Secrets

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  1. LoveCass
     
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    Dinnanzi tutto bellissimo capitolo e amo questa storia proprio perché on hai inserito elementi soprannaturali e quindi cresce la cuiriosità. inoltre i personaggi essendo molto persone normali, qualunche, capita più velocemente di immedesimarti nella loro situazione non molto facile, proprio perché potrebbe accadere! La scrittura mi piace molto, e ti riesce bene lo stile narrativo ma amo motlo quello scorrevole da sceneggiatura. Ma tra i due stili preferisco il pirmo perché c'è più possibilità di narrare i fatti con più estensione. Inoltre ti faccio i complimenti per i tuoi miglioramenti. Sia chiaro, non che prima non eri bravo, però hai svilupato di più la scrittura. a me ci vorrà ancora tanto tempo prima che questo succeda Vediamo cosa il futuro riserva per le avventure di Secrets
     
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  2. [william;]
     
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    CITAZIONE (LoveCass @ 23/7/2012, 14:33) 
    Dinnanzi tutto bellissimo capitolo e amo questa storia proprio perché on hai inserito elementi soprannaturali e quindi cresce la cuiriosità. inoltre i personaggi essendo molto persone normali, qualunche, capita più velocemente di immedesimarti nella loro situazione non molto facile, proprio perché potrebbe accadere! La scrittura mi piace molto, e ti riesce bene lo stile narrativo ma amo motlo quello scorrevole da sceneggiatura. Ma tra i due stili preferisco il pirmo perché c'è più possibilità di narrare i fatti con più estensione. Inoltre ti faccio i complimenti per i tuoi miglioramenti. Sia chiaro, non che prima non eri bravo, però hai svilupato di più la scrittura. a me ci vorrà ancora tanto tempo prima che questo succeda Vediamo cosa il futuro riserva per le avventure di Secrets

    Eh si :3
    è una di quelle situazione in cui, una persona, magari adolescente potrebbe trovarsi.. Almeno x ora. Anche se questi ragazzini nascondono più di quanto sembri ^_^
    Sei molto gentile. Io non ho letto molto di tuo, ma quel poco, mi è piaciuto. E lo sai perchè commentai ancor prima che tu leggessi le mie storie ;)

    Detto questo, presto ci sarà il nuovo capitolo.
     
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  3. LoveCass
     
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    Grazie. Io ho disseminato One-Shot e sto scrivendo una Fan-Fiction però sono lenta come una lumachina a scrivere... insomma me la prendo con comodo XD Tu invece sei velcoe e anche bravo e sono felice che arriverà presto il nuovo capitolo.
     
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  4. [william;]
     
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    CITAZIONE (LoveCass @ 24/7/2012, 01:24) 
    Grazie. Io ho disseminato One-Shot e sto scrivendo una Fan-Fiction però sono lenta come una lumachina a scrivere... insomma me la prendo con comodo XD Tu invece sei velcoe e anche bravo e sono felice che arriverà presto il nuovo capitolo.

    Una volta ero più veloce ^_^
    Chiedi agli altri utenti.
    Ora sono più impegnato, ma sto x tornare, con entrambi. Tu stai ancora recuperando Rewitched, vero? :)
    Come ti ho detto non ho letto molto di tuo, ma se hai aggiornato qualcosa, basta dirlo, che leggo ^^
     
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  5. Vivaldi4love
     
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    c'è del noir in questa storia, bene!!!
    I like it!
     
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  6. [william;]
     
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    Rieccomi con la quinta parte ^^


    PARTE 5



    A casa di Sharon
    Sharon e Michael si stavano baciando appassionatamente – “Aspetta” – disse Sharon, fermandosi. La ragazza raggiunse lo stereo, e lo accese.
    Iniziò una canzone: “Non chiamo mai, ti cerco solo quando poi, ho voglia di assaggiarti e di confonderti” - “Che lingua è?” – chiese il poliziotto, sorpreso ma divertito.
    “Italiano” – rispose, lei – “E’ di un gruppo italiano, i Modà”.
    “Mai sentiti” – esclamò lui.
    “Li sentirai ora” – Sharon si lancio sul ragazzo, e i due ripresero a baciarsi.

    A casa di Gabriel, e Shaun
    In salotto, David Hale, stava leggendo il giornale, ed Emily stava preparando la colazione. In cucina arrivò Gabriel – “Buongiorno, tesoro” – lo salutò la madre.
    “Ciao, mamma, e ciao papà” – salutò lui, educatamente.
    “Cosa ti preparo?” – domandò la madre, gentile.
    Poco dopo, i tre vennero raggiunti da Shaun.
    “Credo che dovrai preparare per due” – ironizzò il padre.
    “Non c’è ne bisogno” – ribattè Shaun – “Mi brucia lo stomaco” – continuò con tono astioso.
    “Brucia anche a me” – dichiarò Gabriel, ancora più ostile. I due lasciarono la cucina, lasciando i genitori, sbigottiti.
    “Le riunioni sono servite a ben poco” – considerò la madre dei ragazzi.
    “Sono dei ragazzi, dovranno chiarire tra loro” – spiegò David.

    Liceo di Riverside
    “Tutto questo è incredibile” – strepitò Den – “Non è normale” – continuò, agitato.
    “Cosa intendi dire?” – chiese Liam, curioso.
    “Come può essere ovunque?!” – si chiese – “Chi diavolo è?”.
    “Non lo so, ma non è l’unica persona che mi sta minacciando, Den” – asserì Liam, quasi spaventato.
    “E perché non me ne parli? Io ti ho detto del mio segreto” – Den si fermò, e guardo l’amico con occhi fiduciosi.
    “Tu sei stato costretto, la persona X ha praticamente sbandierato le tue attività illecite” – rispose Liam.
    “Bhe, si, hai ragione” – esclamò Den – “Ma te lo avrei detto comunque, come avrei intenzione di dirlo agli altri, a Shaun, a Gabriel, a Sharon e a Jasmine”.
    “Sai, dovresti sapere che Shaun odia Gabriel e Jasmine, che odiano Sharon” – illustrò Liam – “Ed in parte questo è accaduto per colpa tua” – lo rimproverò il ragazzo.
    “Lo so” – ribadì Den – “So che sono stato stronzo, ma l’innominato mi aveva minacciato, o le mie foto o le loro foto” – continuò il ragazzo – “E che cosa ne ho guadagnato? Ci ha fottuto tutti, ma ho capito qualcosa” – asserì Den con aria saggia.
    “Cosa?” – domandò, Liam.
    “Non mi chiese di pubblicare le foto di Gabriel e Jasmine, ma di minacciare Sharon, e di farle pubblicare a lei” – rispose Den – “Ed è palese che abbia voluto mettere zizzania”.
    “Voleva che noi litigassimo, che noi ci odiassimo a vicenda” – lo interruppe Liam – “Ma perché?”.
    “Perché?” – chiese, in tono ironico, Den – “Perché siamo uniti, perché dopo quello che ci è successo, siamo diventati più amici che mai”.
    “Non parlare di quella cosa, ti prego” – Liam deglutì.
    “Ok, non lo faro più” – si scusò Den. La campanella suonò.
    “Dobbiamo andare in classe, c’è il tema di italiano” – sostenne Liam, e Den annuì.
    “Stacy” - Den chiamò una compagna, una ragazza molto semplice, con i capelli neri, e con degli occhiali molto grandi e particolari. La ragazza si avvicinò – “Dimmi” – rispose Stacy, sorridente.
    “Hai scoperto la traccia del compito?” – domandò il bad boy.
    “Si, e avevo mandato una email a tutta la classe” – spiegò la ragazza.
    “Ci deve essere sfuggita, siamo stati abbastanza impegnati” – disse Liam.
    “Strano che ti sfugga qualcosa Liam” – Stacy lo guardò, sorpresa – “Comunque è sui segreti, o una cosa del genere”.
    “Cosa?!” – domandarono i ragazzi, in coro.
    “Si, ora che ci penso è Adolescenti e segreti” – Stacy sorrise – “Ora dobbiamo entrare, dai” – i due ragazzi si guardarono sbigottiti, e poi, insieme a Stacy, entrarono in classe.

