male.
    - A queste riunioni sono ammessi quelli che sanno trovare la profondità e l’intensità della cattiveria. Non siamo qui per commentare vestitini e scarpe, scelte male. – ribattè Den, a brucia pelo, calmando l’entusiasmo della ragazza.
    - Vedo che c’è anche Sharon – disse Den notando l’amica – Ma tu non hai bisogno di lezioni, c’è l’hai nel sangue – la prese in giro – D’altronde sei mia amica, no? – le chiese.
    E Sharon non rispose, ma sorrise piuttosto imbarazzata.
    Dopo pochi secondi entrò anche Mike, piuttosto esaltato – Sono contento che mi tu, mi abbia invitato a queste lezioni Den, è la tua ascia di pace? – chiese il ragazzino mentre si andava a sedere.
    - Ho portati dei libri davvero interessanti – aggiunse, poi, guardando gli altri.
    - Libri? Ma quali libri? – domandò Naya.
    - Den mi aveva detto che era un corso di lettura – rispose Mike, giustificandosi.
    Tutti scoppiarono a ridere.
    - Ho invitato questo reietto della società per il vostro primo compito, che sarà quello di descriverlo con un solo aggettivo – spiegò Den – Vi chiamerò una alla volta alla lavagna, e voi dovrete scrivere cosa ne pensate di lui – continuò il biondino mentre scriveva alla lavagna il nome del compagno.
    Mike deglutì, e si alzò in piedi.
    - Il tuo compito, caro Mike, sarà quello di fotografare la lavagna con i vari aggettivi, e di usare la foto in questione come immagine del profilo di Facebook – lo avvisò Den – Facile? –
    - Cosa? – rispose Mike avviandosi verso la porta d’uscita, ma Den gli si parò avanti.
    - Sharon sarà la prima – disse Den – Cosa ne pensi di Mike? Scrivilo pure alla lavagna – le suggerì.
    Sharon non rispose, ma si guardò ancora una volta, attorno.
    - Un secchione – le consigliò un ragazzo.
    - Sfigato – propose un’altra ragazza.
    - I suoi capelli ricci sembrano i boccoli di mia nonna – disse un altro studente, ridendo.
    - Secondo me è frocio – gridò Naya – Sempre se è un maschio – aggiunse.
    - Facci vedere il tuo pistolino, dai – lo prese in giro un altro compagno.
    Mike scoppiò in lacrime. Den gli sorrise poi si riferì nuovamente a Sharon.
    - Un aggettivo per Mike, forza – la invogliò.
    - E’ un ragazzo intelligente – disse Sharon destando l’attenzione di tutti gli altri ragazzi che la guardarono, strabuzzando gli occhi.
    - Grazie – rispose Mike sorridendole – Riguardo te, invece – Mike guardò Den – La pagherai, te lo prometto – disse con tono più sicuro, asciugandosi le lacrime.
    - Che succede qui? – chiese un professore facendo irruzione, improvvisamente, nell’aula.
    - Nulla, professor Wyatt – rispose Den – Vero? – chiese agli altri, che annuirono.
    Mike non rispose, poi guardò Sharon – Mi prendevano in giro, professore – dichiarò, diretto.
    - Chi Mike? Chi ti prendeva in giro? – chiese l’occhialuto professore.
    Mike guardò Den – Sharon, Sharon mi prendeva in giro – dichiarò accennando ad un ghigno malefico.
    - Signorina Parker, in presidenza, e tutti voi altri tornate nelle vostre aule – esclamò il professore. E la ragazza, più che sorpresa, fu costretta a lasciare l’aula, scortata dagli altri compagni.
    - Ti ha dato di volta il cervello? – domandò Den.
    - Per anni sono stato oggetto di prese in giro, e tutto per colpa tua – urlò Mike.
    - L’ho sempre fatto perché volevo che ti ribellassi – ribattè Den.
    - No l’hai fatto perché sei pazzo – lo sfidò Mike – Sai che i tuoi amici non tengono a te quanto tu tenga a loro, e non fai altro che nasconderti dietro queste cattive provocazioni – asserì il ragazzo.
    - Perché Sharon? Lei ti aveva difeso – ribadì Den piuttosto confuso.
    - Lui mi ha detto di fare così. Di prendermela con i tuoi amici – dichiarò Mike – Si, ora prendo lezioni da lui, e se non fosse stato per quell’uomo io non avrei avuto mai il coraggio di ribellarmi – disse, sorridendo – Ci vediamo in giro, Den – affermò spintonando Den, e uscendo dall’aula.
    Den rimase immobile. Era sorpreso e spaventato.

