I'm Your Guardian Angel

..perchè a volte il destino gioca brutti scherzi..

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  1. C$i Girl
     
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    Ehi finalmente ce l'ho fatta! Alla fine sono riuscita a portare a termine anche questa ff, anche se il seguito è già work in progress :P
    Perciò... alla prossima


    Enjoy


    12.
    Erano passati tre giorni. I Winchester si trovavano ancora a Eagle, nella speranza di poter trovare Azazel e ucciderlo una volta per tutte, ma le loro speranze si erano rivelate vane: il demone ormai non era più lì in Colorado.
    L’alba del quarto giorno si rivelò essere più scura e fredda di quelle dei giorni passati. Da nord soffiava un vento freddo che portava con sé nuvoloni neri e minacciosi, carichi di pioggia. I raggi del sole nascente a est vennero presto raggiunti dalle coperte di fumo, lasciando la città in un’atmosfera di semirealtà, senza ombre né luci.
    Sam si era alzato di buon ora e, lasciato Dean nella stanza numero 12 del motel, uscì a fare due passi e per comprare qualcosa da mangiare prima di rimettersi in viaggio sull’Impala, ancora parcheggiata davanti alla porta della loro stanza. Tornando indietro con il sacchetto in mano, si fermò a comprare un giornale, iniziando poi a sfogliare le pagine, senza trovare niente di interessante.
    Fece ritorno al motel, dove trovò Dean seduto al tavolino, circondato dalle sue armi, intento a pulire con estrema minuzia le canne del fucile; vicino a lui, avvolta in un panno, c’era la Colt, ancora carica. Quando lo sentì entrare, Dean non fece una piega e non alzò nemmeno lo sguardo.
    -Che stai facendo?- chiese Sam, appoggiando il sacchetto della colazione sul letto.
    -Che ti sembra?- disse lui di rimando, con tono di voce quasi seccato.
    -Dean, avevamo deciso che saremmo partiti questa mattina- riprese l’altro -Non te lo ricordi?-.
    Lui non rispose; appoggiò sul tavolino il panno con cui stava ripulendo le canne e, con movimenti bruschi e calcolati, rimise il fucile a posto, pronto per essere caricato e sparare. Dopo di ciò, prese la sua 9 millimetri e controllò che anch’essa fosse pulita senza residui di polvere da sparo che avrebbero potuto compromettere il buon funzionamento dell’arma.
    Sam lo guardava in silenzio, in piedi vicino al letto, senza commentare; osservava il suo volto serio, tipico di quando era immerso in pensieri di cui, sicuramente, non gli avrebbe rivelato il contenuto. I suoi gesti erano meccanici, ma ai suoi occhi ben allenati non era sfuggita quella sfumatura di rabbia e odio che lo pervadeva.
    -Dean, sei sicuro che non vuoi parlarne?- Sam interruppe il silenzio, esasperato dal comportamento del fratello.
    -Non farmi la solita predica dicendomi che se voglio star meglio mi devo sfogare con te- finalmente Dean alzò lo sguardo verso di lui; nei suoi occhi scuri brillavano due fiamme di puro odio -Non verrò certo da te a piangerti sulla spalla, se è quello che pensi che faccia-.
    -Ma Dean…- iniziò, ma fu interrotto.
    -Piantala Sam!- si alzò in piedi, quasi urlando -L’ha uccisa, e io voglio soltanto ammazzare quel figlio di puttana-.
    -Lo uccideremo, poco ma sicuro-.
    Dean si rimise a sedere al tavolino, guardando il cordoncino di cuoi legato al polso sinistro, ancora macchiato di sangue rappreso. Chiuse gli occhi, cercando di scacciare quel dannato momento in cui l’aveva vista a terra, grondante di sangue, mentre il suo corpo si faceva via via più vitreo.
    In quell’istante sentirono una melodia che proveniva dall’esterno: i piccoli acchiappasogni attaccati alle travi davanti a ogni porta aveva iniziato a ondeggiare, liberando nell’aria le note dolci del metallo. Ascoltando attentamente, si resero conto che la musica era partita dal punto più lontano da loro, dall’angolo a sud, e si intensificava man mano che si avvicinava alla loro porta.
    Sam e Dean si guardarono, poi presero ciascuno un’arma e si appostarono ai due lati della porta; dalla finestra entrò un bagliore fugace, come se fosse passato qualcuno che teneva in mano una torcia, per poi fermarsi davanti alla loro porta. I due fratelli si guardarono per un altro istante, ma alla fine non fu necessario decidere chi dovesse aprire: l’estraneo al di là della porta si fece avanti e entrò nella stanza.
    -Marjeka!- esclamarono tutti e due all’unisono -Allora non sei morta!-.
    L’angelo si voltò lentamente verso di loro, con lo sguardo perso nel vuoto -Ehm… no, ero solo ferita- disse, facendo vagare gli occhi per la stanza pur di non incontrare quelli dei due cacciatori.
    Dean le si avvicinò, ma lei si ritirò con freddezza, quasi avesse paura di lei -Che è successo allora?-.
    -Sono… dovuta… andare via per un po’- rispose lei, non del tutto convinta -Ho avuto da fare con i piani alti-.
    -Ed è tutto ok?- chiese Sam.
    -Sì, sì. Sono solo venuta per salutarvi- fece un passo in avanti -Non credo che ci rivedremo mai più-.
    -Vuoi dire che questo è un addio?-.
    -Se è così che lo chiamate, sì, è un addio-.
    -Ma perché tutto questo?- Dean le afferrò saldamente il polso -Perché tutta questa sceneggiata e adesso la ritirata? Che cosa c’è dietro?-.
    -Mi spiace Dean- Marjeka alzò finalmente lo sguardo e incrociò gli occhi del cacciatore -Non sono io che faccio le regole-.
    Dopo quelle parole, la donna sparì, lasciando Sam e Dean a guardarsi intorno nella stanza vuota.