    Shaun era nello spogliatoio, e aprì il suo armadietto, dal quale caddero dei vestiti. Il ragazzo si chinò per prenderli, e tra quei vestiti, trovò una foto, che ritraeva lui e Jasmine. Shaun la guardò per alcuni secondi, poi deglutì, prese i vestiti, e la foto, e rimise tutto nell’armadietto.
    “Pensieroso?” – Richard lo stava osservando.
    “Abbastanza” – rispose Shaun.
    “Ho visto che tuo fratello è tornato a scuola, è fastidioso, vero?” – chiese il ragazzo.
    “Abbastanza, ma vivere nella stessa casa è ancora più fastidioso, credimi” – Shaun e Richard risero.
    “A cosa pensavi?” – domandò Richard.
    “A tante cose” – disse Shaun – “Sono in pena per i miei genitori” – spiegò, il ragazzo.
    “Se ti va, puoi parlarmene, ti ascolterò” – Richard gli sorrise.
    “Io sono il loro figlio adottivo, avrebbero potuto preferire lui, a me, eppure non lo hanno fatto, hanno perdonato lui, hanno perdonato me, e hanno perdonato persino Jasmine” – disse Shaun – “E noi continuiamo a lanciargli risposte acide, e cattive, come se fossero loro i colpevoli di quello che è successo” – continuò il giovane, molto saggio.
    “Solo un bravo ragazzo potrebbe pensare questo, non devi essere in pena per loro, spiegagli la situazione, spiegagli i tuoi punti di vista, e vedrai che capiranno” – asserì Richard. Shaun lo guardò.
    “Sono stato banale, vero?” – chiese, ironico. I due scoppiarono a ridere.
    “No, nulla di quello che dici è banale” – rispose Shaun. I due si guardarono, poi si sorrisero, e Richard, baciò velocemente, con un bacio a stampo, sulle labbra. Shaun sgranò gli occhi.
    “Wilson, si gioca” – l’allenatore entrò nello spogliatoio, e richiamò Shaun.
    “Vai a giocare, io devo scappare a lezione” – Richard andò via. Shaun abbassò il capo, e ritornò ai suoi pensieri.

    A casa di Den
    Den era in camera sua, seduto alla scrivania, e stava scrivendo dei nomi su una lista – “Potrebbe essere lui?” – si chiese – “O anche lui?” – continuò. Poi ricevette una email.
    Era di un utente sconosciuto – “Non di nuovo” – gridò lui, poi digitò alcuni tasti, e l’aprì – “Ti piace così tanto indagare su di me? Mi piace il nome che mi hai dato: l’innominato. Voglio darti un premio. I migliori meritano sempre un premio. Vediamoci. Ma tardi. Questa notte, dopo le 2, nella parte più remota di Riverside.” – Den deglutì, poi si mise le mani tra i capelli – “Ti fotterò, stronzo” – e prese il cellulare.

    La sveglia suonò. Liam la spense, velocemente. Poi si alzò, si vestì in fretta, controllò se il padre, e il piccolo Nicholas dormivano, e uscì di casa.
    Anche Jasmine uscì di casa, furtiva. Poco avanti casa sua viveva Sharon, che allo stesso modo circospetto, chiuse la porta di casa, e scese le scalinate. Le due si guardarono – “Come mai stai andando?” – chiese Sharon.
    “Non lo so, voglio solo fidarmi, non è la prima volta che ci fidiamo di lui” – rispose Jasmine.
    Le stesse scene sembravo ripetersi a casa Hale. Shaun uscì di casa, sempre molto prudente, e davanti casa trovò Gabriel – “Senti Shaun, io”.
    “No, Gab” – lo interruppe Shaun – “O almeno non ora, andiamo”.
    Den, con aria felice, uscì di casa, poi chiamò qualcuno – “Liam sei già lì? Speriamo che gli altri vengano, io sto arrivando” – Den chiuse la telefonata – “I miei mi uccideranno, ma devo farlo” – esclamò il ragazzo, ansioso, ma eccitato.

    Jasmine e Sharon stavano percorrendo una strada, nel bosco – “Come sa che sarà qua?” – chiese Jasmine.
    “Den è sicuro che la parte più remota di Riverside sia la dimora dei Doherty” – rispose Sharon – “E ha sicuramente ragione, è una casa abbandonata, e vecchia, ed è nel bel mezzo del bosco”. Le due continuarono a percorrere una stradina, poi, in lontananza videro delle luci.
    “Andiamo, corriamo” – esclamò Jasmine. Le due iniziano a correre, e raggiunsero la dimora, in poco tempo. Davanti la vecchia casa vi era parcheggiata un’auto della polizia, un’ambulanza, e altre tre o quattro macchine.
    “Cosa succede Shà?” – chiese, nervosa, Jasmine.
    “Riconosco l’auto del padre di Liam, e quella degli Spencer, i genitori di Den” – spiegò Sharon.
    “E quella è degli Hale” – asserì Jasmine, sempre più nervosa.
    Michael notò le ragazze, e gli si avvicinò – “Sharon, Jasmine, cosa fate qui?” – domandò il poliziotto, nonché fidanzato segreto di Sharon.
    “Potrei chiederti la stessa cosa” – rispose la ragazza – “Anzi, perché sei qui? Perché c’è l’ambulanza, e i genitori dei nostri amici?” – continuò Sharon, quasi infuriata.
    “Devi stare tranquilla, tesoro” – cercò di calmarla Michael.
    “Cosa succede, agente?” – lo interruppe Jasmine.
    “Alla stazione è arrivata una chiamata anonima, di qualcuno che gridava e chiedeva aiuto, e noi pensavamo fosse uno scherzo, perché questa casa è frequentata, spesso, da adolescenti sprovveduti” – iniziò a spiegare l’agente Bryant.
    “Ma? Continua, ti prego” – Sharon, così come l’amica, aveva le lacrime agli occhi.
    “Ma siamo venuti, e abbiamo trovato un corpo che deve essere ancora identificato, siccome riporta varie ferite anche sul viso ma” – Michael sospirò – “Ma gli esperti hanno potuto evincere che il corpo è di un adolescente. Avrà tra i 15 e 17 anni, non di più.”
    Sharon si chinò a terra, Jasmine l’abbracciò, le due scoppiarono a piangere. Erano distrutte, ma poi il telefono di entrambe trillò – “No, non voglio guardare” – gridò Jasmine, ma Sharon prese il suo e singhiozzando lesse il messaggio – “Non sempre i migliori se ne vanno, spesso restano eccome.
     