    Sharon stava posando dei libri nel suo armadietto quando le si avvicinò Mike.
    - Ciao – disse il ragazzo, sorridente.
    - Ciao – rispose lei, piuttosto fredda – Dovevi dirmi qualcosa? – gli chiese.
    - Stavo ripensando a dei vecchi momenti, e volevo chiederti scusa – spiegò il ragazzo dai capelli ricci – Alla prima lezione di malvagità incolpai te, piuttosto che gli altri – continuò.
    - Non preoccuparti – rispose Sharon estraendo dei libri dall’armadietto e riponendoli nella colorata borsa – Tutti abbiamo sbagliato in passato, io in primis, e specialmente con te, scuse accettate – ribattè Sharon, del tutto disinteressata all’argomento. Mike le chiuse l’armadietto, le prese la borsa e gliela buttò a terra.
    - Ma cosa fai? – domandò Sharon, indietreggiando.
    - Quando parlo vorrei essere ascoltato – urlò il giovane.
    - Non m’interessa quello che hai da dirmi – dichiarò Sharon – Il fatto che Den ti massacrava non giustifica la persona arrogante e cattiva che sei diventata – disse la ragazza raccogliendo la sua borsa.
    - C’è qualche problema? – chiese Gabriel arrivato al momento, e scortato da Jasmine, Shaun, e Liam.
    - Ero venuto ad invitare Sharon al ballo – asserì Mike.
    - Era venuto a ricacciarmi vecchie storie, e a pretendere che l’ascoltassi – ribattè Sharon.
    - Ero venuto a chiederti scusa – rispose, a tono, Mike.
    - Era venuto a chiedermi scusa perché voleva parlarmi di quanto Den lo avesse trattato male, in passato, cercando di farmi sentire in colpa per non averlo mai difeso – replicò la ragazza.
    - Ero venuto a chiederti scusa perché quel giorno avrei dovuto prendermela con Den, e non con te. –
    - E probabilmente è quello che hai fatto, no? – intervenne Gabriel – Te la sei presa con lui, quella notte, alla dimora dei Doherty, e ora stai torturando tutti noi, vero? – gli domandò il compagno di scuola.
    - Cosa vorresti insinuare? Che ho ucciso Den? E che il venirvi dietro a chiedervi scusa, uno alla volta, solo per cercare di creare un rapporto, sia torturarvi? – domandò Mike, sorpreso.
    Jasmine prese la mano di Gabriel.
    - Con torturare intendeva il tuo venire a parlarci, solo per farci sentire in colpa, per non aver mai mosso un dito contro il bullismo di Den – asserì Jasmine – E ci dispiace. Ti chiediamo scusa – continuò la ragazza dai capelli neri – Ma era un anno e mezzo che Den non ti dava fastidio. Da quando hai cambiato personalità e sei diventato quello che sei lui non ti ha mai ostacolato. –
    - Quindi quello che ti chiediamo è di lasciarci in pace – continuò Liam.
    - E soprattutto di lasciarti il vittimismo alle spalle. Den non c’è più, e tu regni incontrastato qui a scuola – disse Shaun – Non è quello che volevi? Che hai sempre voluto? –
    - Quello che ho sempre voluto era un gruppo di amici, ma la falsità delle persone mi ha sempre isolato. Non importa se io sia il secchione della scuola, o il ragazzo più figo, quello che importa è che sarò sempre solo – disse Mike, per poi correre via.
    I cinque amici rimasero in silenzio per qualche secondo, piuttosto dispiaciuti.
    - Non dobbiamo farci intimidire – ragionò Shaun. Gli altri lo guardarono.
    - Che intendi? – domandò Jasmine.
    - Mike ha davvero vissuto l’inferno, soprattutto per colpa di Den, e in un certo senso anche nostra – asserì il ragazzo dai capelli castani – E questo avrebbe potuto turbarlo fino a farlo impazzire – continuò Shaun – Capisco che non dovrei accusare senza prove, ma è sicuramente uno dei più sospetti – aggiunse guardando il fratello.
    - E’ il sospettato numero uno – confermò Gabriel – Chi meglio di lui avrebbe voluto uccidere Den, e torturare noi altri? – si domandò. Gli altri annuirono. Dopo pochi secondi i cellulari dei ragazzi trillarono a ripetizione. Sharon sbuffò, ma, come gli amici, prese il cellulare e lesse il messaggio, ovviamente anonimo – Il ballo scolastico chiarirà le vostre idee, bastardi. Vi aspetto.
    Shaun, Sharon, Liam, Gabriel e Jasmine si guardarono, tesi.

