Nothing Ever Really Ends, Does It?

fanfiction by Amariah

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  1. Amariah
     
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    Ma quanti bei commenti!!!! Sono emosssionatissima!!!
    Grazie grazie grazie!!!!
     
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  2. dani61
     
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    Un ritorno di Liv alla grande - mi mancava!!! Bellissimo capitolo - scritto divinamente - come sempre - ma .. ma anche qui il nonno???? Bravissima!!!!
     
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  3. Amariah
     
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    Grazie mille dani!!!! ebbene sì, anche qui il nonno!


    Premessa:


    Questo non è un vero e proprio capitolo ma è la continuazione di quello precedente... perciò niente locandina, sorry.

    E, purtroppo, niente Dean di persona.
    E' ambientato, così come la prima parte del capitolo, tra la prima e la seconda puntata della sesta stagione.
    Ma i commenti e le anticipazioni le faccio dopo. per adesso... BUONA LETTURA!

    Chapter 1- second part


    Liv sbatte gli occhi, riprendendo lentamente coscienza. Non vede benissimo, probabilmente per la lunga dormita. Le fa male dappertutto, soprattutto il collo, dove sente i punti contrarsi ad ogni suo respiro, e il braccio destro.
    La luce che penetra attraverso la finestra spalancata e una leggera brezza le toglie il sonno dal corpo. E’ distesa sopra quella che sembra una branda a muro, sotto ben due coperte che odorano di vecchio. La testa le gira ancora un po’, ma impiega ugualmente tutta la sua buona volontà per girarla e mettere a fuoco l’ambiente.
    Sembra uno dei classici covi da cacciatore: una specie di bettola con armi dappertutto, dal tavolo al pavimento, e scatole con sale grosso ad ogni angolo.
    Al tavolo di legno sono seduti due cacciatori, il vecchio pelato e l’uomo che l’aveva attaccata, Christian, intenti a pulire le loro armi.
    “Oh, finalmente ti sei svegliata!” esclama il vecchio, riponendo l’arma sul tavolo.
    Christian si alza e si avvicina a lei “Aspetta che controllo i punti” e toglie la benda dal collo di Liv e tocca con delicatezza i lembi di pelle ricuciti insieme “La ferita sembra in buono stato” conviene prima di cambiarle il bendaggio.
    “Quanto ho dormito?” chiede la ragazza.
    “Sei stata semicosciente per tre giorni, poi hai dormito per altri tre”.
    Wow... è rimasta K.O. per quasi una settimana, cosa strana, persino per lei. Quando è stata infettata da un vampiro non è stata bene solo per due giorni. Possibile che l’infezione di un licantropo sia più forte?
    Il suo sguardo cade sul braccio e sobbalza leggermente: un puntino rosso spicca sull’incavo del gomito, circondato da un alone bluastro grande quanto una mela. E’ come se una zanzara avesse cercato di succhiarle quattro litri di sangue con una sola puntura. Anche il dolore nel piegare il braccio le conferma il sospetto.
    “Mi...mi avete prelevato del sangue, per caso?”
    Il vecchio scoppia a ridere “No, ti abbiamo solo dato un po’ di morfina per calmare il dolore, tutto qua. Solo che abbiamo dovuto legarti il braccio dopo che mi hai steso nel provarci” dice, indicandosi un livido sulla mascella “Sei forte ragazzina, devo ammetterlo”.
    “Non mi ricordo”
    “Non eri in forma smagliante”.
    “Mi dispiace di averti colpito” si scusa la ragazza mentre l’uomo alza una mano e la agita in aria. “Preferisco essere colpito da un amico che da un nemico. Ma ora vieni a fare colazione. Sei bianca come un lenzuolo, ragazzina”.
    Christian aiuta la ragazza ad alzarsi mentre la testa sembra andare per conto suo. “Ho bisogno di mettere qualcosa sotto i denti” pensa Liv mentre si lascia cadere sulla sedia pesantemente.
    Davanti a lei c’è un vasto assortimento di brioche calde, caffè, succo e latte “Per essere cacciatori vi trattate bene” commenta mentre addenta una brioche alla crema.
    “Cerchiamo di farci mancare il meno possibile” risponde il vecchio.
    “Comunque... io sono Elisheva” si presenta la ragazza porgendo la mano ai due cacciatori, che non esitano a stringere.
    “Io sono Christian. Voglio scusarmi per la mia presentazione poco... amichevole”.
    “Non preoccuparti. Avrei reagito allo stesso modo”.
    “Invece, io sono Samuel”.
    Liv lo fissa con la bocca leggermente spalancata, poi si ricorda che Sam l’aveva chiamato “nonno” e la domanda sorge spontanea “ Nel furgone, Sam ti ha chiamato “nonno”, è stato frutto della mia immaginazione oppure è vero?”.
    L’uomo sorride “è tutto vero. Sono il nonno di Sam e Dean”.
    La ragazza lo guarda ancora più curiosa “Paterno o...”
    “Materno” risponde l’uomo “Sono il padre di Mary. Campbell”.
    “Oh” Liv fatica a riprendersi dalla sorpresa e s’ immagina la faccia di Sam quando si è ritrovato davanti per la prima volta al suo omonimo parente.
    “Senza offesa ma... non dovresti essere un tantino... defunto?”
    L’uomo ride mentre riprende a pulire il fucile a canne mozze “Sì ma qualcuno mi ha riportato in vita. No, non l’angelo... come si chiama? Cass?” a quel nome Liv stringe più forte la tazza tra le mani e la pelle del collo si tira dolorosamente “Non sappiamo chi sia stato o perché” conclude Samuel.