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  7. sahany09
     
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    Bravooooooooooooooooo !!!!!

    Terribilmente intrigante. :drool:
     
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  8. [william;]
     
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    grazie mille
     
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    Io sono una cercatrice del mistero e del paranormale, viaggio nel cuore della notte e caccio i vostri incubi..Vivo tra le tenebre e una nuova alba

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    Molto interessante e intrigante..I miei complimenti William
     
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  10. LoveCass
     
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    Vero, vero!, l'aggettivo giusto è proprio "Intrigante"! Questa storia mi sta rapendo molto e non mi resta che farti i complimenti, bravo per l'ottimo lavoro! :clap2: :clap2:
     
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  11. [william;]
     
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    Grazie ragazze.
    La prossima è già pronta, ed è una bomba :O


    PARTE 6



    A casa degli Hale
    Un agente di polizia scese le scale, David ed Emily Hale gli si avvicinarono – “Continuano tutti a dare la stessa versione, quindi, gli crediamo, crediamo a tutti loro” – disse l’agente – “Ma dopo il funerale, le indagini dovranno continuare” – continuò, poi, dispiaciuto. I genitori di Gabriel, e Shaun, assentirono. L’agente, poi, salutò ed andò via.
    Poi i coniugi Hale salirono le scale, ed raggiunsero Gabriel che era seduto sul letto, con lo sguardo basso, e con le lacrime agli occhi.
    “Sono andati via?” – chiese Gabriel.
    “Si, l’ultimo agente è appena andato via, ma dopo il funerale, le indagini continueranno” – rispose il padre. Gabriel deglutì.
    “Ma vi credono” – asserì Emily, sicura – “Credono che voi eravate lì per una ragazzata, per divertirvi, e che non sapevate cosa vi aspettava” – la signora, poi si andò a sedere sul letto, vicino al figlio.
    “Non riesco a credere che sia morto, non ci posso credere” – Gabriel scoppiò a piangere. La madre guardò il marito, che li raggiunse. I due genitori strinsero il figlio.

    Il giorno dopo
    Sharon era in camera sua, seduta, davanti allo specchio. Stava pettinando i lunghi capelli ramati. Qualcuno bussò alla porta, e lei posò la spazzola. Si alzò, ed andò ad aprire la porta.
    “Tesoro c’è un agente di polizia, ma se non vuoi parlargli posso mandarlo via” – disse la signora Foster, Lucinda Simmons Foster.
    “Tranquilla, mamma, fallo venire” – rispose Sharon.
    La madre della ragazza chiamò il poliziotto, che raggiunse le due. Era Michael.
    “Se è qualcosa, sono di sotto” – Lucinda sorrise, e lasciò i due, soli.
    “Non ti sei ancora preparata per il funerale?” – chiese l’uomo. Sharon non rispose, il suo sguardo era evidentemente perso nel vuoto. Michael le si avvicinò – “Mi dispiace” – l’agente di polizia le pulì il viso dalla lacrima che lo stava rigando.
    “Anche a me” – ma un’altra lacrima, e un’altra ancora, scesero sul viso della ragazza, sempre più silenziosa.

    Jasmine, intanto, era già pronta. Indossava un vestitino elegante, e ovviamente, nero. Dopo poco, i suoi genitori la raggiunsero.
    “Gli altri cos’hanno detto?” – domandò Jasmine.
    “Non gli abbiamo detto niente, vedrai che capiranno, e poi sappiamo quanto tu ci tenga ad andare” – rispose Eric Combs.
    “E verremmo anche noi con te” – continuò Rose. Jasmine annuì, con un leggero sorriso.
    “Il fatto che siamo testimoni di Geova non ci impedisce di poter andare ad un funerale cristiano, e soprattutto ad un funerale di un giovane ragazzo” – le disse la signora Combs.
    “Tua madre ha ragione, e se agli altri della comunità non andrà bene, si arrangeranno” – proseguì il marito. Jasmine annuì ancora. Anche lei era molto silenziosa.
    “Andiamo” – Eric aprì la porta, e la famiglia uscì di casa.

    Quella notte
    La dimora dei Doherty era tetra. D'altronde una casa abbandonata nel bosco non poteva essere la più illuminata della città. Liam entrò, e l’aspetto interiore era peggiore di quello esteriore. Oltre che buia e tenebrosa, era molto vecchia, e molti delle porte, e delle finestre, erano rotte. Liam ricevette una chiamata, e rispose. All’altro capo c’era Den – “Liam sei già lì? Speriamo che gli altri vengano, io sto arrivando”.
    “Questo posto è inquietante, muoviti, ti prego” – rispose Liam, prima di chiudere la conversazione telefonica.
    Poco dopo, Liam sentì un rumore, e si voltò, spaventato. Fece qualche passo, in modo prudente e circospetto. Poi deglutì, era evidentemente spaventato.
    Liam, poi, si fermò, e notò che sul tavolo della cucina, se quel posto poteva essere chiamato così, c’era un foglio di carta, così, rapido si avvicinò e lo lesse – “Quale vantaggio hanno i bugiardi? Che quando dicono la verità non sono creduti”.
    Liam indietreggiò, poi due mani, coperte dai guanti rossi gli coprirono la bocca e il ragazzo venne trascinato in una camera ancora più buia.
    Poco dopi minuti, la porta della vecchia casa si aprì ancora, ed entrò Den. Il ragazzo chiamò varie volte Liam, inutilmente.
    “Sono arrivato? Non è me, che volevi? Palesati” – gridò il ragazzo. Poi notò un movimento di ombre, nell’altra camera. Anch’esso esso era evidentemente turbato. Il ragazzo non ebbe il tempo di voltarsi che qualcuno, con i soliti guanti rossi, lo colpì con un bastone. Den, però, molto veloce, nonostante il colpo, e il sangue che gli usciva dalla testa, colpì l’individuo con un calcio, e prese il cellulare con il quale riuscì a digitare il breve numero della polizia. Poi si alzò, e iniziò a correre, ma la persona misteriosa lo seguì. Quando la polizia accettò la chiamata lui iniziò a gridare aiuto – “Sono alla vecchia dimora dei Doherty, vi prego, sono ferito, aiuto” – poi “l’innominato” lo spinse, e il cellulare gli cadde a terra, un altro bastonata colpì il viso del ragazzo, e poi, dopo un’altra ancora, e un’altra ancora. Il ragazzo continuava a gridare aiuto.
    Shaun e Gabriel, che erano oramai arrivati alla dimora, udirono le urla, e dopo essersi guardati, insieme, corsero verso la casa, e una volta entrati iniziarono a chiamare Den, e Liam. Gabriel, coraggioso, andò avanti, ma non notò qualcosa che Shaun, invece constatò subito. Qualcuno era al piano di sopra, e qualcuno li stava osservando. Essendo tutto molto scuro non vide molto, ma riconobbe i guanti rossi. Quelle mani ricoperte da guanti rossi che, dopo pochi secondi presero un pezzo di legno molto grande, quasi quanto una porta, e lo buttarono di sotto.
    “Gab, attento” – Shaun si lanciò contro il fratello, e il pezzo di legno enorme lo colpì sotterrandolo.
    “Oh mio Dio, Shaun” – Gabriel prese il pezzo di legno che aveva coperto il fratello, e lo spostò. La persona misteriosa, poi, buttò ancora qualcosa. Qualcosa che emanò un fumo bianco che coprì, letteralmente, i due fratelli. Intanto, fuori, la polizia stava arrivando.
    Poco dopo, la polizia aveva chiamato un’ambulanza, e i genitori dei vari ragazzi. Gabriel era scosso, ma stava bene. Shaun, invece, era stato portato d’urgenza in ospedale, in seguito ad una forte botta alla testa oltre che ad altre varie fratture in tutto il corpo, dovute dalla caduta del pezzo di legno. In ogni caso, secondo i medici, se la sarebbe cavata. Il corpo che venne trovato era quello di Den. Il suo viso era sia livido, sia bagnato di sangue. L’arma che lo aveva colpito a morte non fu trovata. E Liam? Di Liam: nessuna traccia.