    - Non capisco perché dovremmo andare ad un ballo dove ci ha invitati ‘tu sai chi’ – disse Jasmine mentre camminava tra le file di un centro commerciale.
    - Considerando che all’ultimo evento a cui ci ha invitato ha cercato di darmi fuoco, non è proprio un’idea grandiosa ma non voglio perdermi il ballo – ribattè Sharon – E poi questa volta staremo più attenti – aggiunse.
    - Sei curiosa di sapere chi sarà la reginetta del ballo, vero? – la prese in giro l’amica – Vedrai che vincerai ancora – aggiunse, poi, con tono più dolce.
    - Non credo proprio – pensò Sharon – Dopo quello che è successo dubito che mi voteranno ancora. –
    - Sei bella, solare, simpatica, e vesti bene – si complimentò Jasmine – Sei la reginetta – esclamò.
    - Ma anche se non fosse ho già vinto la corona, due volte, e non mi dispiacerebbe cederla – dichiarò la piccola Parker.
    - Quella corona è quella che vinse Selena, in prima, giusto? – domandò Jasmine.
    - Si – confermò Sharon – Prima lei, poi io, la prossima potresti essere tu. –
    - Io? – si domandò Jasmine ridendo – In quale universo parallelo divento reginetta della scuola? E poi tutti mi odiano, specie dopo aver scoperto del triangolo con Shaun e Gabriel – spiegò la ragazza bruna.
    - Il triangolo?! - disse con enfasi Sharon – No. Non lo avevo considerato – sostenne ridendo.
    - Piuttosto, chissà a chi passerà la corona di re – rifletté Jasmine.
    - Den l’aveva mantenuta dal primo anno – considerò Sharon – Mike avrà movimentato mezzo Facebook per farsi votare – aggiunse, poi, scettica.
    - Ragazze, avete scelto? – domandò la signora Foster con due sfavillanti vestitini tra le mani.
    - No, mamma – rispose Sharon, con aria sfiduciata.
    - Io si – esclamò la donna mostrando i due vestiti – Che ne pensate? – domandò, poi, sorridente.
    - Sono bellissimi mamma, troppo belli e costosi per te – replicò Sharon. Jasmine la guardò, poi si voltò verso la signora.
    - Sono bellissimi signora, molto eleganti – sostenne Jasmine, gentile.
    - Vado a provarli e arrivo – disse la donna avviandosi nei camerini.
    Sharon e Jasmine continuarono a rovistare tra le varie file di vestiti, quando notarono dalla vetrata, Michael, attraversare la strada, sorridente.
    Jasmine guardò l’amica che sgranò gli occhi, e si avviò ad uscire dal negozio.
    - Sharon, c’è tua mamma – l’avviso Jasmine.
    - Non lo vedo da quella notte – rispose Sharon con occhi speranzosi. L’amica la capì, e le sorrise.
    La ragazza poi uscì dal negozio, e si diresse, correndo, verso il ragazzo. Michael si preparò a prenderla in braccio visto che la ragazza gli saltò, letteralmente, addosso.
    - Mi sei mancato – ripeteva Sharon stringendosi al possente ragazzo.
    - Anche tu, anche tu – ribattè l’uomo dagli occhi azzurri. I due poi si lasciarono trasportare dalla passione e dall’amore, baciandosi lì, in mezzo alla strada, fermando il traffico.
    Lucinda, la madre di Sharon stava per uscire dal camerino quando Jasmine le si parò avanti.
    - Questo vestito signora, è adatto per lei – disse la ragazza proponendole un vestito, scelto a caso.
    - Tu credi? – rispose la donna – Lo vado a provare – la donna prese il vestito in questione, e si immerse nel camerino.
    I due ragazzi, intanto, si erano spostati sul marciapiede, lasciando circolare il traffico.
    - Eri sparito – esclamò Sharon picchiando, scherzosamente, l’uomo.
    - Dopo la sospensione avevo bisogno di allontanarmi dalla città ma spero tu abbia ricevuto le mie mail, e i miei messaggi – si scusò il ragazzone.
    - Si, e li leggevo, ogni sera – evidenziò la giovane.
    - La bella notizia è che ora sono tornato, e che ho ancora qualche mese di sospensione, il che mi permetterà di continuare a vedermi con te – comunicò Michael.
    - Si, ma dovremmo stare attenti – rispose Sharon – E quando tornerai a fare il poliziotto? – domandò, poi, intristendosi.
    - Ci penseremo, no? Prima o poi tu dovrai compiere diciotto anni – rispose lui, ironizzando.
    Sharon poi notò che Jasmine le stava facendo cenno di rientrare nel negozio.
    - Ora devo proprio andare, ma stasera ci sarà il ballo, e io ho bisogno di un cavaliere – lo avvisò la ragazza – Se vuoi, puoi proporti – lo prese in giro prima di baciarlo nuovamente, e rientrare nel negozio.
    Michael scoppiò a ridere, e continuò a osservare la ragazza che una volta entrata, si voltò e lo salutò con un cenno della mano. Lui ricambiò, e poi si voltò ma urtò contro qualcuno: l’individuo abbigliato da Den.
    - Scusami, scusami tanto – si scusò Michael ma l’individuo non lo guardò nemmeno. Scrutando, nel negozio, poi, il misterioso individuo prese un cellulare. Un cellulare rosso. Sullo sfondo compariva una foto di gruppo raffigurante Den, Selena, Sharon, Shaun, Jasmine, Liam e Gabriel.