    “Invece io sono il cugino di terzo grado dei Winchester, così come Mark e Gwen, gli altri due cacciatori che hai visto l’altra notte”.
    Liv annuisce e poi nota che la felpa che sta indossando non è la sua, così come i pantaloni “Sono i vestiti di Gwen” risponde Christian alla sua tacita domanda “Credeva che sarebbe stato meglio toglierti quello che avevi addosso quella sera perché, oltre ad essere porco di sangue, doveva essere anche parecchio scomodo”.
    “Infatti. A proposito... dove sono gli altri?”
    “Sono andati a cacciare la strega e il tuo lupo mannaro. Era il minimo che potessimo fare dopo aver mandato a rotoli la tua battuta di caccia” risponde Samuel.
    “Beh... considerato che sarei morta dissanguata se non foste intervenuti, sono contenta che vi siete fatti vivi” poi, Liv si ricorda di quello che Sam ha rivelato agli altri cacciatori sul furgone e si rende conto di essere sola, ferita, con la testa pesante, con due cacciatori che sanno la verità su di lei. E Sam non è lì a proteggerla. “Ehm... riguardo a quello che avete saputo quella notte su... di me non... non ci sono problemi, giusto?”.
    I due cacciatori si guardano e poi Samuel risponde con un altro sorriso “No. Nessun problema. Sam ci ha raccontato tutto e abbiamo capito che sei dalla nostra parte, nonostante i precedenti dei Nephilim. Anzi, ora che sappiamo chi sei, ci riteniamo addirittura fortunati di avere a che fare con una creatura leggendaria come te”.
    Liv si schiarisce la gola non sapendo se sentirsi imbarazzata, lusingata o ancora più terrorizzata, così mette i piedi sulla sedia e appoggia il mento sulle ginocchia “non sono così... interessante. Credetemi. Sono praticamente umana al novantanove percento. I miei poteri non sono così forti come potrebbero”.
    Samuel e Christian la guardano incuriositi ma è il secondo a parlare “Ne sei spaventata? Dei tuoi poteri, intendo”.
    “Diciamo che per esperienza personale questo tipo di abilità non portano mai ad un buon fine”.
    “Per quello che è successo a Sam?”.
    Liv alza lo sguardo facendo una smorfia “Vedo che questa stanza si è trasformata in un confessionale per persone con caratteristiche soprannaturali”.
    “Sì. Sam ci ha detto tutto riguardo al suo passato così come ci ha detto tutto del tuo. Anche se siamo cacciatori non chiudiamo la porta in faccia a nessuno senza un valido motivo. Sei dalla parte dei buoni e questo a noi basta”.
    “Senza contare che, anche volendolo, nessuno avrebbe potuto avvicinarsi a te con Sam che ti ha fatto la guardia peggio di un rottweiler” commenta Christian.
    “E’ molto protettivo in effetti. Lui e Dean sono sempre stati i fratelli maggiori che non ho mai avuto” spiega Liv.
    “La tua capacità curativa ai virus soprannaturali è sbalorditiva” dice Christian “Anche con le tue... capacità credevo che avessi bisogno di una trasfusione per combatterla dato che avevi perso molto sangue, invece ce l’hai fatta da sola”.
    Liv ride “menomale che non me l’avete fatta. A meno che qualcuno non avesse il mio stesso gruppo sanguigno, 0 negativo, avreste peggiorato le cose”.
    “Donatore univesale, eh?” chiede Samuel improvvisamente meditabondo “interessante”.
    Una macchina nera entra nel cortile con eleganza, dalla quale scende Sam insieme a Mark e a Gwen ed entrano nel rifugio gettando le borse a terra poi Sam si accorge che Liv è sveglia.
    “Ehi” dice avvicinandosi per abbracciarla “stavo cominciando a preoccuparmi”.
    “L’hai detto anche tu che sarei guarita, no? Ci è voluto un po’ più di tempo”.
    Sam le sorride e le passa il suo borsone “questo è tuo, l’abbiamo recuperato dall’albergo di Crosby dove hai prenotato la camera e questo” aggiunge porgendole il pugnale di Suriel “credo che non dovresti lasciarlo sotto il cuscino”.
    Liv accetta la lama con un sorriso mentre sente l’elsa scaldarle il palmo, un calore confortante.
    “E quello che diavolo è? Non ho mai visto in giro nulla di simile prima d’ora” esclama Samuel.
    La ragazza rotea la lama con destrezza poi ne accarezza la punta “Apparteneva a mia madre, è in grado di uccidere i demoni”.
    Samuel ha una scintilla di curiosità negli occhi “posso?” chiede tendendo la mano ma Liv rinfodera il pugnale “mi dispiace ma è qualcosa di molto personale” in realtà Liv ha la sensazione che in quel posto le stia sfuggendo la situazione di mano. Dopo un anno a tenere segreti non è abituata a tutta quella sincerità.
    “Nessun problema” risponde il vecchio cacciatore, con una nota che Liv non riesce a distinguere se di imbarazzo o amarezza.
    “Vieni, Liv, è da tanto che non parliamo” interviene Sam, mettendole un braccio attorno alle spalle e spingendola dolcemente nell’altra stanza.
    Gwen, Mark e Christian escono per recuperare e disfare i bagagli mentre Samuel rimane in cucina ad osservare Liv e Sam allontanarsi. Poi, apre un armadietto mezzo mangiato dalle tarme dove tiene garze sterili, siringhe e coltelli, oltre ad un numeroso assortimento di farmaci e altre sostanze che non si potrebbero trovare in normali farmacie. Con delicatezza scosta dei contenitori e mette alla luce ciò al quale sta lavorando negli ultimi giorni: un contenitore in ferro contenente una ventina di provette riempite di sangue fresco. Samuel prende un post-it e scrive una frase con un pennarello, per poi gettarlo sul fondo del barattolo. La scritta è: “Sangue di Nephilim. 0 neg”.