    Shaun era in un parco, in un bellissimo parco. Intorno a lui regnava il verde.
    Den gli si avvicinò, e lui gli sorrise.
    “Stai bene? Io ti ho sentito urlare” – gli disse Shaun.
    “Ora sto bene” – rispose Den, sorridendo.
    “Ma cos’è successo? Hai scoperto chi è la persona dei messaggi?” – domandò Shaun, molto agitato.
    “Shhh, guardati intorno, devi solo rilassarti” - gli consigliò il ragazzo – “Inizialmente mi odiavi, ricordi?” – domandò Den, sorridente.
    “Mi ricordo, e ti ho odiato tante volte” – replicò Shaun – “Ma eri tu che ci hai unito, sei tu che ci hai tenuto tutti uniti” – continuò il giovane – “E anche l’altra notte, hai saputo riunirci”.
    “Io ho fallito Shaun, avrei voluto tanto aiutarvi, ma non ci sono riuscito” – disse Den, con aria triste – “Ma ora tocca a te” – Den lo guardò, speranzoso.
    “A me? Andiamo, io non sono come te, non sono così coraggioso” – considerò Shaun.
    “E invece no, sei l’unico che quella sera avrebbe avuto il coraggio di tradirmi, di tradirci, sei tu Shaun, sei tu, tu non lo sai, e non è colpa tua, ma sei sempre stato tu” – gli disse Den, che poi gli si avvicinò. Shaun indietreggiò.
    “Ti prego, no, non prendermi ancora in giro” – Shaun abbassò lo guardo.
    “Non ti ho mai preso in giro, Shaun, io ti volevo, o meglio, ti ho desiderato” – Den gli si avvicinò ancora di più, e lo baciò, maliziosamente – “Ma, semplicemente avevo altri gusti, e non volevo giocare con te” – Den gli sorrise, poi si allontanò.
    “Den?” – Shaun lo chiamò – “Chi è quella persona? Ti prego, dimmelo”.
    Den si voltò – “Shaun sono solo dei bugiardi, e sai le bugie cos’hanno?” – gli domandò Den.
    “Le gambe corte?” – replicò Shaun.
    “Nel nostro caso no, Shaun, le bugie hanno delle belle gambe” – Den sparì, e Shaun aprì gli occhi. Si svegliò in un letto d’ospedale.

    Fuori dalla Chiesa, i genitori dei vari ragazzi si erano riuniti, così come i figli.
    “Hai freddo?” – chiese Gabriel, vedendo Jasmine intirizzita dal freddo.
    “Abbastanza” – rispose lei, e il ragazzo si tolse la giacca, e la misi sulle spalle della ragazza, che gli sorrise, e poi gli diede un bacio sulle labbra.
    “Quanto ancora dovremmo mentire alla polizia? Ai nostri genitori?” – domandò Sharon.
    “Abbiamo visto di cos’è capace, non possiamo rischiare la vita di qualcun altro” – rispose Gabriel.
    “Ed è stato chiaro, se vogliamo che Liam stia bene dovremmo mantenere il segreto, e dovremmo continuare a dire che eravamo lì solo per gioco” – continuò Jasmine.
    “Mantenere un altro segreto? Non so quanto resisterò” – asserì Sharon.
    “Ragazze, aspettiamo che Shaun esca dall’ospedale, e poi decideremo tutti insieme, decideremo se dire o no di questa persona che ci minaccia, daremo tutti i nostri cellulari alla polizia, ma prima aspettiamo, vediamo come vanno le cose, e cerchiamo di salvare Liam” – spiegò Gabriel, cercando di rassicurare le ragazze. Le due annuirono – “Hai ragione” – ribadì Jasmine.
    “Credo che la celebrazione stia per iniziare” – pensò Sharon, vedendo che una buona parte delle persone, iniziò ad entrare in Chiesa.
    “Chi è quella?” – chiese Jasmine, notando una bellissima ragazza dai lunghi capelli biondi, che parlava coi genitori di Den.
    “Mi ricordo di lei, voi no?” – ribattè Gabriel.
    “Ho un vago ricordo” – anche Sharon la stava osservando – “Non sarà mica”
    “Sua sorella” – la interruppe Jasmine – “La sorella che studiava a New York, Den ce ne parlava sempre”.
    “Si, è proprio lei, lui se ne vantava, molto spesso” – continuò Gabriel.
    La ragazza notò che il gruppo di amici la stava osservando, e chiese qualcosa ai suoi genitori. I ragazzi si voltarono dall’altro lato, imbarazzati.
    “Andiamo in Chiesa, dai” – disse Jasmine. Ma il loro cellulare trillò. I tre, lo presero, spazientiti.
    State bene, vestiti di nero” – iniziò a leggere Sharon.
    Ma lo stareste meglio se in una bara” – continuò Jasmine.
    L’innominato” – concluse Gabriel, leggendo la firma.
     
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  12. sahany09
     
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    O_______________________________________________________O
    Non ho parole !!!!
    x 1000
    Bravo davvero !!!!

    Scusa, ma non commento la puntata per non rovinare la lettura agli altri. Ih Ih Ih !!!
     
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  13. [william;]
     