    A casa degli Hale, Gabriel era nella sua camera, steso sul letto, dormiente. Il ragazzo poi, aprì gli occhi, e ancora sbigottito, si alzò, e andò a chiudere l’armadio.
    - Il vestito, devo ancora scegliere il maledetto vestito – pensò ad alta voce.
    - Il vestito per il ballo, amico mio? – domandò una voce maschile ben nota.
    Gabriel sgranò gli occhi e si voltò. Den era davanti a lui.
    - Den?! – domandò Gabriel, sempre più confuso.
    - Perché sei così sorpreso? – gli chiese Den avvicinandosi alla scrivania dell’amico, e sistemando dei libri e delle matite – Sei sempre così disordinato – gli disse, ridendo.
    - Den, tu sei morto – asserì Gabriel, senza esitazioni.
    - La morte ti fa giovane, non trovi? – rispose il biondino, sorridendogli. Gabriel abbassò il capo, sempre più meravigliato. Den poi digitò qualcosa sul laptop di Gabriel, e mise una canzone.
    - Amavo questa canzone - disse il giovane chiudendo gli occhi, e iniziando a muoversi, lentamente.
    - Sogno o son desto? – si chiese Gabriel.
    - Sei sempre stato un sognatore – dichiarò Den – E mi piace come stai agendo, stai proprio crescendo – il ragazzo poi andò dall’amico, lo abbracciò, e si diresse verso la porta – Ora devo proprio andare – aggiunse.
    - Den, devo chiederti una cosa – esclamò Gabriel. E Den si voltò.
    - Chi è l’innominato? Tu avevi scoperto chi era? – gli chiese, diretto.
    - Quella persona ha così tante facce – rispose Den – Di chi è quella maglietta? – chiese poi il ragazzo, notando una t-shirt rossa.
    - E’ di Shaun – ribatté Gabriel voltandosi a guardarla – Perché? – chiese poi. Ma Den era già sparito.
    Gabriel aprì gli occhi, si trovava ancora nel suo letto, e notò che la porta era aperta. Il ragazzo poi si alzò, e si avvicinò alla finestra. Sul ciglio della strada, l’individuo con la maschera, e vestito come Den, lo stava osservando. Lui stava per aprire la finestra, ma dopo il passaggio di un camion di grossa cilindrata, l’individuo era anch’esso scomparso. Gabriel si voltò, abbattuto, e notò che sulla scrivania i libri erano tutti in ordine.

    Stacy stava posando del libri nel suo armadietto quando venne raggiunta da Liam, che le lasciò un bacio a stampo.
    - Allora, stasera ci sarai al ballo? – domandò il ragazzo.
    - E’ ovvio – rispose lei – Non potrei mai lasciare il mio principe da solo, no? – ribattè Stacy.
    - Riguardo il vestito, al negozio accanto casa mia, ci sono i vestiti abbinati per coppie, oggi potrei passare a fare un giro – l’avvisò la ragazza.
    - Certo, certo – rispose Liam prendendo il portafoglio e cedendo una manciata di dollari alla fidanzata.
    - No, non devi preoccuparti – ripose Stacy – Non te lo avevo detto per questo – spiegò - Mi hai parlato della tua situazione, farò io – aggiunse, con tono dolce.
    - Sei gentile – si congratulò Liam – Ma non sarebbe giusto, prendi i miei soldi, ti prego – la pregò il ragazzo mettendole il denaro in tasca.
    Stacy lo baciò, senza esitazioni.

    Shaun e Richard erano al Mec, seduti uno di fronte l’altro.
    - Perché quella ragazza ci sta guardando? – si chiese Shaun, imbarazzato.
    - Sarà un’omofoba, ce ne sono tanti. Una volta usciti di qui potrebbe persino farci picchiare – rispose Richard, diretto. Shaun sgranò gli occhi, spaventato.
    - Scherzavo – esclamò Richard, ridendo. Shaun lanciò un respiro di sollievo, per poi schiaffeggiare, scherzosamente, il fidanzato.
    - Un milk-shake e una coca-cola? – chiese, poi, la cameriera, avvicinatasi al tavolo. Richard prese il milk-shake, ma Shaun non si mosse, e la cameriera gli lanciò un’occhiataccia.
    - Deve esserci un errore, io non ho ordinato nulla – spiegò Shaun, irritato.
    - La coca-cola è da parte della frivola ragazza con i frivoli capelli e con quella frivola gonna al tavolo dietro di voi – rispose la cameriera, altrettanto seccata, posando la coca-cola sul tavolo.
    Shaun si voltò, e la ragazza gli sorrise, e lui ringraziò.
    - Forse è meglio andare – disse Shaun, prendendo il bicchierone di coca-cola. Richard annuì, e i due si alzarono. Shaun si diresse direttamente fuori, mentre Richard andò al pagare il conto.
    - Bello, quell’oca cerca di rubarti il fidanzato – l’avviso la cameriera. E Richard rise.
    - Lei come lo sa? – le chiese, poi.
    - Venite in questo bar da settimane oramai, e non vi ho mai sentito dire una parolaccia, quindi o siete dei mormoni, o siete gay – rispose quella diretta, prendendo i soldi e mettendoli nella cassa. Richard annuì, ridendo e poi si diresse verso la contendente di Shaun.
    - Senti, il mio amico ti ringrazia per la Coca-Cola, ma è già impegnato, ha una bellissima fidanzata che quando scoprirà che gli vai dietro, ti prenderà per quella chioma di capelli tinti, e ti strapperà tutte quelle odiose extension dalla testolina vuota che ti ritrovi – le sussurrò Richard all’orecchio. La ragazza, stupita, sgranò gli occhi – Mi ha offesa, mi ha offesa, qualcuno chiami la polizia – iniziò a urlare. Richard scoppiò a ridere, e uscì dal ‘Mec’.
    - Cosa gli hai detto? – domandò Shaun, ridendo.
    - Mm, la verdad – rispose Richard, diretto – Ho fatto male? – ribattè.
    - No – dichiarò Shaun – Has estado genial – aggiunse, sorridente.
    - Allora, chi porterai al ballo questa sera? – gli chiese il ragazzo.
    - Ufficialmente con Sharon, ma mi ha mandato un messaggio dicendo che il suo ragazzo è tornato in città e potrebbe raggiungerla, quindi eliminando i miei amici, ci andrò solo – spiegò Shaun, con tono malinconico.
    - Non essere triste, io ci sarò – lo incoraggiò Richard.
    - Si ma tutti andranno con i loro rispettivi partner, come coppie normali quanto epiche, mentre noi no – ribattè Shaun.
    - Lo sai che per me potremmo andarci insieme, ma sei tu quello che non è pronto – asserì Richard – Ed è normale – aggiunse, sorridendogli.
    - E questo è ancora più triste – disse Shaun – Ma fa niente, arriverà anche il nostro momento – sostenne il ragazzo, che poi, si guardò attorno e baciò velocemente Richard, assicurandosi che nessuno lo avesse visto.
    Ma in quell’attimo fugace, qualcuno riuscì a immortalare il momento: qualcuno con un cellulare bianco, e delle mani, visibilmente, maschili.