    “Allora, che mi racconti di nuovo?”
    Liv si è fatta una doccia e si è cambiata, con del cibo in corpo ha ripreso un po’ di colore. Ora è seduta sulla sua branda vicino a Sam, pronta ad ascoltare le ultime notizie.
    “Ho rivisto Dean”.
    “Cosa?!” esclama l’altra “E perché non me l’hai detto subito?”.
    “E quando avrei potuto dirtelo? Quando mi hai quasi vomitato sulle scarpe?” ribatte il ragazzo.
    “Esistono i telefoni. A proposito, mi devi dare il tuo nuovo numero. Credo di avere ancora quello vecchio visto che è da circa un anno che cerco di telefonarti a vuoto”.
    Sam si passa le mani sulle tempie “Lo so. Scusa, è che sono stato impegnato”.
    “Sam” gli dice Liv appoggiandogli la mano sulla spalla “ lo so che sei felice di passare del tempo con i tuoi famigliari... veri famigliari, solo che...insomma... non dimenticarti della tua vecchia famiglia, d’accordo?”.
    Sam sorride “hai ragione. E’ solo che... non lo so, ecco”.
    “Bene. Finalmente una risposta chiara”.
    Sam scoppia a ridere mentre scrive su un foglietto il nuovo numero di cellulare.
    “Allora, come ha reagito Dean?” chiede Liv.
    “Era sorpreso, come c’era da aspettarselo. Soprattutto quando è venuto a conoscenza di tutta l’allegra famigliola” spiega il ragazzo.
    “Cosa ti ha fatto cambiare idea? L’ultima volta che abbiamo parlato, eri contrario all’idea di farti rivedere”.
    “Infatti” conviene Sam “Ma stavo dando la caccia ad un djin che ha attaccato Dean e... i nostri due mondi si sono incontrati. Gli ho anche offerto di venire con me ma si è affezionato alla sua vita, a Lisa e a Ben... e mi ha detto di no”.
    “Vuole un po’ di pace, Sam” dice la ragazza “pace che tu l’hai praticamente costretto ad abbracciare”.
    “E’ per questo che speravo di fargli riprendere la caccia; pensavo che non fosse adatto a quella vita, lo sai, barbecue con i vicini.... sedersi al tavolo e chiedere ai tuoi cari com’è andata al lavoro e a scuola... invece gli piace”.
    Liv sospira in risposta “Mi manca”.
    Sam le passa un braccio sulle spalle “lo so. Ma ora dimmi di te, come va alla Roadhouse?”.
    Liv sorride “non potrebbe andare meglio, anche se sembra un porto di mare più che un bar. E poi c’è tanta di quella gente... potresti venire qualche volta con... la tua famiglia”.
    “Nahhh... non penso che farmi vedere da un mucchio di cacciatori che non vede l’ora di uccidermi per aver scatenato l’apocalisse sia una grande idea”.
    “Tralasciando il fatto che l’hai anche fermata, è passato un anno ed io ho smosso un po’ le acque. Nessuno ti dirà nulla, soprattutto perché gestisco io la baracca e sanno che ci tengo a te”.
    “Grazie Liv. Magari qualche volta passo”.
    “Comunque, la prossima volta, chiedimi il permesso per sperperare informazioni su di me. Non è molto corretto svelare i segreti di una ragazza”.
    “Te l’avrei chiesto” ribatte Sam “ma eri più di là che di qua in quel momento”.
    La ragazza si stiracchia e prende in mano il cellulare dove sul display compare la scritta 24 chiamate perse, una di Kane Jansen, due di Aisling e Kieran e ventidue di Bobby “ credo che sia meglio che vada. Voglio passare da papà, starà dando di matto”.
    “D’accordo, lascia che ti accompagni”.
    Liv e Sam entrano in cucina dove i Campbell sono di nuovo riuniti.
    “Bene” saluta la ragazza “credo sia il momento di andare. Grazie mille per avermi accolta qui e curata. Non lo dimenticherò”.
    “Vieni a trovarci quando vuoi Elisheva” dice Samuel di rimando “Sarai sempre la benvenuta”.
    Con un cenno di saluto anche agli altri, Liv esce con Sam nel cortile e sale sul suo pick-up.
    “Allora, fatti sentire ogni tanto” gli raccomanda al ragazzo.
    “Contaci, sorellina”.
    Con un rombo, il motore del veicolo si accende e Liv attraversa il robusto cancello di ferro all’entrata del cortile.
    Si trova dopo soli cinque minuti di guida in aperta campagna, così la ragazza prende in mano il suo motorola e decide di chiamare a casa, impostando il vivavoce.
    Dopo un paio di squilli la voce burbera del cacciatore riempie l’abitacolo “ Maledizione, Rufus, cosa c’è nella frase “sono impegnato, non rompere” non ti è chiara?”.
    “Ehm... papà, sono io”.
    “ELISHEVA ROBYNN SINGER, HAI IDEA DI QUANTE TELEFONATE TI HO FATTO?!”.
    “Lo so papà, scusa ma sono stata morsa da un lupo mannaro e sono stata incosciente per un po’”.
    La voce del cacciatore diventa improvvisamente dolce “Stai bene?”.
    “Sì. Adesso sì. Ho incontrato Sam e mi ha guarita”.
    “Sam?” chiede Bobby, ma dal suo tono non sembra sorpreso.
    “Sì. Posso raccontarti tutto se vuoi. Sto venendo a Sioux Fall. Sei impegnato?”.
    “No, no” si affretta a dire il vecchio cacciatore “sono felice che torni a casa per un po’”.
    “Stanco di mangiare cibo spazzatura?” chiede Liv con sarcasmo.
    “Ci sarebbero anche i pavimenti da lavare, se proprio ci tieni”.
    “Oh papà, sei proprio...” all’improvviso le orecchie le fischiano e sente una sorta di pressione sul tutto il corpo mentre il cuore le palpita all’impazzata e sente il sangue ribollire nelle vene. La voce di Bobby si fa spezzata “ Liv... cos... sta...ene?”. La radio del pick-up manda scintille. Liv stringe la presa sul volante mentre schiaccia a fondo il freno facendo sbandare il pick-up fino a ritrovarsi fuori dalla carreggiata, in una nuvola di polvere. Poi la radio ricomincia a trasmettere “Thinking of you” di Christian Kane e la voce di Bobby suona forte e normale come prima “Liv... Liv stai bene? Cos’è successo, rispondi!”.
    Ma la ragazza rimane con le nocche strette sul volante tanto che diventano bianche, gli occhi sbarrati dal terrore e il respiro affannoso.
    Riconoscerebbe la forza di quel potere fino in capo al mondo.
    E’ una Grazia angelica.





    Allora... come avete potuto capire non provo molta simpatia per il nostro caro nonnino... c'è qualcosa di losco sotto...



    Nel prossimo capitolo, finalmente, compariranno Dean e Cass!!!!
     