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    PARTE 7



    Nella mensa scolastica
    Liam, Shaun, Gabriel, Jasmine e Sharon erano seduti – “Per quanto, continueranno a guardarci così?” – chiese Sharon, irrequieta.
    “Non ho idea, mio padre non ha voluto neanche che venissi da solo a scuola” – rispose Liam, altrettanto agitato.
    “Già è tanto che la polizia non ci stia molto addosso, chi prima, e chi dopo, eravamo sempre sul luogo di un omicidio” – asserì Gabriel.
    “Vedrete che indagheranno e troveranno l’assassino di Den” – cercò di rassicurarli Jasmine.
    “Dovremmo dire tutto, dire che l’assassino ci mandava messaggi, ci tormentava, e ci spaventava, dovremmo dare i nostri computer e cellulari alla polizia” - dichiarò Sharon, in preda al panico.
    “No invece, questa persona è intelligente, e noi dobbiamo cercare di batterlo su quello” – la interruppe Shaun – “Sa tutto di noi, sapeva della droga di Den, sapeva della vostra relazione” – Shaun guardò amareggiato il fratello e Jasmine – “E sa del tuo caro poliziotto” – continuò il ragazzo – “E molto probabilmente, sa molte più cose di quando noi immaginiamo, l’email era chiara, se avremmo detto qualcosa alla polizia, questa persona avrebbe alterato le prove”.
    “E a finire in carcere saremmo stati noi” – affermò Liam. Shaun annuì.
    Mike raggiunse i cinque ragazzi.
    “Volevo solo darvi questi” – Mike diede dei volantini ai ragazzi – “Ci sono semplicemente le date delle prove dello spettacolo”.
    “Quale spettacolo?” – chiese Jasmine – “Avevamo detto che questo anno non ci andava di partecipare alla recita” – esclamò, la ragazza. Gli altri annuirono.
    “Eppure nel registro c’è la firma di ognuno di voi, quindi, siete stati iscritti, e parteciperete” – Mike sorrise, e lasciò il gruppo prima che uno di loro potesse rispondere.
    I vari cellulari dei ragazzi suonarono, e vibrarono – “Porca” – imprecò Gabriel. I ragazzi, poi, presero i vari cellulari e lessero il messaggio, anonimo, ovviamente.
    Non si recita per guadagnarsi la vita: si recita per mentire, per essere quello che non si può essere, e perché si è stufi di essere quello che si è.” – Shaun lesse il messaggio ad alta voce.
    “Ci ha iscritti l’innominato” – commentò Gabriel.
    “L’ultima volta che presi parte alla recita scolastica dovetti interpretare una contadina” – enfatizzò Sharon – “Cosa mi toccherà fare quest’anno?”
    “Un’assassina” - Richard si avvicinò ai ragazzi. La ragazza deglutì.
    “Cosa?” – chiese, spaventata.
    “Ho letto la lista dei ruoli, perché ci sono anche io, e voi sarete degli assassini, non comparirete molto nello spettacolo perché personaggi secondari, giusto in qualche scena in un carcere” – spiegò, il ragazzo.
    “Hai studiato bene il copione?” – domandò Gabriel, curioso.
    “Si, io sarò tra i protagonisti, recitare è stata sempre una mia passione” – ribatté Richard, carino ed educato.
    “Comunque ero venuto a chiamare Shaun, vorrei parlarti” – Richard si riferì direttamente al ragazzo.
    “Certo” – rispose Shaun – “Aspettami nell’atrio, ti raggiungo tra cinque minuti” – Richard sorrise, e seguì i consigli dell’amico.
    “Questa cosa è maledettamente inquietante” – sussurrò Jasmine – “Non voglio interpretare un’assassina”.
    “E invece dovremmo farlo” – rifletté Liam – “Gli studenti che partecipano alla recita non sono mai molti, e l’innominato potrebbe essere tra loro” – spiegò il giovane – “Sarà un modo alternativo di indagare”.
    “Ha ragione” – disse Shaun, che poi si alzò – “Ora, devo andare”.
    “Stai attento” – replicò Gabriel – “Sai, di questi tempi non bisogna fidarsi di nessuno”.
    “Già, ma Richard è un bravo ragazzo” – rispose lui, che poi, salutò gli amici, e uscì dalla mensa.

    Shaun raggiunse Richard, che paziente, lo aveva aspettato.
    “Ciao” – salutò Shaun.
    “Ciao” – rispose Richard.
    Entrambi erano imbarazzati.
    “Volevo parlarti dell’altro giorno” – iniziò Richard – “A me è dispiaciuto”
    “Davvero?” – lo interruppe Shaun – “Davvero ti è dispiaciuto?”
    “In realtà no” – rispose Richard, deciso – “E, a te?”
    “Io sono molto confuso a riguardo, prima quello che è successo con Jasmine, poi questo, e poi sai, la morte di Den” – spiegò Shaun – “Non ho avuto molto tempo di pensarci”.
    “Si, lo so, hai esattamente le tue ragioni, ma spero solo che ora non mi odierai o cose simili” – disse Richard, irrequieto.
    “Non sono quel tipo di persona” – Shaun gli sorrise – “Non era la prima volta che baciavi un ragazzo, vero?”
    “No, in realtà ho scoperto di essere gay all’età di 14 anni, e sai, ho subito imparato a convivere con la cosa, e ho avuto vari ragazzi, ma quasi nulla di importante” – ribattè Richard.
    “Quasi?” – lo provocò Shaun, interessato.
    “In realtà ero innamorato di un ragazzo, e credevo di starci insieme, ma dopo pochi mesi lui si innamorò di una ragazza, e la cosa finì” – chiarì il giovane.
    “Deve essere stato brutto” – rifletté Shaun.
    “E tu? Hai perdonato tuo fratello, e la tua ex?” – domandò Richard.
    “Diciamo che ho smaltito la cosa, in seguito ad altri avvenimenti” – ribatté il ragazzo – “E ho capito che in certe situazioni è meglio restare uniti”.
    Richard annuì.
    “Cosa farai ora?” – lo sollecitò Richard.
    “Rifletterò, e una volta che avrò preso una decisione, sarai il primo a venirne a conoscenza” – rispose Shaun, ironico.
    Richard gli sorrise, poi lo salutò, ed entrò in classe.

    Qualche anno prima
    Shaun entrò nella doccia degli spogliatoi, e aprì l’acqua. Dopo poco, venne raggiunto da Den. I due continuarono a lavarsi, in silenzio. Dopo pochi minuti Den sorrise a Shaun - “Sei stato bravo” – si congratulò, il ragazzo.
    “Grazie” – rispose Shaun – “Ma il calcio non è proprio il mio sport, credo che inizierò a giocare a tennis”.
    “Il tennis? Bel gioco” – asserì Den – “Ti trovi bene col tuo fratellastro?” – gli chiese, poi, provocatorio.
    “Non lo conosco da molto, ma Gabriel sembra un bravo ragazzo, quindi si” – rispose Shaun, deciso.
    “Gabriel e io ci conosciamo da molto tempo, ed è un buon amico, peccato per quel problema” – disse Den, mentre continuava a lavarsi.
    “Problema, che problema?” – domandò Shaun, curioso.
    “Credevo che i tuoi genitori adottivi te lo avessero detto, Gabriel ha dei problemi di mente, li ha avuti da quando era un bambino” – spiegò Den – “Potrebbe uccidere qualcuno, e dimenticarsene completamente” – disse il ragazzo, con tono ironico – “Ma ovviamente non lo farebbe mai, rimane sempre una brava persona”.
    Shaun annuì. Si intuiva che era stordito.
    Den poi chiuse l’acqua – “Shaun, sono sicuro che io e te diventeremo amici molto intimi” – il ragazzo sorrise, e uscì dalla doccia.