    Jasmine che era al computer ricevette un’email anonima e dopo averla aperta, lesse il messaggio: E’ il tuo momento di r&v: redenzione e vendetta. Pubblica la foto in allegato su tutti i social network esistenti, è l’ora che Shaun, la principessa, venga smascherato. E ricorda, è stato fatto anche a te. Fallo, o raggiungerai i tuoi amici già defunti.
    Jasmine sgranò gli occhi, e spaventata, aprì una foto. L’immagine ritraeva il veloce bacio tra Richard e Shaun. La ragazza rimase evidentemente sorpresa, poi si mise le mani nei capelli. Era disperata.

    La canzone ‘Better in time’ risuonava nella bellissima sala, tutta decorata per l’evento degli eventi: il ballo scolastico. Ed era già gremita di studenti, professori, e altri ospiti, la maggior parte di essi, eleganti.
    Al vertice della scalinata era appena arrivato il gruppo di amici, uno più bello dell’altra. I ragazzi indossavano tutti un semplice ma distinto smoking, mentre Jasmine e Sharon indossavano entrambe un vestito lungo, ma di diversi colori. Quello di Jasmine era bianco, e quello di Sharon era azzurro.
    I cinque ragazzi stavano per scendere le scale, quando un uomo gli si parò avanti, e li fotografò. Gli amici si guardarono, tra loro, e risero, poi presero uno la mano dell’altro.
    - Lo sapete che vi voglio bene, vero? – disse Gabriel. E gli altri annuirono, sorridendo.
    Mike, che dalla sala li stava osservando, fece una faccia disgustata.
    - Quanto sono odiosi quei bastardi, vero? – disse Naya avvicinandosi al ragazzo. Mike la scrutò, e poi le sorrise, assentendo.
    Liam notò subito Stacy, che indossava un principesco e roseo vestito, e guardò gli amici.
    - Vai pure – lo stimolò Sharon, e il ragazzo così fece.
    Sharon notò che anche Michael era presente nella sala, e dopo aver salutato gli amici lo raggiunse.
    Shaun invece si voltò, e vide Richard che lo stava guardando. Jasmine notò la cosa e sussurrò qualcosa all’orecchio di Shaun, che disse di sì.
    - Tesoro, scusaci – disse Jasmine rivolgendosi a Gabriel.
    - No, assolutamente, no problem – dichiarò il ragazzo, sorridendo.
    Jasmine prese Shaun per la mano, e i due si allontanarono.

    Jasmine e Shaun entrarono nel primo bagno che si trovarono avanti.
    - Perché mi porti nel bagno delle ragazze, cosa devi dirmi? – chiese Shaun. Una ragazza che uscì da uno dei bagni lanciò un’occhiataccia ai due.
    - Sarò breve, l’innominato sa di te e Richard, e vuole che sia a fare da paparazzo della situazione – gli spiegò la donna.
    - No – enfatizzò Shaun mettendosi una mano sulla fronte – Cosa vuole che tu faccia? – le chiese.
    - Pubblicare una dannata foto – ribattè Jasmine – Mi ha minacciato Shaun, ma non lo farò – continuò – Ho odiato Sharon quando pubblicò le foto con me e Gabriel, non avrei il coraggio di fare la stessa cosa, e non avrei il coraggio di fare questo, a te – manifestò guardando l’amico, dispiaciuta.
    - Troveremo una soluzione – sostenne Shaun che poi abbracciò l’amica.