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  4. John7776
     
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    cioè urcaaaaaaa o.O amariah è fantastico sto capitoloooo!!!
     
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  5. sahany09
     
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    CITAZIONE
    Allora... come avete potuto capire non provo molta simpatia per il nostro caro nonnino... c'è qualcosa di losco sotto...

    Siamo in molti a pensarla come te.
    Bravissima Amariah! Anche tu scrivi niente male.
     
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  6. bloodyjane
     
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    CITAZIONE (Amariah @ 2/10/2010, 22:37)
    Allora... come avete potuto capire non provo molta simpatia per il nostro caro nonnino... c'è qualcosa di losco sotto...

    neanke a me ispira fiducia ql vekkio (scusate il francesismo ù.ù). Complimenti x il capitolo e.... Cass nn vedo l'ora!!
     
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  7. William™
     
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    Sai che neanche a me ispira tanta bontà il nonno? eheh
    Comunque questo episodio è davvero bellissimo, non vedo l'ora di leggere il prossimo :
     
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  8. Amariah
     
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    Oh, ma quanti bei commenti!!!!


    Grazie a tutti voi!!!
     
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  9. Amariah
     
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    Premessa:

    Capitolo ambientato durante la puntata 6x03. Si divide in due parti: la prima è una serie di spezzoni ambientati durante la puntata, la seconda è invece completamente frutto della mia fantasia ed è un post-puntata.

    I dialoghi non sono proprio uguali pari pari a quelli della puntata perchè sinceramente non avevo voglia di tradurre e trascrivere parola per parola tutti i dialoghi! E' un lavoro mastodontico per il mio modesto inglese ^_^

    Bando alle ciance... BUONA LETTURA!


    Chapter 2








    Dean e Sam Winchester mostrano i distintivi dell’ FBI e la responsabile dell’obitorio si avvicina a controllare meglio.
    “Oh, quanti agenti dell’FBI servono per controllare un corpo?” chiede sistemandosi gli occhiali da vista che le erano scivolati sul naso.
    “Perché, c’è qualcun altro?” chiede Sam con tono sicuro anche se scocciato. Quando il loro mondo e quello del crimine “normale” entrano in collisione le cose si complicano.
    “Una vostra collega, l’agente Amy Lee Bightman, è appena entrata nella sala autopsie” risponde la patologa.
    “Evidentemente questo caso richiede più personale del previsto” commenta Dean prima di ripartire a passo spedito verso l’obitorio e, una volta solo con il fratello, chiede “Cosa facciamo? Aspettiamo che quella se ne vada o facciamo finta di niente ed entriamo? Potrebbe essere una seccatura”.
    “Facciamo la nostra indagine” replica Sam “E lei farà la sua. Cerchiamo di essere amichevoli però. Non deve insospettirsi se vogliamo che si levi di torno”.
    Le porte automatiche si aprono e i ragazzi Winchester fanno una smorfia, colpiti dall’odore di ammoniaca e altri prodotti disinfettanti dell’obitorio.
    L’agente dell’FBI è girata di spalle, intenta ad osservare il cadavere del poliziotto.
    “Agenti Jon Bryan e Hugh Torres, FBI” annuncia Sam, prendendo il distintivo.
    Dean, invece, lascia scorrere lo sguardo sulla giacca elegante, coperta dai lunghi capelli color mogano scuro della donna e la gonna attillata del tailleur grigio.
    “Però” esclama per lavorarsela bene “devo ammetterlo, soggetti così nel nostro dipartimento non ce ne sono”.
    L’agente ride “se la smetti di guardarmi il sedere” replica “qui c’è del lavoro da fare, Dean”.
    I due fratelli rimangono di stucco quando la ragazza si volta, rivelando la sua vera identità.
    “Per la cronaca, usate pseudonimi presi dai Bon Jovi? Pensavo che gli AC/DC fossero i vostri prediletti”.
    “Porca miseria, Liv” esclama il maggiore “non avrei mai immaginato che fossi tu. E comunque non ti stavo fissando il sedere”.
    “A no?”.
    Liv si avvicina per farsi abbracciare dal suo “fratellone” proprio come quando si erano separati, un anno prima, a Sioux Falls.
    “Mi sei mancata, piccola”.
    “Anche tu” mormora Liv “Dean, mi stai stritolando”.
    “Scusa” si affretta a dire il ragazzo e la fissa con attenzione “hai i capelli più scuri. Mi piacciono”.
    “Cosa ci fai in Pennsylvania?” domanda Sam, interrompendo i convenevoli.
    Liv sposta la sua attenzione su di lui “stasera i Pittsburgh Pirates giocano la prima partita della stagione e non volevo perdermi l’evento... cosa vuoi che stia facendo!? Ho tra le mani un caso interessante tanto per cambiare”.
    “Credevo che ne avessi uno nell’ Iowa”.
    La ragazza si rabbuia “Ce l’avevo ma le mie fonti al momento sono molto limitate, non riesco a venirne a capo” una ruga di sconforto compare tra le sue sopraciglia.
    Anche Dean si preoccupa “vuoi una mano?” si offre “finito questo caso potremmo aiutarti”.
    “No” ribatte subito la ragazza “è meglio di no. Allora, ammirate” continua la ragazza, lasciando Dean insoddisfatto.
    Gli altri due cacciatori abbassano lo sguardo sul cadavere di un poliziotto, coperto da bolle bianche piene di pus.
    “Accidenti” esclama Dean, poi legge il referto dell’autopsia “queste... vesciche gli sono cresciute anche in gola, soffocandolo. La patologa pensa che si tratti di una grave reazione allergica”.
    “ A cosa diamine era allergico?” chiede Liv, osservando più da vicino la faccia gonfia del poliziotto.
    “Non lo so” risponde Sam “però c’è scritto che era amico del tizio che si è liquefatto, erano in pattuglia insieme”.
    “C’è qualcuno in vita che lo conosceva bene?”.
    “Sì, ed è anche stato testimone del passaggio della prima vittima da stato solido a quello liquido”.