    “Shaun” – lo chiamò Gabriel, e il ragazzo si voltò – “Hai parlato con Richard?”
    “Si, è appena andato via” – rispose Shaun. I due ragazzi vennero raggiunti da Liam, e le due ragazze.
    “Avete visto chi è venuta a scuola?” – chiese Jasmine.
    Gli altri non proferirono parola, in attesa di una risposta.
    “Ilaria, la sorella di Den” – Jasmine notò la ragazza – “E sembra stia venendo qua”.
    Ilaria aveva i capelli biondi, ed era alta, e magra. I suoi occhi erano azzurri. La ragazza si diresse verso il gruppo di amici, tutti quanti la notarono. La ragazza aveva una camminata molto sensuale. E poi indossava un vestitino molto succinto, che faceva onore alle sue bellissime gambe.
    Ilaria salutò i ragazzi, e questi ricambiarono.
    “Scusate, se in Chiesa, ne io, ne i miei genitori, siamo venuti da voi, ma eravamo distrutti” – disse la ragazza – “Ma ci tenevo a dirvi che eravamo contenti, tutti quanti, della vostra presenza, voi eravate i migliori amici di Den”.
    “Non c’è problema” – rispose Gabriel.
    “Anzi, scusaci tu se non ci siamo avvicinati, ma non volevamo risultare invadenti” – continuò Sharon.
    Ilaria sorrise – “Den mi parlava così tanto di voi, tu devi essere la rossa furba?” – chiese la ragazza.
    “Mi chiamo Sharon” – si presentò, lei.
    “Tu sei la dolce Jasmine? Hai tagliato i capelli? Lui ti definiva la dea della purezza, chissà se era ironico, o no” – Ilaria poi guardò Liam – “E tu sei quello più dolce, e intelligente, vero?” – Liam e Jasmine annuirono, imbarazzati.
    “E poi i due fratelli” – Ilaria si voltò verso Gabriel e Shaun – “So che uno di voi era il suo braccio destro” – Gabriel sorrise – “E poi so di Shaun”.
    “Presente” – disse, quello, ridendo.
    “Mi diceva che tu eri il solo che lo sfidava, e che mettevi in dubbio il suo essere, ma ti voleva molto bene” – Ilaria continuava a sorridere, allegra. Aveva la stessa aria provocatoria del fratello.
    “Spero di rimanere in contatto con voi” – Ilaria andò via, lasciando i ragazzi ammutoliti.
    “Sono l’unica a cui” – Gabriel interruppe Jasmine – “A cui è sembrato di stare con Den? No, non sei l’unica”.
    “Non me la conta giusta” – considerò Liam.
    I ragazzi si guardarono, assentendo.

    Qualche anno prima
    Shaun era in camera sua, Den bussò alla porta – “Tuo padre mi ha detto che eri qua” – si giustificò il ragazzo.
    “Tranquillo” – Shaun sorrise – “Vieni, tanto avevo finito di studiare” – Shaun si sedette sul letto, seguito da Den.
    “Gabriel non c’è?” – chiese Den.
    “Non è in casa, ora” – rispose Shaun.
    “Sarà dallo strizzacervelli” – Den scoppiò a ridere.
    “Non prenderlo in giro, è un problema serio, e lui sta guarendo, prende delle medicine” – lo rimproverò Shaun.
    “Ero ironico, Shaun” – Den gli si avvicinò, sempre più – “Quando ero piccolo, mio zio mi raccontò una storia, narrava di due ragazzi” – Den prese la mano di Shaun – “Questi due ragazzi si amavano, ma uno dei due era pazzo, uno dei due fingeva, uno dei due era solo un falso e subdolo maniaco” – Shaun deglutì – “Ma ben presto l’altro ragazzo lo scoprì, e” – le labbra di Den baciarono quelle di Shaun, che chiuse gli occhi – “Dopo averlo baciato” – Shaun riaprì gli occhi – “Lo pugnalò a morte” – Shaun indietreggiò spaventato, e Den scoppiò a ridere.
    “Mi hai spaventato” – disse Shaun.
    “Tu mi spaventi, sempre” – rispose Den, con un tono sempre più angosciante.

    Shaun era seduto sul letto, Gabriel lo raggiunse.
    “Shaun mamma e papà volevano invitare la famiglia di Jasmine, e lei stessa a cena, tanto per chiarire le cose” – lo avvisò il fratello – “E mi chiedevo se a te andasse bene”.
    “Si, Gab, non c’è problema” – rispose Shaun.
    “Stavi facendo qualcosa? Ti vedo perplesso” – Gabriel andò a sedersi, vicino al fratello.
    “Gabriel ti capita mai di pensare a Den? Di pensare a dei momenti passati con lui?” – domandò Shaun, imbarazzato.
    “Si, mi capita, era un nostro amico, e lo abbiamo perso, non c’è nulla di male” – ribattè Gabriel.
    “A me è capitato anche di sognarlo, quando ero in ospedale” – asserì Shaun, sempre più impedito.
    “E che cosa hai sognato?” – domandò Gabriel, curioso.
    Un suono colse l’attenzione dei due.
    “Deve essere arrivata una mail” – Gabriel, e Shaun si avvicinarono al pc.
    “Anonima, tanto per cambiare” – pensò ad alta voce Gabriel.
    “C’è un’immagine in allegato” – Shaun aprì il file, che avevano ricevuto via email.
    L’immagine aperta ritraeva vari medicinali.
    “Cosa sono?” – chiese Shaun.
    Gabriel deglutì, e abbassò lo guardo – “Sono i medicinali che dovevo prendere, quando avevo quel problema”.
    Shaun chiuse subito l’immagine, e abbracciò il fratello, che dopo poco scoppiò in lacrime – “Perché ci sta facendo questo? Perché?” – chiedeva Gabriel, singhiozzando.
    “Stai tranquillo, ci proteggeremo a vicenda” – Shaun strinse il fratello.

    L’innominato, con i suoi soliti guanti rossi, posò un distintivo ed una pistola, sul tavolo, poi prese una foto, e la inserì in un ritratto. La foto ritraeva Sharon.
     
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  14. sahany09
     
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    Hai inserito anche tematiche psicologiche e sociali importanti.....
    Non aggiungo altro.
    E aspetto il seguito :)
     
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  15. [william;]
     
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    PARTE 8



    Liam sorrise e salutò l’agente di polizia, e raggiunse l’amica, Sharon.
    “Cosa diavolo volevano?” – chiese la ragazza.
    “Continuano a chiedermi particolari su quella notte, e su cosa mi sia successo quando mi ha rapito” – rispose Liam.
    “E cosa è successo?” – ribattè Sharon.
    “Ne abbiamo già parlato, non lo so. Mi ha colpito, e due giorni dopo mi sono risvegliato sull’autostrada, da lì ho chiamato mio padre e sono tornato a casa” – rispose il ragazzo, spazientito.
    “Scusa se sono poco delicata ma non capisco perché abbia ucciso uno di noi, e abbia rapito, e poi liberato te, senza farti del male” – asserì, Sharon, schietta.
    Liam annuì – “Tranquilla, non sei la sola a pensarla così” – gli sorrise, poi, l’amico.
    La campanella scolastica suonò – “Dovremmo entrare” – continuò Liam, e Sharon acconsentì. Ma Mike corse contro i ragazzi – “Cercavo proprio voi” – disse il ragazzo, felice. Poi consegnò dei volantini ai ragazzi – “Sono gli inviti al mio compleanno, darò un party che non potete perdervi” – asserì il ragazzo.
    “Una festa in maschera?” – chiese Liam, mentre guardava gli inviti.
    “Si, e parteciperà tutta la scuola, ovviamente” – disse lui, sicuro – “Date gli inviti anche a Gabriel, Shaun e Jasmine, ok?” – Mike li salutò, e si allontanò.
    “Il party della scuola più figo della scuola è dato da Mike Tomminson? Chissà che direbbe Den a riguardo” – esclamò Sharon, pensierosa.