    Liam e Stacy stavano ridendo, in un angolo.
    - Davvero hai fatto questo? – domandò Stacy, divertita.
    - Si, e sentine un’altra, quando ero piccolo mio zio mi promise trenta dollari, e in cambio io avrei dovuto mettere del dentifricio, di notte, sulla faccia di mio padre – esclamò Liam, sempre più svagato.
    - E tu? – ribattè Stacy, curiosa.
    - Lo feci senza esitare – rispose Liam – Erano trenta dollari – aggiunse. E i due scoppiarono a ridere, come matti.

    - Sei sicura che nessuno andrà a dirlo a tua madre? – domandò Michael.
    - Sono tutti presi dai loro partner, e dal ballo, che nessuno ci noterà – rispose Sharon.
    - Non fraintendermi, eh – le comunicò il fidanzato – Sono felice di essere qui, ma ho paura che vadano a dirlo a tua madre – sostenne.
    - Voglio rischiare – ribattè Sharon – Mi sei mancato tantissimo – disse saltandogli addosso. Michael la prese in braccio, e rise.

    - Ho incontrato il coach, mi ha ricordato della sfida di tennis di lunedì – disse Richard.
    - I sondaggi ci danno per vincenti, la squadra della Rosis non ha una grande fama – rispose Shaun.
    - Magari vi stupiranno – disse la voce di Mike – O non ami le sorprese? – chiese, con tono provocatorio. Shaun alzò gli occhi al cielo.
    - Gli piacciono, e come – ribattè Richard – E ama le sfide – aggiunse.
    - Come lo conosci bene – asserì Mike – Ma cosa ci fanno due bei ragazzi come voi, senza una bella partner? –
    - Potrei chiederti la stessa cosa – rispose Richard, educatamente.
    - Richard puoi scusarci un attimo. – Shaun prese per il braccio Mike, e allontanandosi, lo trascinò con se.
    - Sono stufo delle tue provocazioni – esclamò Shaun.
    - Ma quali provocazioni? C’è qualcosa che nascondi? – ribattè Mike. Shaun sbuffò.
    - Mike a me non interessa come ti abbia trattato Den, ma ti sei vendicato, e prima o poi, finirai in galera per quello che hai fatto – asserì Shaun con aria minacciosa – Ma lascia stare me, e i miei amici. Non voglio più giocare – continuò il ragazzo, prima di spingere Mike, e tornare da Richard.