    “Questa sì che è nuova” esclama Liv, reprimendo il disgusto nel vedere quelle locuste lunghe almeno cinque centimetri uscire dal cranio dell’uomo stramazzato sul tavolo.
    “Questo fa schifo” la corregge Dean.
    In lontananza si sentono delle sirene e i tre cacciatori si guardano perplessi.
    “Non abbiamo ancora chiamato le autorità, vero?” chiede Dean.
    “Sam, non è che qualcuno ti ha visto sfondare la porta?”.
    Il ragazzo si stringe le spalle.
    “Dannazione” impreca Dean “presto Liv, prendi quei grilli”.
    La ragazza lo guarda schifata “perché io?!”.
    “Al liceo eri una secchia in biologia” risponde prontamente Dean.
    “MA CHE C’ENTRA?!”.
    Le sirene si avvicinano e Liv sbuffa mentre recupera da un mobile un vasetto di marmellata vuoto e una forchetta e si avvicina alle bestiole “forza, ragazze” mormora mentre le butta senza troppe cerimonie una dopo l’altra nel vasetto.
    “Fatto” avverte, chiudendo il barattolo.
    I tre sentono le macchine della polizia fermarsi davanti alla casa.
    “Credo sia meglio uscire dal retro” conviene Dean “ a meno che non vogliamo dare quelle cavallette ai nostri colleghi”.
    “Sono locuste, comunque” gli fa notare Liv mentre insieme si avvicinano alla porta.
    “Visto? Secchia!”.
    Liv e Dean si affrettano a salire sull’Impala mentre Sam monta sulla sua Dodge Charger 2008 nera.
    “Quanto mi è mancata questa macchina!” esclama Liv accarezzando il cruscotto “e’ ancora un gioiellino”.
    Dean fa un verso di approvazione al complimento rivolto alla sua piccola.