    Qualche anno prima
    Den, Liam e Sharon stavano passeggiando insieme.
    “Le feste di compleanno, le amo” – disse Den, felice – “In quei casi mostro alla gente quanto credo che valgano, se li invito possono reputarsi delle persone accettabili, in caso contrario è come se gli stessi dicendo di ammazzarsi” – continuò Den. Sharon scoppiò a ridere.
    “Sei così cattivo, Den” – lo riprese Liam, divertito.
    “Io mi definisco spontaneo, ma ti stupiresti della tua di cattiveria, verginello” – gli rispose Den. Liam e Sharon si guardarono, silenziosi.
    “Ironizzavo” – enfatizzò Den.
    “Chi hai intenzione di invitare alla tua festa?” – domandò Sharon.
    “Tu chi vuoi che inviti, dolcezza? Mio zio? Mio padre? O preferisci mio nonno?” – la provocò Den, ridendo, e Sharon deglutì – “Tornando seri, so di sicuro che non inviterò quello sfigato di Mike Tomminson, non credo verrebbe senza la madre” – Den continuò a ridere. I tre continuano a passeggiare.

    Casa di Jasmine
    I coniugi Combs, genitori di Jasmine erano in salotto e dialogavano con la famiglia di Den, gli Spencer. Jasmine invece era in camera sua che scriveva. Qualcuno bussò alla porta – “Avanti” – disse la ragazza, gentile.
    Ilaria Spencer entrò nella camera della ragazza – “Ciao” – salutò la bionda – “Disturbo?” – chiese, gentile.
    “Assolutamente no, vieni pure” – le rispose Jasmine, sorridendole – “Non sapevo fossi venuta anche tu, altrimenti sarei venuta a farti compagnia”.
    “Tranquilla, i tuoi genitori mi hanno permesso di salire, si erano accorti che mi stavo annoiando” – asserì Ilaria – “Sarò anche un’adulta, ma preferisco dialogare coi giovani”.
    “Ovviamente” – replicò Jasmine – “Allora, come stai?” – chiese, poi, cordialmente.
    “Potrei sicuramente stare meglio” – rispose Ilaria – “Ma chi si lamenta? E tu, cosa stavi facendo?”
    “Scrivevo, ho un diario e mi piace scriverci sopra” – spiegò la ragazza.
    Ilaria si avvicinò alla finestra – “Hai una bella vista da qui”.
    “Molto” – rispose Jasmine, avvicinandosi anch’essa.
    “Quello non è il tuo amico?” – disse la ragazza, notando Liam in strada. Jasmine guardò, e assentì. Liam si guardò intorno, poi salì su una macchina sportiva rossa, alla guida vi era la seducente Molly Hall, la signora di mezz’età che aveva già trattato altre volte col giovane ragazzo.
    “E’ sua madre?” – domandò Ilaria.
    “No, no” – rispose Jasmine, stranita – “Non è una sua parente, e una signora di questa città sulla quale girano parecchie leggende” – continuò, la ragazza.
    “Che leggende?” – insistette Ilaria.
    Jasmine sorrise – “Si dice che sia la proprietaria di una casa di gigolò” – le due ragazze si guardarono, poi scoppiarono a ridere – “Si, è divertente, ma sono delle voci”.
    “Ma cosa ci faceva il tuo amico con Cicciolina?” – chiese l’altra ragazza – “Forse Den aveva ragione” – sparò lei.
    Jasmine tornò seria – “Su cosa?”
    “Den mi parlava molto spesso di voi, dei suoi amici e della sua vita qui” – spiegò Ilaria, ma i genitori iniziarono a chiamarla – “Devo andare” – disse, agitata.
    “Cosa ti aveva detto?” – domandò Jasmine, aggressiva. Ilaria indietreggiò.
    “Niente di che, mi aveva espresso delle perplessità che aveva su quel ragazzo, mi aveva detto che era una persona della quale si ci poteva fidare poco” – le confessò Ilaria, che poi, frettolosamente salutò e scappò dalla camera, lasciando Jasmine senza parole, e scossa.

    La sera stessa
    Shaun e Gabriel erano in strada, davanti casa di Liam, e nascosti dietro ad un albero.
    “Non so credere a quell’Ilaria, sembra così meschina” – disse Shaun.
    “Neanche a me convince molto” – pensò Gabriel. Questo poi prese il cellulare – “E’ Jasmine, mi chiede se Liam è arrivato”.
    “Mi sento in colpa” – gridò Shaun. Gabriel lo guardò stranito.
    “Non stiamo facendo nulla di male, stiamo solo indagando” – lo rassicurò Gabriel. Lontanamente si potevano vedere delle luci avvicinarsi. Shaun si voltò, e i due si guardarono, spaventati. Le luci erano di una macchina, la rossa sportiva di Molly Hall che si fermò proprio a pochi metri da dove i due fratelli erano nascosti. Da quella macchina scese Liam. Il ragazzo salutò la signora, e la macchina si allontanò. Lui, poi, si guardò intorno con aria circospetta.
    “Non ce la faccio” – sussurrò Shaun – “Devo intervenire”.
    “No” – Gabriel cercò di fermarlo, inutilmente, ma Shaun uscì alla scoperto.
    Liam sgranò gli occhi – “Shaun?!” – si chiese, confuso.
    “In carne ed ossa” – rispose lui.
    “Più ossa che carne da quando pratica tennis ad ogni ora del giorno” – anche Gabriel uscì allo scoperto.
    “Gabriel?!” – Liam era sempre più confuso – “Cosa stavate facendo?”
    “Una passeggiata” – rispose Gabriel.
    “Una passeggiata?” – Shaun lo guardò – “Stavamo passeggiando? Non è vero, noi ti stavamo aspettando” – disse il ragazzo.
    “Aspettarmi, e perché?” – Liam continuava non capire.
    “Perché ti vogliamo bene, è ovvio” – gli sorrise Gabriel, impacciato.
    “No, perché pensiamo che tu ci stia tenendo nascosto qualcosa” – asserì Shaun, diretto. Gabriel gli lanciò un’occhiataccia – “Ma anche perché ti vogliamo bene, è ovvio” – si giustificò, Shaun.
    “Mi avete visto salire su quella macchina, vero?” – chiese Liam.
    “Si, cioè no, o meglio, ti ha visto Jasmine ed era preoccupata così ci ha chiamati e ci ha detto di aspettarti davanti casa” – spiegò Gabriel – “Ma anche noi eravamo preoccupati, e curiosi ovviamente” – continuò il ragazzo – “Ma non denunciarci per stalking, ti prego”.
    “Non lo farò, anzi, vi dirò la verità, ma non qua” – disse Liam guardandosi attorno.
    I due fratelli gli sorrisero, poi lo invitarono a seguirli.