    - Cari amici, ed amiche, è arrivato il momento della verità – disse un uomo dal palco – E’ arrivato il momento di scoprire la reginetta e il re di quest’anno – aggiunse, ridendo. E tutti applaudirono.
    - Che ansia – dichiarò Naya avvicinandosi a Sharon, e Michael – Non mi presenti il tuo fidanzato? – la provocò, poi.
    - No, non te lo presento – rispose la ragazza, sorridendole. Naya, allora, le lanciò un’occhiataccia.
    - Partiamo dalla reginetta – esclamò il conduttore dell’evento – La reginetta del ballo della Riverside High School è – l’uomo si fermò. Si udivano solo i bisbigli, e le risatine, come sottofondo a quello che sarebbe dovuto essere un silenzio assoluto.
    - Chissà se riuscirai a mantenere la corona, o te la soffierò – sussurrò Naya nell’orecchio di Sharon, che la spinse.
    - Levati di dosso – le disse, spingendola.
    - E’ la signorina Jasmine Combs – annunciò il signore. Jasmine si guardò intorno, meravigliata più che mai, poi guardò il fidanzato.
    - Non guardare me, è merito tuo – le disse Gabriel.
    - La signorina Combs è pregata di salire sul palco – la invitò il conduttore. La ragazza baciò Gabriel, e poi si avviò, con un portamento molto elegante, a salire sul palco. Tutti applaudivano, e la sostenevano.
    - Vorrei sul palco anche l’ex reginetta Sharon Parker per la consegna della corona – disse l’uomo.
    Sharon allora rise, e raggiunge l’amica sul palco. Una donna le consegnò la corona, e lei, la porse sul capo di Jasmine. Le due ragazze poi si abbracciarono.
    - Reginette una volta – disse Sharon.
    - Reginette per sempre – la interruppe Jasmine.
    - Mi viene da vomitare – dichiarò Naya – Spero tu sia più fortunato di me – disse a Mike.
    - Jasmine, vorresti dire qualcosa? – gli chiese l’uomo.
    - Ehm – iniziò Jasmine, visibilmente emozionata – Volevo ringraziare tutti coloro che mi hanno votata, e che hanno creduto in me, e volevo dedicare questa vittoria ai miei amici a cui voglio molto bene, e al mio ragazzo – illustrò la ragazza – E anche a due dei nostri amici che sono stati sia re che reginetta, e che non sono più con noi – continuò – E niente, non me lo aspettavo, sono emozionata – comunicò, infine, commuovendosi. La platea continuò ad applaudire. Sharon la strinse a se.
    - Ma è ora di annunciare anche il re – affermò il conduttore – Che è – e si fermò ancora una volta.
    - Speriamo non sia Mike – disse Jasmine, a bassa voce.
    - Shaun Wilson – gridò il presentatore.
    Shaun, anch’esso meravigliato, iniziò a guardarsi attorno. Richard gli diede una pacca sulla spalla. Mike, uscendo, lo spintonò. Gabriel e Liam lo incitarono a salire sul palco.
    E il ragazzo si avviò e raggiunse la reginetta. Lì, una donna, gli consegnò la corona.
    - Complimenti anche a te, vuoi dire qualcosa? – gli chiese il presentatore.
    - Sono emozionato anche io, e sorpreso – ribattè Shaun – Si, sorpreso – ribadì. Tutti applaudirono.
    - Questa è la corona di Den, che ora non c’è più, e sono davvero onorata di poterla ereditare – spiegò il ragazzo – E vorrei dedicare anche io la vittoria agli amici, e a – Shaun guardò Richard – E agli amici, a tutti gli amici – aggiunse, imbarazzato. Sharon e Jasmine lo abbracciarono.
    - E’ il momento che il re e la regina ballino insieme – comunicò il presentatore. Shaun prese per la mano Jasmine, e i due andarono al centro della pista, e iniziarono a ballare il lento predisposto.
    - Io e te, re e reginetta, ci credi? – domandò Jasmine nel mentre si teneva al ragazzo.
    - Niente male, eh? – ribattè lui, ridendo - Jasmine, so che quello che sto per dirti non ti piacerà, ma ho elaborato un piano – spiegò, poi.
    - Dimmi pure – rispose la ragazza.
    - L’innominato ha sempre cercato di sabotarci puntando sui nostri segreti, ma questa volta è giunto il momento di sabotare lui stesso – illustrò Shaun – Hai il cellulare con te, vero? – le chiese.
    - Si, è ovvio, perché? – domandò Jasmine.
    - Devi caricare quella foto – le comunicò Shaun.
    - Cosa? E dargliela vinta? – ribattè Jasmine, senza esitare.
    - Devi caricarla perché non voglio che ti faccia del male – chiarì Shaun – Den ci aveva insegnato che sono i segreti a darci forza, ma non fanno altro che indebolirci, e non ho più voglia di mantenere il mio, quindi prima che lui possa pensare che hai pubblicato le foto solo per pararti il sedere, dovrà guardare le foto di me e Richard che balliamo davanti a tutti, senza vergogna – continuò il ragazzo, con un tono di voce, audace.
    - Ne sei sicuro, Shaun? E’ davvero quello che vuoi? – gli domandò Jasmine.
    - E’ la prima volta che sabotiamo un suo piano, quindi si, è davvero quello che voglio – rispose lui.
    Shaun poi fece cenno a Gabriel di raggiungerli, e il fratello lo raggiunse.
    - Balla con lei – gli suggerì Shaun.
    - Ne sei sicuro? Guarda che non ero mica geloso – ironizzò Gabriel. Shaun rise, e annuì, poi raggiunse Richard, e lo prese per mano, portandolo fino al centro della pista, e i due iniziarono a dondolare, lentamente, al ritmo della musica.
    - Non so cosa stia succedendo, ma mi va bene – dichiarò Richard. Tutti iniziarono a fissarli.
    - Perché mio fratello balla con un ragazzo? – domandò Gabriel. Jasmine non rispose.
    Shaun e Richard, poi, si baciarono davanti agli sguardi di tutti, che iniziarono a sgranare gli occhi, e a blaterare cercando di non farsi sentire. I più fanatici iniziarono anche a scattare delle foto.
    - E perché ora lo sta baciando? – domandò, ancora, Gabriel.
    Jasmine baciò Gabriel, che chiuse gli occhi, e ricambiò il bacio.
    - Tu perché mi hai baciata? – gli chiese.
    - Perché ti amo?! – rispose Gabriel.
    - Ti sei risposto da solo – ribattè Jasmine.
    Sharon che era ai lati della pista, piuttosto felice, si voltò e baciò anch’essa il suo fidanzato.
    - Tu e i tuoi amici sapete come sorprendere le persone, vero? – scherzò il poliziotto.
    - Siamo o no gli amici di Den? – ribattè Sharon, voltandosi, e sorridendo a Shaun.
    - Ti voglio bene – disse Shaun muovendo semplicemente le labbra.
    - Anche io – rispose la ragazza, anch’essa col labiale.
    - Che c’è? Sei stupito? – chiese invece Stacy a Liam.
    - Abbastanza – rispose il giovane.
    - Vado a prenderti da bere – disse la ragazza, prima di allontanarsi. Liam annuì, felice, poi si voltò e notò, in lontananza, l’individuo mascherato da Den. Questo resosi conto di essere stato visto, scappò, ma Liam facendosi spazio tra la folla, iniziò a seguirlo.