    La villa di Balthazar è decisamente moderna per un angelo, ma non si può dire che il fratello di Castiel non abbia buon gusto.
    “Presto Raphael ci raggiungerà, dobbiamo recuperare le Armi prima di lui” dice l’angelo, ideando un piano “Dean, Sam, voi state qui e distraete i soldati di Raphael” ordina, poi si rivolge a Liv “tu vieni con me”.
    La ragazza guarda prima i fratelli, poi sbuffa, seguendo l’angelo a passi svelti verso l’entrata della villa “ho un nome, sai?” gli fa notare, ma l’altro non risponde.
    “Adesso non mi rivolgi neanche la parola?”.
    “Concentriamoci sul caso, Elisheva” cerca di placarla l’angelo senza successo.
    “Perché non mi hai lasciata con Sam e Dean?” chiede acida. E’ così da quando l’angelo gli ha raggiunti sulla Terra: ogni frase che gli rivolge è uno sputo di rabbia.
    “Perché il tuo pugnale non funziona contro gli angeli. Sei più al sicuro con me” ribatte l’altro.
    “Oh, ma come sei premuroso. Non vuoi che mi facciano del male? Beh, comincia a non farmelo te” ringhia.
    Castiel si blocca e le stringe una mano sulla spalla, tanto da farle male “adesso finiscila. Lo sai benissimo che non voglio farti soffrire o che lo faccia qualcun’altro ma non è questo il momento per parlarne; concentrati o ci farai ammazzare tutti e quattro”.
    Liv deglutisce, rispedendo indietro una rispostaccia. Sa benissimo che l’angelo ha ragione ma non è disposta ad ammetterlo.
    Uno strano gracidio le fa alzare la testa e nota un rospo appollaiato sulla ringhiera delle scale e per un secondo il terreno scompare da sotto i suoi piedi per poi riapparire: ora l’anfibio è a meno di un metro da lei, infatti Castiel ha appena teletrasportato entrambi.
    “Non ho intenzione di baciarlo” scherza la ragazza, lanciando un’occhiata truce all’animale mentre Castiel gliene lancia una di disgusto “Non te lo lascerei fare”. Liv alza gli occhi al cielo pensando che quello dell’angelo è un caso disperato.
    “Da questa parte” le dice mentre si avvicina ad una stanza “sì, lo sento, è qui”.
    L’angelo apre una porta ed entra, seguito dalla ragazza, ritrovandosi in quella che sembra una sala da ballo, completa di pianoforte a coda e luci colorate ad intermittenza. Liv non può fare a meno di pensare che somiglia alla stanza della scuola dove ha passato l’ultimo ballo di fine anno.
    “Ma che diavolo...” mormora Liv trovandosi nel campo di battaglia più strano della sua vita. E di stranezze, nella sua vita, ne ha viste tante.
    La porta si chiude e si sente la serratura grattare: qualcosa gli ha intrappolati dentro.
    “Cass” sussurra una voce affabile, facendo voltare l’angelo e la ragazza.
    Davanti a loro, un uomo tra i quaranta e i cinquanta è appoggiato al pianoforte nero, con in mano un bicchiere di quello che sembra rum, o scotch, e sorride affabile. Indossa una giacca dal taglio elegante nera sopra una maglietta grigia con una scollatura a v e una catenella d’oro. Liv direbbe che potrebbe essere tutto, tranne che un angelo, invece è proprio Balthazar. Anche Castiel sembra sorpreso della sua comparsa con stile.
    “E’ bello rivederti, fratello. Mi avevano detto che stavi svolazzando quaggiù” spiega sorridendo, poi i suoi occhi si posano su Liv per la prima volta “è lei la piccola Nephilim?”.
    L’altro angelo annuisce.
    Balthazar si avvicina alla ragazza e le fa il baciamano, sorprendendola, mentre Castiel s’irrigidisce impercettibilmente “enchanté. Avevo sentito che eri bella ma, accidenti... Fratello, sei molto fortunato”.
    Lo sguardo acido di Liv verso entrambi gli angeli suscita l’ilarità di Balthazar “Oh... forse fra voi due non è tutto rose e fiori, o mi sbaglio?”.
    Liv si rifiuta di rispondere mentre Castiel si sposta verso di lui, cambiando argomento “Che cosa stai facendo, Balthazar?”.
    “Faccio quello che mi va di fare. Questa mattina, per esempio, mi sono ritrovato nel bel mezzo di un menage... come si dice dodici in francese?”.
    Liv è sempre più sbalordita: Belthazar non le sembra un angelo, nonostante i suoi poteri. Non conoscendolo, direbbe che è umano. Un pervertito, da come si comporta, ma pur sempre un uomo.
    L’angelo le rivolge un sorriso, questa volta malizioso “se vuoi la prossima volta puoi partecipare anche tu”.
    Lo sguardo di Castiel s’incupisce alla proposta di Balthazar e la sua Grazia trema di rabbia e gelosia ma sia suo fratello che la ragazza lo ignorano. Quest’ultima arrossisce ma fa di tutto per mantenere un certo grado di dignità “no, grazie. Il numero tredici porta sfortuna e poi non credo che tu sia il mio tipo”.
    “Se cambi idea fammelo sapere”.
    “Vogliamo ritornare a questioni più importanti?” s’intromette Castiel, seccato dai tentativi di abbordaggio del fratello, peraltro squallidi secondo i suoi gusti “ho bisogno del tuo aiuto”.
    “Lo so” Balthazar diventa improvvisamente serio “ti ho protetto in paradiso, Cass, e abbiamo combattuto fianco a fianco per tantissimo tempo, nostro Padre solo sa quanto, e nonostante le mie scelte non cambia il fatto che siamo fratelli. Ti aiuterò”.
    “Grazie. Dammi le Armi, allora”.
    L’angelo distoglie lo sguardo e risponde, scandendo le parole “non... chiedermi... questo”.
    La discussione prosegue e Liv decide di mettersi da parte, quando improvvisamente un fulmine squarcia il cielo, il che è strano, pensa Liv, visto che in cielo non c’è una nuvola.
    “Sei stato tu?”chiede Balthazor riferendosi a Castiel ma l’altro nega.
    Tutti e tre arrivano alla medesima conclusione: si tratta dell’arcangelo che loro stanno cercando di contrastare.
    “Dì a Raphael di fottermi” dice Balthazor a mo’ di saluto prima di spalancare le ali e scomparire con uno schiocco di dita.
    Castiel si volta, gli occhi spalancati dalla paura “qualunque cosa succeda, sta vicino a me. Raphael è molto più forte di me ed è sicuramente fuori dalla tua portata quindi...”ma l’angelo viene bloccato dall’arrivo di un altro fratello che alza lo sguardo minaccioso su di loro.
    “Stai commettendo un errore” gli dice Castiel ma l’altro è irremovibile e si avvicina a loro con la sua lama angelica stretta fra le mani.
    “Per favore, fratello, non voglio farti del male”.
    Ma Castiel non ha altra scelta: lancia la sua arma che si conficca nel petto dell’altro uccidendolo in una esplosione di luce accecante.
    Liv recupera l’arma dall’angelo, mentre Castiel guarda il fratello che ha appena dovuto uccidere “perché non mi prestate mai ascolto?” chiede frustrato.
    Con un tuono che spacca i timpani, Raphael compare dietro di lui prendendolo per i lembi del trench “perché i loro cuori appartengono a me” spiega mentre lo lancia attraverso la stanza. La porta si spalanca e l’angelo cade a terra scomposto.
    “No!” grida Liv, fiondandosi sull’arcangelo incurante dell’avvertimento di Castiel.
    Raphael si volta e blocca il suo attacco, guardandola come se fosse una gomma da masticare attaccata alla suola della sua scarpa preferita “Nephilim... è da molto tempo che aspetto di farti a pezzi”.
    La ragazza si ritrova con un suo braccio attorno al collo e la schiena contro l’arcangelo, completamente immobilizzata. Il suo istinto angelico le urla di piegare la testa, sottomettendosi a una creatura di grado molto più alto del suo, ricordandole i tempi nei quali combatteva tra le schiere angeliche per salvare i Sigilli, quando scattava sull’attenti e ubbidiva ad ogni ordine nonostante gli insulti che le rivolgevano, quando gli angeli le gettavano fumo negli occhi e complottavano l’apocalisse.
    “No” geme mentre i suoi polmoni soffrono per la mancanza di ossigeno. Con uno scatto che fa urlare tutti i muscoli del suo corpo riesce a girarsi fra le braccia dell’arcangelo, sferzando la lama verso l’alto. Con un grido di dolore, Raphael la lascia andare, toccandosi il taglio profondo sulla sua guancia “MALEDETTA PUTTANA SANGUEMISTO!” grida in preda all’ira mentre il pavimento della sala comincia a tramare. La ragazza non vede nemmeno arrivare il gancio destro che la colpisce sulla guancia, sente solo il suo corpo venire scagliato contro il pianoforte a coda.
    Liv non vede più niente, sente solo i passi dell’altro avvicinarsi e il fruscio della Grazia di Castiel fiondarsi sull’arcangelo per allontanarla da lei.
    Quando Liv riesce ad alzarsi zoppicando e a scendere le scale della villa con le costole che le fanno un male cane e la mascella che le si sta gonfiando a causa di una frattura, il vessel di Raphael è ridotto ad un mucchietto di sale e vestiti e Balthazar è intrappolato nel cerchio di fuoco sacro vicino a Dean e Sam. Castiel, con uno sguardo indecifrabile, si avvicina e le appoggia una mano sulla guancia e una sullo sterno, guarendo le ferite; poi rivolge la sua attenzione di nuovo al fratello, pronto per l’interrogatorio.