    Casa di Shaun e Gabriel
    I tre ragazzi erano nella camera di Shaun. Liam era seduto sul letto, gli altri due erano in piedi, davanti a lui.
    “Promettetemi che non vi arrabbierete” – precisò Liam.
    “Non lo faremo, noi siamo tuoi amici Liam” – lo rassicurò Shaun.
    “Le voci che dicono che quella donna gestisca una casa di gigolò non sono solo voci” – iniziò a spiegare Liam – “Lei la gestisce realmente questa casa di gigolò, e io ci lavoro” – disse Liam, sincero – “Purtroppo dopo la morte di mia madre, mio padre si è trovato in difficoltà perché non riusciva a trovare lavoro, e non poteva pagare più nulla, così io ho cercato lavoro e” – Liam si fermò.
    “Sei diventato una puttana al maschile?” – gli chiese Gabriel.
    “Sempre così fine ed educato” – commentò Shaun, che poi, si sedette vicino a Liam.
    “No” – rispose Liam – “Anche se è fraintendibile la situazione, io ho un altro impiego in quella casa” – spiegò il giovane – “Io seduco le ragazze al telefono, invitandole a venire in quella casa, ma poi quando loro arrivano a farle divertire sono gli altri uomini, non di certo io”.
    Gabriel tirò un sospiro di sollievo – “Sei una sorta di segretario?”
    “In un certo senso si, ma capite perché ho dovuto mantenere il segreto? Purtroppo la gente avrebbe potuto pensare male, e lo stesso mio padre non ne sarebbe stato felice, non è un bel lavoro” – disse Liam, triste.
    “Ma ti capiamo, e ti aiuteremo a superare la cosa, tranquillo” – lo rincuorò Shaun.
    “Non mi sento in pace con me stesso” – disse Liam, alla quale poi scesero delle lacrime – “Mi sento come se stessi mentendo a me stesso”.
    “Liam, tu sei il ragazzo più buono e serio che io abbia mai conosciuto” – gli disse Gabriel, prima di avvicinarsi anch’esso.
    “Sei un ragazzo d’oro, te lo assicuro” – Shaun lo abbracciò. Poi anche Gabriel fece la stessa cosa. I tre rimasero abbracciati per alcuni secondi.
    “Siete i migliori amici del mondo” – disse Liam. Shaun sorrise. Gabriel si staccò subito – “Basta fare i sentimentali, dai”. I tre scoppiarono a ridere, poi Shaun notò il pc acceso – “Perché il mio computer è sempre aperto?” – il ragazzo si alzò e si avvicinò al pc, quando partì un video. Questo video non era nient’altro che una ripresa dei pochi minuti prima, quando Liam aveva confessato la verità ai suoi amici. Liam e Gabriel sentendo l’audio del videoclip si avvicinarono.
    “Shaun, cos’è?” – chiese Liam, preoccupato.
    “Qualcuno aveva acceso la webcam, e il pc ha ripreso tutto” – spiegò Shaun, che poi si sedette alla scrivania – “E qualcuno ha preso in qualche modo il file del video e sta cercando di caricarlo online”.
    “Cazzo, vedi di fermarlo” – gridò Gabriel. Liam deglutì, non sapeva cosa dire.
    Il caricamento del video era al 95%, e Shaun cercò di fermarlo, ma non ci riuscì.
    “96% Shaun, fermalo, muoviti” – esclamò Gabriel.
    “Ci sto provando” – disse Shaun.
    “Ti prego, vai, vai, vai” – affermava Liam.
    97%, 98%, 99%...
    Nella stanza calò il silenzio.
    Caricamento annullato.
    “Ci sono riuscito giusto in tempo” – Shaun sospirò, così come gli altri. Liam si mise le mani nei capelli, poi si buttò sul letto. Un cellulare trillò.
    “Il mio” – disse Gabriel – “Chissà chi sarà” – ironizzò, nervoso. Il ragazzo prese il telefonino, e lesse il messaggio – “Mi rivolgo al verginello: stavolta non sei finito su Youtube, ma attento, col lavoro che fai potresti finire altrove”.
    I tre avevano un’aria più che spaventata. Liam abbassò il capo. Shaun lo guardò.

    Qualche anno prima
    In classe Den consegnò dei volantini ad alcuni ragazzi della sua classe. Mike lo osservava, con lo sguardo basso.
    “Cosa hai da guardare sgorbietto?” – gli disse Den. Tutti scoppiarono a ridere, mentre il ragazzo abbassò il capo.
    “Sei così pietoso” – il ragazzo diede anche a lui l’invito – “Puoi venire alla mia festa, se ti va” – continuò con aria derisoria.
    Alcuni compagno fissarono Den.
    “Si, faccio anche carità ai pezzenti” – rispose lui, ridendo.
    “Andiamo” – esclamò Den, e scortato da Gabriel, Shaun, Liam, Sharon e Jasmine uscì dalla classe. A Mike scese una lacrima.

    Casa di Shaun e Gabriel
    “Si, Liam dorme qua” – disse Gabriel parlando al cellulare – “Ti amo anch’io, ciao” – il ragazzo sorrideva, e aveva un’aria sognante, poi chiuse il cellulare. Shaun lo stava osservando. Gabriel si scusò.
    “Non c’è ne bisogno” – rispose il fratello – “Abbiamo superato questi ostacoli”.
    Gabriel assentì – “E il video di Liam?”
    “Non è in linea, e penso di esserlo riuscito a cancellare anche dal disco rigido della persona che voleva caricarlo, ma non è quello il problema” – spiegò Shaun – “Sapeva che saremmo venuti qui a parlare, e ci ha preceduto, è entrato in casa, e ha acceso il pc” – continuò, con aria preoccupata.
    “Ci ha superati, ed è avanti, molto avanti” – asserì Gabriel, serio. Poco dopo, anche Liam li raggiunse.
    “Shaun, ti cercano giù” – l’informò Liam.
    “Hai chiamato tuo padre?” – domandò Shaun, e Liam disse di sì, poi scese al piano di sotto.
    “C’è un amico che ti cerca” – sostenne il signor Hale – “E’ in salotto”. Shaun andò in salotto e trovò sua madre con Richard.
    “Richard” – lo salutò Shaun.
    “Ciao” – rispose lui – “Stavo parlando con tua madre, è così simpatica”.
    “Anche tu sei molto simpatico, tesoro” – la signora, Emily poi salutò il ragazzo e raggiunse il marito in cucina.
    “Allora? Che ci fai qui?” – domandò Shaun.
    “Avevo preparato una torta ed ero venuta a portartela, l’ho già data a tua madre” – spiegò Richard.
    “Sei gentile” – disse Shaun. I due rimasero in silenzio.
    “Forse è meglio che io vada” – Richard si alzò.
    “Ti accompagno alla porta” – disse Shaun, e così fece.
    “Allora, ci vediamo a scuola?” – Richard gli sorrise.
    Shaun chiuse la porta dietro di lui, e poi si guardò intorno. Dopo pochi secondi si lanciò su Richard baciandolo. I due si baciarono per alcuni secondi.
    “Ci vediamo a scuola” – Shaun rientrò subito dentro. Richard rimase sull’uscio della porta, a bocca aperta, ma sorridente.

    L’innominato coi suoi guanti rossi stava digitando qualcosa sulla tastiera di un pc. Sullo schermo si aprì una cartella, dove vi erano dei file, e lui ne aprì uno. Quel file era un video che mostrava Sharon in stanza sua, che stava leggendo. Le stesse mani, poi presero un bicchierone di carta. Un bicchierone ripieno di popcorn.
     
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