    Pochi minuti dopo Sharon raggiunse Jasmine.
    - Che coraggio che ha avuto, eh – asserì Sharon.
    - Si, è stato un eroe – confermò Jasmine.
    Le due vennero poi raggiunte da Stacy.
    - Ciao Stacy – la salutarono, in coro, garbatamente.
    - Ciao ragazze – ricambiò il saluto – Avete visto Liam? E’ letteralmente sparito – le informò, poi.
    Sharon e Jasmine si guardarono, preoccupate.

    - E quindi avevi in programma di dirmelo? – gli domandò Gabriel.
    - Si, ti ho già spiegato il perché di questa improvvisata. L’innominato minacciava Jasmine – ribattè Shaun.
    - Shaun io non voglio giudicarti, o altro, ma non posso dirti di esserci rimasto bene – gli comunicò - Fino ad un mese fa litigavamo per una ragazza, e ora questo? Com’è successo? –
    - Posso capire quanto tu sia sorpreso - sostenne Shaun - Ma vedi, come io ho accettato il fatto che tu avessi una relazione con la mia ragazza, io vorrei che tu iniziassi almeno a capire la mia situazione – continuò – Sarà ora che avrò bisogno di te Gab, a scuola, in famiglia, sempre. Sarà ora che avrò bisogno di un fratello. – dichiarò il ragazzo, con voce tremante.
    Gabriel sbuffò, poi abbracciò Shaun – Certo che si, cazzo, certo che si – gli disse. I due fratelli vennero interrotti, poi, da Jasmine e Sharon.
    - Non troviamo più Liam – comunicò Jasmine, piuttosto affannata. I cellulari dei quattro ragazzi trillarono, e questi, spaventati, lo presero.
    - E’ di Liam – disse Sharon, con enfasi.
    - Raggiungetemi all’entrata, non credo ai miei occhi - lesse Shaun, ad alta voce. I ragazzi sgranarono gli occhi.
    - Andiamo, andiamo – li incitò Gabriel, e i ragazzi corsero via.

    Liam aveva seguito l’individuo mascherato da Den, fino ad un parchetto, dove questo si era seduto su una panchina. Il ragazzo, furbo, si era nascosto dietro dei cespugli. Ma il suo cellulare trillò: era un messaggio di Stacy che chiedeva dove fosse. Liam sbuffando lo chiuse, ma quando rialzò il capo, l’individuo era sparito.
    - Mi avrà sentito – disse tra se e se, sbuffando. Ma proprio quando stava per alzarsi, e andarsene, notò qualcun altro andarsi a sedere su quella panchina. Era Mike. Il giovane Morris, rimase allora, nascosto a spiare il compagno che dopo pochi secondi rispose ad una telefonata.
    - Dove diavolo sei? – domandò Mike – Come? Uno di quegli stronzetti ti stava spiando – aggiunse, spazientito – Ok, ho capito, sono fuori, ho rischiato già troppo – continuò sempre più innervosito – Ma credono che l’abbia ucciso io – urlò – Dimenticati di me, non contattarmi mai più – disse prima di chiudere la telefonata, guardarsi attorno, e fuggire.
    Liam nonostante fosse sorpreso prese, velocemente, il cellulare e digitò il messaggio ‘Raggiungetemi all’entrata, non credo ai miei occhi’, destinato agli amici. Il ragazzo, poi si alzò, e si voltò, ma sgranò gli occhi, e la bocca, quando si trovò l’individuo abbigliato da Den, proprio di fronte a lui.

    Gli altri ragazzi erano all’entrata ma di Liam non vi era nessuna traccia.
    - Volete che chiami Michael? – chiese Sharon.
    - Forse è meglio di si – rispose Jasmine. Ma il cellulare dei quattro giovani trillò nuovamente.
    - Magari è Liam – pensò Gabriel.
    - No, è l’innominato – rispose Shaun, notando l’anonimo.
    - Sabía Demasiado – lesse Sharon – Cosa diavolo significa? Shaun tu che studi spagnolo puoi tradurlo? – domandò speranzosa.
    Shaun spaventato, guardò gli amici.
    - Cosa? – insistette Jasmine.
    - Significa – Shaun sospirò – Sapeva troppo – disse, con voce tramente. Un urlo e uno sparo infransero il silenzio venutosi a creare. I quattro ragazzi si voltarono, tutti sincronicamente, da dove erano provenuti i suoni.
    Liam era a terra, con l’addome, e le mani sanguinante, che mugugnava, piangendo.

    Edited by WilliamHalliwell - 14/2/2014, 13:43
     
    Top
    .
  4. sahany09
     
    .

    User deleted


    Appari e scompari come l'Innominato del tuo romanzo. :) E quando riappari, fai il pieno e pareggi le tue assenze con gli interessi. Wow, che puntatona !!!!!
    Come al solito, complimenti. Che te lo dico a fare? ;)
    Bei colpetti di scena. Bravo. Pian piano la situazione si delinea.

    Alla prossima.
     
    Top
    .
48 replies since 3/7/2012, 11:22   399 views
  Share  
.