    Liv entra nell’ennesimo squallido motel completamente fradicia. Va bene che l’Ohio è particolarmente piovoso in questo periodo dell’anno, ma un diluvio del genere non l’aveva mai visto. Si avvicina al bancone in legno dove una ragazza sta leggendo un libro di Melissa P. “Incredibile” pensa Liv.
    “Una stanza singola, per favore” chiede alla reception mentre si strizza i lunghi capelli, incurante dello sguardo omicidio della ragazza.
    “Fanno cinquanta dollari a notte”.
    La cacciatrice strabuzza gli occhi “che cosa?!” esclama sbattendo la mano sul bancone “ma siete impazziti?! In questa bettola la suite matrimoniale andrebbe via a trenta!”.
    La ragazza la guarda, profondamente offesa “se non ti sta bene puoi sempre cercare altrove” ribatte.
    Liv si volta verso la porta e vede la pioggia scrosciare con insistenza e guarda l’ora: è quasi mezzanotte “mi dia quella dannata chiave”.
    La ragazza le mette tra le mani una chiave pesante con attaccato un cartellino di cuoio recante il numero venticinque e firma un documento, poi porge le banconote alla ragazza.
    “Devi darmi altri dieci dollari per la cauzione”.
    Liv la fulmina con lo sguardo, del tipo “ho appena combattuto contro degli angeli, non rompermi le palle” e sbatte il resto dei soldi sulla superficie liscia del bancone “hai proprio ragione, non si sa mai. Qualcuno potrebbe rovinare questo elegante e sofisticato arredamento” le dice con voce sarcastica “goditi la lettura, deve essere estremamente interessante quel pilastro fondamentale della letteratura contemporanea” e s’incammina senza aspettare la risposta acida della ragazza.
    Con le braccia molli per la stanchezza, trascina l’enorme borsone fino alla sua stanza e apre la porta con fatica a causa della serratura in cattivo stato.
    Finalmente, riesce ad entrare e getta la borsa sul pavimento, così come i vestiti bagnati che ha addosso.
    Rabbrividendo, raccatta l’asciugamano e il bagnoschiuma alla vaniglia dal borsone e si fionda sotto la doccia, aprendo l’acqua calda al massimo. Almeno quella, in quel motel da nemmeno mezza stella nell’ Ohio occidentale, non manca.
    Liv lascia scorrere il getto d’acqua fra i suoi lunghi capelli e sulla schiena, mentre gli avvenimenti di quel giorno scorrono via insieme all’acqua piovana.
    Ancora non riesce a crederci. Ha rivisto Castiel.
    Dopo un anno ha rivisto quello che considera l’amore della sua vita eppure non può fare a meno di pensare che forse sarebbe stato meglio non vederlo.
    Tralasciando il fatto che quando l’ha vista le ha rivolto poco più di uno sguardo e un saluto, i suoi atteggiamenti, la noncuranza con la quale ha torturato quel povero bambino, o ha preso il sangue di Dean come fosse stato del prezzemolo per una ricetta l’ha spaventata. E non poco. Sapeva che il ritorno a casa l’avrebbe cambiato ma non si sarebbe mai immaginata che sarebbe ritornato quel pezzo di ghiaccio privo di emozioni che era stato prima di conoscerla e di frequentare altri umani.
    D’accordo... forse non è ritornato proprio un burattino ma il cambiamento è comunque evidente ai suoi occhi, così come quello di Sam.
    Lei e Dean erano stati gli unici ad obiettare alla scelta non molto etica dell’angelo per ottenere il nome di Balthazar.
    Il sapone viene lavato via completamente dal suo corpo, così esce dal minuscolo spazio della doccia e si asciuga, arrotola l’asciugamano attorno al corpo e comincia a spazzolarsi i capelli, uscendo dal bagno in una nuvola di polvere.
    La ragazza si china per raccogliere la borsa, ma quella è sparita. Sul letto sono impilati in ordine i suoi vestiti.
    Con un sospiro rassegnato, si volta.
    Castiel è appoggiato alla finestra, le ferite precedentemente inflittegli da Raphael sono state guarite e ora sul suo bel volto non c’è nemmeno una goccia di sangue.
    “Ciao Liv”.
    La ragazza non risponde.
    L’angelo osserva l’asciugamano che le copre il corpo “ho aspettato che finissi la doccia, non volevo piombare in bagno mentre tu ti stavi lavando” le fa notare.
    Liv sbuffa, incrociando le braccia al petto “niente che tu non abbia già visto, dico bene?” le parole potrebbero essere maliziose ma nel suo tono di voce c’è solo sarcasmo e rabbia.
    Castiel si limita a fissarla per un paio di minuti fino a che la ragazza è costretta a distogliere lo sguardo.
    “Che vuoi?”.
    “Parlare con te” risponde l’angelo.
    “Oh, adesso sei in vena di chiacchiere? Ti ho pregato per un anno intero, Castiel, e non sei mai venuto. Eppure, quando Dean ti ha chiamato, sei svolazzato subito in picchiata”.
    “Te lo detto” esclama l’angelo, anche se con una nota di dolore nella voce “le circostanze lo richiedevano e poi...”.
    “Poi cosa?” la interrompe l’altra, perdendo definitivamente la pazienza “ tu e Dean avete un legame speciale?” dice virgolettando con le dita la parola “legame”, “beh, lascia che ti rinfreschi la memoria: sono io quella che ti sei scopato, non lui!”.
    Castiel sospira “ti prego, non essere volgare”.
    Liv scoppia a ridere, una risata amara “perché, non è stato solo divertimento per te? Mi hai abbandonata appena hai riavuto le tue belle alucce e la tua aureola. Almeno abbi la decenza di ammetterlo, Castiel, per te è stato solo sesso”.
    L’angelo vola all’improvviso ad un centimetro dal volto di Liv e le prende i polsi, spingendola fino a che non si trova intrappolata tra il suo corpo e il muro “prova a ripeterlo, Elisheva” sussurra con voce profonda “ avanti, provaci” la invita l’angelo ma la ragazza ha la bocca serrata per la paura e l’improvvisa scarica elettrica che si propaga dal suo corpo partendo dal punto in cui Castiel la tiene ferma “non sei l’unica ad aver sofferto. In paradiso un anno corrisponde a cinquanta e io per mezzo secolo ho dovuto combattere contro i miei fratelli in quella guerra civile con la tua voce che mi spaccava in due la testa. Se vuoi ti ripeto a memoria le tue preghiere: ti prego, Cass, ho bisogno di te...” Liv sgrana gli occhi mentre il suo cuore inizia ad aumentare il battito “... ho bisogno di sapere che mi ami ancora, mi manchi da morire. Se mi ami ritorna da me....” gli occhi di Liv si inumidiscono mentre i suoi capelli ancora bagnati lasciano un alone di umidità sulla parete “e sai qual è stata la parte peggiore? Non poter scendere sulla Terra per rivederti, riabbracciarti, sentire il sapore delle tue labbra e dichiararti il mio amore, perché anche tu mi mancavi e non sai quanto... Mi manchi ancora Livy”.
    Castiel si avvicina e respira profondamente per sentire il profumo dei suoi capelli. Quanto le era mancata, per quanto tempo dopo ogni azzuffata con i lecchini di Raphael si era trovato un posto sicuro e aveva aperto la mente per osservarla, per sentire la sua voce. Aveva visto la facciata di finta felicità dietro la quale si era nascosta agli occhi degli altri e aveva visto quella stessa facciata crollare quando era sola, chiusa al sicuro nella sua stanza.
    Con impeto, Castiel raggiunge le labbra della ragazza con le sue e la bacia spingendole la testa contro il muro, la sente gemere mentre le socchiude le labbra sigillate con la lingua e raggiunge la sua, impedendole per un momento di respirare. Il sapore delle sue labbra lo inebria, facendogli perdere la concezione del tempo e della realtà.
    Poi, Liv riesce a liberarsi dalla sua presa indebolita e lo spinge via, probabilmente con tutta la sua forza, riuscendo solo a staccarlo dal suo corpo, quanto basta per mollargli un ceffone che avrebbe mandato a terra un uomo pesante almeno il doppio di lei. Invece, la testa dell’angelo si sposta solo di qualche centimetro mentre la mano di Liv è livida, come se avesse schiaffeggiato una statua di marmo.
    “Vattene” sibila furiosa “non puoi venire qui, non quando so che te ne andrai ancora alla prima occasione. Forse è vero che mi ami ancora, ma non posso sopportare questo tira e molla. Cosa vuoi fare? Amarmi fino a che la guerra civile ai Piani Alti non ti richiama ancora e lasciarmi di nuovo ad affrontare la pulizia post-apocalisse? Hai combattuto per il Cielo, che bravo, però anche qui c’è ancora molto lavoro da fare. A proposito, lo sai che Crowley non ha ancora ridato l’anima a mio padre? Potresti fare qualcosa o ciò che t’importa è solo sistemare le faccende ai Piani Alti e lasciare che un pugno di miserabili umani faccia il lavoro sporco quaggiù? Ecco il problema: se voi angeli vi preoccupaste di più della Terra, molte famiglie non sarebbero distrutte. Ora vai via, sono stanca”.
    L’angelo cerca di riprenderle le mani per calmarla, ma Liv si scrolla di dosso la sua presa e lo spinge, questa volta usando i suoi poteri, e lo manda a cozzare contro la parete opposta.
    L’angelo si rialza, non dolorante ma stupefatto dalla forza dei poteri della ragazza, e la sua Grazia reagisce istintivamente, allungandosi attraverso la stanza e spingendo Liv fino a farla inginocchiare.
    Quando se ne accorge, l’angelo riprende il controllo e la lascia andare.
    Con passo affrettato si avvicina alla borsa di Liv ed estrae la lama angelica. Per un momento Liv teme che voglia farle del male, ma poi sente l’angelo pronunciare un incantesimo in enonchiano e la lama di Suriel s’illumina di luce angelica.
    “Adesso è in grado di uccidere gli angeli, oltre che i demoni. Nel caso incontrassi ancora i servitori di Raphael. L’hai ferito nell’orgoglio e adesso una delle sue priorità è ucciderti”.
    L’angelo lascia cadere l’arma nella borsa e si avvicina alla ragazza “ero venuto per dirti che ti amo ancora, Elisheva ma è evidente che c’è qualcosa nel nostro rapporto che si è rotto irreparabilmente. Mi dispiace”.
    “Anche a me” sussurra la ragazza ma l’angelo è già volato via.