    Marjeka fece qualche passo in avanti, allontanandosi dal motel alle sue spalle. Si fermò per un attimo, ricacciando indietro quel nodo che aveva in gola. Ebbe l’impulso a girarsi e guardare dietro di sé, ma un fremito dell’aria la costrinse ad andare avanti.
    -Spero che tu sia felice adesso- disse lei, senza nemmeno guardare l’uomo con cui stava parlando e superandolo.
    -E’ stata la cosa migliore per tutti- rispose lui -Siamo diversi da loro, i nostri mondi sono separati e invalicabili-.
    -Allora perché siamo costretti a vegliare su di loro se non possiamo incontrarci?-.
    -Perché queste sono le regole, il volere di nostro Padre. Non lo devi dimenticare, Marjeka-.
    L’angelo sentì che il suo interlocutore se n’era andato, perciò rialzò lo sguardo sulla landa desolata che la circondava in cui al centro nasceva la città dell’aquila.
    -Per te è facile dire così- disse, alzando gli occhi al cielo scuro e riprendendo a camminare.
    Non riuscendo resistere a quell’impulso, si fermò e guardò indietro, verso il motel in cui aveva lasciato Sam e Dean da soli, soli con le loro domande senza risposte.
    -Addio Sam- mormorò, con le lacrime agli occhi -Addio Dean-.
    Si voltò di nuovo e se ne andò, lasciando dietro di sé una lacrima che scavò un cerchio bagnato nella terra rossastra. Pochi secondi dopo, altri cerchietti umidi si unirono alle lacrime d’angelo, riconsegnando all’aquila la possibilità di respirare nell’aria umida e fresca.

    ***THE END***

     
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  2. sahany09
     
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    Oh! :(
    Però, tutto sommato, è un finale giusto e logico.
    Purtroppo quando ci sono ordini dall'alto.........
    Brava.

    Allora, alla prossima. :)
     
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  3. C$i Girl
     
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    Grazie ^_^
     
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62 replies since 29/10/2011, 22:04   493 views
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