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    Non disperate! tra Liv e Cass non è tutto perduto!

    p.s. vi piace la locandina della puntata?

    p.p.s. spero di non aver offeso nessun lettore/lettrice di Melissa P. non ho letto neanche un suo libro, ma da quello che ho sentito in giro è simile ai libri di Moccia e, sinceramente, quei libri non mi piacciono. <_<
     
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  10. John7776
     
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    wow amariah che dirti complimenti scrivi benissimo scene descritte con dettagli che mi apparivano nella mente mentre leggevo complimenti!!
     
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  11. bloodyjane
     
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    Il discorso di Liv a Cass :crybaby: :crybaby: :crybaby: :crybaby: :crybaby: letteralmente, fiumi di lacrime, sn esattamente le parole ke mi immaginavo potesse dirgli... la locandina è stupenda, vorrei poterle saper fare ank'io, oltre a saper scrivere cm te: complimentoni!!!!
     
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  12. sahany09
     
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    CITAZIONE
    Non disperate! tra Liv e Cass non è tutto perduto!

    Meno male che ce l' hai detto!!!!! :D E' immaginabile che tornino alla carica.
    CITAZIONE
    p.s. vi piace la locandina della puntata?

    Si, molto bella.

    Melissa P? Non l' ho letto e penso che mai lo leggerò. Neanche a me interessa quel tipo di narrativa.
    Ad ogni modo, ottimo, Amariah!!
     
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  13. Amariah
     
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    @john: grazie sei molto gentile! anche se c'è ancora qualcosa che non mi convince nella scrittura... non so... forse le frasi sono un po' spezzate...

    @bloodyjane: sono felice che ti sia piaciuto!!! non preoccuparti, Liv e Cass faranno pace!!!

    @sahany: grazie!!! anche tu scrivi benissimo!
     
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  14. John7776
     
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    stai scherzando vero? anche in supernatural origins ogni volta mi faccio film mentali per come descrivi tutto bene!! quindi non dire cavolateeee!!!
     
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  15. Amariah
     
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    CITAZIONE (John7776 @ 12/10/2010, 19:06)
    stai scherzando vero? anche in supernatural origins ogni volta mi faccio film mentali per come descrivi tutto bene!! quindi non dire cavolateeee!!!

    boh, allora è solo una mia impressione...
    Grazie ancora!!!
     
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183 replies since 26/9/2010, 21:09   2134 views
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